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Rifkin's Festival

Giovedì 06 Maggio 2021 21:11 Pubblicato in Recensioni
Al suo 48esimo lungometraggio Woody Allen rende omaggio al cinema e al suo potere salvifico. A quel cinema ostaggio di un tempo passato, in cui cineasti come Bergman, Fellini, Truffaut, rendevano fruibili ai più il senso profondo della vita attraverso la settima arte. 
E’ un ipocondriaco nostalgico il protagonista di Rifkins Festival: Mort Rifkins (Wallace Shawn) ex insegnante di cinema all’università e aspirante scrittore intrappolato da anni in un blocco creativo che cammina di pari passo con il suo barcollante matrimonio. Mort è sposato con Sue (Gina Gershon), press agent del giovane e affascinante regista Philippe Germain (Luis Garrel), nuova icona di una nouvelle vague del nuovo millennio e idolatrato da critica e pubblico per la sua ultima acclamata opera, presentata al San Sebastian film festival, scenario in cui si svolge la vicenda.
L’ultimo lavoro del regista newyorkese è condito da un coacervo di citazioni cinematografiche riviste nella sarcastica chiave alleniana, con una ironia mai compiacente e il coraggio dissacratore che omaggia bonariamente ma al contempo significativamente, senza mai scimmiottare. 
Ritroviamo in questo film le tracce, ultimamente sbiadite, di un Woody Allen della prima ora, immerso egli stesso nella figura del protagonista, che domina a fatica le sue paure e le sue insicurezze, cedendo a vorticose e ossessionanti ipocondrie prive di fondamento. 
Il giovane regista, suo contraltare artistico e rivale in amore,  rappresenta tutto ciò che Mort ha sempre criticato e disprezzato: un cinema oleografico che poco ha a che fare con il vero senso della vita. Un cinema corrivo che strizza l’occhio alla critica, riecheggiando la vitalità degli autori del passato e vendendosi come strumento di risoluzioni politiche, che in una ironica iperbole arrivano addirittura a descrivere il film come arma di pace nella questione bellica palestino-israeliana.
E mentre Mort si barcamena tra un tentativo e l’altro di arrivare a una conclusione e una consapevolezza definitiva sul suo matrimonio e l’eventuale adulterio della moglie, conosce inaspettatamente una giovane e bella cardiologa: Jo Rojas (Elena Anaya). 
Il continuo e stimolante confronto con la giovane dottoressa fa risorgere emotivamente il protagonista, inizialmente disegnato come un eterno perdente, un predicatore snob senza particolare talento, bravo a imbonire le persone che lo conoscono perché considerato un intellettuale, grazie alle capacità critiche di chi nutre un nostalgico rimpianto per l’arte del passato, esotica ed esistenzialista, così inarrivabile che lui stesso non riesce ad esserne degno. Il suo fallimento sta nell’impossibilità di portare a termine la stesura del romanzo della vita e nell’essersi ritrovato costretto quindi a insegnare cinema all’università. Se questa sua condizione, all’inizio, è considerata un ripiego, quando la storia prosegue, Mort si rende conto che forse quello che considerava una scelta di serie B, era diventato il segno del suo passaggio nel mondo. Abitato da crisi esistenziali e da paranoie psicologiche, il protagonista della storia riesce ad alleggerire la sua condizione grazie all’incontro con la dottoressa sfortunata in amore e appassionata di cinema. 
Wody Allen torna alle origini e trova nuova linfa vitale da tematiche a lui care che rimangono i topoi preferenziali e più riusciti del suo cinema. Sono quelli più intimi, più autentici. Quelli che hanno a che fare con le ansie esistenziali, con le crisi psicologiche. Quelli che sembrano portare lo spettatore verso un baratro esistenziale, mettendolo avanti a verità incontrollabili ma che, inaspettatamente, lo sorreggono con una battuta laconica e impenitente.
Quelli che portano Mort a giocare a scacchi con la morte (Christoph Waltz) che finisce per dargli consigli pratici su come allungare la vita. 
Perché se dalla morte non si può fuggire, che sia allora per lei più difficile raggiungerti. 
 
