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L'Inganno

Sabato 27 Maggio 2017 20:26 Pubblicato in Recensioni
Un’innocente bambina passeggia nei boschi con il suo cestino in cerca di funghi freschi. Improvvisamente si imbatte in un uomo ferito. Siamo in piena Guerra di Secessione americana ed il soldato in cerca di cure è il caporale John McBurney (Colin Farrell, a Cannes anche con The Killing of a Sacred Deer di Yorgos Lanthimos). L’uomo trova così ristoro in una sontuosa tenuta sudista, dove un’insegnate di nome Martha (Nicole Kidman, lei è presente con ben 4 film in questa edizione del Festival) gestisce un’esclusiva scuola per il gentil sesso. Il gruppo di donne è variegato, ci sono adulte e giovincelle. Insieme offrono una calorosa assistenza al soldato nordista, in attesa della sua completa guarigione e della consegna all’esercito. Ma le attenzioni femminili alla lunga diventano pericolose. Sorgono rivalità inaspettate per accaparrarsi l’affascinate preda. Il desiderio sessuale sale con il passare dei giorni e il frutto proibito è proprio lì davanti, pronto per essere colto. Le situazioni si complicano e la tensione schizza alle stelle verso un finale torbido e dalle decise tinte horror.  
 
Il nuovo lavoro di Sofia Coppola, in concorso a Cannes 70, è il remake de “La notte brava del soldato Jonathan” del 1971, di Don Siegel con Clint Eastwood. La regista figlia d’arte ne cura anche la sceneggiatura, liberamente ispirata al romanzo A Painted Devil di Thomas P. Cullinan. 
La vera mattatrice di The Beguiled è la regia, premiata con la prestigiosa Palma dalla giuria del Festival. Conduzione artistica con pregi e difetti. Piace per il suo formalismo e per i suoi primi piani compiaciuti. E’ una regia tanto complice quanto soddisfatta. Sofia Coppola, nella costante del suo mondo femminile, cambia gradualmente genere, da film di guerra sentimentale si passa all’horror gotico, sublimando in una sentita suspense. Orgogliosamente mostra le sue protagoniste in un’emblematica inquadratura finale (sembrano in vetrina per sfoggiare il loro abito migliore). Femminismo massimizzato, del quale però non manca di mettere in risalto le contraddizioni: tanto caste quanto impure, donne misericordiose e devote al Signore, ma allo stesso tempo vampire pronte a castrare il maschio.
La regista americana mantiene una facciata morale impeccabile, dietro alla quale vige una repressione sessuale malata. Desiderio troppo a lungo messo a tacere. Le intenzioni covano nella psiche e si tramutano in pura violenza. 
 
In questa perdita corale dell’innocenza, il punto direzionale sfavorevole fa capolino nel momento in cui la regista smette di ammiccare e di essere ambigua. Fin quando rimangono sirene ammagliatrici (prima parte), uno speziato interesse nasce nello spettatore, al contrario quando le troppe parole riempiono lo schermo (seconda parte), il coinvolgimento diminuisce e lo scontato prende il sopravvento. Ed è il motivo per il quale The Beguiled vale tre stelle, rafforzato anche da un finale un po’ sbrigativo.
 
Il film è arricchito da una meravigliosa fotografia crepuscolare che esalta la messa in scena, anch’essa studiata nel minino dettaglio, che aiuta e celebra i personaggi nel proprio contesto narrativo. Parterre de Roi composto, oltre ai sopracitati Farrell e Kidman, da Elle Fanning (lo scorso anno qui con The Neon Demon di Refn) e Kirsten Dunst (vincitrice come miglior attrice nel 2011 con Melancholia). Complessivamente ben amalgamato ed in grado di dare quel quid in più alla pellicola nel momento in cui le situazioni avvengono troppo in superficie.
 
Anche se con delle sbavature, The Beguiled ci restituisce lo sguardo di Sofia, dopo i discutibili The Bling Ring e Somewhere. Nelle sue donne, nel bene o nel male, troviamo qualcosa di contemporaneo, descritto con profondità. Donne che celano le loro intenzioni e che la fanno in barba al malcapitato uomo di turno.
 
