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La goccia maledetta vince a Los Angeles

Lunedì 14 Settembre 2020 18:10 Pubblicato in News

La goccia maledetta (The cursed drop) di Emanuele Pecoraro conquista Los Angeles Il corto, che si avvale delle musiche di Paolo Reale, vince l “Hollywood Blood Horror Festival” nella sezione thriller.

Filo conduttore della trama l’incessante battere di una fastidiosissima goccia che si insinua strisciando nell’orecchio dei protagonisti e del pubblico, senza soluzione di continuità, fino a “scavare” letteralmente dentro il cervello, oltre ogni sopportabile limite.

 

Interpreti Nadia Bengala, Lorenzo Lepori, noto più che altro come regista di film horror indipendenti, e Francesca Anastasi. Il soggetto è tratto dal racconto La goccia dello scrittore noir anconetano Roberto Ricci, contenuto nel volume Nero corvino (Mezzelane Editrice). Lo script è invece opera di Lorenzo De Luca (sceneggiatore di numerosi film campione di incasso con Boldi e De Sica e di altri con Bud Spencer) e di Pierfrancesco Campanella (regista di gialli di culto come Bugie rosse e Cattive inclinazioni). Quest’ultimo è anche il produttore esecutivo de La goccia maledetta, mentre la produzione è la Mediterranea Productions di Angelo Bassi. Particolarmente apprezzata dal pubblico americano la soundtrack, opera di Paolo Reale, noto per i suoi interventi tecnici in trasmissioni come Quarto grado e La vita in diretta.

 

“Sono molto felice di questo prestigiosissimo riconoscimento – ha sottolineato il regista – poiché vincere Oltreoceano non è cosa comune. Oltretutto questo è il secondo trionfo a livello internazionale, dopo la vittoria al Festival di Siviglia.”

Venezia 77. Tutti i premiati

Sabato 12 Settembre 2020 20:26 Pubblicato in News
Il Leone d'Oro della 77esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia va al film Nomadland di Chloé Zhao. Coppa Volpi a Pierfrancesco Favino per Padrenostro e a Vanessa Kirby per Piece of a woman. 
 
 
Il Leone d’Argento alla Miglior Regia va a Kiyoshi Kurosawa per Spy no tsuma, il Gran Premio della Giuria a Nuovo Orden di Michel Franco e la Miglior Sceneggiatura a Chaitanya Tamhane per The Disciple. 
 
 
Pietro Castellitto ritira il premio alla Miglior Sceneggiatura per la sua opera prima, I predatori, in gara nella sezione Orizzonti e si apre a dei ringraziamenti dadaisti «Solo gli infami e i traditori sono bravi con i ringraziamenti. Ringrazio la mia famiglia, che mi ha insegnato a essere fiero di me stesso, e dedico il premio a tutti quelli che non la pensano come me perché è solo legittimandoli che troveremo degli nuovi simboli in grado di reinventare la modernità».
 
Tra gli altri premi di Orizzonti sono da segnalare il Leone d’oro del Futuro-Luigi De Laurentiis, dedicato ai registi esordienti, alla regista portoghese Anna Rocha de Sousa per il film Listen, che vince anche il Premio Speciale della Giuria presieduta da Claire Denis.
La Miglior Regia va a Lav Diaz per il film Lahi, Hayop (Genus Pan) dalle Filippine, e il Miglior Film che va a Dashte Kmamoush (The Wasteland) di Ahmad Bahrami.
 
I miglior attori di Orizzonti sono, infine, Khansa Batma per il film Zanka Contact e Yahya Mahayni per il film The man who sold his skin. 

Miss Spettacolo 2020. I vincitori

Domenica 13 Settembre 2020 20:12 Pubblicato in News
Nei giorni 5 e 6 Settembre 2020 si sono svolte con grande successo a Fiuggi le finali nazionali dei concorsi di bellezza e talento Miss, Junior, Lady e Mister Spettacolo 2020, alla quinta edizione, organizzate dal produttore Stefano Madonna.
 
Tra gli ospiti presenti, gli attori Andrea De Rosa (Notte prima degli esami) e Tommaso Arnaldi (la serie tv I liceali), la stilista Giorgia Surcel e l’avvocato Emanuele Fierimonte. Gli eventi sono stati condotti da Margherita Sposato.
 
 
I titoli assegnati dalla giuria tecnica sono: Stefania Comsia (Miss Spettacolo 2020), Stella Turchetti (Miss Spettacolo Moda e Tv 2020), Carla Leccese (Lady Spettacolo Young 2020), Marilyn Fusco (Lady Spettacolo Anta 2020), Monia Cardin (Lady Spettacolo Glad 2020), Angela Crespi (Lady Spettacolo Madame 2020), Valeria Malardi (Lady Spettacolo Curvy 2020), Ester Caputo (Small Spettacolo 2020), Xenia Leu (Small Spettacolo Tv 2020), Samuel Cusimano (Baby Spettacolo 2020), Giorgia Foglia (Baby Spettacolo Tv 2020), Luana Pierro (Junior Spettacolo 2020), Desiree’ Iervasi (Junior Spettacolo Tv 2020), Hamed Diamanka (Mister Spettacolo 2020), Flavio Franchi (Senior Spettacolo 2020).
 
