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Serenity. L'isola dell'inganno

Martedì 16 Luglio 2019 11:53 Pubblicato in Recensioni
Baker Dill (Matthew McConaughey) è una delle tante anime erranti di un'isola tropicale da sogno, lontana da ogni legame e problema terreno, con solo persone e i loro pesci da catturare. Elusivo nei modi e triste nello sguardo, come se celasse un'antica tristezza,ha
un solo scopo nella vita: acchiappare un vecchio e scaltro tonno che nuota in quelle acque, suo personale Moby Dick, che chiama addirittura Giustizia.
Ma per quanto uno si sforzi di fuggire, il passato torna, e in questo caso nelle vesti della misteriosa ex-moglie Karen (Anne Hathaway), che lo implora di ammazzargli il marito violento e, citando testualmente, di farle giustizia. Si, come il famigerato tonno poco sopra.
In un'isola completamente slegata dal tempo e dallo spazio, un'ossessione tanto forte può fare anche perdere la ragione, e ogni tanto qualche stranezza comincia a fare capolino qua e là, distogliendo lo spettatore da una storia che non riesce ad ingranare.
Complice una regia piuttosto sfilacciata, che si perde dietro a scorci di vita isolana e clichè di genere per dare l'impressione del solito thriller, ma non si occupa dell'obiettivo piú importante: costruire un reale interesse alla vicenda.
Quando poi cominciano persino a spuntare personaggi un po' dal nulla e completamente fuori contesto, al di là della ex-moglie si intende, ci si ritrova decisamente spiazzati e con una fastidiosa sensazione che troppe cose comincino a non tornare.
L'attesa della rivelazione dovrebbe essere costruita con curiosità e ambiguità, lasciando poi una sapiente scia di bricioline da ripercorrere, ma al contrario in Serenity è palese che qualcosa non funzioni.
Si arriva a desiderare una spiegazione solo per dare un motivo a dialoghi insensati o insipide piccole rivelazioni che dovrebbero tenere lo spettatore all'amo prima del gran finale.
E infine, quando arriva, sebbene interessante nel suo spiegare perchè l'isola fosse cosí slegata da tutto e iconica nelle sue convenzioni, risulta purtroppo annegato nella prevedibilità. La rete di indizi che ci viene gettata davanti ha maglie troppo larghe per contenere tutte le oneste ma maldestre intenzioni del regista.
Non funziona neanche l'interpretazione attoriale, Matthew McConaughey sembra tornato alle sue piatte interpretazioni pre-Oscar, e la Hathaway viene relegata in un ruolo di secondaria importanza, da cui non riesce a spiccare nemmeno per la chimica col personaggio di Baker, molto lontani e poco ispirati anche nei momenti piú emozionali legati alla loro storia passata insieme.
In questo luogo astratto in cui ognuno sembra sapere tutto di tutti e contemporaneamente nulla, viene costruito un racconto con del buon potenziale e con il lodevole obiettivo di tenere lo spettatore sulle spine in una spirale sempre crescente di mistero e suspance. Non mancano dei temi significativi, come l'importanza della figura paterna o il tema biblico dell'isola, purgatorio in terra in cui le tentazioni mettono alla prova la propria moralità, ma rimanendo in tema con la pellicola, per quanto sia invitante questa succulenta esca, non si abbocca.
 
 
Omar Mourad Agha

 

 
Matedì 16 Luglio alle ore 21:30 l’attrice e cantante Elena Bonelli, la voce di Roma, presenterà, ospite dell’Isola del Cinema all’Isola Tiberina, la speciale proiezione del film che la vede protagonista dal titolo “Tanto pe’ cantà – Roma è musica”.
 
La serata sarà dedicata alla romanità, alla musica capitolina, ma soprattutto sarà la celebrazione del ricordo di tre grandi artisti che hanno iniziato con la stessa Bonelli l’ampio progetto di valorizzazione e rilancio della canzone romana di cui ne è la paladina: Carlo Lizzani, Sergio Bardotti e Pippo Caruso.
 
