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Black Square. La fuga del giovane Holden

Mercoledì 20 Novembre 2019 15:35 Pubblicato in News
Venerdì 22 novembre, alle ore 18, presso la Libreria Eli di Roma, in viale Somalia, 50/A, verrà presentato al pubblico Black Square. La fuga del giovane Holden, quinto romanzo della scrittrice Maria Rosaria Petti, uscito il 15 novembre per L’Erudita – Gruppo Giulio Perrone Editore.
 
L’incontro, moderato da Simona Sala (Vicedirettore Tg1 RAI), vedrà la partecipazione di Sergio Bonetti (docente universitario), Aldo Di Russo (regista) e sarà arricchito dalle letture di alcuni estratti del romanzo dell’attrice Paola Sambo.
 
 
…New York è terribile quando qualcuno ride per la strada la sera tardi. Si sente a km di distanza e ti fa sentire solo…(J.D.Salinger)
 
Black Square è la storia di una inverosimile evasione, tra Roma, New York, Amsterdam e San Pietroburgo, in un equilibrio incerto tra persone e personaggi. Pietro Maltese, protagonista accompagnato dalla figlia che non sapeva di avere, farà i conti con il proprio passato e con gli intricati percorsi dell’esistenza. All’Hermitage intanto una donna scompare in modo misterioso sotto gli occhi di tutti, mentre due illustri personaggi letterari, Holden Caulfield ed Anne Frank, evasi dalle pagine dei loro libri e in cerca di una vita vera, viaggeranno con Pietro da una dimensione all’altra, attraverso un enigmatico quadro: Black Square di K. Malevich. Questa fuga scatenerà l’Interpol in una serrata caccia ai fuggitivi per riportare tutto all’ordine precostituito, ma niente è come sembra e nulla sarà più come prima…
 
 
Un romanzo dai forti richiami cinematografici, in cui oltre i toni evocativi sono presenti in modo preponderante citazioni che vanno da Forrest Gump a La 25esima ora
Con uno stile deciso e raffinato, l’autrice ci conduce in un racconto paradossale della realtà, illuminando, nell’incredibile viaggio, i molti angoli nascosti della complessità umana.
 
 
Maria Rosaria Petti è nata a Napoli e vive a Roma. Soggettista per una società di comunicazione audiovisiva (con la quale nel 1993 vince il Premio Speciale della Giuria all’AMI Award di New Orleans per il miglior film industriale), nel 1996 ha pubblicato per la Shakespeare and Company il suo primo romanzo Luci del Nord. Per Rubbettino – Iride ha pubblicato i romanzi Titoli di coda (2008), L’ultimo viaggio di Sofia (2012) e Il Filo di Marianna (2015).
A novembre 2019 esce per L’Erudita – Gruppo Giulio Perrone Editore Black Square. La fuga del giovane Holden.
 
Di seguito i canali social dell'autrice 
 
 
 

L'Ufficiale e la Spia

Mercoledì 20 Novembre 2019 10:31 Pubblicato in Recensioni

J’accuse di Roman Polański è stato oggetto di una rovente discussione prima dell’inizio della competizione veneziana. Il film del regista polacco, per la presidente di Giuria Lucrecia Martel, non avrebbe dovuto competere nel concorso ufficiale, che assegna i premi della kermesse. Invece, il direttore della Mostra Alberto Barbera, si è schierato a favore dell’artista Polański, non giudicando l’uomo, sul quale pende ancora un’accusa di molestie sessuali. Sta di fatto che l’opera presentata al Lido aveva tutte le carte in tavola per ricevere un premio, e questo gli è stato assegnato: il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria. Lucrecia Martel sperava che il regista avesse girato un altro “Pirati” (1986) o un’altra “Nona Porta” (1999); in questo caso non avrebbe avuto problemi a escluderlo dal palmares. Invece, obbligata o meno, ha dovuto far dietrofront e dare un Leone di prestigio al film. Comunque, a parte la polemica, J’accuse è un film interessante, sicuramente non qualcosa di indimenticabile, ma una spy-story confezionata con precisione e con una messa in scena impeccabile.

