Il nuovo film Pixar si ricollega al mondo dei giocattoli di Toy Story riportando uno dei suoi due protagonisti principali al centro della scena, a 3 anni di distanza dal quarto capitolo.
Lo space ranger Buzz Lightyear prende parte quindi ad un’avventura spaziale che funge di fatto da prequel, giustificando il motivo per cui Andy decise di farsi regalare il celeberrimo giocattolo nel capostipite della saga.
Dimenticate perciò i movimenti limitati e plasticosi che intenerivano e a loro modo impreziosivano gli episodi regolari, in questo caso abbiamo davanti agli occhi un perfetto esempio di science-fiction, che sovente strizza l’occhio ai più classici esempi del genere e ogni tanto cerca di aggiungere anche qualcosa di personale direttamente dai grandi predecessori nati in casa.
Specialmente la prima metà dell’opera mostra scene da film di grande livello, arrivando ad emozionare come lo studio di proprietà topoliniana non ha fatto che nei suoi capolavori. Una sequenza in particolare sembra uscita direttamente dal folgorante e commovente prologo di Up.
Ma è anche con i continui rimandi ai già citati capisaldi del genere, tra cui pietre miliari come Alien e Terminator, e l’inserimento di momenti di brillante umorismo, che questo film trova tutto il suo valore.
Un perfetto esempio di questo concetto è condensato in un nuovo personaggio, il pupazzoso aiutante di Buzz dalle sembianze di un gatto. E’ un supercomputer multifunzione che tra una fusa e l’altra è in grado di risolvere ogni situazione al pari di un miagolante R2-D2, e con regolarità ruba la scena con improvvisa ilarità.
Il seguito mostra invece il fianco ad un leggero appiattimento nell’originalità delle situazioni o semplicemente nel dipanarsi della trama.
La figura dell’antagonista, problema soprattutto nell’ultima corrente di prodotti dello studio, viene risolto con un colpo di scena già visto e rivisto in questi contesti, sebbene rimanga sempre funzionale, ma la sua gestione tradisce una certa semplificazione che accompagna l’avventura fino all’epilogo.
Ad ogni modo il ritmo rimane molto dinamico, garantendo quindi un ottimo intrattenimento grazie anche al sempre eccellente livello tecnico che contraddistingue le opere Pixar. Decisamente il meglio per quanto riguarda effetti di luce e particellari, così come nella creazione dei personaggi e ambientazioni ricchi di cura e dettagli.
In definitiva l’ultima opera della saga di Woody e Buzz è un degno esponente della casa che ha elargito calibri di assoluto livello, e sebbene non riesca a mantenersi costante su vette che brevemente tocca, regala una visione di comunque pregevole fattura.
Omar Mourad Agha