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In uscita su Amazon Prime Video, Specchio delle mie brame è il nuovo docufilm del regista  Vincenzo Peluso, candidato al David di Donatello 2022 e sceneggiato da Annavera Viva per raccontare il mondo della chirurgia plastica.

Dopo il successo del cortometraggio La consegna e del docufilm Gli angeli invisibili, anche essi  candidati al David di Donatello, il regista e la scrittrice indagano le sfaccettature di una tendenza non poco discussa della società del terzo millennio.

Il Dottor Riccardo Iannuzzi, noto chirurgo del settore, con l’aiuto della Psicologa Junghiana Marta Tibaldi ci accompagna passo dopo passo nel territorio più profondo e inesplorato  dei nostri sogni.

 

Cos’è la bellezza, fine o mezzo? Quanto conta per la società e per ognuno di noi? Quali sono le motivazioni più profonde che fanno da molla a questa ambizione? che cosa si è disposti a fare per inseguirla? E alla fine, se la si raggiunge, soddisfa quelli che erano i nostri bisogni e le nostre speranze più segrete?

Specchio delle mie brame è un’indagine a tutto tondo verso quello che oggi sembra essere diventato un valore imprescindibile.

Quanti cedono dunque alla speranza che un naso più dritto, una ruga di meno possano regalargli la vita che hanno sempre sognato? E quanti accarezzano il sogno di rimuovere quell’ostacolo fisico che è stato il limite psicologico che ha impedito lo svilupparsi di una   personalità sicura e armoniosa?

Spesso si tratta di voglia di cambiare, di una rivoluzione interiore dettata dalla necessità di un volto nuovo. Una forma di ribellione alla ricerca di una ripartenza per reagire in molti casi alla mancanza di amore e di sicurezza.

Sono tante le origini del percorso che conduce nella sala d’aspetto di un chirurgo plastico e su cui, attraverso una carrellata di volti comuni e storie differenti, l’occhio cinematografico di Peluso si posa in Specchio delle mie brame per concretizzare un viaggio all’interno di un universo in continua espansione. L’universo della chirurgia dei sogni, con tutte le sue vittorie e chimere.

 

I tre moschettieri

Venerdì 17 Marzo 2023 20:02 Pubblicato in Recensioni
Il film, adattamento cinematografico del celeberrimo romanzo di Alexander Dumas, ci parla dei tre moschettieri partendo da colui che ne diventerà, in breve tempo, il quarto.
 
La pellicola fa parte di un dittico e dopo D’Artagnan la seconda parte, prevista in uscita a dicembre, si concentrerà sulla figura della perfida Milady de Winter.
 
D’Artagnan, un giovane originario della regione della Guascogna, giunge a Parigi per inseguire il sogno di diventare anch’egli un servitore fedele del Re Luigi XIII rimanendo già da subito coinvolto in congiure, tradimenti, intrighi di palazzo, e anche preda dell’arco di cupido cedendo al fascino misterioso di Constance, confidente intima della Regina.
 
La storia è arcinota:  Porthos, Athos e Aramis sono i tre moschettieri fidati del Re. Al trio si unisce D’Artagnan e insieme riescono a sventare il piano ordito dal Cardinale Richelieu che cerca di acquisire potere smascherando il tradimento della regina consorte consumato con il duca di Buckingham. La destrezza del giovane D’Artagnan contribuirà a sventare questo piano e, grazie al suo coraggio e alle sue doti in battaglia, sarà ufficialmente proclamato moschettiere.
 
Le scene migliori sono sicuramente quelle che riprendono i molteplici combattimenti e i numerosi duelli. La macchina da presa segue vorticosamente i personaggi coinvolti ed è talmente veloce nello spostarsi da un contendente all’altro da catturare lo spettatore come se lo invitasse a prendere parte attiva alla tenzone in essere.
 
Avvincenti gli inseguimenti, i pedinamenti, le corse tra la folla, le cavalcate.
 
La sceneggiatura invece si fa più fragile quando c’è meno azione. Assistiamo ad un ballo in maschera dove le sorti vengono ribaltate in pochissimo tempo in beffa all’astuzia e al colpo di scena plateale. Anche quando il tradimento potrebbe essere scoperto e porterebbe ad un ribaltamento eclatante le scene non riescono ad incastrarsi alla perfezione per ricreare il climax necessario affinché si crei la giusta suspense e lo spettatore rimanga, per il giusto tempo, con il fiato sospeso.
 
Il film è nella sostanza un piacevole polpettone che viaggia come un treno e non annoia ma nemmeno entusiasma. E’ tutto molto prevedibile financo la scena finale che deve creare un collegamento con il già annunciato sequel. Un film  di cappe e spade che non fa rimpiangere il passato del genere perché c’è molta cura nei dettagli e il cast scelto è all’altezza dell’interpretazione dei personaggi storici ma che non brilla, rimanendo comunque un gradevole film di intrattenimento adatto ad ogni età, soprattutto per i bambini che si potranno immedesimare nel giovane Charles e nei suoi sogni di gloria.
 