L’ufficiale e la spia, titolo italiano, tratta del caso Dreyfus, capitano in forza all’esercito francese. Reo di aver passato informazioni strategiche ai nemici tedeschi. Ma la sua colpevolezza è solo una questione di razza, essendo il soldato di origine ebraica. Siamo esattamente nell’anno 1894 quando delle lettere compromettenti vengono intercettate ed attribuite al povero Dreyfus (Louis Garrel). Tutta l’intelligence francese, compreso il neo capitano Picquart (Jean Dujardin), non hanno dubbi: l’ex capitano deve scontare una pena durissima nella fantomatica Isola del Diavolo. La sua vita deve finire in quella cella sperduta in mezzo all’oceano. Ma Picquart scopre i magheggi politici, che hanno portato all’ingiusta carcerazione di Dreyfus. Eticamente corretto il capitano intraprende una battaglia lunga 12 anni (Dreyfus verrà prosciolto solo nel 1906), che lo porterà a scoprire la verità. In questo viaggio anch’egli troverà grandi ostacoli,che influenzeranno negativamente la sua esistenza. Ma quando entra in gioco il famoso scrittore democratico Emile Zola (François Damiens), con la sua lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, scritto focoso che riprende per l’appunto il titolo del film “J’accuse”, l’opinione pubblica vacilla e con essa anche le più alte cariche istituzionali. Dapprima tutto sembra un fuoco di paglia, ma con l’andare degli anni le prove di colpevolezza di Dreyfus cadono come il più instabile dei castelli di carte.

Polański si affida ancora una volta al fidato amico e scrittore Robert Harris, autore del romanzo storico (2013), che ha come protagonista il malcapitato Dreyfus. I due avevano già scritto insieme la sceneggiatura di “L’uomo nell’ombra” nel 2010. Il film qui a Venezia ha ricevuto anche il premio Fipresci dalla federazione internazionale della stampa cinematografica.

Nel trafiletto pubblicato su Facebook, subito dopo la visione del film, abbiamo affermato che J’accuse è un film legato indissolubilmente al suo autore: un opera estremamente autoreferenziale. E’ anche vero che nel cinema di Polański poco non è autoreferenziale, ma non abbiamo potuto esimerci di costatarlo per l’ennesima volta. Qui il legame con il suo protagonista ghettizzato è veramente forte ed ancora ferocemente attuale. E anche qui come in passato troviamo tutte le sue ossessioni. La paura di essere costretto a rimanere in un luogo chiuso: la prigione sull’isola del Diavolo né è la testimonianza. Il timore profondo per l’acqua, che circonda irrimediabilmente la prigionia di Dreyfus. L’uomo Polański è così un’isola, tagliato fuori dal mondo. E’ uomo sotto costante accusa.

Ritroviamo nell’Ufficiale e la Spia anche quel senso spiccato per la chiusura degli avvenimenti presentati, che sublima con il ritorno alla libertà di Dreyfus. E non possiamo dimenticare certe scene prettamente teatrali, fotografate con spessore da Paweł Edelman. Le inquadrature sembrano quadri con un focus chiaro e pulito all’interno di stanze buie, colme di corruzione. La luce è la protagonista per poter fare la giusta chiarezza sugli avvenimenti.

Dal punto di vista registico c’è poco da dire, nel senso positivo del termine. La direzione è formale, compatta, meticolosa e un filo didascalica. Ed l’unico inciampo da parte del regista, che realizza un film tecnicamente perfetto, ma forse poco empatizzante per il pubblico. La macchina da presa è usata con attenzione nel mettere in risalto la cattiveria. L’energia e l’intensità che viene messa in scena per svilire e denigrare il personaggio pubblico Dreyfus, ma anche l’uomo, è possente (la scena dove gli vengono tolti i gradi in una pubblica piazza né è l’esempio lampante). I tempi sono dilatati. La verità va ricercata con scrupolo e dedizione, nulla va lasciato al caso.

