Il robot selvaggio è un concentrato di simpatia, di tenerezza, di buoni sentimenti, di valori profondi e intrattiene con garbo ed eleganza sia i bambini che gli adulti. La storia è coinvolgente e già dalle prime scene siamo incuriositi da questo umanoide che è stato catapultato, per errore, su un’isola popolata solo da animali che si danno la caccia in una lotta continua fra predatori e prede, ciascuno carnefice del più debole ma anche vittima del più forte. Spaesato e incerto sul da farsi ma mosso solo da buone intenzioni viene aggredito da un orso che lo fa precipitare da un dirupo. Nella caduta, involontariamente, schiaccia un nido di oche selvatiche uccidendo i genitori di un futuro pulcino ancora chiuso e protetto dal suo guscio. Appena aperti gli occhi questo tenero pennuto scambia il robot Rozzum unità 7134 (per gli amici Roz) per la sua mamma e ci si affeziona. Per tutti gli altri animali dell’isola Roz è soltanto la “cosa”, un intruso che ha disturbato il loro habitat, un estraneo che con le leggi del bosco non ha nessun legame, un nemico che va combattuto e allontanato. Roz, nonostante la fredda accoglienza e l’aperta ostilità non si abbatte e messosi in modalità apprendimento, dopo aver studiato e con l’aiuto di una volpe, si butta a capofitto per portare a termine con successo quello che crede debba essere la sua missione terrena. Far mangiare, far nuotare e poi far volare “beccolustro” il suo figlio acquisito affinché cresca e possa migrare insieme ai suoi simili. Beccolustro ha le ali piccole che sembrerebbero essere inadatte ad una transvolata oceanica. Invece, l’amore, la dedizione, la cura, la protezione e l’accudimento costanti faranno il miracolo. L’idea vincente della storia tradotta in modo eccellente in immagini dopo che il libro dal quale è tratta ha fatto innamorare milioni di lettori è la volontà ferrea del robot di trovare colui che lo possa programmare per rendere la sua vita utile e importante. Solitamente sono gli umani ad assegnargli compiti, a fornirgli istruzioni e a pretendere poi l’esecuzione perfetta nei tempi previsti non ammettendo errori. In questo caso saranno invece gli animali a dare un senso alla sua esistenza. Roz imparerà ad interagire con qualcuno che è diverso da chi si aspetta. Altro tema fondamentale è la fiducia. L’oca cresce e diventa autonoma perché si affida a qualcuno e nello stesso modo gli animali riusciranno a convivere smettendo di sentirsi perennemente nemici. Le oche che sono nell’immaginario collettivo ritenute prive di spiccata intelligenza sanno invece che l’unione fa la forza proprio come gli abitanti dell’isola scopriranno che collaborare e smettere di farsi la guerra porterà prosperità e pace per tutti. Essere gentili gli uni verso gli altri presuppone armonia per tutti e benessere per l’intero mondo. Serve impegnarsi giorno dopo giorno ma i risultati saranno sorprendenti. Il film ha un ritmo cadenzato, non annoia mai, coinvolge alternando con sapienza sequenze più dinamiche di pura azione ad altre più intime e raccolte. Il film è costellato di gag esilaranti che fanno ridere di gusto, intervallate da scene dolcissime dove è quasi impossibile trattenere la lacrima. Sanders riesce a dosare con precisione millimetrica azione, suspence, riflessione e tenerezza. Il tutto risulta molto bilanciato senza avere parti pleonastiche e ripetitive.
Con estrema naturalezza si arriva ad un finale emozionante che concilia e rallegra congedando lo spettatore con una rassicurante morale. Un film di animazione realizzato con cura, che si avvale di disegni dipinti che non inseguono mai l’iper realismo, che incanta e sorprende per la semplicità e l’universalità dei messaggi veicolati.
Virna Castiglioni