David Siena
 
 
 
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Soltanto un occhio penetrante è in grado di dipingere un quadro dettagliato e suggestivo. Perdersi nell'osservazione di esso può coincidere con l'immedesimazione più aderente.
The beguiled - L’inganno, sembra evocare una situazione pittorica, che nei primi atti da evanescente, acquista gradualmente intensità fino a lasciare col fiato sospeso. A quattro anni di distanza da Bling Ring, Sofia Coppola realizza un film intenso, ben fatto e estremamente curato , stilisticamente lontano dall'ultimo lavoro. La vicenda prende parte in un tranquillo collegio femminile del Sud durante la Guerra civile Americana. La vita delle sei ragazze nel collegio scorre in modo ordinario e costante, ovattata dalle crudeltà della Guerra. Ad occuparsi di loro la direttrice del collegio Miss Martha, donna acuta e pratica, la cui presenza è affiancata dalla più giovane Edwina Dabney, insegnante di francese. Quando un mercenario nordista viene trovato ferito da una delle ragazze, l’equilibrio della mite esistenza nel collegio verrà radicalmente sovvertito. Egli diverrà oggetto di sorpresa e timori, fino a determinare un brusco cambiamento nei rapporti delle fanciulle e delle istitutrici. Presentato allo scorso Festival di Cannes, L’inganno, è un film diretto abilmente, in grado di assumere molteplici aspetti, conducendo lo spettatore in una direzione dai tratti prevedibili, ma non banali. Un ritratto femminile molto asciutto capace di analizzare con grande precisione lo sviluppo e il climax del rappporto tra i due sessi. Sofia Coppola dirige un film elegante e autentico,  contraddistinto da quella perfetta combinazione tra leggerezza ed efferratezza. 
 
 
Giada Farrace
 

mother!

Giovedì 28 Settembre 2017 20:04 Pubblicato in Recensioni
Mother! di Darren Aronofsky (Leone d’oro 2008 per The Wrestler) era il film più atteso della Mostra del Cinema di Venezia edizione 74. Dopo la sua visione il primo titolo da copertina che viene in mente è: Delirio e paura a Venezia! Il regista americano, con il suo personale horror, scuote il pubblico del Festival e apre una falla enorme tra estimatori e detrattori del film. Mother! è sicuramente esagerato e ridondante, ma non tutto è da buttare in questo vorticoso ed allucinante viaggio all’interno della psiche umana, alla ricerca di una pazzesca ispirazione.
 
Una coppia felice si trasferisce una bellissima tenuta di campagna. La moglie (Jennifer Lawrence, Oscar 2013 per la sua interpretazione ne Il lato Positivo), che ha curato la ristrutturazione con amore e passione, è riuscita a trasformare la casa in un perfetto nido d’amore. 
Una sera bussa alla porta un uomo a lei sconosciuto (Ed Harris, The Truman Show). Il marito scrittore (Javier Bardem, anch’egli premio Oscar per Non è un paese per Vecchi nel 2008), che conosce l’ospite, lo fa entrare di buon grado nella loro splendida dimora.  Di lì a poco arriva anche la consorte (Michelle Pfeiffer, Le Verità Nascoste). Queste strane presenze in casa disturbano la moglie. I forestieri nascondono qualcosa di oscuro. I loro comportamenti sono inconsueti e minano le sicurezze della donna, che si sente in pericolo e sull’orlo di una crisi di nervi. 
 
Darren Aronofsky sembra abbia assimilato a modo suo dei concetti nolaniani legati agli innesti e teorie di mondi paralleli linchiniani. A questi si ispira, con minor successo, per creare il suo film onirico. Opera contraddistinta da diversi sotto strati narrativi, che trascinano lo spettatore in un inconscio profondo, percorrendo una strada febbrile e morbosa. Il lato positivo di Mother! risiede completamente nell’aver pensato di raccontarci questo delirio in chiave horror. L’atmosfera sanguinante e senza veri punti di rifermento procura ansia e suspense. Una volta usciti dalla sala si ha come la sensazione che qualcosa effettivamente nasca e bruci nel nostro profondo. Una fossa della Marianne quasi intoccabile, ma luogo dove nasce la nostra ambizione quotidiana. L’idea, che il regista ha dichiarato di aver messo su carta in soli 5 giorni, è lodevole, peccato che qualcosa nelle due (eccessive) ore del film stoni. In questa allegoria c’è troppa ambizione che sfocia in confusione e a tratti il caos creato è ingestibile. Mother! è una riflessione sulla nostra madre terra, che ingloba anche argomenti come la religione e la storia dell’uomo. Audace pensare di racchiudere tutto questo in una sola storia, dove è anche complicato comprendere certe metafore. 
 
