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In presenza dei registi e di parte del cast artistico, si svolgerà Mercoledì 26 Ottobre 2022, alle ore 20.30 presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma, l’anteprima aperta al pubblico di L’amore ti salva sempre, diretto dai lucani Antonio Andrisani e Vito Cea.Lungometraggio costituito da quattro episodi con storia di raccordo riguardante la tematica del razzismo, L’amore ti salva sempre è prodotto da Stefano Giuliani per Miami No Face production srl ed è stato realizzato con il sostegno della Regione Lazio Fondo regionale per cinema e l'audiovisivo.
Il film ruota attorno alla figura di un commesso di colore di un supermercato che, anche dedito alla stesura di romanzi e sceneggiature, viene contattato da un anziano scrittore caduto in disgrazia, il quale gli offre una particolare collaborazione di lavoro. Prendono dunque avvio i quattro racconti a cominciare da Occhi, incentrato su una atleta mulatta colpita in volto da uova lanciate da due ragazzi sbandati. Prima che si passi a Piove, che, con un giovane rider cui viene rubata la bicicletta, vuole essere una sorta di moderno remake del capolavoro neorealista Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Ed è poi il turno di Motin, narrante lo sbarco in Italia di un gommone che, partito dalle sponde africane, viene abbandonato in mare dallo scafista; mentre una chitarra testimonia come la musica possa viaggiare da un continente all'altro senza confini. Per concludere con Cheese, in cui, pur non essendo la più bella tra le concorrenti, una ragazza mulatta viene indicata come vincitrice di un concorso di bellezza solo per motivi di propaganda dell'integrazione dell'amministrazione comunale.
Scritto da Andrisani insieme al produttore Giuliani, L’amore ti salva sempre segna il debutto da protagonista per la giovane attrice mulatta Loretta Graziani, qui affiancata da Andrea Roncato, Amin Nour, Alex Adinolfi, Pietro De Silva, Paola Lavini, Mimmo Mancini, Uccio De Santis, Brando Rossi, Maria Guerriero, Matteo Simone, Giuseppe Anelli e il vero Motin.
I due registi si sono occupati anche del montaggio, mentre Sergio Grillo è il direttore della fotografia del film, che, girato tra Roma, le coste lucane e l’entroterra romagnolo, verrà ufficialmente distribuito nelle sale a Novembre 2022 da Saturnia pictures.
"Chi non conosce la storia è destinata a ripeterla" diceva il politico e filosofo britannico Edmund Burke, già nella seconda metà del '700. Una frase che, incisa in trenta lingue diverse, campeggia su un monumento nel campo di sterminio di Dachau perché faccia da monito.
Ari Folman, regista e sceneggiatore israeliano con un personale passato legato alla Shoah (i nonni furono deportati ad Auschwitz la stessa settimana in cui la famiglia Frank entrò nel campo di Bergen-Belsen) dopo "Valzer con Bashir" del 2008 sulla guerra in Libano degli anni ottanta si cimenta nuovamente con il genere di animazione e propone la sua personale versione del celeberrimo diario di Anna Frank.
A parlarci è Kitty, l'amica immaginaria destinataria del diario che Anna scrisse mentre si trovava nascosta in una soffitta insieme alla sua famiglia per sfuggire alla deportazione nazista.
Tutto il film è giocato su due piani temporali differenti che si alternano con grande equilibrio: il passato vissuto da Anna che torna in vita grazie alle pagine del diario lette da Kitty e i nostri giorni che la vedono muoversi nella Amsterdam odierna alla ricerca della sua amica perduta che scoprirà essere morta proprio in un campo di concentramento.
Il film risulta molto delicato nonostante il tema cupo trattato e si conclude con una bella azione che lascia intravedere una speranza legata soprattutto alle nuove generazioni che sono abituate a vivere in un mondo multietnico e che trovano normale confrontarsi con popolazioni dalle provenienze più disparate. Nella pellicola sono presenti molte suggestioni e una su tutte potrebbe essere considerata la vera posizione espressa dal cineasta. Anna ama il cinema e, prigioniera nel sottotetto, conserva i poster dei suoi attori preferiti che nei suoi sogni diventano gli eroi e le eroine che possono cambiare in meglio il destino delle persone, proprio perché il cinema è una forma di espressione potente che raggiunge chiunque senza distinzione alcuna e ha la forza di formare le coscienze, di influenzare i comportamenti, di imprimere con forza messaggi positivi. Questo film dai manifesti intenti pedagogici ha tutte le caratteristiche per diventare un valido supporto didattico per le scuole di ogni ordine e grado perché attraverso la magia del cinema di animazione si possa far conoscere questa storia dolorosa e buia anche ai bambini e si imprima il prima possibile in loro il dovere di impegnarsi perché non possa mai più accadere una tale atrocità.
Non a caso questa pellicola è la prima ad essere sostenuta dall'Anne Frank Fonds di Basilea e in partnership con l'UNESCO, dalla Claims Conference e dalla Fondazione della Memoria della Shoah.
Virna Castiglioni
Un godibile giallo è il primo lungometraggio diretto dal regista Tom George, che porta sul grande schermo la verve di una commedia tipicamente anni ‘50 ma dai sapori moderni.
Il film si apre in una sala teatrale, dove sul palco sta andando in scena la centesima replica di “Trappola per topi” di Agatha Christie. Lo spettacolo ha un così clamoroso successo che si sta pensando di farne un film diretto da Leo Kopernick (Adrien Brody) che è anche uno degli illustri invitati alla festa dopo lo spettacolo. Ed è in quell’occasione che, dietro le quinte, viene clamorosamente e misteriosamente ucciso. Toccherà all’ispettore Stoppard (Sam Rockwell) e all’agente Stalker (Saoirse Ronan) indagare sul caso.
Il mistero nel mistero, il gioco cinematografico di virare una ipotesi verso una conclusione e poi renderla inesatta, gestendo le immagini e la trama come un carillon di indizi forniti agli spettatori e ai poliziotti indagatori centellinandoli, rende la pellicola ritmata e incalzante. Il mondo è quello del giallo, del thriller, ma i toni sono da commedia. Leggeri.
Così come i generi si mischiano e si sovrappongono, anche i media si rincorrono: il cinema e il teatro fanno sfoggio di divertenti antinomie, portando sullo schermo continui colpi di scena.
E se il ritmo è incalzante, a volte la narrazione sfugge allo sguardo dello spettatore, che cerca continuamente il filo conduttore delle continue dinamiche che si presentano sullo schermo.
I costumi, i colori, le ambientazioni e anche qualche strumento visivo (come lo split screen) rendono omaggio a un tipo di racconto che ricorda i toni dei film degli anni ‘50, sentendone forse un poco il peso. Questa dicotomia tra comedy moderna e giallo britannico, seppure godibile, è infatti riuscita a metà.
Gli attori portano sullo schermo personaggi credibili e caratterizzati, facilitando lo spettatore a riconoscerne la personalità che non sembra importare alla narrazione ma la rende espediente per veicolare la trama verso i continui indizi che si presentano sullo schermo. Anzi, i personaggi sono quasi bidimensionali, funzionali al caso d’indagine.
Nonostante i difetti di fruizione, il film non annoia e l’epilogo è inaspettato e risponde alle regole del giallo, più della storia lo precede.
Valeria Volpini