J’accuse è un film contro l’antisemitismo, per un mondo che si dimentica troppo velocemente della storia e dei processi che ha subito. In Italia uscirà il 21 Novembre. Nel suo incedere con l’inchiesta si avvicina ad uno Spotlight del 900.

David Siena

Il regista Eitan Pitigliani, classe 1986, dopo il successo di Like a Butterfly - corto vincitore di oltre 20 premi internazionali, con protagonista la leggenda Americana Ed Asner (5 Golden Globe® e 7 Emmy® Awards) - presenta a Napoli il suo ultimo cortometraggio, INSANE LOVE, che in pochi mesi ha già collezionato 49 selezioni ufficiali (tra cui 14 official selections negli Stati Uniti) e 11 premi.
 
 
 
Sarà proiettato Sabato 16 Novembre alle ore 17:15 a Palazzo Fondi a Napoli, alla presenza dello stesso regista, accanto alla coreografa del film Anna Cuocolo (originaria di Napoli, già premio Positano per l’Arte della Danza), all’attore napoletano Vincenzo Vivenzio (“Nero a Metà" diretto da M. Pontecorvo) e, come Ospiti d’onore presenzieranno Christians Donvito e, per l'occasione, Giuseppe Picone, direttore del corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli.
 
“Insane Love - racconta il regista Eitan Pitigliani - è un film breve che guarda ai ragazzi di oggi, e alla loro difficoltà di relazionarsi con il mondo esterno, ragazzi che passano quasi tutto il loro tempo su internet e sui social, preferendo vivere una vita fatta di immagini, che li allontanano così dagli altri, e dalla stessa realtà, che spesso non riescono neppure a decifrare e percepiscono come irreale. Non è più al centro l’amore per l'altro né quello per se stessi, ma ci si perde all’intero di un percorso di commercializzazione dell’immagine di se stessi, che si rivelano il più delle volte fatue e distorte. “Quando poi, se solo fossimo davvero capaci a catturare la vera bellezza, ne basterebbe solo uno di scatto, quello che ti ruba l’anima, che invece non vuole altro che nascondersi”. Ed è proprio questo il meccanismo che porta i giovani di oggi a nascondersi dietro un'immagine di se stessi che creano ad hoc per poi lanciarla poi sul web, nella speranza che venga apprezzata e “amata” da sempre più persone sulla rete, convinti che questa sia la via della felicità. Questo castello di sabbia, però, prima o poi si infrange contro una realtà che, nonostante tutte le difficoltà, ha molto di bello da dare, se solo fossimo davvero capaci di aprirci al mondo esterno, e di capire il dolore degli altri, senza pensare sempre e solo noi stessi. Ed è proprio questo che mi ha spinto a scrivere e girare questa storia, per capire cosa accade nella mente di una persona che ama qualcuno che sembra continuamente sfuggire, anche nascondendosi dietro un'apparente felicità sui social. L’amore però è qualcosa che fa parte di noi stessi, che nessuno ci può togliere davvero, e che nasce così, dal nulla, come una lacrima dal cielo, quando un giorno incontri “la persona che credi possa cambiare tutto”, e ti perdi in lei, dimenticandoti tutto il resto.
 
Eitan, che ha studiato regia a New York e Londra, è ora impegnato nello sviluppo di diversi progetti di lungometraggio, tra cui due in inglese, oltre alla versione lunga di INSANE LOVE, che si promette scoppiettante, della quale il corto è solo un piccolo tassello.
 
