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Il robot selvaggio

Domenica 22 Settembre 2024 13:55 Pubblicato in Recensioni
Il robot selvaggio è un concentrato di simpatia, di tenerezza, di buoni sentimenti, di valori profondi e intrattiene con garbo ed eleganza sia i bambini che gli adulti. La storia è coinvolgente e già dalle prime scene siamo incuriositi da questo umanoide che è stato catapultato, per errore, su un’isola popolata solo da animali che si danno la caccia in una lotta continua fra predatori e prede, ciascuno carnefice del più debole ma anche vittima del più forte. Spaesato e incerto sul da farsi ma mosso solo da buone intenzioni viene aggredito da un orso che lo fa precipitare da un dirupo. Nella caduta, involontariamente, schiaccia un nido di oche selvatiche uccidendo i genitori di un futuro pulcino ancora chiuso e protetto dal suo guscio. Appena aperti gli occhi questo tenero pennuto scambia il robot Rozzum unità 7134  (per gli amici Roz) per la sua mamma e ci si affeziona. Per tutti gli altri animali dell’isola Roz è soltanto la “cosa”, un intruso che ha disturbato il loro habitat, un estraneo che con le leggi del bosco non ha nessun legame, un nemico che va combattuto e allontanato. Roz, nonostante la fredda accoglienza e l’aperta ostilità non si abbatte e messosi in modalità apprendimento, dopo aver studiato e con l’aiuto di una volpe, si butta a capofitto per portare a termine con successo quello che crede debba essere la sua missione terrena. Far mangiare, far nuotare e poi far volare “beccolustro” il suo figlio acquisito affinché cresca e possa migrare insieme ai suoi simili. Beccolustro ha le ali piccole che sembrerebbero essere inadatte ad una transvolata oceanica. Invece, l’amore, la dedizione, la cura, la protezione e l’accudimento costanti faranno il miracolo. L’idea vincente della storia tradotta in modo eccellente in immagini dopo che il libro dal quale è tratta ha fatto innamorare milioni di lettori è la volontà ferrea del robot di trovare colui che lo possa programmare per rendere la sua vita utile e importante. Solitamente sono gli umani ad assegnargli compiti, a fornirgli istruzioni e a pretendere poi l’esecuzione perfetta nei tempi previsti non ammettendo errori. In questo caso saranno invece gli animali a dare un senso alla sua esistenza. Roz imparerà ad interagire con qualcuno che è diverso da chi si aspetta. Altro tema fondamentale è la fiducia. L’oca cresce e diventa autonoma perché si affida a qualcuno e nello stesso modo gli animali riusciranno a convivere smettendo di sentirsi perennemente nemici. Le oche che sono nell’immaginario collettivo ritenute prive di spiccata intelligenza sanno invece che l’unione fa la forza proprio come gli abitanti dell’isola scopriranno che collaborare e smettere di farsi la guerra porterà prosperità e pace per tutti. Essere gentili gli uni verso gli altri presuppone armonia per tutti e benessere per l’intero mondo. Serve impegnarsi giorno dopo giorno ma i risultati saranno sorprendenti.  Il film ha un ritmo cadenzato, non annoia mai, coinvolge alternando con sapienza sequenze più dinamiche di pura azione ad altre più intime e raccolte. Il film è costellato di gag esilaranti che fanno ridere di gusto, intervallate da scene dolcissime dove è quasi impossibile trattenere la lacrima. Sanders riesce a dosare con precisione millimetrica azione, suspence, riflessione e tenerezza. Il tutto risulta molto bilanciato senza avere parti pleonastiche e ripetitive.
 
Con estrema naturalezza si arriva ad un finale emozionante che concilia e rallegra congedando lo spettatore con una rassicurante morale. Un film di animazione realizzato con cura, che si avvale di disegni dipinti che non inseguono mai l’iper realismo, che incanta e sorprende per la semplicità e l’universalità dei messaggi veicolati.
 
