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Grande apertura con “In Jackson Heights” di Frederick Wiseman, Evento Speciale “Showbiz”
 
Inizia oggi a Roma fino al 15 novembre, tra il cinema Farnese Persol e il Cineclub Detour, l’ottava edizione del Visioni Fuori Raccordo Film Festival che si propone di promuovere e valorizzare i migliori documentari italiani dell’ultimo anno, con il contributo della Regione Lazio e il patrocinio del Comune di Roma.  
 
 
Dodici i documentari in CONCORSO tra cui 2 anteprime assolute e 5 anteprime romane che indagano il rapporto tra il cinema e la metropoli intesa in senso ampio con le sue migrazioni, molteplici identità e diversi confini.  Offrono uno sguardo sulla città e le sue aree periferiche: Habitat – Note personali di Emiliano Dante, MaldiMare di Matteo Bastianelli e Napolislam di Ernesto Pagano. Particolare attenzione viene riposta verso i luoghi della malattia e dell’emarginazione: La malattia del desiderio di Claudia Brignone, The Perfect Circle di Claudia Tosi e Roma Termini di Bartolomeo Pampaloni. Molti documentari scelgono la dimensione autobiografica del diario conoscitivo: Memorie – In viaggio verso Auschwitz di Danilo Monte, Ogni preziosa giornata di Francesco Adolini; Samsara Diary di Ram Pace. Infine alcuni autori si concentrano sul ritratto umano tratteggiando un affresco corale in Uomini Proibiti di Angelita Fiore, un confronto individuale Dal ritorno di Giovanni Cioni o un incontro interculturale Doris e Hong di Leonardo Cinieri Lombroso. Tutti i registi presenteranno i documentari in sala.
FUORI CONCORSO il festival propone, nella sezione PANORAMA INTERNAZIONALE, due prime visioni, dopo la Mostra del Cinema di Venezia: “In Jackson Heights”, del regista statunitense Frederick Wiseman, Leone d’oro alla carriera nel 2014, documentario su una delle comunità etnicamente e culturalmente più eterogenee degli Stati Uniti e del mondo, che aprirà la kermesse l’11 novembre alle 20.30 al cinema Farnese Persol e “The Event” del regista ucraino Sergei Loznitsa (“I ponti di Sarajevo”, “Maidan”) sul fallito colpo di Stato del 1991 in Russia che portò alla fine del potere sovietico. 
Due gli EVENTI SPECIALI dopo la presentazione alla Festa del cinema di Roma, il docufilm “Showbiz” di Luca Ferrari, che presenterà il film in sala, prodotto da Kimera Film e  Valerio Mastandrea e due cortometraggi “Quasi eroi” e “Se avessi le parole” di Giovanni Piperno scritti e interpretati coinvolgendo i ragazzi della periferia romana con il progetto Tor Sapienza Film Lab. 
LA GIURIA che assegnerà il premio al miglior documentario  è composta da personalità che si sono distinte nella realizzazione, studio e divulgazione del genere cinematografico documentaristico. La regista  Valentina Zucco Pedicini, la direttrice della fotografia e documentarista Sabrina Varani e Fabio Mancini dal 2013 commissioning editor del programma DOC3 su RaiTre. Le attività dei giurati saranno riperse e i video trasmessi on-line per garantire la massima trasparenza dei lavori. “Visioni Fuori Raccordo appare quanto mai fondamentale – precisa il direttore Luca Ricciardi – nel contesto attuale italiano in cui, anche se il documentario sembra ormai sdoganato e finalmente considerato cinema tout court, sono sempre pochi e coraggiosi i distributori che si dedicano al genere e ancor meno gli spazi che gli riservano i palinsesti televisivi. A questo proposito –continua Ricciardi -  un festival come il nostro garantisce visibilità e riflessioni  attorno al grande sviluppo del documentario italiano degli ultimi anni e consente al pubblico di conoscere opere internazionali altrimenti assenti dal sistema distributivo”. 
 