 
 
“È ancora emozionante ripercorrere le tappe del mio progetto che negli anni ha rilanciato la canzone romana” afferma Elena Bonelli ed aggiunge “Quando con Lizzani, Bardotti, Caruso e Borgna iniziammo quest’avventura non si parlava più della canzone romana, non veniva più considerata, era nell’ombra. Gli infiniti maestri che mi hanno accompagnato sarebbero fieri vedendo quanto nuovo interesse abbiamo risvegliato, ed è proprio grazie a queste persone così illuminate che la canzone romana ha ricominciato oggi una nuova vita”.
 
Iniziò nel 2002 proprio con questo film il progetto “Roma” firmato dalla cantante romana e i tre grandi maestri, progetto che ha donato alla canzone capitolina nuova veste raffinata e sinfonica che le ha permesso di entrare nei più famosi teatri di musica colta del mondo grazie ai bellissimi arrangiamenti sinfonici del Maestro Pippo Caruso, alla direzione artistica di Sergio Bardotti e la regia di Carlo Lizzani che ne costruì il film, in proiezione, ambientato nei più suggestivi luoghi di Roma e del Lazio. Verrà ricordato anche l’uomo di cultura Gianni Borgna che abbracciò il progetto portando per la prima volta al Teatro dell’Opera di Roma la canzone romana.
 
Ad accompagnare Elena Bonelli in questa  straordinaria avventura tutte le maestranze che hanno lavorato al film, dal direttore della fotografia Blasco Giurato alla costumista Graziella Pera, dal coreografo Franco Miseria all’assistente alla regia Maria Teresa Elena. Così tra foto del set e racconti  si omaggeranno questi indimenticabili ed irripetibili luminari.
 
Interverrà anche la Prof.ssa Rossana Buono dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, che da tre anni  inserisce le Lectio di Elena sulla canzone Romana nei suoi corsi. 
 
Attesi all’evento il M° Gerardo Di Lella, Pierfrancesco Pingitore, Cesare Ranucci Rascel, lo stilista Renato Balestra e gli Ambasciatori Luciano Pezzotti e Frank Carruet, l’autore e musicista Franco Fasano, la scrittrice Carla Vistarini, Alvia Reale, la produttrice Elide Melli e tanti altri. 

A Milano Batman: 80 Years of Technology

Giovedì 27 Giugno 2019 17:22 Pubblicato in News
Per omaggiare l’80esimo anniversario di Batman, DC sta organizzando una serie di festeggiamenti che si svolgeranno nel corso di tutto l’anno, in tutto il mondo, con eventi live, fan celebrations, prodotti esclusivi e molto altro. Con “Batman: 80 Years of Technology”, DC e Warner Bros. racconteranno il più grande detective al mondo con una speciale mostra.
 
 
 
Direttamente da Gotham City arriva infatti ”Batman: 80 Years of Technology”, per celebrare gli 80 anni del supereroe più iconico della storia, da venerdì 28 giugno al 10 settembre presso il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano (via San Vittore 21).
 
I visitatori avranno la possibilità di immergersi nel mondo a fumetti del Cavaliere Oscuro, con decine di rari e curiosi albi originali americani, dagli anni ’40 ad oggi, in un percorso storico-critico incentrato sulla Bat-Tecnologia.
 
Il racconto si intreccia con una selezione delle pagine, vignette, copertine, che hanno espresso con maggior forza questo lato “Tech”, riportate anche come elemento scenografico della mostra.
 
Tredici opere originali di alto prestigio, di grandi artisti a livello internazionale – Milo Manara, Gabriele dell’Otto, Simone Bianchi, Giuseppe Camuncoli, Bill Sienkiewicz completano l’esposizione. Una rara videointervista realizzata dal giornalista Vincenzo Mollica a Bob Kane – il creatore di Batman – permetterà inoltre di scoprire direttamente dalla bocca del suo ideatore tutte le ispirazioni e i sogni che hanno portato alla nascita dell’Uomo Pipistrello.
 
