Jodice in questo secondo lungometraggio sceglie di raccontare un momento inesplorato dalla cinematografia. I film sullo stesso argomento che lo hanno preceduto hanno prediletto vicende riguardanti la nascita, la gloria ma mai fin’ora la parte più oscura e infelice della vicenda terrena degli ultimi regnanti di Francia. In "Deluge" il cui titolo mutua la celeberrima frase pronunciata da Luigi XV (dopo di me sarà il diluvio) si accompagnano Luigi Capeto (Luigi XVI) e la consorte Maria Antonietta D'Asburgo-Lorena alle soglie del patibolo che reciderà le loro teste ponendo fine all’ancien regime e spalancando le porte alla Repubblica Francese. Un film intenso che si ammanta di silenzio e si circonda di buio per raccontare la fine di un sogno, di un ideale, di un’epoca, di un destino. I regnanti francesi catturati mentre cercavano la fuga dopo i primi moti rivoluzionari e condotti in prigionia presso il castello Tour de Temple in attesa del processo. Quello che poteva essere solo una parentesi, un momento di stasi divenne invece il preludio della fine. Il film si avvale di un apparato tecnico di eccellente bravura. La fotografia intensa di Daniele Ciprì, i costumi accurati di Massimo Cantini Parrini, le acconciature aderenti alla realtà del tempo di Aldo Signoretti, così come il trucco affidato ad Alessandra Vita e Valentina Visintine, e le musiche affidate al raffinato compositore Fabio Massimo Capogrosso completano un quadro di sofisticata bellezza e armonia. Gli interpreti principali sono perfetti nel mostrare sui propri corpi il passaggio della tempesta in corso. Si abbruttiscono, si deformano, diventano sciatti e volgari come lo stesso volgo dal quale si tenevano a debita distanza come se non fosse responsabilità loro quello che stava avvenendo in silenzio da troppo tempo. Nelle prigioni del castello si fanno sorci che ingurgitano il cibo con le mani scoprendo anzi che possono fare a meno delle posate perché il cibo in questo modo diventa più buono. In un crescendo di climax drammatico si spogliano di tutte le comodità fino a rimanere nudi come vermi di fronte a Dio che li giudicherà per mano violenta degli uomini ribelli ad un destino impostogli per inettitudine e cupidigia senza ripensamenti e cedimenti.
Nemmeno la bellezza algida ed eterea di Maria Antonietta, l'austriaca, può servire per migliorare o alleviare per un breve tratto le loro pene e quelle dei loro due figli. Il corpo ancora giovane e statuario non riesce neppure ad essere moneta di scambio per ottenere un beneficio come tante volte è stato in passato. E’ semplicemente merce avariata che si svende in cambio di promesse che non verranno mantenute. Un film cupo, lugubre, che mostra il male facendolo sentire attraverso le privazioni e le umiliazioni che si infliggono a coloro che sono stati capaci di ballare quando il loro popolo soffriva, di mangiare prelibatezze quando il loro popolo moriva di fame. Gli ultimi reali francesi incapaci di vedere oltre i loro immensi giardini, egoisti, interessati solo alla propria felicità senza intuire il dolore che aleggiava loro intorno.
Ambientato quasi interamente all’interno, in spazi angusti che si fanno via via asfittici, "Deluge" mostra rari momenti in esterna. Gli spazi aperti quando ci sono sono il preludio e il commiato alla tragedia che si sta mettendo in atto. L’arrivo sotto il sole li svela prigionieri anche se loro continuano a sentirsi regnanti mentre il temporale sarà un lavaggio metaforico della sporcizia accumulata e messa per troppo tempo a proliferare sotto tappeti e dietro arazzi.
Un film che con coraggio non fa sconti scegliendo di mostrare il lato più vile e sporco di personaggi che hanno cambiato, loro malgrado, la Storia di un Paese. "Deluge" restituisce un ritratto spietato e crudele di una coppia convinta di essere predestinata e scelta direttamente da Dio per quel compito e di poterlo fare contro tutto e tutti senza subirne mai le inevitabili conseguenze.
Virna Castiglioni