Serata nella metropoli e locale pieno di persone, gente che si diverte, che vuole dimenticare i problemi per qualche ora, che vuole godersi la vita. Lì in un angolo, da sola, giace una donna apparentemente inerme, portata da troppi cocktail ben oltre la lucidità, e ridotta alla mercè del predatore di turno.
Il suo nome è Cassandra Thomas (Carey Mulligan) e in realtà non beve più alcol da anni, vuole vendicarsi del genere umano maschile e farà passare un brutto quarto d’ora a chiunque crederà di aver la meglio su di lei.
Così comincia Una Donna Promettente, col racconto di una ragazza lanciata verso una gloriosa carriera nella medicina, sfumata in seguito a eventi drammatici da cui purtroppo non riesce ad allontanarsi.
Si evince chiaramente come cavalchi uno dei temi più scottanti degli ultimi anni, quello delle molestie femminili, che ha demolito status quo e carriere hollywodiane, passando per svariate declinazioni sul grande e piccolo schermo.
Se tante volte l’opera di turno non ha aggiunto granchè al dibatitto sociale, peccando di rappresentazioni piuttosto banali e fin troppo indirizzate, l’opera di Emerald Fennell colpisce invece nel segno, in un debutto cinematografico che segue il suo ottimo lavoro nella serie tv Killing Eve.
Qui nei panni di regista e sceneggiatrice, l’autrice britannica ci rende partecipi della sua personale visione sull’annoso problema, prendendo in prestito soluzioni decisamente originali e coinvolgenti.
In un’unione di generi che spaziano dal thriller alla dark comedy, il film cambia abilmente di registro, incalzando e spingendo lo spettatore al limite ma fermandosi appena prima di strafare.
La colonna sonora si rende ottima complice di un’atmosfera torbida, in cui idee malsane vengono continuamente fatte e disfatte nel preciso piano della protagonista, sempre in bilico sul filo di una redenzione ancora possibile ma con l’abisso dei traumi passati pronto a inghiottirla.
Difficile capire se la Fennell lavori meglio di regia o di scrittura. Entrambe partecipano nel raccontare la fragile dimensione della promettente giovane donna per cui si tende ad empatizzare, con tutte le evidenti problematiche che si trascina.
Sovente la scena è pulita e ordinata, riflesso di ossessioni e maniacalità, altre volte ha la meglio l’irrequietezza di demoni difficili da dominare, ma una costante accompagna e mette in fila questo racconto a più velocità: la prova di una Carey Mulligan semplicemente fantastica.
Se Cassandra ci appare così mutevole è soprattutto grazie all’eccellente interpretazione dell’attrice inglese.
Conferisce forza a occhi rotti dalle lacrime ed esprime la difficoltà di una persona costretta ad assumere sia il ruolo di vittima che di carnefice, per difendersi da attacchi che arrivano da ogni direzione della società.
In questa vicenda ce n’è per tutti, è un attacco contro una certa categoria maschile, che ne esce ovviamente distrutta, ma anche contro un sistema più generale, fatto di amicizie e ambienti di lavoro pronti a fuggire dallo scandalo e il tabù, relegando chi rimane da solo in una buca sempre più profonda e oscura.
Questo è forse il merito più grande del film, perchè con un contesto credibile e avvincente riesce a dare forma al circolo vizioso, vero nemico da sconfiggere, del velo d’omertà che nasconde i colpevoli e soffoca le vittime.
Non è tutto perfetto, va detto, soffermandosi su alcuni snodi narrativi si palesano delle leggere forzature, ma sono difetti che passano in secondo piano di fronte alla sapiente gestione delle fila, sia a livello di ritmo, che di chiusura della vicenda.
In definitiva si è di fronte a una pellicola che non ha paura di osare nelle tematiche e nelle modalità, che spinge in tante direzioni ma sa anche accompagnare la visione con una centralità ben bilanciata. Lega generi, colori e contrasti in un tessuto narrativo coeso, regalando anche un finale che rimarrà sicuramente impresso a lungo. Un debutto cinematografico di grande impatto.
Omar Mourad Agha