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La verita'

Lunedì 09 Settembre 2019 20:46 Pubblicato in Recensioni
Il regista Hirokazu Kore-eda non è sceso a compromessi. Per il suo La Verité avrebbe voluto l’apertura del Festival di Cannes 2019. Ma proprio dove l’anno scorso è stato premiato con la Palma d’Oro (Un affare di famiglia), ha trovato un muro alto da scalare. Il direttore Thierry Frémaux gli ha negato questo privilegio e Alberto Barbera (direttore della Mostra di Venezia) non ha perso l’occasione per portare il film del regista nipponico al Festival della laguna. Omaggiandolo proprio dell’apertura. La Verité è il primo film del cineasta girato fuori dal Giappone. Ha scelto la Francia e per il suo nuovo lavoro ha voluto una star del calibro di Catherine Deneuve, la quale interpreta Fabienne, un’attrice ormai a fine carriera. E come tutte le dive è narcisista e poco rispettosa verso il proprio sangue. La famiglia per lei è solo un peso. Soprattutto la figlia Lumir (Juliette Binoche) e il marito di questa, l’ex-alcolizzato Ethan Hawke. E’ corretto dire fin da subito che il film non è all’altezza dei lavori precedenti di Kore-eda. Probabilmente non aver lavorato in patria e le grandi differenze culturali tra oriente e occidente hanno influito sul risultato. Il linguaggio dell’autore non si riconosce in pieno, ne scaturisce un’opera poco eterogena, eccessivamente verbosa e in parte didascalica. 
 
Lumir arriva a Parigi con tutta la famiglia in occasione del lancio della biografia di Fabienne. Durante il viaggio da New York ha avuto il tempo di meditare sul tempo che passerà con la madre. Tempo sicuramente colmo di insidie, che probabilmente farà riaffiorare scomodi ricordi. Lumir è una sceneggiatrice. Lavora nel campo del cinema come la mamma, palcoscenico dove prende vita la loro competizione. L’unico punto di unione è la nipote Charlotte (Clémentine Grenier). Ma quest’ultima niente potrà fare per impedire a Lumir di litigare con Fabienne, visto che nella biografia ci sono fatti rielaborati a piacimento dall’attrice. 
Nella villa di famiglia anche i soffitti e le porte conoscono molto bene il clima poco armonioso, che durante gli anni si è istaurato tra madre e figlia: bugie sempre all’ordine del giorno e poco affetto.
Fabienne intanto si sta preparando per un ruolo in un film di genere. E nel particolare deve proprio interpretare una madre.
 
La Veritè è un progetto molto caro a Kore-eda; lo ha diretto, ma anche sceneggiato e montato. Inizialmente era stato scritto per il teatro e l’ambientazione avrebbe dovuto aver luogo in un camerino.
Si vede fin da subito che il regista giapponese non abbandona le proprie riflessioni/ossessioni, che sono il suo marchio di fabbrica. Protagonista principale è il senso di famiglia, che venga dallo stesso sangue o da chissà dove. 
E’ un maestro a muoversi con la macchina da presa negli interni della villa, seguendo le protagoniste e le loro emozioni. Interagisce con il pubblico che cerca anch’esso la verità. Ma tutto questo è perlopiù un déjà vu dell’autore. La diversità culturale, come accennato in premessa, non aiuta nello sviluppo completo dei personaggi: ruoli che abbracciano troppi cliché. Si rimane in superficie, dove purtroppo si apprezza meno meticolosità e distinzione rispetto al modus operandi di Hirokazu Kore-eda. Altra sbavatura è rimarcata dalla non perfetta gestione dei tempi. 
 
Di livello le performance delle due protagoniste: Deneuve è a suo agio in un ruolo che rispecchia in parte il suo vissuto. La forza della sua immagine dona a Fabienne quella giusta aurea di attrice navigata, che sa quello che vuole. Il ruolo di madre vera e propria si vede solo quando recita, attimi in cui la finzione è usata per mettere in scena una realtà mai consumata. Juliette Binoche si immedesima perfettamente in un’anima fragile e non c’è momento in cui questo non si noti, anche negli sprazzi di eccitazione e vigore. Insomma entrambe sono completamente nella parte. Ethan Hawke purtroppo non lascia traccia.
 
David Siena

Sulla piattaforma di Zalab.org inizia il crowdfunding per sostenere la bella iniziativa Eikon FeelMare, festival del cinema itinerante in Apecar diretto da Cecilia Chianese.

Fino al 15 luglio, iscrivendosi su www.zalab.org/il-cinema-vivo si potrà aiutare il progetto a svilupparsi.

L’identità specifica di Eikon – FeelMare (portare il cinema dove non c’è a bordo di un’Apecar) si adatta all’emergenza e porta il suo cinema a tre ruote nei cortili dei condomini del quartiere di Tor Bella Monaca, nelle date: 1-2-3 settembre 2020.
 
