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My soul summer

Lunedì 24 Ottobre 2022 23:32 Pubblicato in Recensioni
Un film fresco, leggero che ha molti pregi e qualche difetto. Sicuramente funziona la storia, l'ambientazione, la vicenda di due solitudini che si incontrano, il tema della musica che salva e consola. Non funzionano molto i dialoghi un po' banali e scontati e molti cliché e luoghi comuni di cui la storia è infarcita (l'adolescente un po' complessata con l'amica bellissima, la nonna trasgressiva con la storia lesbica, il cantante scapestrato con la giovane figlia matura e responsabile, il ragazzo dolce e problematico con un passato difficile). Protagonista della storia è Anita con i suoi 17 anni, i tanti sogni tra i quali spicca la musica, le sue poche certezze, i primi palpiti d' amore e il rapporto difficile con una madre troppo esigente. La interpreta Elisa Coclite in arte Casadilego, vincitrice della quattordicesima edizione di X Factor, che dà corpo al personaggio eseguendo il compito con impegno ma senza stupire, donando però la sua voce meravigliosa. Il protagonista maschile è un superbo Tommaso Ragno che regala al suo personaggio Vins, un cantante ormai giunto alla sua parabola discendente, espressioni divertenti, un modo di fare guascone ma anche profonde riflessioni giocando con maestria tra il comico e il registro più drammatico. Ci sono poi una serie di personaggi che la sceneggiatura caratterizza in modo perfetto per la funzionalità del racconto. Vittore che farà innamorare Anita è tenero e timido ma anche forte e determinato. Gli altri personaggi che fanno da contorno alle vicende di questa ragazza dolce e un po' ribelle e diversa dal resto dei suoi coetanei sono tutti ben interpretati e pur rimanendo sullo sfondo da comprimari consentono uno sviluppo interessante e con un buon ritmo. Il finale è ben scritto perché un gesto spiazzante racchiude invece dolcemente tutto il racconto. Come un puzzle tutti i pezzi tornano a comporre un disegno armonico che acquista un senso compiuto.
 
 
Virna Castiglioni

Brado

Giovedì 20 Ottobre 2022 23:27 Pubblicato in Recensioni

Brado scritto e diretto da Kim Rossi Stuart che ne è anche attore protagonista ci parla di protezione di un padre verso il figlio ma anche della maturità di quest' ultimo che salva e tutela il genitore. L' alchimia creata dai due attori protagonisti traspare per tutta la durata della pellicola e ci regala un'interpretazione eccellente del legame profondo fra un padre spigoloso e ruvido (un sempre bravo Kim Rossi Stuart) e un figlio sensibile e responsabile (un Saul Nanni molto convincente). Un rapporto doloroso raccontato attraverso dialoghi appassionati ma soprattutto veicolato da sguardi e primi piani intensi. La vicenda personale di questo legame un po' logoro ma molto tenace si lega a quella più allargata del ranch chiamato "Brado" e del lavoro di addestramento di cavalli che ha fatto del padre una specie di eremita solitario contro tutto e tutti. Il finale avrebbe potuto avere un'evoluzione positiva e concludersi con un banale lieto fine ma la scelta registica meno scontata è premiante. Anche se più difficile, la ricerca di un senso viene cercata e anche trovata nella sofferenza, nella morte, nelle relazioni tossiche, nel lavoro umile ma dignitoso perché la vita svela i suoi segreti e dispiega i suoi insegnamenti in ogni frangente, anche servendosi degli esempi più duri. Gli ostacoli che disseminano il percorso in una gara equestre sono la metafora perfetta di quello che avviene nella vita terrena. Serve coraggio, determinazione e un po' di incoscienza per superare gli scogli indenni e sentirsi più forti e sicuri. Immersi in una scenografia da moderno western, con una colonna sonora ben calibrata, Brado conferma Kim Rossi Stuart un grande attore e lo consacra alla sua terza prova dopo "Anche libero va bene" del 2006 e "Tommaso" del 2016 anche un valido regista che alterna il piano drammatico predominante a scene più leggere che creano un bel ritmo armonico. La sceneggiatura caratterizza i personaggi in modo puntuale, li rende credibili e ce li fa amare. Tifiamo per loro e vorremmo che tutto andasse nel migliore dei modi ma non perseguire la scelta più prevedibile rende ancora più convincente il tutto. Brado si basa sul racconto "la lotta" che è parte di un'antologia scritta dallo stesso Kim Rossi Stuart intitolata "le guarigioni".