L’ingresso all’exhibition è compreso nel biglietto del Museo (intero 10 euro, ridotto 7,50).
 
Orari: da martedì a venerdì 10-18 | sabato e festivi 10-19
 
HASHTAG UFFICIALI: #Batman80 #LongLiveBatman

Rapina a Stoccolma

Giovedì 20 Giugno 2019 19:52 Pubblicato in Recensioni
E' noto a tutti il fenomeno della sindrome di Stoccolma, ma se qualcuno vi chiedesse da dove trae origine chi saprebbe rispondere? 
Tutto nacque nel 1973 durante l'occupazione della Sveriges Kreditbank di Stoccolma da parte di Jan-Erik Olsson e Clark Olofsson, che tennero in ostaggio 4 persone per 6 giorni. Il particolare comportamento degli ostaggi, che a un certo punto cominciarono ad aiutare i loro sequestratori contro la polizia, incuriosí gli psicologi, che conclusero i loro studi coniando la famosa espressione.
Robert Budreau (Born to be Blue) trae ispirazione dalla realtà per portare all'attenzione del grande pubblico la strana combinazione di eventi, coadiuvato da un cast dall'indubbio valore artistico come Ethan Hawke e Mark Strong nei panni dei due assalitori e Noomi Rapace, unica vera autoctona della vicenda, come una degli ostaggi.
L'ambientazione da anni '70 viene ricreata molto fedelmente, con una palette cromatica calda, e dei costumi che richiamano lo stile iconico del periodo. Il personaggio di Ethan Hawke in particolare, che all'inizio della vicenda cerca di fingersi americano, pare uscire di peso dalla cultura di Easy Rider e altri film di fine anni '60, creando uno strano mix istrionico e spavaldo, ma alla fine incapace veramente di comunicare il timore del classico pazzo omicida che sta tenendo in ostaggio una banca.
Il fatto che qualcosa non torni si avverte presto, perchè anzichè caricare l'atmosfera di tensione di fronte agli spari e alle urla in faccia agli ostaggi, un montaggio poco reattivo e una regia meno dinamica del solito per il genere sgonfiano la suspance, suggerendo che ci sia qualcosa di strano in questo assalitore, che abbaia ma non morde, e anzi mette della musica di Bob Dylan per far sentire a proprio agio gli ostaggi.
Quando arrivano delle vere e proprie incursioni nella commedia come cantare alla radio della polizia o chiedere la Mustang di Steve McQueen di Bullit come auto per la fuga, ci si rende ormai conto che lo scopo è delineare un quadro che attiri anche noi spettatori ad assecondare questro sequestratore gentiluomo, che in fondo sta solo cercando di aiutare il proprio amico d'infanzia ad evadere dal carcere e scappare verso la libertà.
Ovviamente le forze dell'ordine assumono i contorni degli antagonisti della vicenda, incuranti dei bisogni degli ostaggi, attirate solo dal proprio fine e giustificando ogni mezzo per fermare la crisi; con alle spalle una politica che si abbuffa comoda guardando discorsi di Nixon e che può permettersi di nascondersi dietro l'interesse della collettività sopra quello individuale. 
Se l'intento del regista appare quindi chiaro, non viene però supportato da un convincente sforzo in fase di sceneggiatura, perchè le dinamiche che portano gli ostaggi, il personaggio di Noomi Rapace in particolare, a comportarsi in favore dei sequestratori appaiono troppo poco approfondite e improvvisate. Il lavoro di compressione della vicenda ci consegna una visione ingenua dell'asfissiante ambiente in cui può nascere una dipendenza affettiva di tale genere, e lo sviluppo che la porta ad innamorarsi del suo aguzzino stride di un'eccessiva banalità.
Delle interpretazioni attoriali in parte, ma tutto sommato incapaci di brillare, completano il quadro di un film interessante ma afflitto da una realizzazione generale troppo semplicistica che tuttavia poco emoziona.
 
Omar Mourad Agha