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Brado scritto e diretto da Kim Rossi Stuart che ne è anche attore protagonista ci parla di protezione di un padre verso il figlio ma anche della maturità di quest' ultimo che salva e tutela il genitore. L' alchimia creata dai due attori protagonisti traspare per tutta la durata della pellicola e ci regala un'interpretazione eccellente del legame profondo fra un padre spigoloso e ruvido (un sempre bravo Kim Rossi Stuart) e un figlio sensibile e responsabile (un Saul Nanni molto convincente). Un rapporto doloroso raccontato attraverso dialoghi appassionati ma soprattutto veicolato da sguardi e primi piani intensi. La vicenda personale di questo legame un po' logoro ma molto tenace si lega a quella più allargata del ranch chiamato "Brado" e del lavoro di addestramento di cavalli che ha fatto del padre una specie di eremita solitario contro tutto e tutti. Il finale avrebbe potuto avere un'evoluzione positiva e concludersi con un banale lieto fine ma la scelta registica meno scontata è premiante. Anche se più difficile, la ricerca di un senso viene cercata e anche trovata nella sofferenza, nella morte, nelle relazioni tossiche, nel lavoro umile ma dignitoso perché la vita svela i suoi segreti e dispiega i suoi insegnamenti in ogni frangente, anche servendosi degli esempi più duri. Gli ostacoli che disseminano il percorso in una gara equestre sono la metafora perfetta di quello che avviene nella vita terrena. Serve coraggio, determinazione e un po' di incoscienza per superare gli scogli indenni e sentirsi più forti e sicuri. Immersi in una scenografia da moderno western, con una colonna sonora ben calibrata, Brado conferma Kim Rossi Stuart un grande attore e lo consacra alla sua terza prova dopo "Anche libero va bene" del 2006 e "Tommaso" del 2016 anche un valido regista che alterna il piano drammatico predominante a scene più leggere che creano un bel ritmo armonico. La sceneggiatura caratterizza i personaggi in modo puntuale, li rende credibili e ce li fa amare. Tifiamo per loro e vorremmo che tutto andasse nel migliore dei modi ma non perseguire la scelta più prevedibile rende ancora più convincente il tutto. Brado si basa sul racconto "la lotta" che è parte di un'antologia scritta dallo stesso Kim Rossi Stuart intitolata "le guarigioni".
Virna Castiglioni
Questo film drammatico che ha molto in comune con il documentario e, dove la splendida fotografia è essa stessa protagonista, ci racconta una storia d'amore forte e fragile. Forte come può essere un filo d'erba che resiste nell'arido deserto ma fragile come è per definizione la vita umana quando si è giunti alla fine del percorso. "Utama" che in lingua quechua significa la nostra casa ci introduce in uno sconfinato paesaggio andino e in un microcosmo familiare composto da una coppia di anziani allevatori di lama. Virginio e Sisa resistono strenuamente in un territorio segnato da una terribile siccità cercando un modo per andare avanti dignitosamente e in autonomia. Virginio è malato ma non vuole lasciare sola la moglie e nemmeno la sua preziosa terra. Il difficile rapporto con il figlio lontano è mediato dalla dolcezza con cui il nipote Clever, che a breve lo renderà bisnonno, torna per rimanere accanto il più possibile a questa coppia così unita anche nelle peggiori asperità. Il tutto condito da una colonna sonora struggente che sottolinea con pathos i momenti salienti. La regia indugia spesso sui primi piani dei protagonisti dai volti così veri e interessanti e riduce a dialoghi stringati la narrazione. Proprio perché anche il silenzio è in grado di dire tante cose, in questa pellicola ci ricorda che la natura ha estremo bisogno di aiuto perché non costringa l'essere umano a scelte dolorose stranianti per mettersi temporaneamente in salvo. Un film schietto che parla a tutte le generazioni ma soprattutto si rivolge ai giovani uomini e alle giovani donne di oggi che hanno il potenziale per rendere concreta la cura necessaria per salvare il nostro pianeta agonizzante.
Virna Castiglioni