Soddisfatto il patron Stefano Madonna: “Sicuramente è stata un’edizione particolare, dato il periodo attuale, ma con riscontro superiore alle aspettative, anche per la presenza di partecipanti provenienti da tutta Italia. Speriamo di tornare al più presto a vivere lo spettacolo come una volta”.
 
Tanti i premi per le vincitrici e i vincitori, tra cui corsi di recitazione, film, televisione e lavori legati allo spettacolo.

Lacci

Martedì 08 Settembre 2020 13:26 Pubblicato in Recensioni
Apre l’edizione 2020 del Festival di Venezia l’ultimo film di Daniele Luchetti, regista romano che spesso pone al centro delle sue opere la natura delle relazioni familiari e sentimentali. 
La storia si apre nel contesto della Napoli dei primi anni 80. Vanda (Alba Rohrwacher) e Aldo (Luigi Lo Cascio) sono una coppia con due figli, un maschio e una femmina, che subito affronta una crisi nel momento in cui lui s’innamora di Lidia,  una collega più giovane che gli farà mettere in discussione il suo ruolo genitoriale e maritale.
Ma il tempo non è sempre portatore di soluzioni edificanti. La seconda metà del film racconta la vita diadica dei più adulti Vanda e Aldo, interpretati stavolta da Laura Morante e Silvio Orlando che, dopo un weekend al mare trovano, al loro ritorno, il proprio appartamento devastato da ignoti e il gatto Labès, unica proiezione di vero e confortevole amore, scomparso.
A questo punto il film ci mostra anche i figli, ormai adulti, dei due protagonisti: Anna (Giovanna Mezzogiorno) e Sandro (Adriano Giannini), che non dividono mai la scena con i propri genitori, rendendo così più evidenti i differenti impatti psicologici delle azioni genitoriali nei confronti di figli inermi.
La natura dei sentimenti e come questi veicolino i rapporti umani è il filo conduttore della narrazione incentrata sulla famiglia protagonista del film di Luchetti, che si muove tra le macerie di una storia familiare che resiste al carico emotivo di un disamore latente che esplode fin dalle prime scene, per colpa o merito di un terzo e giovane personaggio femminile che detona il placido menage di una famiglia medio-borghese dell’Italia dei primi anni 80.
C’è una importante centralità dei dialoghi e delle parole che, seppure esplicativi delle dinamiche sentimentali e familiari, rendono il film a tratti verboso e quasi didascalico. Si ha l’impressione che i personaggi, seppure coinvolti dal pathos emotivo della lotta e della riconciliazione, vogliano spiegare allo spettatore, senza enuclearle davvero, le cause dei loro drammi interiori e le tensioni familiari conseguenti. E tanto i discorsi sono importanti (Aldo è una voce in radio) e puntellano la narrazione, che i momenti tensivi tra i personaggi principali sono resi muti dal regista, che sceglie discretamente di farsi più da parte, rendendoli così, in quei casi, paradossalmente più efficaci e autentici.
Il film mostra le conseguenze psicologiche dell’infanzia, e quindi anche le conseguenze dei rapporti genitoriali, sulla vita dell’uomo adulto e sul valore che questo darà alla propria vita e alla gestione delle proprie pulsioni.
La figura del padre raccontata da Luchetti è quella di un genitore distratto, corrivo, seppure a suo modo presente, che non sa o forse non vuole cogliere davvero le proprie responsabilità in nome di una malcelata sfrontatezza nell’inseguire una felicità amorosa che appaghi l’unico sentimento autentico che provi un uomo vanesio. E’ un padre degli anni 80, di una società in divenire, in cui la famiglia comincia a non essere più, o almeno non solo, il centro della vita dell’uomo. Al tempo stesso però, il personaggio interpretato da Lo Cascio raggiunge il massimo della sua dignità nel momento in cui esprime la volontarietà di seguire la natura delle sue vere passioni. 
“Noi abbiamo fatto un patto, e rispettarlo è un fatto di lealtà. Se ti sei innamorato è un altro conto. Se tu ora dici la verità salvi la vita a tutti” dice Vanda ad Aldo, dopo che lui le confessa il suo tradimento. In questa battuta c’è tutto il senso che nutre lo spirito del messaggio filmico di Luchetti e c’è l’archè di quello che vedremo nell’ora successiva. 
La vera scelta, quella importante davvero, che farà Aldo, non sarà infatti quella di andare via, ma quella di tornare e tenere per sempre il vero amore rinchiuso in un cubo di legno inespugnabile. Come in un’urna, in cui il passato è il laccio corrosivo di un presente privo di reale ed onesta autenticità sentimentale.
I lacci a cui fa riferimento il titolo del film sono infatti legami, a volte nodi, a volte catene, che nutrono lo spirito delle relazioni umane e che in una scena, svolta narrativa nel film, sono fisicamente motore di riconciliazione e strumento di redenzione per un padre per anni assente.
Il vero errore, sembra dire il regista allo spettatore, è quindi quello di non far corrispondere le proprie azioni ai propri sentimenti, costruendo così legami che possano esplicitare un esemplare senso di responsabilità in chi li subisce.
 
Valeria Volpini