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Che strano chiamarsi Federico. Scola racconta Fellini

Mercoledì 18 Settembre 2013 18:34 Pubblicato in Recensioni
“L’artista è un trasgressore, ci deve quindi essere qualcosa da trasgredire, dei limiti che non permettono alla creatività di essere totale”.  In una delle scene che prendono parte a questo patchwork filmico,  omaggio al grande cineasta italiano, Fellini espone ad un dinoccolato Mastroianni il suo punto di vista nei confronti della creatività, cavallo pazzo da ammansire per poter essere cavalcato. Ettore Scola, collega, compagno e intimo amico di Fellini, sembra recuperare queste sue riflessioni per costruire quello che può essere accolto come un messaggio d’amore inviato in una bottiglia di vetro che assume le fattezze di una telecamera.
Inizialmente concepito come ricordo del regista riminese in occasione del ventennale della sua morte, su proposta di Roberto Ciccutto di affiancare i ricordi personali di Scola al materiale d’archivio, il progetto si trasforma in una sorta di album di memorie che non proseguono secondo una linea retta ma si mescolano in un mush up di aneddoti, frasi, set, foto, frammenti di film. Un vero e proprio Amarcord, realizzato con l’aiuto delle figlie Paola e Silvia che hanno rovistato tutto il materiale delle Teche e scritto la sceneggiatura insieme al padre. 
All’inizio di tutto c’è l’incontro fra un giovanissimo Ettore Scola e un già conosciuto Federico Fellini, di dieci anni più grande, presso la redazione del giornale satirico Marc’Aurelio, nella Roma del secondo dopoguerra. Poi ci sono le riunioni informali nei bar romani fra Scola, Fellini e Massari; i giri in macchina nelle notti insonni in una città pulsante; gli incontri notturni con un’umanità varia; il teatro  5 di Cinecittà, seconda casa di Federico.
I momenti di fiction in cui i due giovani Scola e Fellini sono interpretati dai nipoti di quest’ultimo, Giacomo e Tommaso Lazotti, si sovrappongono ai filmati d’archivio e ad alcune scene fondanti della filmografia di Federico, ovvero del cinema italiano. Curiosa la scelta di affidare a controfigure sempre poste in penombra la parte di Federico ed Ettore già registi affermati, impegnati in scorribande per la città o su qualche set, utilizzando la vera voce del primo, ripresa da interviste d’epoca, remixata e introdotta nel film. Quasi magici gli incontri con una prostituta gioiosa e scaltra (Antonella Attili) e con un madonnaro barese (Sergio Rubini) che ricorda ai due amici come il cinema sia solo la settima arte, mentre la pittura è la terza. Esilarante la scena di repertorio con i provini a Gassman, Mastroianni e Sordi per la parte del Casanova, quando già si sapeva che nessuno dei tre avrebbe avuto la parte.
La matrice dell’ironia pervade l’intero racconto e riproduce, al tempo stesso, il senso del cinema di Fellini, secondo una struttura onirica che è, di per sé, felliniana. Compresa la scena che chiude il film-documentario (o meglio l’album di ricordi), in cui il regista si rilassa seduto nella sua sedia di fronte ad un mare calmo nel tramonto caldo. La sensazione di malinconia e di commozione, assolutamente non ricercata da regista e sceneggiatrici, prende comunque parte a questo ritratto amichevole che sembra quasi dire “abbiamo perduto qualcosa”, coinvolgendo in questo moto tutto il sistema cinema, compresi quegli stessi studios in cui Fellini e i suoi hanno fatto rivivere il cinema italiano, ora trasformati in parco giochi o in rovina. E tuttavia, nell’onorare i ricordi e i grandi momenti della filmografia felliniana e della sua vita aperta all’esperienza, Scola vuole dire ciò che ha già detto in conferenza stampa, ovvero che “Fellini non manca, così come non manca Leopardi. C’è e continuerà ad esserci con il suo contributo fondamentale alla cultura italiana”.
Questo “piccolo ritratto di un grande personaggio”, presentato fuori concorso a Venezia (con una proiezione speciale alla presenza del Presidente della Repubblica, il quale ha poi dichiarato, emozionato “Solo Scola poteva fare questo film su Fellini) è, in ultima istanza, un elogio alla gioiosità di un regista e di un uomo che riprende vita nello sguardo di un amico e nella narrazione in terza persona di un bravissimo Vittorio Viviani.
 