Prodotto da Giuseppe Alessio Nuzzo per  Paradise Pictures con Rai Cinema - che ne detiene i diritti in Italia - e diretto da Eitan Pitigliani, dopo un’anteprima mondiale ad Alice nella Città in occasione della Festa del Cinema di Roma, il corto INSANE LOVE ha iniziato il suo viaggio lo scorso Aprile da Los Angeles, in concorso al Beverly Hills Film Festival, uno dei più prestigiosi in America, fino ad arrivare a 14 selezioni negli Stati Uniti, tra le quali al Newport Beach Film Festival - Richmond International Film Festival - Capital City Film Festival - Philadelphia Independent Film Festival - Sunscreen Film Festival - Orlando Film Festival - Catalina Film Festival - West Chester Film Festival - El Dorado Film Festival - Jacksonville Film Festival - San Antonio Film Festival, con ingresso nel circuito Oscar® qualifying al Rhode Island Film Festival. 
Dal 15 al 22 novembre si terrà la XVIII edizione del RIFF - Rome Independent Film Festival diretto da Fabrizio Ferrari, che torna al Nuovo Cinema Aquila al Pigneto con un programma fitto di eventi, incontri e ovviamente proiezioni.
Tra i documentari in concorso segnaliamo: Dave Grusin Not Enough Time di Barbara Bentree sulla straordinaria carriera del compositore Dave Grusin, autore di più di cento colonne sonore. Ha vinto l'Oscar per Milagro. La regista sarà presente al festival. Tra gli altri documentari, attesissimo Peter Lindbergh, Women Stories di Jean Michel Vecchiet sul celebre fotografo di moda scomparso lo scorso 3 settembre
all’età di 74 anni. Il pioniere indiscusso di un nuovo modo di fotografare la moda senza ritocchi ed eccessivi artefici.
 