Maggiori informazioni e il programma nel dettaglio consultando http://www.fuoriraccordo.it/

Il Metacinema e Mad Max a Horror Maximo.

Martedì 27 Ottobre 2015 16:57 Pubblicato in News
Nel week end più pauroso dell'anno, in occasione di Horror Maximo, convention dell'horror e del fantastico ormai giunta alla 5a edizione, preparatevi ad assistere alle presentazioni di Il Metacinema nelle opere di Lynch, Cronenberg, De Palma di Chiara Nucera, sabato 31 dalle ore 16.30, e Mad Max Trilogy. Dal nomadismo al cyborg di Alessandro Neri, domenica 1 novembre dalle ore 16.30 .
 
La manifestazione si terrà a Roma al Casale Falchetti, Viale della Primavera 319/B
 
Numerosissimi gli ospiti che interverranno alla manifestazione, tra i quali I Manetti Bros che incontreranno il pubblico sabato 31 dalle 18, in un dibattito moderato da Chiara Nucera, e Umberto Lenzi che ritirerà il Premio Horror Maximo alla Carriera, domenica 1 novembre dalle 20.30 . 
Gli incontri sono gratuiti, aperti a tutti... e riservati a stomaci forti! 
 
 
Il metacinema nelle opere di Lynch, Cronenberg, De Palma è il titolo del recente volume di Chiara Nucera, edito nella collana Spaghetti Horror delle Edizioni Umanistiche Scientifiche - EUS (pp. 143 euro 16,90). La filosofia platonica e aristotelica, il teatro greco e le teorie psicanalitiche di Freud e del suo allievo Rank, il concetto di doppio e di molteplicità del reale, nella vita e nel cinema: da questi elementi e sulle loro tracce l’autrice articola un’interessante e meticolosa analisi del modo in cui tre maestri del cinema, David Cronenberg, Brian De Palma e David Lynch, strutturano un nuovo rapporto tra schermo e corpo dello spettatore, partendo da punti di vista diversi e arrivando alla formulazione di tre diversi tipi di realtà. Traendo alimento anche dalle riflessioni di Nietzsche, Bazin, Pasolini e Hitchcock, Nucera conduce un ragionamento preciso e appassionato, al termine del quale il cinema si conferma o si rivela come " … moltitudine di specchi nei quali ci riflettiamo, di soglie varcate che ci trasportano in altre dimensioni, come quella che Alice attraversa per arrivare nel Paese delle Meraviglie … ".
Andrea Corrado per dgCinews, periodico della Direzione Generale Cinema 
Responsabile di Redazione Maria Di Lauro
 
 
Mad Max Trilogy. Dal nomadismo al Cyborg. Il lavoro di Alessandro Neri analizza a 360° il mondo di Mad Max, un futuro prossimo con molti riferimenti alla contemporaneità: da una parte la presenza di Tina Turner, i giubbotti di pelle, le pettinature punk e la colonna sonora di Brian May; dall’altra invece, i teppisti assetati di sangue e di benzina, ci rimandano verso la caduta dell’impero ro-mano e l’invasione dei barbari. Per enfatizzare il periodo di barbarie, il regista George Miller crea una mescolanza di stili e look: le sfide su fuori strada sempre più simili a carri armati ricordano i duelli tra cavalieri; Mad Max si trasforma così negli ‘80 in moda, gadget e il post-moderno diventa fashon, cool esercitando, ad esempio, molta influenza nel panorama musicale dell’epoca in cui molte band di successo hanno la pettinatura e i vestiti come i cattivi di Mad Max.
Uscito ad Aprile 2015 è edito da EUS Edizioni.
 
 
Per maggiori informazioni sul programma consultare il calendario della manifestazione https://www.facebook.com/HORROR-MAXIMO-149095111835092/

Non Essere Cattivo. Laboratorio: Come produrre un film da Oscar

Martedì 27 Ottobre 2015 16:40 Pubblicato in News
Parte il 30 ottobre , alle ore 9, presso il dipartimento di Storia dell'arte e spettacolo, in via dei volsci 122, il laboratorio di produzione cinematografica curato da Simone Isola, produttore del film di Claudio Caligari, “Non essere cattivo”, film selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar 2015. A integrare le lezioni frontali sono previste esercitazioni con gli studenti. Il laboratorio che si svilupperà in sei appuntamenti  ciascuno della durata di due ore, è gratuito ed è rivolto prevalentemente agli studenti del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo.
 