Madre (Jennifer Lawrence) è madre natura. La casa è la terra. La pellicola ci fa vedere fino a quanto l’uomo è in grado di sfruttarle: fino al midollo. Il risultato inevitabile sarà di bruciarle e farle diventare solo cenere. L’autore dissemina la casa di oggetti e animali che riconducono alla natura, indizi per risolvere il puzzle, non proprio riconducibili alla narrazione in atto. Ogni persona che entra in casa ispira positivamente o negativamente lo scrittore Bardem. Madre, dorata e priva di peccato come una Madonna, a lei viene chiesto sempre e solo di elargire e di donare senza misura. Madre è l’ispirazione, che soffre inconsciamente. Sanguina e non capisce. Va contro ad un destino che non conosce e non comprende. Lei è la madre di tutto, la scintilla che ci fa svegliare alla mattina. Il sole che ci bacia quando lo troviamo senza riserve. 
Il film, dichiaratamente provocatorio, è la personale repressione del regista contro un mondo pazzo. Nella sua ciclicità la pellicola, a conti fatti, risulta troppo pasticciata. Argilla nelle mani del proprio artista, che ad un certo punto non riesce più a controllare. Bisogna anche dire che la tormentata e fervida interpretazione di Jennifer Lawrence aiuta il film a raggiungere parte del suo scopo: trasmettere insicurezza. Energico sconforto provocato anche dall’invasione della casa, sinonimo di un mondo non più al sicuro. Questa sensazione è accentuata dalla colonna sonora del film, composta da Jóhann Jóhannsson (Arrival, 2016). Commento musicale disturbante, dalle atmosfere metalliche. 
 
David Siena

Barry Seal

Giovedì 14 Settembre 2017 10:42 Pubblicato in Recensioni
Rischiare è come tuffarsi in acque oscure, inesplorate, di cui si ignora la profondità e il pericolo. Si può emergere e gioire per il trionfo, oppure si può affondare,  trascinandosi dietro il rimorso di essersi tuffati. Forse non tutti conoscono Barry Seal, e probabilmente le sue vicissitudini possono risultare ignote ai più. Bene, Doug Liman (The Bourne identity, Edge of tomorrow) torna  a dirigere Tom Cruise, ma questa volta  decide di raccontarci la vita di un vulcanico e controverso personaggio. 
Barry Seal, all’anagrafe Adler Barriman Seal, nasce in Louisiana, più precisamente a Baton Rouge, città che nel corso della sua vita non abbandonerà mai completamente.  Il giovane Seal entra a far parte dell’aviazione Americana a partire dagli anni sessanta, periodo in cui dimostra di avere delle eccellenti doti di pilotaggio. Ma il monotono lavoro per la compagnia aerea TWA risulta sin da subito piatto e non appagante per uno spirito solerte come quello dell’aviatore. Egli pertanto abbandonerà l’impiego per la  TWA, iniziando a lavorare per la CIA, e finendo per ricoprire il ruolo clandestino di trafficante d’armi e droga per il cartello di Medellin, fondato e gestito da Pablo Escobar e i fratelli Ochoa. Arrestato numerose volte, Seal arrivò in ultima istanza a determinare la condanna di alcuni tra i più ricercati narcotrafficanti colombiani. Tale mossa fu amaramente pagata con la morte,  egli fu infatti freddato proprio a Baton Rouge nel 1986, sotto incarico dei fratelli Ochoa. Ad interpretare un personaggio tanto irruente quanto deprecabile un Tom Cruise più in forma che mai, totalmente a suo agio nel ruolo di aviatore.
Il film diretto dal regista di Mr. & Mrs. Smith, ha la capacità di iniettare pura adrenalina nelle vene dello spettatore, senza perdersi in eccessi. In Barry Seal si gioca con il pericolo, alternando momenti di tensione a sequenze più divertenti. 
Un film che ha riscosso da subito ampi consensi da parte di critica e pubblico in territorio d'oltreoceano, e che  probabilmente conquisterà il pubblico europeo. Adrenalina e tensione al cinema dal 14 settembre. 
 
Giada Farrace

Venezia 74. Tutti i premiati

Lunedì 11 Settembre 2017 10:57 Pubblicato in News
Appenna terminata la 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, edizione che si è distinta dopo molti anni per innovazione e varietà del programma portanto titoli quali Brutti e Cattivi di Cosimo Gomez, Gatta Cenerentola, la risposta a La La Land con Ammore e Malavita dei Manetti Bross, ma ancora mother! che ha diviso la critida di Darren Aronofsky, l'intensissimo Nico 1988 di Susanna Nicchiarelli che ripercorre la vita della modella e cantante berlinese. Presenze come Bardem, Penelope Cruz, Michael Caine voce narrante di My Generation, entusiasmante documentario sulla generazione sixties, Jim Carrey, i leoni alla carriera Robert Redford e Jane Fonda, John Woo, gli amici di sempre Clooney e Damon e moltissimi altri nomi del cinema internazionale, tra cui il primo fra tutti Guillermo Del Toro non hanno fatto altro che rendere la chermesse singolare e vivace e impreziosire ancora di più le proposte italiane che mai come quest'anno hanno trattato il sociale e le periferie italiane distinguendosi anche fuori dalla competizione ufficiale in lavori come Il Contagio di Botrugno e Coluccini, ma anche in Nato a Casal di Principe di Bruno Oliviero. 
 
 
 
 
Di seguito vi proponiamo l'elenco completo di tutti i premiati del concorso ufficiale e delle sezioni parallele.
 
