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Il grigiore della vita quotidiana spinge un gruppo di ragazzi della provincia pugliese a organizzare rave legali della durata di un intero weekend, nelle località rurali salentine. Siamo agli inizi del 2000 e queste feste, le FarFly (note anche come Feste delle Farfalle), diventano, di anno in anno, un vero e proprio evento di massa. Il regista Alessandro Piva, autore di spicco dell'underground pugliese con i cult LaCapaGira e Mio Cognato, dopo il noir romano Henry, torna nella sua regione natia, alla quale si rivela indissolubilmente legato, e racconta il percorso evolutivo di questo gruppo di amici nell'arco di dieci anni. Nella prima parte del film, ambientata nel 2002, Piva mostra come i protagonisti vogliano superare il concetto tradizionale e conformista di discoteca e la conseguente commercializzazione del divertimento, in favore di un'esperienza più genuina. Dieci anni dopo, nonostante i figli e qualche capello bianco, l'amore per la musica elettronica e quel desiderio di aggregazione sono rimasti invariati, tanto da trasformare le FarFly in un appuntamento fisso dell’estate pugliese, per giovani provenienti da tutta Italia.
Opera d’esordio dei registi Giulia Brazzale e Luca Immesi, Ritual – Una storia psicomagica è un thriller psicologico liberamente tratto da La danza della realtà di Alejandro Jodorowsky.
Più che un omaggio al grande drammaturgo-poeta-regista cileno, il film appare come un buon tentativo di portare sul grande schermo un tema controverso come la psicomagia, una terapia dell’inconscio ideata e perfezionata dallo stesso Jodorowsky. Ispiratagli dalle pratiche utilizzate da una guaritrice messicana, la psicomagia è considerata dal suo creatore una forma d’arte; secondo il suo pensiero, “la finalità dell’arte è curare, poiché se non cura non è vera arte”. Alla luce di ciò, il fatto che il grande maestro non solo abbia approvato la sceneggiatura di Ritual, prestandosi per un cameo, ma abbia inoltre definito il film come “terapeutico”, può giustamente rendere gli autori soddisfatti del proprio risultato.
Alex (al secolo Donato Del Giudice) è un “Pinocchio punk” di 35 anni. La sua generazione non c’entra niente con l’immaginario del Punk ’77, quello di Johnny Rotten e Malcom McLaren, quello che lo stesso Alex considera la più grande rivoluzione della storia e dalla quale sembra inguaribilmente ossessionato.