 
Simone Isola è tra i fondatori della KimeraFilm, casa di produzione nata nel 2009 e rapidamente emersa come una delle realtà più interessanti del panorama italiano degli ultimi anni. Impegnata nella produzione di film di finzione e di documentari, KimeraFilm sta affrontando un percorso di crescita, caratterizzato dalla profonda convinzione che l'approccio autoriale e quello commerciale al mezzo audiovisivo possano viaggiare di pari passo. Nel 2014 per KimeraFilm esce in sala “La mia classe” di Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea, candidato ai Nastri d'Argento 2014 nella categoria docu-fiction; per la stessa edizione della prestigiosa manifestazione vince una menzione speciale “Bertolucci on Bertolucci” di Luca Guadagnino e Walter Fasano. Alla Mostra del cinema di Venezia 2015 KimeraFilm presenta “Non essere cattivo”, selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar.  
E’ proprio affrontando in dettaglio il caso di studio di “Non essere cattivo” che il laboratorio si propone di fornire agli studenti le nozioni di base della professione di produttore cinematografico, dalla creazione del progetto alla costruzione del set, dal casting alla distribuzione e alla campagna di lancio.
 
“Non essere cattivo” 
Opera postuma del regista cult Claudio Caligari, già autore di “Amore tossico” (1983) e “L’odore della notte” (1998), “Non essere cattivo” è il racconto di una periferia degradata e senza via d’uscita, segnando un ritorno a temi e atmosfere care al regista. In questa Ostia anni Novanta, sotto la lente d'ingrandimento c'è la fenomenologia della tossicodipendenza nei due “Accattoni in discoteca”, come li definiva Caligari nelle sue note di regia, Cesare e Vittorio, interpretati efficacemente da Luca Marinelli e Alessandro Borghi. Con la candidatura agli Oscar, l’eco del successo conseguito in patria è arrivato anche a Hollywood, dove il prossimo 14 gennaio si deciderà la cinquina in lizza per il premio al Miglior film straniero.
 