 
The World according to Amazon sulla carriera di Jeff Bezos il fondatore, presidente e amministratore delegato dell’omonimo colosso dell’e-commerce.
Tra i cortometraggi in concorso: Daughter di Daria Kashcheeva, dal Toronto International Film Festival e vincitore dell'U.S. Academy of Motion Picture Arts and Sciences - Student Oscar, il corto della regista dal titolo To Accept che ha vinto il Nespresso Talents al Festival di Cannes, Toomas Beneath the Valley of the Wild Wolves di Chintis Lundgren dal Toronto International Film Festival, Butterflies in Berlin di Monica Manganelli: il primo lavoro della regista, La ballata dei senzatetto, dopo aver vinto il Best Animation al Los Angeles Short Film Festival si è qualificato per gli Oscar 2016, ha vinto il Nastro d'argento per l'animazione nel 2016 e lo stesso anno era nella cinquina dei film d’animazione candidati ai David di Donatello.
10 i cortometraggi arrivati da dieci diversi Paesi e scuole di cinema. C’è il nostrano Racconto Notturno, storia di una bizzarra relazione con Riccardo De Filippis e Martina Querini, diretti da Gianluca Granocchia. C’è la Russia di Autumn 35, cortometraggio visionario dalle sfumature thriller della studentessa Daria Elkonina; la Svezia di Melanie, piccolo gioiello e dirompente coming of age della giovane regista Lisa Meyer. Si vola poi in Polonia con l’intenso rapporto fra una madre e una figlia messo in scena da Michal Hudzikowski in I’ve got something for you too e in Belgio dalla regista Setareh Samavi che racconta (e si racconta) di due donne
che ritrovano loro stesse affrontando il passato in For Tides. E ancora, c’è l’Israele di Noa del giovane Dekel Nitzan alunno della Berlinale Talents, fino ad arrivare alla Germania e allo sci-fiction Jupiter di Benjamin Pfhol, che ritorna al RIFF con il suo nuovo corto dopo aver partecipato con Ghost nel 2018.
Tra i giurati di questa edizione: Nadia Zavarova, Bernd Brehmer, Stefano Ratchev, Tatiana Covor, Salvatore Basile, Vincenzo Alfieri e Diego Petre.
Due le Masterclass previste quest’anno al RIFF. Attesa quella sulle colonne sonore tenuta da Stefano Ratchev: riempiono i momenti morti, sottolineano attimi carichi di pathos e introducono musiche che entrano nella memoria collettiva. “Mostrare l’invisibile” con Andrea Maguolo sul montaggio, “la combinazione dei momenti delle emozioni umane messe in immagine e formanti una sorta di alchimia.”
Tra gli eventi speciali segnaliamo Il nuovo cinema ucraino: la realtà che ispira con 6 film di giovani registi ucraini che rappresentano diversità nei temi, nei mezzi espressivi, nella sperimentazione, nei generi e nelle storie raccontate sul grande schermo. Tra i titoli Pryputni di Arkadiy Nepytaliuk (2017) una commedia drammatica dove il soggetto criminale balla con la quotidianità di un piccolo paese ucraino. Ironia, assurdità, caratteri espressivi e bellissimi paesaggi, vincitore del Premio per la regia a Odessa Internazionale Film Festival e il premio nazionale ucraino “Zolota Dzyga” alla miglior attrice (Nina Naboka). My father is my
mother’s brother di Vadim Ilkov (2018) il doc che è una toccante storia di famiglia e di ispirazione creativa nella vita e nell’arte. Tra i cortometraggi: Desaturated di Marina Stepanska (2019) una dei prominenti giovani registi ucraini. Mia donna di Pavel Ostrikov (2018) la nuova commedia di uno dei più conosciuti giovani talenti (il suo precedente Vypusk 97 ha vinto un premio a Locarno). Sensiz di Nariman Aliev (2016)
in cui si inizia a formare lo stile individuale del giovane regista ucraino, che concorre agli Oscar 2020 con Homeward. Weightlifter di Dmytro Sukholytkyy-Sobchuk (2018) il doc. che racconta quale può essere il prezzo della vittoria nel sport professionale, premiato al Kiev IFF Molodist e Grand-prix di Varsavia IFF.
Non mancherà il Focus LGBT – Love & Pride Day - Il valore della diversità per sensibilizzare il pubblico a queste tematiche. Saranno presentati il 19 novembre in una maratona dedicata in anteprima italiana: Tremors di Jayro Bustamante (Guatemala/Francia/Lussemburgo), Madame di Stéphane Riethauser (Svizzera), Miserere di Francisco Rios Flores (Argentina), Mr. Dimitris and Mrs. Dimitroula di Tzeli Hadjidmitriou (Grecia), Un uomo deve essere forte di Elsi Perino & Ilaria Ciavattini (Italia).
Torna anche il Focus Spagna - L’animazione Valenciana in cui il Cortoons Gandia Festival e l'IVAC, Istituto Valenciano di Cultura, presentano una proiezione speciale dedicata ai cortometraggi di animazione realizzati
nella Comunitá Valenciana. Ad accompagnare la proiezione: Alessandro d'Urso Direttore Artistico di Cortoons Gandia, José Luis Moreno Maicas Director adjunto dell'IVAC e Sara Álvarez Sarrat coordinatrice del Master di Animaziome della UPV, Universitá Politecnica di Valencia.
Altri panel attesi sono L’eccezione Culturale e i nuovi profili di produttore indipendente in collaborazione con CNA Cinema e Audiovisivo Roma dedicato agli operatori del settore: si discuterà dell’Industria Culturale come principale rigeneratore dell’economia italiana ed europea e dell’eccezione culturale e del nuovo profilo di produttore indipendente in Italia e in Europa con l’avvento delle OTT. L’occhio del cinema – il pitching un pitching fra produttori, distributori e i giovani talenti finalisti per la sezione sceneggiature del RIFF. Il focus
sul pitching vuole essere un momento di confronto concreto su come presentare in maniera efficace un progetto all’industria internazionale cinematografica.
Atteso l’incontro con il critico cinematografico Nadia Zavarova “Una Movie Star è il mio migliore amico dedicato alla comunicazione ed influenza reciproca tra attori e attrici e i loro spettatori: come è cambiato il rapporto fra celebrità e fan con l’avvento dei social media?
Inoltre da venerdì 15 nel foyer del Nuovo Cinema Aquila sarà esposta l’installazione di Adele Ceraudo dal titolo “Io non sono pazza” un ’frammento’ di una esperienza, sotto forma di installazione artistica, con la proiezione del corto Io non sono pazza di Duccio Forzano.
MINI è partner della kermesse con le sue iconiche vetture, auto ufficiali del festival, e con il corto Una tradizione di Famiglia di Giuseppe Cardaci prodotto da MINI FILMLAB, un progetto dedicato ai giovani filmmaker realizzato da MINI ITALIA insieme a OffiCine.
 
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