Valeria Volpini
Sono iniziate lunedì 12 aprile 2021 le riprese del lungometraggio “Tramonto a Nord Ovest”, opera seconda della regista Luisa Porrino, prodotta dalla Fargo Entertainment S.r.l., di proprietà della regista stessa, insieme al produttore associato Noura Cinema, con il beneficio del contributo selettivo alla produzione per opere di lungometraggio di particolare rilevanza artistica del Ministero della Cultura (MiC). Il film verrà realizzato per 3 settimane in Piemonte e 2 nel Canton Ticino con il contributo del POR FESR Piemonte 2014-2020 - Azione III.3c.1.2 - bando “Piemonte Film TV Fund” e il sostegno di Film Commission Torino Piemonte. 
Il film è coprodotto dalla società svizzera E-Motion Swiss con la partecipazione del Ministero della Cultura Svizzero (BAK), e Ticino Film Commission e dalla società francese Eloise Films e con il contributo della Region Sud - Provence - Alpes et Cote d’Azur.
 
 
Tramonto a Nord Ovest è un film di formazione sulla storia di due giovani protagonisti, Luca (Giuseppe Saccotelli) e Margherita (Margherita Fantini), che devono affrontare una delle prove più importanti della loro vita. Entrambi ventenni si ritrovano ad affrontare l’ipotesi di diventare genitori. Questo evento da inizio ad un percorso che li porterà verso due direzioni differenti. Luca scapperà dalle proprie responsabilità, dando vita ad un viaggio iniziatico, che lo porterà a scoprire un microcosmo fantastico, dove riuscirà a trovare il coraggio di affrontare la vita reale ed una trasformazione interiore.
La regista allarga lo sguardo al contesto della provincia del nord ovest Italiano, terzo protagonista della storia. La prima parte del film si svolgerà in città, con il patrocinio della Città di Biella, della Provincia di Biella e della Città di Rosazza, per proseguire sulle pre-alpi biellesi e ticinesi.
Il cast tecnico si avvale di molti ruoli femminili: la fotografia sarà curata dalla DOP Marina Kissopoulos, che ha già collaborato con la regista per il film “Porto il velo adoro i Queen”, la scenografia e costumi sono affidati alle giovanissime piemontesi Ludovica Spacca e Nadia Pistorello, trucco e parrucco Roberta Bacco e Lia Mineo. Si cita anche l’esordio di Irene Castrogiovanni, operatore e steady cam.
 
Anche il cast artistico si avvale di molti volti giovani: Margherita Fantini e Giuseppe Saccotelli, nei ruoli  di Margherita e Luca, i protagonisti del film,   Marco Rezoagli, il giovane pastore astronomo, Chaimae Sellak e Mohamed Bakkal El Idrissi, nel ruolo di due giovani  migranti, e Cristina Renda. Tutti al loro primo esordio sullo schermo.
A completare il cast ci sono Leonardo Nigro nel ruolo di Bacci, attore italo-svizzero che ha al suo attivo un premio come miglior attore protagonista Swiss Film Award, Marianella
Bargilli, diplomata al Dams di Bologna ed attrice teatrale, Roberta Lena, e Miletti Ubadotti, signora del teatro dialettale ticinese.
Molti abiti di scena sono stati realizzati dallo storico Lanificio Cerruti di Biella, del noto stilista Nino Cerruti, che ha vestito gli attori più importanti di Hollywood.
Sacrificio disumano è uno sconcertante mini-film diretto da Pierfrancesco Campanella che affronta la scottante tematica della sparizione dei minori. Argomento tornato di strettissima attualità grazie agli ultimi, clamorosi, risvolti del caso della piccola Denise Pipitone.
 
Maria Grazia Cucinotta interpreta il ruolo di Mara, una madre cui viene rapito il figlioletto e che si isola dal mondo, barricandosi in casa, per cercare di ricostruire tramite i moderni mezzi informatici la verità su quanto accaduto. Sparito senza apparente motivo, il piccolo è stato rapito da qualche pedofilo? O magari è rimasto vittima di un traffico internazionale di organi? E se fosse addirittura finito nelle grinfie di una setta satanica? Di certo la donna è andata fuori di testa e vede con diffidenza tutti i personaggi che le ruotano attorno e che fanno a gara per distrarla e darle conforto: dal giovane amante bel tenebroso Silvano (cui presta il volto Nicholas Gallo, figlio di Mirca Viola) alla sorellastra Matilde (Chiara Campanella), dal patrigno Fabrizio (Franco Oppini) ad una anziana vicina di casa di nome Filomena (Maria Rita Hottò), fino ad una intraprendente poliziotta (Federica Candelise). Ma nessuno riesce a restituirle serenità: la donna rifiuta qualunque contatto e passa le giornate a documentarsi sul fenomeno dei minori rapiti, entrando in una vera e propria spirale di delirio.
 
L’unica persona della quale si fida è una psicologa molto rassicurante (Francesca Nunzi) che le fornisce prestazioni a domicilio.
 
