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A meno di una settimana dall’inizio della tredecisma Edizione della Festa del Cinema di Roma si iniziano a delineare i primi contorni di quella che probabilmente sarà una delle edizioni più variopinte e consistenti. Protagonista del manifesto ufficiale della tredicesima edizione della rassegna cinematografica è il magnetico Peter Sellers, immortalato nei panni dell’esilarante Ispettore Clouseau ne “La pantera rosa” (1963). Una scelta iconica dichiaratamente maschile dopo molte edizioni dedicate a protagoniste femminili. Tuttavia, se le donne non appaiono nella locandina ufficiale, esse rimangono protagoniste indiscusse della festa, la quale conta al suo interno 12 titoli di registe provenienti da svariati paesi.
 
 
I titoli in concorso spaziano a livello di tematiche affrontando ora il contesto storico mediante il genere documentario ora gli aspetti più vicini alla società e alle sue dinamiche interne. Con riferimento al documentario, nella selezione ufficiale il lavoro di Giovanni Zoppeddu “Diario di Tonnara”, un inno al cinema del reale sulla scia dell’opera di Vittorio De Seta, che osserva in modo ravvicinato una dinamica comunità di pescatori. Sempre in concorso nella selezione ufficiale l’ultimo film di Michael Moore “Fahrenheit 11\9”, opera nella quale il regista guarda alla realtà odierna con il tipico occhio clinico e sagace che lo contraddistingue, occupandosi stavolta di una data molto significativa per l’attuale società americana: il 9 novembre 2016, giorno dell’elezione del presidente Trump. Di tutt’altro genere il film in concorso diretto da Eli Roth “The house with a clock in its walls”, una commedia fantastica che narra le avventure del giovane Lewis Barnavelt, alle prese con un segreto mondo di magie e misteri. Inaspettata è la presenza nella selezione ufficiale dell’ultimo capitolo dedicato alla saga “Halloween” diretto da David Gordon Green, con protagonisti Jamie Lee Curtis e Judy Greer. Tra i ititoli della selezione ufficiale, direttamente da Toronto la regista messicana Alejandra Màrquez Abella presenta il film “Las Ninas Bien- The good girls”, la drammatica storia di una coppia che vedrà cambiare drasticamente la propria vita a seguito di una grave crisi economica che coinvolgerà tutto il paese. E come non menzionare il film testamento con Robert Redford “The old man & the gun” presentato in concorso dall’attore americano prima del suo ritiro definitivo dalle scene. Diretto da David Lowery, il film distribuito da Bim, è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker, uno scaltro rapinatore che innumerevoli volte fu in grado di depistare le autorità, conquistando in breve tempo l’opinione pubblica americana. Un altro italiano in concorso è Edoardo De Angelis che dopo il successo di “Indivisibili”, presentato a Venezia nel 2016 e vincitore del premio Pasinetti, è ora alla Festa del Cinema di Roma con il suo ultimo lavoro, “Il vizio della speranza”. Una storia di rinascita quella narrata da De Angelis, le cui premesse mantengono alte le aspettative nei confronti di un regista che naviga su un fiume di purezza e poesia narrativa. Ad aprire questa tredicesima edizione della rassegna cinematografica romana, il film d’animazione francese “Mia e il leone bianco”, diretto da Gilles de Maistre e presentato in prima mondiale dalla Studio Canal. Come ogni anno, le proiezioni e le conferenze che si svolgeranno all’Auditorium conciliazione di Roma saranno accompagnate da molte altre attività ed iniziative parallele sparse in numerose zone della città. Da segnalare la rassegna alla Casa del Cinema dedicata ai classici del cinema noir, un genere che rivestirà un ruolo da protagonista assoluto in questa tredicesima edizione. Il noir sarà infatti il principale leit motiv quest’anno delle clip che precederanno di norma tutte le proiezioni in sala: un piacevole omaggio a grandi film del passato e del periodo più contemporaneo. Piuttosto corposa è inoltre la lista dei nomi degli Incontri Ravvicinati, si attendono infatti Martin Scorsese, Isabelle Huppert, Cate Blanchett e molti altri ancora. La Festa del Cinema di Roma aprirà pertanto i battenti il prossimo 18 ottobre e abbraccerà un arco temporale di ben dieci giorni, chiudendo il sipario il 28 con la proiezione dell’ultimo film di Paolo Virzì, “Notti magiche”. Non ci resta altro che attendere il 18 ottobre, quando finalmente anche Roma si tingerà di rosso. 
 
