L'obesità è una malattia che genera altre patologie. A cinquant'anni Salvatore Spatola detto "Sergione" è arrivato ad un punto di svolta o, per meglio dire, di non ritorno. Ha capito che per salvarsi deve prendere in mano la sua vita, fin troppo bistrattata, e direzionarla il più lontano possibile dal luogo nel quale l'ha condotta ma anche dal quale non l'ha mai definitivamente staccata. Scelte ma soprattutto non scelte lo hanno portato a raschiare il fondo del barile. L'ultima speranza da cogliere è una clinica specializzata in disturbi alimentari che possa aiutarlo nel processo di disintossicazione da quei comportamenti lesivi che lo hanno condotto sul ciglio di un baratro altissimo e nero. Il cibo è una dipendenza al pari di ogni altra sostanza, un bene rifugio che può diventare il male assoluto. La condotta alimentare guidata dalla voracità e dall'insaziabilità sta traghettando "Sergione" verso la morte certa.
Il film documentario prende per mano questo giovane uomo e lo segue nel suo desiderio di raggiungere una nuova vita, passo dopo passo, rinuncia dopo rinuncia.
Un racconto corale popolato da tanti personaggi che fanno da corollario alla vita infelice di questo uomo sofferente provato dagli eccessi, che lotta contro se stesso per non soccombere. In una Palermo fatta di bellezze antiche e abusi recenti circondata da un mare limpido che è meta delle speranze umane anche per chi ha il destino più crudele e caino che si possa immaginare.
Sergio è il catalizzatore del quartiere nel quale è sempre vissuto, quel Bosco Grande che è tutto il suo piccolo asfittico mondo, un'anima buona a cui tutti vogliono bene e che cercano di aiutare in qualche modo, a loro modo, nella dura quotidianità fatta di quasi nulla.
Una corte dei miracoli che venera il suo "Dio" e tutto gli perdona e tutto gli concede anche se sa perfettamente di sbagliare registro.
"Sergione" sconta un rapporto complicato con il padre ormai defunto e la madre presenza ingombrante, legato ad entrambi da un legame viscerale e in lotta perenne per emanciparsi e riuscire a camminare finalmente senza più appoggi. Stampelle fisiche che gli servono per poter fare anche quei pochi passi quotidiani per uscire dal letto che è diventato il suo personale calvario ma soprattutto appigli psicologici che lo mantengono eterno bambino.
Una testimonianza vera e sincera di una solitudine che si fa spazio fino a fagocitare materialmente e metaforicamente tutto quello che ha intorno a sé.
Il documentario è anche uno spaccato di una città che vive di forti contraddizioni, che è rimasta arcaica nei comportamenti, che vive prevalentemente in strada e nella strada trova i suoi codici di sopravvivenza fra tradizione e modernità.
Molto efficace la fotografia che, affilata come lama d'acciaio, restituisce il volto crudo di una tristezza ai margini, in uno spazio di naturale bellezza decadente.
Virna Castiglioni
Cattivissimo me 4 arriva in sala a distanza di 7 anni dal precedente e risulta poco incisivo e molto poco trasversale a livello di target al quale si rivolge. Si consolida un film pensato e realizzato quasi esclusivamente a misura di bambino tarpando le ali ad ogni idea narrativa più adatta e capace di coinvolgere una platea più ampia. I personaggi principali sono circondati dai soliti Minions che diventano, a questo punto della narrazione, un pò invadenti e pervasivi proprio perchè si percepisce forzata la loro presenza costante. In questo nuovo sequel entrano in scena per la prima volta anche dei Superminions o Megaminions che fanno un pò il verso a personaggi dei fumetti più noti tra i quali non è difficile riconoscere "Superman" "La cosa" dei fantastici 4 e "Ciclope" degli X-Men. Compaiono sempre come figure parallele ma incidono moltissimo nell'andamento della storia. Gru che ha sempre la voce di Max Giusti (ed è un bene) è diventato nuovamente padre dopo esserlo voluto essere per le tre orfanelle (Margo, Edith e Agnes) di cui si è preso cura insieme a Lucy. Questo ultimo erede darà del filo da torcere e non sarà semplice instaurare un rapporto filiale disteso fin dall'inizio. A latere della situazione familiare Gru è alle prese anche con un problema professionale che arriva dal passato. Il villain Maxime Le mal (doppiato da uno strepitoso Stefano Accorsi che regala al personaggio una voce originale ed efficace) lo costringerà a fare ricorso al programma protezione della lega anti cattivi per proteggere la famiglia e a trasferirsi, abitando sotto copertura e acquisendo nuova identità, per non farsi trovare. Il film è un concentrato di situazioni che indubbiamente strappano risate, un susseguirsi di gag che però hanno corto respiro seppur sono funzionanti se rapportati allo stupore che possono suscitare nei più piccoli spettatori. La trama scarna e dallo sviluppo alquanto superficiale insieme all'assenza di tematiche di spessore non fanno brillare questo nuovo capitolo dell'animazione. Si lascia forse un pò troppo comodamente che il racconto si adagi su un binario lineare senza provare a farlo deviare in modo da renderlo più interessante soprattutto per l'occhio adulto. La mission di Illumination è ancora una volta incentrata totalmente sull'intrattenimento dei più piccoli che sono sicuramente rapiti da scenette facili da seguire ma che sono sovraccariche di ripetitività. il film è, tutto sommato, una esplosione di situazioni divertenti dove la risata viene procurata senza troppi sforzi. Un prodotto senza infamia e senza lode che avrebbe bisogno di una sferzata di freschezza o rischia di diventare copia di se stesso senza aggiungere niente di sorprendente.
Virna Castiglioni