Tutto lascerebbe pensare che la protagonista possa compiere da un momento all’altro un gesto estremo dettato dalla depressione, finchè non emerge la sconvolgente realtà attraverso una incredibile sequela di colpi di scena.
 
Sacrificio disumano è un’opera che farà certamente discutere per il modo crudo con cui il regista tratta la delicata materia. Emblema della bellezza mediterranea nel mondo, Maria Grazia Cucinotta dimostra una grande sensibilità interpretativa, con una performance davvero coinvolgente. Le va oltretutto dato il merito di aver accettato di recitare completamente senza trucco, per rendere più credibile la sofferenza interiore del personaggio, senza minimamente perdere il suo innato fascino carismatico. Poche colleghe al suo posto avrebbero avuto lo stesso coraggio!
 
 
Non tutti, inoltre, sanno che Maria Grazia è attivamente impegnata nel sociale, facendo parte di numerose associazioni umanitarie e rendendosi promotrice di varie iniziative di solidarietà. Per questo motivo si è immediatamente immedesimata nel copione propostole da Campanella, noto al pubblico soprattutto per i discussi thriller cult Bugie rosse e Cattive inclinazioni, rieditati recentemente in dvd, con grande successo, dalla prestigiosa CG Entertainment.
 
Sacrificio disumano si avvale di una originale colonna sonora hard rock composta dal giovane cantautore Alfred Bestia, mentre la suggestiva fotografia è di Sacha Rossi, il make up di Pietro Tenoglio, il montaggio di Francesco Tellico, le scene e i costumi di Laura Camia.
 
Al cortometraggio ha collaborato, come prezioso consulente informatico, il noto ingegnere Paolo Reale, spesso ospite nel programma tv Quarto grado.
 
Sacrificio disumano, prodotto da Angelo Bassi e distribuito dalla Mediterranea Productions,  è attualmente in gara al Festival Tulipani di seta nera, organizzato in collaborazione con Rai Cinema Channel.
 
Lo si può visionare sulla piattaforma web:
 
 

I Giorni Bianchi il nuovo film della Donkey's Movies

Sabato 24 Aprile 2021 14:26 Pubblicato in News
Prossimamente sulle principali piattaforme "I giorni bianchi ", il nuovo lavoro di Davide Alfonsi e Denis Malagnino (La Rieducazione, Ad ogni costo, Il codice del babbuino) con Full Frame produzione.
 
 
 
Italia, Marzo 2020. Il Premier Conte annuncia il lockdown nazionale per arrestare la crescita prerompente dei morti da Covid: "State a casa" è il messaggio raccomandato a tutte le famiglie italiane per rallentare il diffondersi del virus, ma la chiusura totale adottata acuisce in molti nuclei, già precari e in difficoltà, i disagi esistenti. In quello mostrato nella pellicola "I giorni bianchi" riaffiorano problemi latenti innescando un climax di follia che sfocerà in un impensabile delirio. 
 
 
"I giorni bianchi" di Davide Alfonsi, Denis Malagnino e Marco Pocetta con Daniele e Simona Malagnino è la nuova sorprendente pellicola prodotta da Donkey's Movies che racconta la quarantena di una famiglia italiana. Mentre all'esterno cresce il numero dei morti e delle attività commerciali chiuse, all'interno di una famiglia si consuma una tragedia nella tragedia con un pathos da film horror che mostra, con primi e primissimi piani alla Cuarón, i problemi scaturiti dal necessario "Stay At Home". Con la recitazione straordinaria di Simona Malagnino, per la prima volta in un film, in un ruolo femminile drammatico da cinema neorealista, le colonne dell' Amanda Flor realizzano una pellicola diversa rispetto alle precedenti produzioni: decisamente più ansiogena e claustrofobica, ma sempre cinicamente realistica. 
 
 
<<Tre personaggi esemplari dell'Italia di oggi - così ha dichiarato Davide Alfonsi, uno dei registi del film - condividono i loro giorni di quarantena. Un maschio schiacciato da responsabilità più grandi di lui, una donna sterile che agogna una maternità impossibile, un demente in balia di deliri calcistici. Un cane a guardia della normalità che sta andando a pezzi, nella ripetizione automatica di gesti e azioni, che malcelano il seme della follia, nell'assordante cacofonia di elettrodomestici, sotto lo sguardo di ammennicoli, casa rifugio di insetti vivi e morti. Di fuori un mondo che non esiste più, dal quale provengono solo le voci metalliche dei gerarchi che salmodiano numeri e dati.>>.