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Io Capitano

Giovedì 07 Settembre 2023 16:04 Pubblicato in Recensioni
Matteo Garrone nel suo “Io Capitano” affronta il tema caldo e, purtroppo sempre attuale, dell’emigrazione dal territorio Africano verso la ricca e sicura Europa.
 
Nello specifico siamo in Senegal dove vivono Seydou e Moussa, due cugini coetanei e molto legati fra loro che per inseguire i sogni di gloria e successo tipici di tutti gli adolescenti del mondo, si impegnano in qualsiasi lavoro capiti loro pur di mettere da parte un cospicuo gruzzolo di denaro che consenta di comprare il biglietto per il viaggio tanto agognato.
 
A costo di preservare questa possibilità, osteggiata dalle famiglie e scoraggiata da chi in passato ha già intrapreso questo viaggio foriero di pericoli, i due ragazzi custodiscono nel loro animo questo segreto.
 
In questo film non c’è nulla di retorico e Garrone è estremamente abile nell’impostazione generale del racconto che tiene lo spettatore concentrato sulle molteplici azioni, peripezie, sfortune in cui si imbattono i due giovani protagonisti nella loro personale Odissea alla ricerca di una Eldorado.
 
Quando il viaggio ha inizio tutto cambia e la narrazione, incentrata sulla solida amicizia fraterna e impregnata di sogni di riscatto, cede il passo a toni che si fanno via via più cupi, i colori sbiadiscono, i dialoghi diventano sempre più stringati fino a lasciare risuonare nel deserto che si trovano ad attraversare un unico grido di aiuto che riecheggerà a lungo nella coscienza di chi ha avuto la fortuna di salvarsi.
 
“Aidez-moi”, scandito come un mantra, riesce a raggiungere solo l’animo sensibile di chi ancora conserva nel cuore quell’innocenza che è indispensabile per non smarrire la rotta.
 
Il regista non prende mai posizione ma lascia parlare le meravigliose immagini affidate alla sapiente fotografia di Paolo Carnera.
 
Siamo raggiunti da un fortissimo “j’accuse” che scaturisce esclusivamente da quello che viene mostrato nella sua asciutta crudezza.
 
Le torture, i soprusi, i pericoli, le vessazioni, le ruberie, le umiliazioni e l’assenza totale di pietas ci puntano il dito contro e ci ricordano che il mondo intero non riesce da troppo tempo a individuare il bandolo che possa sbrogliare la matassa nella quale si perdono vite preziose di uomini, donne e perfino bambini innocenti.
 
Nel film le immagini hanno una potenza deflagrante e sono il terzo vero protagonista. Sono avvolgenti e non ci consentono di distogliere lo sguardo, nemmeno per un attimo.
 
La scena finale è la chiusa perfetta per un’opera che ha il potere di svegliare le coscienze al pari di una doccia fredda. Garrone ci consegna un ritratto potente di cosa significhi essere spinti dalla disperazione e dalla costante paura di non riuscire a raggiungere la salvezza che si staglia, come un miraggio, placida davanti agli occhi.
 
“Io Capitano” non è un film strappalacrime ma anzi cerca di attenersi il più possibile ai fatti facendo parlare le azioni cercando di lasciarlo scevro da patetismi, retorica, politica e polemica. Solo alla fine anche lo spettatore abbandona attenzione e concentrazione e si lascia investire da un tumulto di emozioni che gli fanno versare, copiose, tutte le lacrime trattenute in precedenza.
 
I titoli di coda che congedano il pubblico sono un altro gioiello e ci riportano alle tappe salienti del viaggio e come tele preziose lo rendono ancora più magico.
 
Il cast di attori brilla per naturalezza e spontaneità. I protagonisti regalano personaggi di forza e coraggio ma con i loro sorrisi guasconi e simpatici trascinano tutti dalla loro parte senza se e senza ma.
 
La vera forza del film è proprio quella di raccontare un dramma, riuscendo a non scalfire la magia di un’esperienza anche formativa. Seydou e Moussa abbandonano per sempre la fanciullezza spensierata per gettarsi a capofitto nel mare in tempesta dell’età adulta, rimanendo puri e, soprattutto, senza farsi duri e mai carnefici con il prossimo.
 