Virna Castiglioni

Improvvisamente Natale

Giovedì 01 Dicembre 2022 23:16 Pubblicato in Recensioni
Un racconto delicato sulla magia del Natale che può essere risvegliata in qualsiasi momento dell'anno perchè si può sempre creare la stessa atmosfera di serenità e armonia quando si ha la volontà e la determinazione per far accadere le cose che si sognano. Il film ricorda tanto un classico film Disney di alcuni decenni fa "Genitori in trappola" però in questo caso c'è solo Chiara (Sara Ciocca) e il suo gruppetto di amici ad avviare l'azione che ha come obiettivo quello di salvare l'hotel del nonno che sta meditando la sofferta decisione di cederlo a compratori cinesi. D'altro canto anche il nonno Lorenzo (Diego Abatantuono) cercherà di regalare all'adorata unica nipote un altro periodo sereno prima di assecondare la volontà della figlia Alberta (Violante Placido) e del genero Giacomo (Lodo Guenzi) che stanno prendendo la decisione di lasciarsi delegando a lui la responsabilità dell'annuncio.  Nel film i tempi comici funzionano grazie alla bravura degli attori tutti collaudati e di grande esperienza. Fatica un pò ad inserirsi nel cast l'outsider Lodo Guenzi anche se riesce a non sembrare del tutto un pesce fuor d'acqua. Nel complesso il film ha un buon ritmo, non annoia, strappa più di una risata e anche il finale, sebbene sia scontato e prevedibile, non è deludente ma anzi è la chiusura perfetta per un film adatto a tutta la famiglia. Senza particolari guizzi ma neanche senza particolari difetti la storia è originale per la scelta di parlare di Natale senza farlo coincidere con l'esatto periodo stagionale. Un film corale ben scritto e girato con una buona alternanza di scene divertenti che si incastrano alla perfezione in una racconto che altrimenti sarebbe risultato troppo buonista e stucchevole. 
 
 
Virna Castiglioni

Questa notte parlami dell'Africa

Giovedì 27 Ottobre 2022 23:09 Pubblicato in Recensioni
Il film tratto dall’omonimo romanzo di Alessandra Soresina è la storia di due donne molte diverse per
provenienza, religione ed estrazione sociale ma con in comune la voglia di cambiare il proprio destino per
cercare di avvicinarsi a quell’idea di felicità che conferisce un senso ai giorni terreni.
Emma (Roberta Mastromichele) è un avvocato in crisi personale a causa di un matrimonio arrivato al
capolinea e alla perdita dell’anziana madre ma anche per una carriera forense abbracciata senza la giusta
vocazione.
La decisione per cercare di ritrovarsi e ritrovare la strada giusta è un viaggio che è anche occasione per
incontrare nuovamente la vecchia amica Fè (Diane Fleri), una donna libera e indipendente che ha deciso di
intraprendere un’attività di volontariato nell’Africa sub-sahariana per la salvaguardia degli elefanti e il
contrasto del bracconaggio e del commercio illegale di avorio.
Una volta giunta sul posto verrà coinvolta in attività pericolose che costeranno anche la vita a Dylan
(Corrado Fortuna), il fondatore dell’associazione con cui avrà anche un legame sentimentale ma soprattutto
farà la conoscenza di una giovane donna musulmana Nuri (Grace Neema Enock) promessa sposa ad un zio
ma con sogni di libertà ed emancipazione.
Il loro legame di amicizia porterà entrambe ad una scelta di distacco dalle convenzioni imposte dalla società
e ad una salda presa di coscienza che cambierà per sempre il loro futuro.
In questo film ricco di spunti tutto è poco approfondito, la trama è esile e in alcuni punti mancano passaggi
logici e coerenti allo sviluppo, che lasciano lo spettatore un po' attonito per ricostruire le vicende e per dare
una spiegazione della rappresentazione di certe situazioni. La recitazione ha più di qualche pecca
soprattutto nella protagonista che non ha lo spessore necessario a conferire credibilità e pathos ad una
donna dai forti contrasti ma che risulta invece sempre in balia degli eventi. Decisamente più convincenti gli
attori secondari Marlon Joubert nella parte di Finn (collega e amico di Dylan dal passato travagliato) e Grace
Neema Enock che dà corpo, voce e un sorriso disarmante a Nuri. Il loro incontro e successivo
innamoramento emozionano e coinvolgono.
Nel complesso un film che non rimane nel cuore e nell’anima di chi lo guarda anche se sulla carta avrebbe
gli elementi per poter smuovere corde emotive profonde. Si assiste ad un racconto monotono, con un
susseguirsi di avvenimenti anche poco realistici per come sono presentati e il tutto rimane un po' forzato
come se si cercasse il colpo di scena che non si realizza e si tentasse di emozionare a tutti i costi ma senza
l’esito sperato.
Anche la fotografia ci rimanda ad un’Africa stereotipata e quasi edulcorata sebbene il tema trattato sia
molto crudo e violento. Anche la colonna sonora utilizzata che rimane come tema di fondo dell’esperienza
in questa terra magica rende il tutto un po' scontato.
 
Virna Castiglioni