 
Gli spettatori potranno richiedere una proiezione gratuita, contattando l'associazione. La visione sarà organizzata in base alle misure presenti al momento dell’evento: platea “verticale” affacciandosi dal proprio balcone o dalla propria finestra con proiezione dall’Apecar / platea “orizzontale” con proiezione sull’Apecar e distanziamento tra gli spettatori sotto casa, senza prevedere spostamenti ma senza rinunciare alla gioia dell’incontro e delle stelle come soffitto.
 
L’associazione culturale Eikon si occupa di promozione culturale e cinematografica partendo dalla concezione della fruizione cinematografica come essenziale aggregatore sociale e da una specifica sensibilità di genere, essendo le socie tutte donne.
 
Se il pubblico in questo momento non può entrare in sala, Eikon porterà la cultura a casa loro a bordo di un mezzo legato alla tradizione italiana, l’Apecar. Coerentemente con il concept di Eikon – FeelMare, che consiste nel portare il cinema “sotto casa delle persone”, l’associazione propone una breve rassegna itinerante che si svolga all’interno di tre cortili condominiali del quartiere di Tor Bella Monaca, dove saranno organizzate proiezioni tramite l’utilizzo dell' Apecar, munita di schermo cinematografico sul suo cassone, oppure, a seconda del contesto specifico (la tipologia dei cortili) e delle normative vigenti, proiettando su un muro condominiale. 
 
 

E' per il tuo bene

Venerdì 10 Luglio 2020 20:49 Pubblicato in Recensioni

A distanza di tre anni Rolando Ravello torna dietro la macchina da presa per dirigere un’altra commedia sulla scia del suo precedente lavoro, La prima pietra, sempre a metà strada tra l’eccesso di vivacità e riflessione sull’accettazione del diverso. E’ per il tuo bene,  ora disponibile on demand su Amazon Prime, è il remake di una fortunata pellicola spagnola del 2017 intitolata Es por tu bien. Come nel film di Carlos Theròn, anche qui abbiamo a che fare con tre famiglie in piena crisi di nervi, travolte dalle scelte sentimentali delle proprie figlie, scelte a loro avviso piuttosto discutibili e spiazzanti. Annebbiati dal disappunto e dalla volontà di proteggere la vita delle ragazze, i tre padri, amici da sempre, decidono di escogitare insieme un improbabile e folle piano per allontanare le proprie figlie dai rispettivi partner. Precede l’uscita una bagarre scatenata da una locandina errata che ha mandato su tutte le furie vari movimenti femministi anche stranieri e ha fatto parlare del film su varie testate. Il manifesto riportava esclusivamente i nomi del cast maschile, rispettivamente quelli di Giallini, Salemme e Battiston, omettendo totalmente quelli invece del cast femminile, composto da Claudia Pandolfi, Isabella Ferrari e Valentina Lodovini. Una provocazione molto feroce in un momento di attivismi, che ha suscitato non poche polemiche, ognuna delle quali ferocissima nel boicottaggio di questo lavoro a tal punto che il distributore, Medusa, è intervenuto scusandosi pubblicamente per l'errore di stampa, assolutamente involontario e causato dalla fretta. Tornando invece ad un’analisi della pellicola di Ravello, la si potrebbe definire tiepidamente spiritoso, in virtù di quel respiro scanzonato che i tre protagonisti sono capaci di donargli. Ma se si mette da parte questo aspetto non resta altro che consuetudine, noiosissima e ripetitiva consuetudine. Ed è principalmente questo il tarlo che divora molte commedie italiane, quell’eccessiva attenzione rivolta al connubio tra il politicamente corretto e l’intemperanza di situazioni sopra le righe, nonché la riproposizione di quei temi masticati e rimasticati nel corso degli anni. Vediamo quindi riaffacciarsi alcuni topoi cinematografici che tanto piacciono alle storie italiane, tra cui l’incomprensione, la mancata accettazione del diverso e le onnipresenti crisi di nervi dei radical chic (con relative esplosioni litigiose e attacchi d’ira). Ma dovessimo rintracciare il peggior difetto probabilmente esso non figurerebbe nella riproposizione di storie già trattate, piuttosto in un’assenza di carattere e di imprevedibilità del lavoro. C’è troppa retorica nei personaggi, nelle loro storie e persino nei loro dialoghi ed è proprio questa ridondanza ad allontanare lo spettatore dall’empatia. Il risultato è un quadro eccessivo, mosso da un motore improbabile e poco convinto, che finisce per rendere poco salienti anche i saparietti più accattivanti. A questo punto ci si chiede se davvero il cinema italiano si stia rinnovando o se tenti solamente di ripercorrere vecchie strade, imbrigliando il tutto nella camicia di forza del politically correct.

