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Il discorso che Meryl Streep ha tenuto in occasione dei Golden Globes 2017 ha lasciato tutti spiazzati, ha commosso e si è dimostrato in netta opposizione con Donald Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti. L'attrice chiude con una bellissima citazione di Carrie Fisher la compianta Principessa Leia di Star Wars : Prendete il vostro cuore spezzato e fatene arte!

Assassin's Creed

Giovedì 05 Gennaio 2017 15:07 Pubblicato in Recensioni
Ubisoft Montreal sviluppa nel 2007 Assassin’s Creed, videogioco capace di regalare un’esperienza visiva e interattiva diversa dalla consuetudine offerta dal mondo del game.  Basato sul concetto di open world (condizione grazie alla quale il giocatore è libero di muoversi in ogni angolo del mondo virtuale), il videogioco riscuote in pochi anni un enorme successo conquistando una vasta fetta di appassionati dell’action and adventure game.  La trama del gioco si dipana in differenti epoche che vanno dal 1190 al periodo dell’Inquisizione spagnola, e vede come protagoniste due fazioni in netto contrasto tra loro: l’ Ordine Templare da un lato, schierato per il controllo della vita degli uomini, e la Confraternita degli Assassini dall’altro, fazione mossa dalla volontà di eliminare ogni forma di tirannia nel nome della giustizia.  Il regista Justin Kurzel decide di intraprendere un cammino tortuoso e assai imprudente come quello dei cinegame. Affiancato da Micheal Fassbender (già protagonista nella pellicola Macbeth diretta dallo stesso Kurzel nel 2016), il regista ricrea un personaggio del tutto nuovo, senza riprendere fedelmente una delle avventure della serie.  Il risultato è un film denso di azione e avventura, contraddistinto da immagini fortemente evocative, mosse dalla precisa volontà di ricreare una realtà credibile e allo stesso modo spettacolare. Protagonista della vicenda è Callum Lynch, un criminale che scampa miracolosamente alla morte grazie alla Multinazionale Templare, interessata al peculiare patrimonio genetico dell’individuo. Lynch viene affidato alla dottoressa Sophia Rikkin (Marion Cotillard), figlia del fondatore dell’Abstergo (una delle più grandi e influenti multinazionali farmaceutiche), Alan Rikkin ( Jeremy Irons). Grazie ad una particolare tecnologia elaborata al fine di sbloccare i ricordi genetici, Lynch scopre di discendere da una società segreta, Gli Assassini, attiva nella Spagna del XV secolo. Attraverso il suo antenato Aguilar De Nerha, Lynch si ritroverà nell’Andalusia del 1492, alla ricerca della mela dell’Eden, chiave contenente il codice genetico del libero arbitrio umano. Il film girato in location naturali,  punta sulla ricostruzione di un mondo contornato da mistero e realismo, utilizzando in modo piuttosto pesato la CGI.  Lo sforzo di  Kurzel nel dare una personale interpretazione ad una storia complessa e sfaccettata come quella trattata nella serie videoludica, è ammirevole anche se evidenzia molteplici fragilità. Prima su tutte, è l’assenza di quel massiccio mantello di intrigo e tensione caratteristici del protagonista. Il film è nettamente indirizzato sull’azione, sul movimento, sulle acrobazie, aspetti che finiscono col gravare sulla storia, della quale si comprende ben poco. Molti sono gli interrogativi che non trovano risposta, divenendo lacune incomprensibili per tutti coloro che non hanno familiarità con il videogame. Fassbender è perfetto nel vestire i panni di Aguilar De Nerha, ma non debitamente valorizzato da un contorno poco dettagliato, e troppo legato ad un’azione quasi morbosa, eclissando in alcuni punti la narrazione. Kurzel dopo Macbeth, si trova a dirigere il suo terzo film, un progetto ambizioso e complesso, purtroppo non realizzato al massimo del suo potenziale. 
 
Giada Farrace

Il cliente

Sabato 21 Maggio 2016 11:17 Pubblicato in Recensioni
Teheran, giorni nostri. Una giovane coppia deve fuggire dalla propria abitazione, causa pericolo imminente di crollo dell’edificio. Costretti a cercare con urgenza un posto dove stare, Emad (Shahab Hosseini) e Rana (Taraneh Alidoosti), chiedono se è possibile dormire per qualche notte nel teatro dove entrambe stanno preparando lo spettacolo “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller. Il responsabile offre loro una sistemazione più comoda: un appartamento lasciato libero da una donna, che con l’intensificarsi della narrazione, scopriremo avere avuto un passato a dir poco permissivo. Un sinistro episodio, che ha come scena del misfatto proprio la nuova casa, cambierà per sempre la vita dei coniugi.
 
Premio per la miglior sceneggiatura ad Asghar Farhadi e miglior attore a Shahab Hosseini (egregia prova da navigato attore teatrale) al Festival di Cannes 2016, dove il film era in concorso per la Palma d’Oro.
 