La Giuria di Venezia 74, presieduta da Annette Bening e composta da Ildikó Enyedi, Michel Franco, Rebecca Hall, Anna Mouglalis, Jasmine Trinca, David Stratton, Edgar Wright e Yonfan,  dopo aver visionato tutti i 21 film in concorso, nella cerimonia ufficiale tenutasi il 9 settembre presso la Sala Grande del Lido di Venezia, ha deciso di assegnare i seguenti premi:
 
LEONE D’ORO per il miglior film a:
THE SHAPE OF WATER  
di Guillermo del Toro (USA)
 
LEONE D’ARGENTO - GRAN PREMIO DELLA GIURIA a:
FOXTROT
di Samuel Maoz (Israele, Germania, Francia, Svizzera)
 
LEONE D’ARGENTO - PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA a:
Xavier Legrand
per il film JUSQU’À LA GARDE (Francia)
 
COPPA VOLPI
per la migliore attrice a:
Charlotte Rampling
nel film HANNAH di Andrea Pallaoro (Italia, Belgio, Francia)
 
COPPA VOLPI
per il miglior attore a:
Kamel El Basha
nel film THE INSULT di Ziad Doueiri (Libano, Francia)
 
PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Martin McDonagh
per il film THREE BILLBOARDS OUTSIDE EBBING, MISSOURI di Martin McDonagh (Gran Bretagna)
 
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:
SWEET COUNTRY
di Warwick Thornton (Australia)
 
PREMIO MARCELLO MASTROIANNI
a un giovane attore o attrice emergente a:
Charlie Plummer
nel film LEAN ON PETE di Andrew Haigh (Gran Bretagna)
ORIZZONTI
La Giuria Orizzonti della 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta da Gianni Amelio e composta da Rakhshan Banietemad, Ami Canaan Mann, Mark Cousins, Andrés Duprat, Fien Troch, Rebecca Zlotowski, dopo aver visionato i 31 film in concorso, assegna:
 
il PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM a:
NICO, 1988
di Susanna Nicchiarelli (Italia, Belgio)
 
il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA a:
Vahid Jalilvand
per BEDOUNE TARIKH, BEDOUNE EMZA (NO DATE, NO SIGNATURE) (Iran)
 
il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI a:
CANIBA
di Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor (Francia, Usa)
 
il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE a:
Lyna Khoudri
nel film LES BIENHEUREUX di Sofia Djama (Francia, Belgio, Qatar)
 
il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE a:
Navid Mohammadzadeh
nel film BEDOUNE TARIKH, BEDOUNE EMZA (NO DATE, NO SIGNATURE)
di Vahid Jalilvand (Iran)
 
PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Alireza Khatami
per il film LOS VERSOS DEL OLVIDO di Alireza Khatami  (Francia, Germania, Paesi Bassi, Cile)
 
PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO a:
GROS CHAGRIN
di Céline Devaux (Francia)
 
il VENICE SHORT FILM NOMINATION FOR THE EUROPEAN FILM AWARDS 2017 a:
GROS CHAGRIN
di Céline Devaux (Francia)
PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA
La Giuria Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” della 74. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta da Benoît Jacquot e composta da Geoff Andrew, Albert Lee, Greta Scarano e Yorgos Zois, assegna il:
 
LEONE DEL FUTURO
PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” a:
JUSQU’À LA GARDE
di Xavier Legrand (Francia)
VENEZIA 74
 
nonché e un premio di 100.000 USD, messi a disposizione da Filmauro, che sarà suddiviso in parti uguali tra il regista e il produttore.
VENEZIA CLASSICI
La Giuria presieduta da Giuseppe Piccioni e composta da studenti di cinema provenienti da diverse Università italiane: 26 laureandi in Storia del Cinema, indicati dai docenti di 12 DAMS e della veneziana Ca’ Foscari, ha deciso di assegnare i seguenti premi:
 
il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR DOCUMENTARIO SUL CINEMA a:
THE PRINCE AND THE DYBBUK 
di  Elwira Niewiera e Piotr Rosołowski (Polonia, Germania)
 
il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR FILM RESTAURATO a:
IDI I SMOTRI (VA’ E VEDI)
di Elem Klimov (URSS, 1985)
VENICE VIRTUAL REALITY
La Giuria internazionale della sezione Venice Virtual Reality, presieduta da John Landis e composta da Céline Sciamma e Ricky Tognazzi, assegna:
 
PREMIO MIGLIOR VR a:
ARDEN’S WAKE (EXPANDED)
di Eugene YK Chung (USA)
 
PREMIO MIGLIORE ESPERIENZA VR (PER CONTENUTO INTERATTIVO) a:
LA CAMERA INSABBIATA
di Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang (USA, Taiwan)
 
PREMIO MIGLIORE STORIA VR (PER CONTENUTO LINEARE) a:
BLOODLESS
di Gina Kim (Corea del Sud, USA)