 
Giada Farrace

Venom

Giovedì 04 Ottobre 2018 09:36 Pubblicato in Recensioni
San Francisco. Eddie Brocke è un reporter d’assalto sagace e intraprendente, il cui scopo è portare alla luce alcune tra le notizie più scottanti della frastornata realtà cittadina. Frugando nel computer della fidanzata, casualmente scopre dei documenti su alcune morti ingiustificate all’interno del laboratorio di sperimentazione farmaceutica Life Foundation. Brocke decide subito di affrontare la questione di petto, sbattendola istintivamente in faccia durante un’intervista esclusiva al proprietario della società, il freddo Carlton Drake. Ma le cose si complicano, questa avventata mossa si rivela per il giornalista un passo falso recando con sé conseguenze avverse, tra cui l’immediato allontanamento dal posto di lavoro e la rottura con la ragazza. La credibilità della Life Foundation è una fortezza inattaccabile, troppo potente per venire compromessa da un giornalista squinternato. Tuttavia le feroci barbarie all’interno della Life F. tornano ben presto a galla, una stimata dottoressa del centro sperimentale ricontatta Brocke per denunciare una volta per tutte quel che accade all’interno dei laboratori.  Infiltratosi di notte all’interno della struttura, Eddie, oltre a scoprire le tremende gabbie utilizzate per contenere cavie umane, entra inaspettatamente in contatto con uno strano parassita, un viscido sembionte alieno, che finisce con l’insinuarsi nel suo corpo. Da questo momento in poi, la vita di Eddie Brocke subisce un drastico mutamento. Il Venom diretto da Ruben Fleischer, regista di Benvenuti a Zombieland e Gangster Squad, è molto diverso dal tipico film targato Marvel. Prima tra tutte le differenze che rendono questo lavoro anomalo e nettamente fuori dal coro, è la sua volontà di prendersi poco sul serio e di premere pesantemente l’acceleratore. Portare sullo schermo uno dei villain più amati e più conturbanti dell’universo fumettistico, precisamente il 22esimo più spaventoso nella lunga lista dei cento cattivi più terribili di sempre, non era affatto un’impresa semplice. Venom è un personaggio dal duplice aspetto, affascinante e allo stesso modo famelico, ed il suo stesso comportamento riflette un’immagine che diviene veicolo di violenza. L’incontenibile frenesia di questo essere, viene pertanto restituita dal film nel migliore dei modi, ricorrendo ad un montaggio ritmato e schizofrenico, una scarica di adrenalina che non lascia mai spazio a momenti di stasi. La scena dell’inseguimento in moto è tra le migliori di tutto il film, ricca di particolari e densa di tensione come da tempo non si vedevano all’interno di un lavoro Marvel. Tom Hardy dal canto suo, dona una sfaccettatura ironica e trasandata al personaggio di Eddie Brocke, dando vita a sequenze esilaranti, in alcuni casi ai limiti del delirio. Scattante, incontenibile e chiassoso, il lavoro di Fleischer è molto vicino ai classici film fumettistici di un tempo e piuttosto lontano da quel filone di titoli sci-fi di più recente realizzazione, nonostante abbia le medesime premesse. Ad alimentare questo aspetto, la scrittura dei dialoghi e di alcune scene orientate a gestire la tensione in modo crescente, come nei migliori action movies di vecchia generazione. Venom è un film che indubbiamente genererà divisioni e pareri contrastanti in virtù della sua natura bizzarra e stravagante. La stampa estera lo ha definito in più occasioni tiepido e confusionario, alle volte indigeribile. Il Venom interpretato da Tom Hardy infatti risulterà per molti altisonante e fuori dalle righe, ma forse questi non possono considerarsi  i veri e propri difetti del film. Una delle mancanze più inficianti è rappresentata invece dall’assenza di scene dall’impronta più brutale e splatter, indispensabili nell’incorniciare un personaggio quale Venom. Un limite imposto dalla Sony al fine di allargare le soglie di accesso alla visione del film ed escludere definitivamente il divieto ai minori.  Si tratta di un passo falso che non solo ha impoverito la sostanza e le atmosfere del film (sottraendole all’horror), ma che ha purtroppo edulcorato la figura di un villain sanguinario e brutale. 
 
