In un futuro prossimo che si avvicina a grandi falcate, già ora preannunciando quale sarà la sua cifra, completamente comandato dall'intelligenza artificiale che avrà spodestato il lato umano e, rinchiuso per debellarlo, il substrato emotivo. Gabrielle Monnier che ha il volto eterno ed etereo di una splendida Lea Seydoux è la protagonista di una storia futuristica ma non troppo distante dai giorni nostri. Ambientata in un ipotetico 2044 lei è una giovane donna intenta a sottoporsi ad un trattamento che avrà l' obiettivo di purificarle il DNA ma facendolo la priverà di tutte le emozioni provate e vissute.
Bonello prende spunto dalla novella di Henry James "The Beast in the jungle" e ne ricava un film coraggioso e complesso.
In quest' opera mescola vari generi e confeziona per il suo pubblico un caleidoscopio cangiante, predispone un racconto multiforme, straniante e distopico dove niente è mai come sembra in un gioco affascinante di specchi deformanti che stordisce e inebria.
Un'ossessivo e anche un po' inquietante passaggio tra epoche diverse con date storiche che sono diventate celebri per accadimenti particolari come l' alluvione che travolse Parigi nel 1910 o il terremoto in America del 2014. Un film che non segue mai un percorso logico e non è mai lineare. Non c'è mai un prima a cui fa seguito un dopo, un antefatto che precede una determinata azione, una causa che determina un sicuro effetto ma è un' altalena che va avanti e poi torna indietro, dal futuro si ritorna al passato in un girotondo di dimensioni parallele ma sempre comunicanti. Lo spettatore cercherà, forse, all'inizio di trovare una chiave di lettura, un passepartout che apra tutte le porte, un fil rouge che colleghi i capitoli ma nel breve spazio di qualche scena sarà costretto a rassegnarsi a seguire il flusso delle immagini facendosi trasportare dalla corrente perché avrà capito che cercare di opporre resistenza e cercare un senso sarebbe soltanto fatica sprecata.
Il senso, sembra volerci dire Bonello, è stato ampiamente smarrito o messo deliberatamente in stand-by se acriticamente stiamo andando verso una società fatta e promossa dall'intelligenza artificiale rassegnandoci ad un mondo dove conta solo la performance, il risultato finale ma non può e non deve esserci spazio per la benché minima emozione che rischi di inficiare il disegno e possa fare deragliare il progetto iniziale.
Uomini e donne destinati a diventare sempre più esseri perfetti ma senz'anima come bambole senza espressione o al limite con espressione neutra, buona per tutti e adattabile a tutti i tempi.
Un film sicuramente intrigante nell'impianto che richiede la massima attenzione da parte dello spettatore, che non è facile da seguire ma regala spunti di riflessione e, con originalità e cura al dettaglio, affronta un tema molto caldo e sempre più dibattuto.
Virna Castiglioni
Chi si aspetta un racconto che esplori e approfondisca l'arte sublime di trovare parole per comporre racconti e romanzi ne rimarrà deluso.
Il film non si concentra su Kafka scrittore raffinato e prolifico ma punta tutta l'attenzione sull'uomo privato e sul suo desiderio bruciante di amore. Uomo fragile minato nel fisico da una malattia ancora incurabile per il tempo e protetto in modo soffocante da una famiglia d'origine rigorosa e severa. L'incontro con la giovane ebrea Dora Diamant, libera e sognatrice, lo trasporterà alle soglie della felicità senza purtroppo avere la fortuna e il tempo di vivere con lei un nuovo inizio. La loro storia d'amore nasce e si consuma nel breve spazio di tempo di un anno che sarà anche l'ultimo terreno per Kafka. Lo scrittore è già malato in una fase terminale e lei sarà il vero unico raggio di sole prima dell'oscurità eterna. Un film che affronta l'incontro, lo sviluppo della passione, l'amore forte e sfidante scegliendo sempre toni pacati e delicati. Non ci sono mai tinte forti, mai contrasti accesi nei confronti di chi ostacola la loro unione ma è tutto vissuto e raccontato come se fosse naturale, quasi normale, come se non ci potessero essere alternative a vivere questo sogno d'amore se non senza eccessi e sempre con un pizzico di rassegnazione.
Questo modo di esporre i fatti sconta il fio di rendere tutto un pò piatto, troppo poco vivido e appassionato.
Si assiste alla nascita e al consolidamento di un sentimento puro, senza calcoli, senza però che vi sia anche quel trasporto e quell'ardore che sono la cifra intrinsecamente connaturata in tutte le laisons sentimentali. Il film si avvale di un'interpretazione perfetta di due attori che dal punto di vista tecnico sono impeccabili. La loro recitazione misurata non lascia trasparire fino in fondo il trasporto, lo struggimento e l'afflato che tutto permea ma si mantiene costantemente tiepida. Un racconto che si fa poesia in immagini avvalendosi di una fotografia struggente e romantica e di una colonna sonora che sottolinea con cura e precisione i momenti più intimi, dolorosi e drammatici di una coppia unita nella vita breve di un destino avverso che non risparmia chi prova un sincero desiderio di affetto.
Solo a latere compaiono rimandi ai celeberrimi romanzi che sono pervenuti fino a noi grazie all'amico fraterno Max Brodi che scelse di non seguire quello che aveva stabilito l'amico prima di morire, distruggendoli per sempre, ma ha permesso che i suoi pensieri e le sue opere fossero non solo risparmiate ma tramandate fino a diventare celeberrime fino ai giorni attuali.
Virna Castiglioni