Virna Castiglioni

Deadpool & Wolverine

Mercoledì 24 Luglio 2024 13:49 Pubblicato in Recensioni
Per vedere questo nuovo attesissimo cinecomic non è necessario conoscere tutto il pregresso dell’MCU e siamo grati al regista che confeziona per il suo pubblico un film che punta tutto sull’intrattenimento miscelando con grande meticolosità battute, linguaggio forte, e immagini molto esplicite. Conoscere invece la genesi produttiva che ha consentito questa colossale produzione può invece essere d’aiuto per capire anche l’unione di due personaggi che non si erano mai incontrati prima. Il film è diventato possibile nel 2019 quando con un’operazione commerciale di ampio respiro, Disney ha comprato 20th Century Studios e tutto il loro catalogo. In questo menu erano presenti anche i diritti di una parte del mondo Marvel che fino a quel momento era appannaggio della concorrente Fox ovvero la saga degli X- Men e proprio i due protagonisti Deadpool e Wolverine.
 
Ecco che il matrimonio poteva finalmente celebrarsi e anche durare per semprec con buona pace di tutti. Basato sui personaggi di Deadpool e Wolverine di Marvel Comics, è il 34º film del Marvel Cinematic Universe, nonché sequel del film Deadpool 2, appartenente alla serie di film X-Men.
 
Disney non edulcora niente e nessuno, non passa al setaccio del politicamente corretto nessun frame e si dichiara pronta a soddisfare le esigenze di un pubblico di soli adulti lasciando che la pellicola strabordi di passaggi censurabili e che il film sia classificato Rated R in America e destinato esclusivamente ad un pubblico over 18.
 
Deadpool e Wolverine insieme assicurano divertimento e, giocando con la violenza, inscenano combattimenti che sono veri e propri balletti coreografati a tempo di musica pop dove i movimenti sono passi di danza in perfetto sincrono con la hit del momento o con pezzi cult che hanno fatto la storia della musica.
 
La trama parte da un rifiuto. Dopo aver fallito il colloquio per diventare un Avenger Wade Wilson (Ryan Reynolds) svolge un lavoro comune. Anche un super eroe può accettare un lavoro normale anche sé è chiaro che la propria natura non può essere soffocata a lungo altrimenti il rischio è quello di morire dentro ogni giorno. Quando un alto funzionario della Time Variance Authority (o TVA), organizzazione che si occupa di monitorare le varie linee temporali, lo intercetta tutto cambia ed è destinato a riportare in vita il vero eroe. Se però accetta la missione assegnatagli dovrà rinunciare per sempre al suo mondo. La gloria al posto della famiglia non può essere mai un obiettivo valido e auspicabile.  Wade rifiuta categoricamente e decide così di indossare ancora una volta il costume rosso e attillato di Deadpool per salvare tutto il suo mondo. Per portare a termine questo arduo compito, dovrà convincere una versione di  Wolverine (Hugh Jackman) a unirsi a lui con le buone e non. Insieme faranno scintille e non ce ne sarà per nessun’altro. Catalizzatori della scena anche se molto affollata. Accanto a loro si muovono tantissimi personaggi del passato, ognuno pronto a farsi ricordare e a lasciare il segno per non farsi dimenticare. Una chiamata alle armi alla quale non vuole mancare proprio nessuno.
 
Questo a grandi linee il contorno in cui si muovono i due personaggi principali ma ben più della trama quello che rende originale e spassosa questa coppia cinematografica sono i battibecchi, gli alterchi, la visione del mondo differente, il modo di usare i propri poteri, la motivazione che li spinge a combattere. Si muovono sulla scena circondati, quasi accerchiati da una miriade di personaggi che sono la summa di quello che è stato inventato e prodotto fino a questo momento. A volte tutti questi comprimari sembra che debbano esserci per forza e si crei appositamente un pretesto, uno qualsiasi, perché appaiano sulla scena e dicano almeno una battuta o compiano almeno un’azione. Un cast nutrito che non sempre è funzionale a rendere l’azione migliore. Tanti, troppi camei, che alla lunga appesantiscono e non apportano nulla di originale.
 