Giada Farrace
 

Sulla mia pelle

Mercoledì 12 Settembre 2018 19:45 Pubblicato in Recensioni
L’immenso potere del cinema risiede nella sua natura intrinseca di paradigma della realtà, nonché cristallizzazione di un evento.   A questo aspetto più prossimo al reale, si addiziona  il germe dell’informazione, quella volontà programmatica di diffondere spiegazioni, considerazioni attorno ad un preciso assunto. Probabilmente l’unico mezzo in grado di arrivare orizzontalmente coinvolgendo migliaia di intelletti, il cinema ha sovente l’onere di farsi cronaca. Rivelare per mezzo del racconto cinematografico un evento realmente accaduto significa dare nuovamente vita ad un episodio che ha avuto peso nell’immaginario collettivo.  Alessio Cremonini esordisce alla regia dirigendo un film su una delle pagine più feroci e dolorose della cronaca nera italiana, ossia la violenta morte di Stefano Cucchi avvenuta il 22 ottobre del 2009. Presentato all’interno della sezione Orizzonti della 75esima Mostra del cinema di Venezia, il film di Cremonini ricostruisce i giorni precedenti la morte del giovane romano avvenuta presso l’ospedale Sandro Pertini. Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre 2009 per detenzione e spaccio di stupefacenti, fu sottoposto durante la prima notte di detenzione a pesanti vessazioni da parte delle autorità, danni fisici che provocarono gravi lesioni corporee e un’emorragia alla vescica. Nonostante le precarie condizioni fisiche di Cucchi, la data dell’udienza venne fissata al mese successivo, e il giovane romano fu costretto a trascorrere cinque giorni tra una struttura e l’altra, presentando delle condizioni fisiche in continuo peggioramento. Sulla mia pelle, rappresenta forse uno tra gli esempi più autentici di cinema d’informazione, imperniando il suo punto di appoggio proprio sulla minuziosa ricostruzione dei fatti accaduti a Stefano Cucchi. Prodotto da Netflix, come molti altri film in concorso quest’anno a Venezia (tra cui lo stesso film vincitore Roma), l’opera prima di Cremonini incarna in massimo grado il cine-documentario, un racconto di riedificazione dei sei giorni trascorsi tra l’arresto di Stefano e la sua morte. Un film che mette da parte ogni intromissione soggettiva nel fatto di cronaca, lasciando ampio spazio di riflessione e libertà allo spettatore, che tuttavia, in alcuni momenti, sente l’esigenza di un approccio più personale alla vicenda.Il regista gioca pertanto all’essenziale, centrando tutto sulla linearità. Un minimalismo che fa della sottrazione il proprio principio portante e che reca in sé alcune conseguenze inficianti, una tra tutte l’assenza di un’impronta più ricercata. A vestire i panni di Stefano  un Alessandro Borghi formidabile, che non eccede mai nella sua complessa e aderentissima interpretazione. Borghi restituisce al film un’intensa impronta, il cui impatto emotivo è riscontrabile anche nella stretta somiglianza tra l’attore e Cucchi. Una trasformazione, quella dell’attore romano, espressa sia a livello fisico (per il film dimagrito circa 18 chili), sia a livello vocale (la voce di Borghi  gode quasi di una  totale adesione a quella originale di Cucchi).
Sulla mia pelle, da oggi disponibile su Netflix e presente in contemporanea nelle sale italiane, è un asciutto resoconto, un quadro degli eventi che scorre in modo fluido ed inesorabile, senza però restituire al pubblico quell’aspetto epidermico evocato dal titolo. Un approccio che avrebbe donato ad progetto di tale portata maggior vigore e una sfaccettatura ancor più intima.
 
 
Giada Farrace
 

Salviamo il Fantafestival

Mercoledì 01 Agosto 2018 21:36 Pubblicato in News
FANTAFESTIVAL 2018 – IL CROWDFUNDING
 
 
1.  Cos’è il Fantafestival? Un po’ di storia…
 
Il Fantafestival è il più longevo festival italiano dedicato al cinema fantastico in tutte le sue declinazioni: fantascienza, horror, fantasy, paranormale, gotico e altri generi affini, con alle spalle ben 37 edizioni! Probabilmente molti già lo conosceranno, ma è giusto raccontare un po’ della sua storia, per tutti coloro che non hanno ancora avuto modo di sperimentarlo in prima persona.
 
Il Fantafestival nasce a Roma nel 1981, come diretta derivazione delle rassegne di cinema di fantascienza organizzate per il circuito Italnoleggio negli anni ’74-’77 e delle grandi kermesse di cinema fantastico con le quali il Cineclub Tevere di Roma connotò la propria programmazione a partire dal ’75.
 
Iniziato al cinema Clodio nell’ottobre del 1981 e poi passato, negli anni, come sede principale prima al complesso Capranica-Capranichetta, poi al Barberini, al Quattro Fontane e al Savoy, il festival si è sempre caratterizzato per il taglio popolare, indirizzato al grande pubblico degli appassionati.
 
