Nel film del 1964, Mary Poppins, aggrappata al suo ombrello magico, faceva il suo ingresso nel pantheon degli immortali lungometraggi Disney, Walt in persona dopo altri 4 tentativi di portare al successo un film con tecnica mista, si premurò di seguire la produzione, riuscendo nell’impresa. La “tata perfetta” protagonista dei romanzi di Pamela Lyndon Traves, mostrava un modello di donna irreprensibile, dolce e premurosa, non c’era nulla che la sua borsa magica non potesse contenere, una figura che ha incantato cinque generazioni. A distanza di cinquantaquattro anni la casa di produzione ha affidato al regista e coreografo statunitense Rob Marshall l’arduo compito di dirigere un seguito, che fosse al passo con i tempi e allo stesso tempo specchio dell’originale. La trama fa riferimento al vero seguito del romanzo “Mary Poppins Ritorna” del 1935 (che ebbe uno scarso successo editoriale) e si ambienta nuovamente a Londra, vent’anni dopo durante la Grande Depressione del 1930. Il fu “piccolo” Micheal Banks, ora è un uomo adulto (Ben Whishaw), un pittore fallito che lavora come impiegato per la Banca di Credito, vedovo con tre figli, la sorella Jane (Emily Mortimer) attivista per i diritti dei lavoratori non ha smesso di sostenerlo in ogni cosa. Michael indebitato rischia di perdere la casa, la storica dimora in Viale dei Ciliegi 17, e solo il perduto certificato di validità delle azioni lasciate da suo padre potrà salvarlo da questa sfortunata situazione, senza scrupoli il direttore della banca il Signor Wilkins (Colin Firth) aspetta di incassare il suo sporco denaro. Nello sconforto, e con l’essere diventati adulti i Banks sembrano aver dimenticato la loro magica infanzia, trascorsa con la tata portata dal vento dell’est. I figli di Michael, la maggiore Annabel, il fratello John e il piccolo Georgie, cercando di aiutare il padre come meglio possono senza perdersi d’animo, fino a quando, nel momento più disperato in loro aiuto, piove dal cielo Mary Poppins giovane bellissima e risoluta (Emily Blunt) a portare i suoi prodigiosi consigli. Cercare di fare un confronto tra le doti canore di Julie Andrews (la storica interprete di Mary Poppins) e quelle di Emily Blunt sarebbe impossibile, la seconda ne resterebbe sconfitta in partenza senza nulla toglierle, possiamo però elogiare l’adattamento e il doppiaggio italiano del primo film e discutere su quello del nuovo, che si sforza di raggiungere il senso della lingua madre, e non sempre riesce nell’impresa. Con le musiche di Marc Shaiman e Scott Wittman il regista, senza toccare mai il famoso “Supercalifragilistichespiralidoso” ha fatto tesoro delle sue precedenti esperienze con i musical, nonostante il peso dell’impresa ha giocato sull’effetto sorpresa, inserendo citazioni, vecchie conoscenze, cameo d’eccezione, sequenze pregevoli d’animazione classica con tecnica mista, una CGi di supporto non troppo invasiva e un personaggio bislacco interpretato da Maryl Streep (con cui aveva precedentemente lavorato a “Into The Woods” 2014). È tiepido per chi è cresciuto con il classico ma non irrispettoso. Al posto degli spazza camini, gli “Acciarini” Jack uno di loro (Lin Manuel Miranda) è l’adulto che non ha mai smesso di credere. Lontanissimi da “Saving Mr. Banks” (2013) che raccontava una commovente seppure romanzata, genesi del film con Tom Hanks nei panni di Walt Disney, questo “Ritorno di” come promette il titolo sa di sequel di altri tempi, piacerà agli adulti ed è adattissimo al pubblico di bambini a cui è dedicato.
Francesca Tulli