Elisa Fiorucci

Sinestesia

Mercoledì 18 Settembre 2013 18:26 Pubblicato in Recensioni
La pellicola di Erik Bernasconi è un’opera matura, piacevole e per molti versi sorprendente. Il regista svizzero gioca con il ‘fare cinema’ senza mai oltrepassare il limite. 
 
Che siano riuscite oppure no, le opere prime risplendono – nella maggior parte dei casi – di una luce particolare, conservano i sogni, le speranze e la voglia di fare di chi ha avuto per la prima volta la possibilità di realizzare un ‘proprio’ film. 
“Sinestesia” ha ben poco dell’opera prima, e non certo per la mancanza di entusiasmo. 
La pellicola di Erik Bernasconi è matura, superba, assolutamente ‘diversa’ dalla massa.
Che lo si voglia chiamare esperimento, oppure no, l’operazione del regista svizzero è sorprendente: quello che all’apparenza può sembrare un film piatto e grigio, cela al suo interno molteplici chiavi di lettura, diverse interpretazioni. 
“Sinestesia” è articolato in un epilogo, un prologo e quattro capitoli, ognuno dei quali incentrato su un personaggio principale. Bernasconi lavora su una trama variopinta, che cambia i colori e i toni in maniera radicale da un capitolo all’altro, senza per questo trascurare il senso della storia.
Dal thriller al dramma, passando per la commedia romantica, tutto perfettamente di genere.
L’operazione registica, obbligatoriamente basata su una sceneggiatura puntuale e precisa, non è forzata, né pretenziosa.
Il regista gioca con i piccoli particolari e le tecniche di ripresa, che bastano a fare la differenza.
Anche la musica, così come l’ambientazione, ricopre un ruolo fondamentale (singolare la scelta dei CCCP).
La storia non cambia, non subisce variazioni e lo spettatore non si sente mai smarrito, tutto porta ad un unico significato: siamo davvero padroni della nostra vita?
Il destino può davvero portarci su una strada che non avremmo mai immaginato?
Le interpretazioni possono essere molteplici, come diversi sono i punti di vista offerti da Bernasconi. 
Un contributo importante alla buona riuscita del film è dato sicuramente dal cast degli attori. 
Lodevole Alessio Boni nei panni di un uomo paralizzato dalla cintura in giù.
In questa occasione tira fuori dal cilindro un’interpretazione davvero sorprendente: il suo lavoro sul corpo  ha pochissime imprecisioni. 
Un po’ meno convincente la Wurth: il suo ruolo sembra esserle stato cucito addosso, ma in alcune scene sembra purtroppo assopito e trascurato.
Assolutamente da menzionare gli altri due protagonisti: Melanie Winiger e Leonardo Nigro.  
“Sinestesia”, prodotto nel 2010 e fino ad oggi mai distribuito in Italia, è un film da vedere e di cui parlare. 
 
Silvia Marinucci

ITALIAN DOC SCREENINGS

Venerdì 13 Settembre 2013 11:26 Pubblicato in Concorsi
Scandenza Bando: 23 settembre
 
ITALIANDOC, l’archivio digitale di cinema documentario italiano, cerca nuovi titoli.
 
Tutti i documentari iscritti saranno visionabili da parte di importanti buyers internazionali e da importanti distributori theatrical.
 
Maggiori informazioni consultando www.italiandocscreenings.it

RIFF - Roma Independent Film Festival

Giovedì 12 Settembre 2013 22:39 Pubblicato in Concorsi
Scadenza Bando: 15 dicembre 2013 
 
Il 15 dicembre è il termine ultimo per partecipare alla 13esima edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival – che si terrà a Roma dal 3 al 12 aprile 2014 presso il Nuovo Cinema Aquila.
 
Otto le sezioni competitive:
 
Feature Films (lungometraggio italiano e internazionale);
New Frontiers (opera prima);
Documentary Films (italiano e internazionale);
Short Films (italiano e internazionale);
International Student Films (scuole di cinema);
Animation (animazione);
Screenplays & Subject (sceneggiature & soggetti);
 
Il programma del RIFF 2014 sarà arricchito da retrospettive e seminari che affronteranno vari aspetti della cinematografia indie. Al termine del Festival verranno infine assegnati i RIFF Awards per un valore di oltre 50.000 Euro.
Per i vincitori è prevista una programmazione speciale nelle sale del Nuovo Cinema Aquila di Roma.
 
Maggiori dettagli consultando www.riff.it