Crimson Peak

Giovedì 15 Ottobre 2015 08:08 Pubblicato in Recensioni
Il regista messicano Guillermo del Toro viene definito in tanti modi, sceneggiatore, autore, scrittore, collezionista, Maestro di genere. Famoso per la sua precisione e attenzione per i dettagli, ha un gusto inconfondibile e firma ogni sua fantasia con passione prendendosi i rischi del caso, spesso frenato dalle case di produzione e dalla critica ma acclamato dai suoi sostenitori. Crimson Peak è nato così dalle pagine della sua agenda, disegnato anni fa, fedele a quel soggetto in ogni dettaglio è una “gothic romance” e come tale ne conserva la dolcezza e l’inquietudine come Jane Eyre, il figlio dello scrittore Stephen King l’ha definito una versione “insanguinata de l’età dell’Innocenza”. Agli inizi del 900 Edith Cushing (Mia Wasikowska) è una giovanissima scrittrice di romanzi, osteggiata per i contenuti delle sue storie tutt’altro che romantiche non adatte ad una donna, piene di fantasmi e suggestioni dell’infanzia. Vive a Buffalo sola con il padre (come nella “Bella e la Bestia”) corteggiata da Alan McMichael (Charlie Hunnam) il “dottorino” che la conosce da quando era bambina. Lo straniero venuto dal vecchio continente per fare fortuna il baronetto Sir Thomas Sharpe (Tom Hiddleston) cerca lavoro come ingegnere nell’ufficio di suo padre e la incontra per caso e come in ogni buon libro, dal primo istante in cui si guardano negli occhi i due si innamorano perdutamente. Vivono una favola meravigliosa, tra balli e passeggiate nel parco, ostacolati dal padre della ragazza che non sopporta né lui né i suoi macchinari moderni (fortemente steampunk) e visti con sospetto dall’accigliata sorella di lui Lady Lucille Sharpe (Jessica Chastain) che fin da subito condivide con il fratello dei macabri piani per il futuro. Del Toro ha più volte ricordato che nella tradizione queste vicende finiscono con il matrimonio, che porta inevitabilmente ad un lieto fine ma non è il caso di questa pellicola. Giunti in Inghilterra come marito e moglie, lui le mostra la sua nuova casa, un maniero spettrale dove le assi di legno del pavimento affondando nell’argilla rossa del sottosuolo, il soffitto cede alle intemperie facendo circolare nell’aria foglie morte e polvere secolare, sui muri si muovono indisturbate grosse falene notturne. Per i due innamorati non c’è altra scelta, la ricchezza economica degli Sharpe è la dimora che hanno ereditato è parte di loro li costringe come se fosse viva, a restare chiusi dentro quelle mura come fossero insetti in una giara. Edith e Lucille dividono lo stesso tetto, due donne opposte, una apparentemente fragile, ingenua, solare, vestita di bianco, l’altra apparentemente forte, sicura di se, passionale, crepuscolare, vestita sempre a lutto e visibilmente squilibrata. La farfalla e la falena. Sono loro le protagoniste, le donne che sono capaci di sopportare tutto per amore, l’amore visto come una forza distruttiva e incontrollabile che le distrugge, le cambia. L’amore che ci “trasforma tutti in mostri” (tema anche affrontato dallo stesso nella serie TV The Strain) il più oscuro dei sentimenti umani. Crimson Peak è stato da subito bollato dai media come “il film con la casa dei fantasmi” ma il regista ha invertito la definizione spiegando che si tratta più di una storia con “dei fantasmi all’interno” e ha dichiaratamente evitato ogni facile inquietudine che viene generata nello spettatore quando in un racconto ci sono possessioni demoniache esorcismi e interventi del diavolo. Le presenze non sempre al centro della vicenda sono i silenziosi spettatori della vita di Edith, il film non fa nessun riferimento allo spiritualismo religioso. Cos’è un “Fantasma” per Del Toro viene spiegato benissimo nel suo film “spagnolo” La Spina del diavolo a cui Crimson Peak deve molto in auto citazioni e parallelismi concettuali, il fantasma è un ricordo, qualcosa di “indelebile” che non potrà mai essere eradicato del tutto. Le creature si muovono con le mani scheletriche di Dough Jones, contorsionista, attore e animatore, famoso per aver interpretato “l’uomo pallido senza occhi” de Il labirinto del Fauno. Gli enormi set plasmati dal nulla sono interamente artigianali, la stessa dimora è costruita su tre piani dotati di stanze multi funzionali carrucole e ascensori come a teatro, la cornice della collina rossa dove ha le fondamenta, dà l’impressione di un set esterno su di una altura innevata ma è in verità un capannone dove la nebbia finta fa perdere la concezione dello spazio. Illusioni ottiche e fotografia tecnicolor con forti tonalità di blu e rosso alla Lamberto Bava. I costumi sono realizzati con dettagliatissimi ricami e stoffe realmente antiche da Kate Hawley (costumista de Lo Hobbit). La colonna sonora di Fernando Velazquez ci accompagna dall’inizio con la più “creepy” delle ninne nanne. Visibilmente ineccepibile non va incontro ai gusti di tutti, chi si aspetta di vedere un horror da “salto sulla sedia” può restare a casa a guardarsene uno in dvd, lo stesso vale per chi si aspetta un film d’azione dal ritmo frenetico e non guarderebbe mai un adattamento di un libro di Jane Austen alla tv. Il film è un incubo meraviglioso consigliato a chi non ha mai smesso di leggere i romanzi d’amore e a sognare nel bene e nel male.
 
Francesca Tulli