Nel complesso un film che riabilita un po' il genere che sembrava essersi indebolito se non proprio estinto e fa sperare in nuove avventure ad alto tasso di cattiveria sempre elargita a fin di bene.
 
Virna Castiglioni

Limonov

Giovedì 05 Settembre 2024 13:45 Pubblicato in Recensioni
Si sale su una giostra che gira sempre più velocemente e ci mostra la vita, gli amori, le passioni di un uomo che ha vissuto con l’intensità massima il suo tempo, ha cercato di trovare una strada per il successo e si è sempre schierato contro i poteri forti perché ha intuito che andare contro corrente lo avrebbe si esposto ma lo avrebbe anche reso più interessante come personaggio di cui parlare e occuparsi.
 
Russo contrario al regime, homeless in America e critico feroce della società dei consumi. Poeta, lavoratore umile ma anche servo del potere quando questo può aprirgli delle porte.
Folle, sconsiderato, incline a gesti eclatanti, narciso, egoriferito, edonista, amante e compagno di dissolutezze. Limonov, nome d'arte di Eduard Veniaminovič Savenko, è tutto e il contrario di tutto.
La regia è anch’essa ondivaga come un saltimbanco e passa da una quinta all’altra in modo repentino. Dilata, comprime, accelera, rallenta, fa prendere fiato allo spettatore prima di ricominciare a correre ancora a perdifiato. Un tourbillon di immagini, di quadri colorati, pieni fino a scoppiare, un po' verità e un pò fantasia, un personaggio reale vestito a festa per essere mitizzato, reso icona al pari di una rock star che detta mode e stili di vita.
 
Il film ha un’estensione che sfida anche il cinefilo più incallito. Più di due ore dense fino a scoppiare che lasciano comunque qualcosa di incompiuto, di sottinteso, di solo accennato.
 
Il racconto procede per salti temporali e si intreccia alla storia della Russia e dell’America, le due superpotenze che da sempre hanno il potere di determinare gli equilibri dell’intero globo terracqueo. Alla fine della visione si emerge spossati come da una lunga apnea e si rimane storditi per tanta e ottima rappresentazione. Si rimane sopraffatti dal dubbio che sia stato tutto troppo enfatizzato, tutto troppo romanzato (il film trae spunto del testo di Emanuelle Carrere), tutto troppo eccessivo e si è pungolati dalla voglia di approfondire le vicende umane che hanno segnato la vita di questo uomo così poliedrico e sfaccettato, così sfuggente e ricco di sfumature, così vitale ed energico, così folle e scriteriato, così anticonformista e sprezzante dei pericoli cui andava incontro con la sua condotta spregiudicata, talmente tanto contro il sistema da esser in molte occasioni fin troppo allineato. Un biopic interessante che colpisce lo spettatore per la sua irruenza, per la sua strabordante materia, per la messa in scena sopra le righe. Vincente l’idea di dividere i racconto in capitoli e di inserire nella visione molteplici elementi grafici.
 
Un plauso meritato agli interpreti che rendono credibile la narrazione e ammaliano con la giusta dose di fascino e maledizione che incarnano. Un film che sdogana e rende noto un personaggio che non è di pubblico dominio ma che merita un ricordo e un approfondimento.
 