Giada Farrace

 

Nastri d'Argento 2020. Tutti i vincitori

Lunedì 06 Luglio 2020 14:50 Pubblicato in News
Sei Nastri al più votato, Pinocchio, premiati anche per la regia di Matteo Garrone e lo splendido Geppetto di Roberto Benigni, ma è Favolacce di Damiano e Fabio D’Innocenzo la sorpresa di quest'edizione dei Nastri d'Argento, miglior film della stagione, che vince 5 Nastri su 9 candidature ed è premiato dai Giornalisti Cinematografici.
Tutti i vincitori stasera su Rai Movie alle 21.10 in diretta dall'arena del Museo MAXXI a Roma per una serata che finalmente sigla la riapertura del cinema con tutta la sua vitalità e la sua voglia di ricominciare. 
 
Fa il bis Pierfrancesco Favino che per il secondo anno consecutivo, dopo Il Traditore nel 2109 – ritira il Nastro come miglior attore protagonista per Hammamet, in cui sfodera ancora una volta nel ruolo di Craxi la sua straordinarie capacità mimetiche e interpretative.  Il voto dei Giornalisti Cinematografici ha poi premiato il talento di Jasmine Trinca, migliore attrice protagonista (La Dea Fortuna di Ferzan Özpetek che ha ottenuto 3 Nastri ed è anche premiato per il 'cameo dell'anno' a Barbara Alberti) e di Valeria Golino migliore attrice non protagonista (5 è il numero perfetto film d’esordio di Igort e Ritratto della giovane in fiamme di Cèline Sciamma).
 
 
I premi del Sindacato dei Giornalisti Cinematografici, nati nel 1946, ancora una volta e mai come quest’anno, sono dalla parte di chi lavora anche dietro le quinte, di quei professionisti, a volte “invisibili” ma fondamentali nella creazione di quel miracolo sempre nuovo che è un film. Ed è anche questo con questo spirito e la voglia di sottolineare la coralità di questo lavoro, il Nastro dell’Anno per Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, che premia il regista, il protagonista Elio Germano, i produttori e tutto il cast tecnico del film. Nel palmarès di stasera anche il Nastro d’Oro a Vittorio Storaro e il Nastro alla carriera a Toni Servillo. E va a Claudio Santamaria quest’anno il Premio Nino Manfredi, fortemente voluto da Erminia Manfredi e dalla città di Taormina che l'ha sempre ospitato e che ha inviato direttamente a Claudio Santamaria, stasera assente, il trofeo realizzato come ogni anno dai maestri orafi de Le Colonne, Alvaro e Correnti. Un riconoscimento cui il SNGCI è particolarmente legato nel ricordo del grande Nino.
 
 I Giornalisti Cinematografici celebrano quest’anno Pedro Almodòvar con “Nastro d’Argento europeo” a quarant’anni dal suo esordio cinematografico con Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio e dopo una carriera costellata di successi che lo hanno consacrato come una vera icona del cinema mondiale. Regista, sceneggiatore, produttore, scrittore e musicista spagnolo, Almodòvar riceve il Nastro d’Argento Europeo per Dolor y Gloria, il suo ultimo film candidato a due Oscar® (per il Miglior film internazionale e il Miglior attore), dopo il successo, un anno fa a Cannes, dove aveva ottenuto il Premio per la migliore interpretazione maschile per Antonio Banderas, ed altri prestigiosi riconoscimenti internazionali. Il sesto Nastro è un ulteriore segno di stima e affetto che lega il SNGCI al regista spagnolo.
 
 
E ancora il Nastro della Legalità: in collaborazione con Trame – Festival dei libri sulle mafie diretto da Gaetano Savatteri va ad un film cui i Giornalisti Cinematografici attribuiscono un valore per impegno sociale e che quest’anno va ad Aspromonte La terra degli ultimi di Mimmo Calopresti che racconta un mondo a tratti nascosto, a molti sconosciuto, e la voglia di riscatto di un popolo. Premio speciale anche a Lorenzo Mattotti per La famosa invasione degli orsi in Sicilia e ai suoi produttori italiani, con Rai Cinema e Indigo Film che lo ha reso protagonista di un’importante campagna di promozione educational nelle scuole
 
 
Di seguito l'elenco di tutti i premiati nelle rispettive categorie: 
 
 
MIGLIOR FILM
FAVOLACCE                          
Damiano e Fabio D’INNOCENZO
 
 
 
MIGLIORE REGIA
Matteo GARRONE                          
PINOCCHIO
 
 
MIGLIOR REGISTA ESORDIENTE
Marco D’AMORE                                              
L’IMMORTALE
 
 
MIGLIORE COMMEDIA
FIGLI                          
Giuseppe BONITO
 
 
MIGLIOR PRODUTTORE
Agostino, Giuseppe, Maria Grazia SACCÀ - Pepito Produzioni          
FAVOLACCE    
con Rai Cinema, Vision Distribution, Amka Films Productions, QMI
e con Rai Cinema, in associazione con Minerva Pictures Group, Evolution People 
HAMMAMET      
 
