Ambientato in un villaggio rurale della Polonia nell’800 il film ruota intorno alla figura bella e ingenua di Jagna, una giovane contadina povera. Ormai in età da marito viene spinta tra le braccia del ricco possidente terriero del Paese, vedovo e anziano, ma in grado con le sue tenute di garantire prosperità e benessere. Succube del volere dell’anziana madre con cui vive e incapace di imporsi o ribellarsi per poter vivere il suo vero sogno d’amore acconsente ad andare in sposa al vecchio Bolyna, anche se contro voglia. Da sempre innamorata del figlio di quest’ultimo cercherà di vivere i suoi veri sentimenti nonostante il vincolo contratto per dovere ma sopprattutto sfidando le leggi non scritte della comunità chiusa e ristretta dove vive. Quello che colpisce del film è la tecnica visiva utilizzata per la sua realizzazione. I coniugi Welchman avevano già sperimentato con successo questa tecnica di animazione anni fa con la pellicola "Loving Vincent" incentrata sulla figura del genio della pittura impressionista Vincent Van Gogh. Come fosse un dipinto, come se la storia venisse raccontata per quadri pittorici, lo spettatore è ammaliato dalla vividezza delle pennellate e assiste alla narrazione al pari di un visitatore in una pinacoteca dove sfilano quadri che si susseguono con continuità in un crescendo di emozioni.
La trama è molto elementare e anche poco avvincente e scompare totalmente dietro ai disegni. Siamo rapiti dai colori, dalle pennellate, dai movimenti fluidi che generano altre rappresentazioni pittoriche di grande effetto. Il racconto è scarno e molto elementare, quasi una novella verghiana dove si riflette sull’importanza dei sentimenti, sull’appartenere ad una determinata classe sociale ma soprattutto si concentra sulla terra e sul valore che ha in termini di prestigio, potere e attaccamento. L’intreccio dei vari personaggi è tutto in funzione della terra che si fa desiderio, si tramuta in obiettivo, diventa condanna, si trasforma in trappola e ossessione.
Il film è l’adattamento del libro "I contadini" di Wladyslaw Reymont, vincitore del premio Nobel per la letteratura in Polonia ed è la base su cui lavora con grande perizia dopo il primo esperimento il rotoscopio utilizzato dalla coppia di registi.
Virna Castiglioni