David Siena 

Marco Gaudenzi Pierpaolo Marcelli presentano Phobia, primo lungometraggio diretto da Antonio Abbate.

Su soggetto e sceneggiatura di Giacomo Ferraiuolo Michele StefanilePhobia vede protagonista la popolarissima Jenny De Nucci, la cui già corposa filmografia include Ancora più bello e Sempre più bello di Claudio NorzaRagazzaccio di Paolo RuffiniPrima di andare via di Massimo Cappelli Lo sposo indeciso di Giorgio Amato, oltre alle serie televisive Un passo dal cielo Don Matteo.

Una cena di famiglia, un segreto oscuro, un passato che la rincorre. Per Chiara (De Nucci) è giunto il momento di affrontare tutto ciò da cui scappava. In un gioco che confonde ciò che è reale da ciò che non lo è, chi sta nascondendo una terribile verità?

 

Per la prima volta, dunque, la giovane attrice dai milioni di follower sui social si cimenta in un ruolo nell’ambito del genere thriller, tra suspense e colpi di scena destinati a condurre verso un’inaspettata rivelazione finale.

La affiancano all’interno del ricco cast Federica de Benedettis (Forever young), Eugenio Papalia (Chi m’ha visto), Beatrice Schiaffino (Do Ut Des), Francesca Romana De Martini (Vallanzasca – Gli angeli del male) e Federico Tocci (Suburra – La serie), con la partecipazione di Antonio Catania (Mediterraneo).

Prodotto da Undicidue3 e distribuito da Flat ParioliPhobia arriverà nei cinema il 12 Ottobre 2023.

Con oltre un mese di anticipo rispetto all’uscita ufficiale sui grandi schermi, Phobia verrà proiettato nel corso di un’anteprima speciale aperta al pubblico che si terrà alle ore 20.00 di Giovedì 7 Settembre 2023 presso la multisala UCI Cinemas – Porta di Roma e alla quale prenderanno parte regista e cast.

 

Prodotto da Marco Gaudenzi e Pierpaolo Marcelli per Flat Parioli TNM Produzioni arriva nei cinema Amleto è mio fratello, diretto da Francesco Giuffré.

 Un lungometraggio che nasce dall’esigenza dello stesso Giuffré, che lavora da cinque anni in teatro con diversamente abili, di portare la “bellezza” di queste persone al di fuori, nel mondo esterno.

 

Paolo, Paolone, Andrea e Carlo sono quattro attori diversamente abili che una notte decidono di partire a bordo di un pulmino, facendo salire non poca preoccupazione nei loro genitori, nel teatro in cui lavorano e nelle forze dell’ordine. Perché questa fuga? Amanti di William Shakespeare, i quattro sono venuti a sapere che a Napoli un famoso teatro sta cercando una compagnia che rappresenti il Bardo, quindi nel capoluogo campano si presenta un’occasione da non lasciarsi sfuggire. Ma il viaggio si rivela tutt’altro che tranquillo, in quanto, mentre il commissario Claudia Grani cerca di mettersi sulle loro tracce, si ritrovano ad avere a che fare con il furto del pulmino e diverse conoscenze inaspettate; dall’incontro con una famiglia di fricchettoni norvegesi di cui fa parte la bella Chloe, appassionata di teatro, a quello con la tossicodipendente Mia, passando per Cristian, in carrozzina, e un ex attore che gestisce un malinconico luna park in mezzo al nulla. E proprio nel mezzo che gli è stato rubato si trovano le medicine di cui hanno urgente bisogno...

 

 

Il regista dichiara: “Amleto è mio fratello nasce dall’idea di raccontare un argomento molto spesso relegato in un angolo, scomodo e a volte disturbante: il disagio psichico. Il film non vuole insegnare o dare giudizi, ma solo raccontare il mondo e i sogni di quattro ragazzi speciali, cercando di smontare i preconcetti sulla malattia mentale. Un progetto dove l’inclusione e il rispetto per la diversità rappresentano il motore trainante, perché sono profondamente convinto che il cambiamento di una società deve iniziare proprio con l’accettazione di ciò che è lontano da noi, e questo film vuole essere un piccolo ma significativo passo in quella direzione. La storia che raccontiamo è semplice come lo possono essere certi sogni. La fuga per i nostri protagonisti significa non solo uscire dal mondo che li protegge, ma soprattutto toccare con mano quel senso di libertà che molto spesso non si può concedere a chi soffre di disturbi mentali. Durante il viaggio i quattro si troveranno nel mondo al di là del loro. Un mondo che non è lì per proteggerli ma per accoglierli. E solo chi ha un’anima pura come la loro potrà cogliere la loro sana follia!