 
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Pierfrancesco FAVINO                        
HAMMAMET
 
 
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
Jasmine TRINCA            
LA DEA FORTUNA
 
 
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Roberto BENIGNI                                                                  
PINOCCHIO
 
 
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Valeria GOLINO          
5 È IL NUMERO PERFETTO, RITRATTO DELLA GIOVANE IN FIAMME
 
 
MIGLIOR ATTORE COMMEDIA
Valerio MASTANDREA                                                                                                        
FIGLI
 
 
MIGLIORE ATTRICE COMMEDIA
Paola CORTELLESI                                                                                                        
FIGLI
 
 
MIGLIOR SOGGETTO
IL SIGNOR DIAVOLO              
Pupi, Antonio, Tommaso AVATI
 
 
MIGLIORE SCENEGGIATURA
FAVOLACCE                          
Damiano e Fabio D’INNOCENZO
 
     
MIGLIORE FOTOGRAFIA
Paolo CARNERA                                                    
FAVOLACCE
 
 
MIGLIORE SCENOGRAFIA
Dimitri CAPUANI                          
PINOCCHIO
 
 
MIGLIORI COSTUMI
Massimo CANTINI PARRINI            
PINOCCHIO, FAVOLACCE  
 
     
MIGLIOR MONTAGGIO
Marco SPOLETINI                    
PINOCCHIO, VILLETTA CON OSPITI
 
 
MIGLIOR SONORO 
Maricetta LOMBARDO                                                                  
PINOCCHIO
 
 
MIGLIORE COLONNA SONORA ex aequo
BRUNORI SAS     ODIO L’ESTATE
Pasquale CATALANO                                                                                                         
LA DEA FORTUNA
 
 
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
CHE VITA MERAVIGLIOSA (LA DEA FORTUNA)                  
autore e interprete DIODATO
 
 
 
I PREMI SPECIALI
(assegnati dal Direttivo con il Consiglio Nazionale)
 
 
FILM DELL’ANNO
Volevo nascondermi
 
al regista Giorgio DIRITTI
 
ai produttori Carlo DEGLI ESPOSTI e Nicola SERRA (Palomar)
e Paolo DEL BROCCO (Rai Cinema)
 
al protagonista Elio GERMANO
 
Con un Nastro collettivo per il Soggetto e Sceneggiatura a Tania PEDRONI e Fredo VALLA
Costumi Ursula PATZAK, Fotografia Matteo COCCO, Sonoro Carlo MISSIDENTI
Scenografia Ludovica FERRARIO e Alessandra MURA
Trucco Lorenzo TAMBURINI e Giuseppe DESIATO, Wigs and hair designer Aldo SIGNORETTI
 
 
NASTRO ALLA CARRIERA
Toni SERVILLO
 
 
NASTRO EUROPEO
Pedro ALMODÓVAR per Dolor Y Gloria
 
 
NASTRO D’ORO
 Vittorio STORARO per Un giorno di pioggia a New York
50 anni di grande fotografia
 
 
NASTRO SPECIALE
Lorenzo MATTOTTI per La famosa invasione degli orsi in Sicilia 
(Indigo Film - Rai Cinema)
 
 
NASTRO DELLA LEGALITÀ
In collaborazione con il Festival “Trame - Festival dei libri sulle mafie”
Aspromonte di Mimmo CALOPRESTI
(produzione Fulvio e Federica Lucisano - IIF con Rai Cinema)
 
 
MIGLIOR CASTING DIRECTOR
Davide ZUROLO per L’immortale
 
 
PREMIO GUGLIELMO BIRAGHI
Per le ‘promesse’ dell’anno
Giulio PRANNO per Tutto il mio folle amore
 
Con una menzione speciale a Federico IELAPI per Pinocchio
     con il sostegno della Fondazione Claudio Nobis
 
 
PREMIO “GRAZIELLA BONACCHI”
Barbara CHICHIARELLI
 
 
PREMIO NINO MANFREDI
Claudio SANTAMARIA per Tutto il mio folle amore e Gli anni più belli
 
 
PREMIO NASTRI D’ARGENTO - SIAE
per la sceneggiatura
Emanuela ROSSI per Buio
 
 
NASTRI D’ARGENTO - NUOVO IMAIE
 per il doppiaggio
Stefano DE SANDO - Robert De Niro in The Irishman
Claudia CATANI - Angelina Jolie / Emanuela ROSSI - Michelle Pfeiffer in Maleficent 
 
   
IL ‘CAMEO’ DELL’ANNO 
Barbara ALBERTI per La Dea Fortuna