Virna Castiglioni

Federico Zampaglione è tornato al genere horror, dopo Shadow Tulpa – Perdizioni mortali, con il cupo thriller soprannaturale The well, attualmente in fase di riprese per quattro settimane nei dintorni di Roma.

The well vede protagonista Lauren LaVera, reduce dal film campione d'incassi Terrifier 2, nel ruolo di Lisa Gray, una restauratrice d'arte in erba che si reca in un piccolo villaggio italiano per riportare un dipinto medievale al suo antico splendore. Non sa che sta mettendo la sua vita in pericolo a causa di una maledizione e di un mostro nato dal mito e da un dolore brutale.

Scritto da Zampaglione stesso e da Stefano Masi, produttore del film insieme a Mario Pezzi, questo avvincente viaggio negli abissi del male è interpretato anche da Claudia Gerini, il Giovanni Lombardo Radice caro ai fan della paura su celluloide made in Italy, Linda ZampaglioneJonathan Dylan KingLorenzo RenziTaylor ZaudtkeGianluigi Calvani e Yassine Fadel.

The well è una produzione Iperuranio Film, diretta da Federico Zampaglione, scritta da

Federico Zampaglione e Stefano Masi e prodotta da Stefano Masi e Mario Pezzi.

 

Bones and All

Sabato 10 Settembre 2022 14:40 Pubblicato in Recensioni
Bones and all è il nuovo film di Luca Guadagnino in concorso alla Mostra di Venezia 79. Tratto dal romanzo
di Camille DeAngelis, che qui si cimenta anche nella sceneggiatura insieme a David Kajganich. Protagonista
è Taylor Russell e l’enfant prodige Timothée Chalamet (affezionato alle collaborazioni con Guadagnino dopo
il riuscito “Chiamami con il tuo nome”). Road Movie che parte dall’Ohio e attraversa parte degli States per un
viaggio rosso sangue. Una storia d’amore a tinte horror che convince e rimane fedele a quello che promette.
Siamo all’epoca dell’America di Ronald Reagan quando Maren (Taylor Russell), rimasta sola, incontra Lee
(Timothée Chalamet). Lui è una persona solitaria con un carattere battagliero. I due giovani si aiutano a
vicenda durante questo viaggio colmo di pericoli. Si innamorano mentre sono alla ricerca di loro stessi e di
qualcosa che si possa definire “bello”. Perché loro sono persone brutte agli occhi del mondo. Il loro essere
cannibali li confina ai margini delle società. Fuggono ed allo stesso tempo cercano approvazione. Bones and
all è un romanzo di formazione anomalo con una linea narrativa classica, che analizza le difficoltà di tenere a
freno i propri istinti e come possa essere difficile vivere una vita normale quando si è diseredati. Molti dicono:
“Siamo e ci distinguiamo per quello che mangiamo” e qui questa frase cade a pennello.
Il film si porta a casa 2 premi dal Festival veneziano: il Leone d'argento per la migliore regia a Luca
Guadagnino e il Premio Marcello Mastroianni come migliore giovane attrice a Taylor Russell. La data di
uscita americana è il 23 novembre 2022, mentre in Italia non è ancora schedulata. La distribuzione sarà di
Vision Distribution.
Un sì per Guadagnino; la sua regia è ottimamente calibrata. Il cineasta italiano, per il suo primo film
ambientato e girato negli Stati Uniti, riesce a trovare una sorta di sporca e vera intimità con la macchina da
presa, che a lungo andare ci fa dimenticare le atrocità che commettono i cannibali. Riesce tra horror e
sentimento a far salire in superficie una sorta di poesia, che tiene tutto equilibrato e godevole.
Qualche svolta narrativa risulta sempliciotta, ma il solido contesto filmico le fa passare in secondo piano. Si
vede la passione del regista che mette nel caratterizzare i propri protagonisti, soprattutto nella loro
dipendenza e nelle loro negatività. Scruta il loro vivere ai margini e in come lo mette in scena c’è amore.
Riesce così ad emozionare il pubblico che tifa per loro, anche se i loro gesti sono abominevoli. I protagonisti
cercano il loro posto nel mondo, cercando di carpire la propria natura e così facendo anche qualcuno che li
ami per quello che sono. Mondo che li evita e non li vuole. La loro emotività gli apre delle possibilità. Ma non
la possibilità dell’amore duraturo.
L’intenzionalità di riflettere sulle pulsioni giovanili riesce perfettamente al regista. Che gioca le carte
universali della morte e della vita. Vengono messe sul tavolo verde dell’esistenza in maniera continua, prima
una e poi l’altra, in un perpetuo avvicendarsi. I giovani fuggitivi sprigionano queste essenze ataviche. Vigori
tra l’annientamento e la rinascita. Tutto scandalosamente fino all’osso.
Infine segnaliamo la sempre intensa interpretazione di Mark Rylance (Oscar per il Ponte delle spie di
Spielberg). Attore in grado ogni volta di creare la giusta atmosfera. Qui è anch’egli un cannibale, che cerca
nientemeno che quello che cercano i due innamorati. L’unica e non trascurabile variabile è la perdita di se
stesso dopo essersi cercato tanto.
 
David Siena