 
Virna Castiglioni

Madame Luna

Lunedì 22 Luglio 2024 13:40 Pubblicato in Recensioni
Il film indaga la vita di una giovane donna. Aguzzina e carceriera prima di giungere in Italia da clandestina. Si chiama Almaz e nella sua vita africana era conosciuta con l’appellativo di "Madame Luna". Trafficante di vite umane.  Almaz non è orgogliosa del suo passato ma nemmeno lo ripudia perché ha capito che in un mondo di sommersi e salvati bisogna essere capaci di sopravvivere facendosi rispettare. E’ lecito sfruttare le occasioni che si presentano cercando di trarre quel poco di buono sufficiente per non soccombere. La vita singola di questa giovane donna si confonde con quella di tante altre stipate in un centro di prima accoglienza. Un luogo che dovrebbe proteggere e aiutare ma assomiglia invece ad un carcere che però non ha nulla di edificante e di educativo. Un luogo infernale che ha il solo scopo di contenere un’umanità allo sbando che diventa cattiva e pericolosa per se stessa e per gli altri se lasciata per troppo tempo all’inattività senza prospettive né possibilità di coltivare il proprio sogno che li ha spinti ad abbandonare tutto.
 
Madame Luna alias Almaz ha una carta vincente da spendere a suo favore ed è la capacità di conoscere molte lingue che le consentono di capire le intenzioni degli italiani ma anche di mimetizzarsi, all’occorrenza, tra la folla di disperati senza correre inutili rischi. Lo smarrimento incontra presto la malvagità di chi non conosce remore e non si sa frenare nello sfruttare la condizione di inferiorità di chi è disposto a scappare dalla terra d’origine verso un ignoto che fa paura e non è sinonimo di sicurezza e affrancamento dalla condizione di prigionia. Una banda criminale gestisce all’insaputa dello Stato gli aiuti destinati agli immigrati e ne intercetta bisogni e debolezze per assoldare braccia che servono unicamente per i loro piani di ricchezza e potere. Nel fare questo si servono della mediazione di Almaz che cede al ricatto di una falsa possibilità di benessere. In questa giovane donna si concentrano gli sforzi per poter gestire meglio una situazione sempre sul punto di esplodere. Almaz non si sente in difetto perché gli altri ospiti del centro di accoglienza sarebbero sfruttati comunque. Il suo è solo un modo per rimanere a galla in un mare dove nuotano squali feroci. Una giovanissima ragazza di nome Eli la riconosce, minaccia di denunciarla alle autorità competenti ma poi viene attratta anche lei come una falena dalla possibilità di cambiare vita concedendo la sua innocenza in cambio di denaro che possa comprare una vita migliore. Eli ha dovuto lasciare in Libia un fratello che si trova sotto minaccia e per il quale le si chiede un riscatto in denaro. Denaro che è disposta ad ottenere a qualsiasi condizione. Sarà proprio la prospettiva di una perdita dell’innocenza per questa giovanissima che tanto le ricorda il suo passato a risvegliare in Almaz un istinto di protezione e a cercare di invertire la rotta. Non sarà lei ad essere ancora una volta spettatrice e complice di chi soggioga gli altri per il proprio tornaconto personale. Il film analizza un punto di vista diverso nel vasto argomento dell’immigrazione clandestina e dei risvolti criminali nei quali affonda ma non esprime giudizi, limitandosi a raccontare la storia di una donna come tante, che si nutre di speranza, si accontenta di quel che trova ma, ad un certo punto, si ribella anche sapendo che potrebbe uscirne sconfitta. Il film si avvale di un cast attoriale di grande levatura che imprime alla storia una profonda umanità e trasmette allo spettatore un celeidoscopio emozionante.
 
La fotografia sa trasferire con efficacia sia i rari momenti di pace e di inusitata bellezza anche nel dolore più feroce sia i momenti cupi, tetri e infernali con tutta la drammaticità che gli sono propri.
 
Un film che ha uno sguardo di pietas anche per coloro che si sono macchiati di crimini efferati perché in alcune circostanze il confine tra giusto e sbagliato, buono e cattivo, bene e male è così labile e incerto che non si è in grado di tracciare confini netti e ogni giudizio morale è inficiato dalle circostanze che rendono fallace ogni presa di posizione troppo netta.
 
Virna Castiglioni