Jojo é determinato. Vuole diventare la "guardia" personale di Hitler. Nazista fin nel midollo tanto da vergognarsi di aver avuto un nonno che "non aveva i capelli biondi", da poco entrato nell'organizzazione della gioventù hitleriana vuole ottenere la stima dei suoi crudeli coetanei. Fallisce nel tentativo, rifiutandosi di uccidere a sangue freddo un povero innocente coniglio, si "guadagna" l'appellativo di "Jojo Rabbit" il fifone. Il giovane protagonista (Roman Griffin Davis) ha solo dieci anni, una madre bellissima e affettuosa (Scarlett Johansson) un padre assente partito per la guerra a difendere la patria germania, un amico reale Yorki (Archie Yates) della sua stessa età (altrettanto emarginato) e un amico immaginario, Adolf, parodia del "grande dittatore" interpretato dallo stesso regista del film Taika Waititi. Cresciuto con la convinzione che il fuhrer sia comprensivo, sognatore e sempre dalla parte dei giusti, lo immagina come un "salvatore". Le cose si complicano quando Jojo sente dei rumori in casa sua il "fantasma" di una ragazza si muove attraverso le pareti (Thomasin McKenzie) il bimbo desideroso di andare affondo alla faccenda sospetta che si possa trattare dell'anima senza pace della scomparsa sorella maggiore ma teme il peggio...che sia una mostruosa ebrea. Taika Waititi che si autodefinisce un regista di parodie 'anti-odio' osa giocare con un tema sempre difficile da trattare con leggerezza. Gioca con i pregiudizi dello spettatore mettendolo davanti ad un film che si presenta come comico e si rileva un efficace antidoto contro l'indifferenza. La stupidità della guerra é raccontata con disincantata ironia e viene incarnata dai tedeschi indigenti primo su tutti il capitano Klezendorf (Sam Rockwell). La guerra raccontata é fatta da persone che non fanno "quello che possono" per combatterla fermate dalla paura di finire ammazzate. Liberamente tratto da libro di Christine Launens "Il cielo in gabbia" (2004) e ambientato nella Germania del "45 ma è stato girato principalmente nella città di Praga. La colonna sonora di Michael Giacchino è stata arricchita da una selezione di brani in tedesco in cui figurano "I want to hold your hand"/"Komm gib mir deine hand" dei Beatles e "Heroes"/"Helden"di David Bowie. In lista per 6 premi Oscar è stato accostato come mood ai film di Wes Anderson, tuttavia conserva una sua originalità. Lontando dal sanguinso"Bastardi Senza Gloria" (2009) visto dagli occhi di un bambino diverso da quello protagonista de "La vita è bella" (1997) è un attuale critica verso qualsiasi tipo di violenza ingiustificata e gratuita, specchio della società attuale americana (e non solo) tra le risate facili e le macabre riflessioni nasconde una feroce voglia di denunciare i danni commessi dalla stupidità umana. Coraggioso e non facile da incasellare dentro un solo genere è una celebrazione della libertà, un dramma camuffato da commedia.
Francesca Tulli
Tenet è la sfida contro il tempo di Christopher Nolan, il regista inglese assembla un cast stellare per presentarci un film (volutamente) imperfetto e svegliarci dal torpore della quarantena. Il “protagonista” (John David Washington) dimostra una cieca fede nella causa a cui si è affidato, come “premio” riceve la possibilità di salvare il mondo da un disastro, dalla “terza guerra mondiale” o meglio l’estinzione istantanea dell’intera razza umana, per farlo egli deve comporre un algoritmo con il compagno di avventure Neil (Robert Pattinson) di cui non dovrebbe fidarsi, per poi disassemblarlo e permettere che questo mondo marcio sopravviva. Tenet è uno spy drama, a tutti gli effetti, il cattivone è un russo stereotipato (interpretato da Kenneth Branagh) Adrei Sator il trafficante d’armi è il marito di Kat (Elizabeth Debicki che interpreta la stessa identica parte nella serie TV The Night Manager) una “bond girl” bellissima e ribelle. Al centro della vicenda c’è un concetto molto interessante: grazie ad una tecnologia del futuro le azioni compiute possono essere riavvolte nel tempo, così che la stessa traiettoria di un proiettile possa tornare indietro e trapassare il malcapitato al contrario, le automobili possono correre in retromarcia senza farlo davvero, le bombe possono esplodere distruggere un palazzo e poi sotto gli occhi dei presenti è possibile annullarne ogni effetto e farle tornare spente davanti alle macerie che tornano da sole al loro posto riformando l’edificio. Lo stesso vale per le persone e gli eventi ma con effetti più devastanti sulle linee temporali. Giocando su espedienti abbastanza prevedibili ogni elemento del film è condizionato da questo gioco basato in parte sulle teorie quantistiche, attraverso lunghissime spiegazioni minuziose e assolutamente stranianti. La perplessità nasce dal voler accettare a tutti i costi qualcosa che non si può davvero “cercare di capire” dal principio perché dopo su tutte le chiavi di lettura si impongono altri fattori “la forza dell’ignoranza” e i paradossi. Il non sapere rende i coinvolti liberi di agire grazie al loro libero arbitrio e il cuore: come fu per Interstellar (2014) è l’unica bussola da seguire. A differenza del film con McConaughey però, Nolan sacrifica la necessaria crescita dei personaggi e dei loro affetti dimenticando di dare spazio all’empatia, rendendo sterile gran parte del progetto. Meraviglioso il comparto sonoro, come fu per Dunkirk (2017) Best Sound Mixing agli Oscar del 2018, ogni rumore, ogni esplosione porta una eco indelebile. La colonna sonora è stata affidata al giovane talentuoso Ludwig Goransson (compositore delle musiche di The Mandalorian, 2019) segue tutto il film ravvivando l’azione. Indubbiamente porta la firma del suo regista che come ci si aspetterebbe da lui ha inserito easter eggs già dal titolo: Tenet, parola che compone la misteriosa frase palindroma in latino del cosiddetto quadrato magico (o quadrato del Sator) “Sator Arepo Tenet Opera Rotas” troviamo anche riutilizzate all’interno del film tutte le parole, in modo intelligente. Inutilmente complicato fa indubbiamente parlare di se.
Francesca Tulli