Asghar Farhadi, regista di A Separation (Golden Globe e Oscar miglior film straniero nel 2012) e di Il Passato, torna a descrivere il proprio paese, un Iran profondamente avvinghiato alla propria cultura. Mondo segnato da una ben definita ideologia, che abbraccia calorosamente la religione. Su questa base elabora, con acume da esperto di teatro, un’intricata drammaturgia affiancando la vita di due giovani innamorati a quella della famiglia protagonista dell’opera di Miller “Morte di un commesso viaggiatore”. Metacinema come base per un revenge movie guidato da un cuore ferito, che non riesce a darsi pace.
 
L’autore iraniano, come ormai da qualche anno a questa parte, ci regala un lungometraggio contraddistinto da una conoscenza profonda del narrare. Efficacia del testo mai celata e resa preziosa dai dialoghi e dal saper descrivere complicati rapporti umani. Si rimane avvinghiati ai dettami della società, che poi sono proprio la causa scatenante del divampare delle frustrazioni. Lo sviluppo del testo è stupefacente, un thriller disseminato di complessi labirinti personali. Viaggi conservatrici con iconici cartelli affissi su ogni protagonista. Un pannello da optometrista stampato addosso con la scritta più visibile che dice: “Vergogna”. Sotto più sfuocate, ma presenti, le parole: fallimento ed insoddisfazione. 
 
Farhadi ci insegna come un piccolo gesto può avere delle conseguenze enormi e modificare la vita di molte persone. Una minuscola fiamma che poco a poco prende aria bruciando tutto quello che si è costruito con amore e perseveranza nella vita. Qui si arriva con un groppo in gola, tensione alle stelle costruita attraverso una impressionante conoscenza delle dinamiche umane, che stordisce e lascia impietriti. Un dettagliato sguardo nell’anima della propria gente tradotto con un linguaggio delle immagini unico ed esaustivo.
Emad ad un certo punto vorrebbe morire perché ha fallito come il commesso viaggiatore, che trova nella morte la riparazione a tutto. La dipartita morale di un docente, aimè troppo idealista.
 
The Salesman è il film da non perdere. Perla di rara bellezza nel palinsesto cinematografico contemporaneo. Ad oggi non è ancora prevista una data di uscita italiana, ma siate pronti ad osservare il mondo frantumato del coraggioso cineasta iraniano, colmo di difficoltà nel gestire la propria famiglia anche quando appartieni ad una classe media ed istruita. La Palma d’oro morale.
 
David Siena
 

Oceania

Giovedì 22 Dicembre 2016 10:53 Pubblicato in Recensioni
Piccola, arruffata nei suoi capelli ricci, incantata dai racconti della sua nonna pazzarella, Vaiana intenerisce il pubblico al primo sguardo. Ron Clemets e John Musker navigatori esperti dell'animazione Disney, autori di Aladdin (1992) e della Sirenetta (1989). Tornano a dirigire le acque incantate dell'oceano in CGi, con un occhio sulle avventure di questa piccola eroina avventata. Il "malvagio" Maui, semidio trasformista che può assumere fattezze animali, ha rubato il cuore alla dea della terra. Vaiana figlia del capo villaggio scelta dal destino, si convince di affrontare l'imminete carestia causata da questa catastrofe, cercando una soluzione oltre il Riff di cascate, dove nessuno si era mai (fino a prova contraria) spinto prima. Vaiana è l'eronia femminile che rispetta i canoni della donna imbattibile, che ora fa presa sul pubblico. Dolce e un po' svitata vive questa Odissea con eccessiva tranquillità, ma fa la conoscenza di personaggi variopinti, rubati a alle atmosfere di "Alla ricerca di Nemo" (2013). Colpisce la qualità grafica del prodotto, solo 5 anni fa, hanno confessato i registi  durante la conferenza stampa, non sarebbe stato possibile animare l'oceano con queste possibilità, nonostante i criteri per realizzare l'acqua siano gli stessi di 27 anni fa: calcolare trasparenza, tonalità di colore e fluidità. La colonna sonora di Mark Mancina ci trascina nel mood e la voce “cantata” di  Vaiana in italiano è di Chiara Grispo, giovanissima sfornata dalla fabbrica di Amici 15. I rimandi musicali però strizzano l'occhio  anche al passato, il granchio Tamatoa, canta un inno a  ciò che  “brilla” ("Shiny") firmato da Lin-Manuel Miranda dichiaratamente ispirato (nella versione originale) al sound di David Bowie. Nota di stra merito, all'utilizzo della animazione tradizionale sui tatuaggi “senzienti” di Maui, che si muovono sul suo petto come i vasi greci nelle coreografie di Hercules (1997). Ci si domanda sempre perché i comprimari svolgano un ruolo importante ma non troppo per dare spazio a eroine femminili troppo piene di sé, e il dubbio resta. La forza di Moana però è nel cantato, nelle atmosfere tropicali, nel bisogno di contatto con la natura che ci fa inevitabilmente arrivare, fare un salto ai tropici a dicembre forse sarebbe troppo ambizioso per molti di noi, ma si esce dalla visione piacevolmente riscaldati da un sole digitale.
 
Francesca Tulli