Perché come dice uno dei personaggi del film: meglio pazzi che tristi!”.

 

I protagonisti di Amleto è mio fratello sono Paolo VaselliAndrea De DominicisCarlo Di BartolomeoPaolo Giliberti, affiancati da Claudia GeriniTonia De MiccoIlaria Loriga e le partecipazioni straordinarie e amichevoli di Francesco PaolantoniVincenzo SalemmeMargherita Buy Nino Frassica.

 

Nei cinema dal 31 Agosto 2023, Amleto è mio fratello è distribuito da Flat Parioli. Alla presenza del cast, il giorno 31 Agosto stesso, alle ore 18.00, si terrà una proiezione del film aperta al pubblico presso UCI Cinemas - Porta di Roma.

Come pecore in mezzo ai lupi

Giovedì 13 Luglio 2023 15:59 Pubblicato in Recensioni

L’opera prima sul grande schermo di Lyda Patitucci (Curon) è un poliziesco dai toni soffocati e dalle immagini grigiastre di una Roma placida.

Stefania (Isabella Ragonese) è una poliziotta infiltrata in una banda di criminali serbi. Appare fredda, implacabile. Sembra che la vita da criminale sia a suo appannaggio, asciutta e ferale, come il suo volto scalfito da una cicatrice e adornato da capelli fintamente neri corvino.

In una delle operazioni che tenta di sventare, da poliziotta infiltrata, ritrova suo fratello minore Bruno (Andrea Arcangeli) che, insieme al suo amico e collega di misfatti Gaetano, cerca di ottenere con un “colpo” che coinvolge un furgone portavalori, i soldi sufficienti per prendersi cura della figlia: la piccola Marta, affidata alla madre mentalmente instabile.

I due fratelli si ritroveranno così a collaborare all’interno della stessa operazione criminosa in due ruoli antitetici.

Stefania, che si fa chiamare Vera -come la madre scomparsa- quando è sotto copertura, vive una vita vuota, riempita solo dal lavoro. “Sono felice solo quando lavoro” dice in una conversazione con Bruno che, invece, sembra abitato da uno spessore emotivo che si discosta dal suo ruolo fuorilegge. E’ dolce, sensibile. Ama profondamente Marta ed è tollerante e comprensivo nei confronti della madre della figlia, nonostante le beghe e i pericoli a cui sottopone la bambina.

Sono lupi? Agnelli? E gli altri personaggi? I ruoli si mischiano in un bailamme dicotomico di soggetti, in cui gli uni sono i simulacri degli altri e viceversa. Le identità di cattivi e buoni sono sfocate e i personaggi prendono vita ribaltando gli obiettivi e le finalità narrative senza depauperare la trama, che regge sempre un ritmo incalzante seppure mai esplosivo.

Il tono della pellicola è infatti quasi sempre implosivo: nelle minacce, nelle scene violente, nei sentimenti… La scelta drammaturgica della regista è quella di professare sullo schermo l’improvviso ribaltamento dei sentimenti, nella vita come nella pellicola.  Un ribaltamento non ostentato ma che rende imprevedibile la vita e prepara i protagonisti a prendere una decisione che però non avviene mai.

E’ decisa e originale la scelta registica e del soggetto le cui tematiche e i toni raramente sono le scelte primigenie nel panorama cinematografico italiano. Rimane ammirevole l’idea e anche godibile la realizzazione: coerente e ben riuscita. Lasciata di ampio respiro la conclusione che sembra rimanere influenzata dalle impronte della serialità americana o in generale di crime.

Non disturba. Fa sperare in un’opera seconda che possa approfondire il personaggio della protagonista femminile e le tematiche relazionali e sentimentali che la guidano.

Valeria Volpini