Le ali del pipistrello del Fantafestival hanno volano negli anni nei cieli di altre città italiane, come Milano, Ravenna, Napoli, Verona e Genova. Grazie alle numerose collaborazioni internazionali inoltre nel 1986 il Fantafestival, insieme ai Festival di Bruxelles, di Sitges (Spagna) e di Oporto (Portogallo) è tra i soci fondatori della European Fantastic Film Festivals Federation (www.melies.org).
 
Sul palco e sugli schermi del Fantafestival sono passati i nomi più illustri del cinema fantastico italiano e internazionale: Vincent Price, Christopher Lee, George A. Romero, Roger Corman, David Cronenberg, Sam Raimi, Peter Cushing, Malcolm McDowell, Peter Jackson, Alejandro Jodorowsky, John Phillip Law, Rutger Hauer, Tobe Hooper, Lloyd Kaufman, Brian Yuzna, Robert Englund, John Carpenter, Ursula Andress, Barbara Steele, Dario Argento, Carlo Rambaldi, Dino De Laurentiis, Dante Ferretti, Sergio Stivaletti, Lamberto Bava e molti altri ancora.
 
 
2.  Che mondo sarebbe senza il Fantafestival? La raccolta fondi per l’edizione 2018
 
Che mondo sarebbe senza il Fantafestival? Questa è la domanda che ci siamo fatti e che vi facciamo quando abbiamo toccato con mano l’impossibilità di organizzare la 38esima edizione del nostro festival.  La causa è dovuta alla riduzione, fino all’annullamento, dei finanziamenti pubblici, grazie ai quali finora siamo riusciti a proporre con continuità e in crescita la manifestazione. Un calo al quale ci siamo rifiutati di cedere, rispondendo con investimenti personali e la forza della nostra passione, grazie all’affetto che da sempre il pubblico ha dimostrato nei confronti della kermesse.
 
Che mondo sarebbe senza il Fantafestival? Ma soprattutto, che mondo è “con” Il Fantafestival?
 
La realtà dei festival cinematografici è profondamente cambiata nell’arco dei 37 anni di vita del Fantafestival. Da diversi anni il festival ha focalizzato gran parte della sua attenzione alle produzioni di giovani autori italiani e internazionali. Registi e produttori indipendenti di corti e lungometraggi a cui il Fantafestival ha dato spazio nell’ottica di promuovere idee nuove, giovani talenti, per riuscire a metterli in contatto con il destinatario ultimo delle loro opere: il pubblico. E sono stati diversi i casi in cui un giovane filmmaker esordiente, anche grazie alla visibilità ottenuta con il Fantafestival, abbia poi proseguito la sua carriera fino ad arrivare alla distribuzione nazionale in sala.
 
Ciò che unisce il Fantafestival, i filmmaker e gli spettatori è proprio la passione verso il cinema fantastico. Una passione che di certo non può scomparire per una mancanza di budget. Abbiamo pensato che un mondo senza Fantafestival non debba esistere e abbiamo deciso di chiedervi aiuto, proprio come molti filmmaker fanno per riuscire a portare a compimento la loro opera. Chiediamo aiuto a tutti coloro che, anno dopo anno, ci raccontano di come la loro passione per il cinema di genere fantastico sia nata proprio durante le nostre passate edizioni e ai più giovani che vorranno entrare a far parte del nostro mondo!
 
 
 
3. La 38esima edizione
 
Che mondo sarebbe senza il Fantafestival lo potete scoprire ironicamente all’interno dello spot che vede protagonisti i nostri Luca Ruocco e Marcello Rossi, girato con il supporto del regista Paolo Gaudio (premiato proprio al Fantafestival per il suo lungometraggio d’esordio Fantasticherie di un passeggiatore solitario).
 
Nel mondo reale, l’assenza del Fantafestival non porterebbe alla sparizione del fantastico dalla vita di tutti i suoi fan, ma di certo segnerebbe la scomparsa di una pagina importante nella storia della cultura italiana horror, fantasy e fantascientifica.
 
Se vorrete darci una mano a salvare la 38esima edizione del Fantafestival avrete la nostra eterna gratitudine e ci aiuterete a coprire le spese organizzative di base di questa nuova avventura che si svolgerà negli spazi del Nuovo Cinema Aquila, a Roma, per 5 giorni nel mese di Dicembre 2018.
 
Ma non basta: per ringraziarvi del vostro piccolo o grande contributo, il Fantafestival ha pensato ad un premio per ognuno di voi.
 
 
 
Qui il link alla campagna crowdfunding Kickstarter:
 
 
 
Qui il link al video su youtube: