Scadenza bando : 30/04/2012
L’Associazione Colle di Giano, in collaborazione con le Biblioteche di Roma, con il patrocinio del Comune di Roma e del XIII Municipio, organizza l’VIII Edizione del concorso per cortometraggi aperta a tutti, senza limiti d’età o di provenienza.
Costo partecipazione :gratis
Premi: In palio un premio in denaro e menzioni speciali
Info: www.colledigiano.it
Uno dei primi arrivi in sala provenienti dalla 69° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è la nuova opera del regista italiano Marco Bellocchio. Uno dei pochi autori formatisi negli anni sessanta ancora in piena attività e che già con i suoi ultimi lavori come “Vincere” e soprattutto “Sorelle Mai”, ha dimostrato di avere ancora tante cose da dire nella sua carriera ancora in piena evoluzione.“Bella addormentata” è un film corale di eccezionale portata. Stranamente per Bellocchio è un film concentrato in un brevissimo spazio temporale , a differenza dei suoi due ultimi sopra citati. Ovviamente niente di riconducibile a “Short cuts” di Altman, “Magnolia” di P.T.Anderson o “Crash” di Paul Haggis. Marco Bellocchio forse insieme ai fratelli Taviani è quanto di più lontano esista dal cinema americano. Lo è per cultura ma anche per linguaggio cinematografico, le tensioni provocate dai protagonisti non sono finalizzate alla storia ma alla nostra emotività o meglio alla nostra esperienza. Un film del genere non può essere definito riuscito o meno, ben fatto o lacunoso, un film come “Bella addormentata” ti chiama in causa e ti rende partecipe sempre ovviamente che tu lo voglia. Ti spinge a riflettere sull’educazione ricevuta e su quella che vorresti dare ai tuoi figli. Ti tira in ballo per un urlo di troppo, per una carezza non data o per un abbraccio perduto. E’ la psicologia applicata al cinema e su questo Marco Bellocchio è un maestro che mai andrebbe discusso. Dicevo che “Bella addormentata” è un film corale, infatti ci sono più personaggi e più storie che si snodano e che nemmeno tutte si incrociano. Il tutto avviene sullo sfondo di un fatto di cronaca italiana recente. Un evento che risale all’inverno del 2009, ovvero la morte di Eluana Englaro, una ragazza in coma da 17 anni, che ha attirato per un breve periodo l’interesse dei media, della Chiesa e soprattutto della Politica.
Ecco per sgombrare dal campo ogni equivoco quello di Bellocchio non è un film sull’eutanasia e tanto meno sulla vicenda Englaro. Nel film di Bellocchio le istituzioni sono come sempre, più che mai, le assolute protagoniste del film. La Famiglia, la Chiesa, lo Stato. Se c’è una presenza forte sullo sfondo del film è quella dei media e della politica. Una presenza che purtroppo per noi Bellocchio legge benissimo come quella di una classe politica con la p minuscola, una piccola associazione di burattini e burattinai, di teatranti di profilo bassissimo, di gente rubata alle galere. Ma tanto è; non è forse questa l’Italia degli ultimi anni? Lo dicono i fatti. Le inchieste e i processi. Tanto che viene da chiedersi se la bella addormentata del titolo non sia proprio la nostra nazione.
Si perché altrimenti di belle addormentate nel film oltre a Eluana, che ovviamente non si vede mai, ce ne sono molte… La più addormentata di tutte è Maria la figlia del senatore Beffardi che ha perso la madre in circostanze simili a quelle di Eluana. C’è la figlia della Divina Madre (una clamorosa Isabelle Huppert) che con il suo coma vegetativo affonda sempre più la vita del fratello. Come c’è Federico, un ragazzino folle che dice cose sanissime ma che è anche il freno a mano del fratello Roberto.
E poi c’è Rossa, una tossicodipendente sola come un cane, bella come una favola di Walt Disney, che più volte ha tentato il suicidio e che sarà l’unica a risvegliarsi. Lo farà grazie a un bacio, si proprio come nelle favole. Solo Rossa si risveglia... gli altri si perdono. Rossa non solo si risveglia, ma rende più piacevole il riposo del Principe, dell’Angelo guerriero che l’ha salvata. Non farà nulla di eclatante, niente amore eterno o gioia di vivere ritrovata: toglierà solo quelle brutte, scomode scarpe al suo Principe per farlo dormire comodamente. E per poter finalmente riposare anche lei. E chissà che prima o poi un bravo giovane medico non dia un bacio piccolo, piccolo che possa risvegliare la nostra Italia.
Marco Castrichella
Forse al terzo lungometraggio e dopo una serie di documentari e cortometraggi, il regista Ivano De Matteo ce l’ha fatta a ritagliarsi un meritato spazio nel panorama del Cinema italiano. Con “Gli equilibristi” presentato nella prestigiosa rassegna veneziana ‘Orizzonti’ ha scaldato i cuori e le mani di molti critici e di tanti spettatori. Il giovane regista romano che spesso appare in veste d’attore in film di altri registi non ha dovuto cambiare registro per approdare a questo parziale successo. Poteva indurlo a fare una scelta diversa la scandalosa mancata distribuzione del precedente “La bella gente” del 2009 vincitore al festival francese di Annecy e che contava oltretutto su un cast di rilievo (Elio Germano, Iaia Forte, Monica Guerritore e Antonio Catania). Anche in quel film si percepiva la capacità di Ivano De Matteo di saper raccontare un’Italia vera, malata, narrata con durezza, ma anche con un grande respiro cinematografico tale da non poter essere confuso con un cinema di stampo documentaristico. La drammatizzazione dei personaggi che popolano le storie di De Matteo è forte ma mai eccessiva, se ti giri poco intorno te li ritrovi tutti davanti ogni giorno ed ogni sera, sia i suoi protagonisti che le figure più sfumate. Ecco che con “Gli equilibristi” un salto in avanti per Ivano avviene, grazie alla decisione di puntare l’obiettivo principale su un solo personaggio, senza ovviamente trascurare gli altri. Ovvero se il protagonista Giulio, un Valerio Mastandrea in stato di grazia, vede proiettato su di se il fascio di luce privilegiato, se lo seguiamo passo per passo dal risveglio la mattina fino a notte inoltrata, non da meno valgono per interesse drammaturgico le figure dei suoi colleghi di lavoro, della moglie e dei due figli, di tutta la fauna di emarginati che lungo la strada della disperazione si presenteranno davanti agli occhi sempre più smarriti di Giulio, un uomo prima forte abbastanza da decidere di accollarsi sacrifici e colpe sulle proprie spalle per poi non avere più la forza nemmeno di parlare.
Ho accennato all’inizio di un grande Mastandrea che forse in ruoli come questo da il meglio di se. Questa volta ha fatto il miracolo di avere la cinepresa sempre ‘addosso’ e di saperla sostenere in modo superlativo. Dalle battutesarcastiche, alle quali ci ha ormai abituato, di inizio film per arrivare all’abbrutimento fisico e morale del finale del film. Un vero campionario di recitazione. Addirittura da solo e senza sottofondo musicale avrebbe potuto sostenere anche quelle scene in cui sta fumando una sigaretta o se ne va sbandato per le strade di una Roma talmente bella e triste perché inusuale, mai vista prima al cinema. Proprio qui secondo me s’è stato un abuso delle musiche che troppo romantiche, troppo spesso e troppo forte hanno sottolineato alcuni momenti fondamentali del film.
Se ripensando a quelle scene avessimo potuto ascoltare i rumori di fondo di una città distante dal dramma di Giulio forse qualche corda in più avrebbe vibrato in noi. Come nella splendida scena del ritorno a casa per il cenone di fine anno, dove è il silenzio e l’imbarazzo dagli sguardi a diventare protagonista, dove anche il rumore di una forchetta e di un piatto rendono la scena ‘madre’. Ma ovviamente non si può chiedere a un autore di realizzare scene del quotidiano come lo farebbe un Bresson, un Rossellini o in tempi più recenti i fratelli Dardenne. Ivano ha il suo stile ed è giusto rispettarlo, dico solo che stavolta l’intensità delle immagini così come sono state riprese gli avrebbero permesso di evitare quella che per molti registi è un compendio a qualcosa che manca nel girato. Naturalmente terminerò il mio commento con un altro complimento: l’incipit del film e della tragedia familiare è nella scena iniziale fra gli scaffali dell’ufficio dell’Anagrafe dove lavora Giulio. Girata da maestro.
Vedere per credere. E l’invito si estende a tutto il film. “Gli equilibristi” è degno delle nostre emozioni e della nostra storia.
Marco Castrichella
Scadenza bando: 30/05/2012
Un progetto italo-svizzero nato per offrire un importante tributo agli ambienti montani della Svizzera e del pianeta, ovvero alle cosiddette Terre Alte del Mondo. ‘Swiss Mountain Film Festival’ si rivolge a tutti quei registi che hanno eletto a soggetto principale delle proprie opere cinematografiche la montagna con i suoi paesaggi, le tradizioni e la cultura dei popoli che la abitano. Al concorso possono partecipare film e documentari che valorizzino le montagne, le loro culture, con attenzione all’alpinismo, al turismo di montagna e ai paesaggi del mondo. L’obiettivo è quello di proporre un’intera settimana dedicata a cinema e montagna. Inoltre l’Associazione apre un secondo concorso aperto a tutti i fotografi, fotoamatori, esperti di fotografia e appassionati di fotografia. Il concorso prevede un’unica sezione dedicata alla valorizzazione delle montagne, delle loro culture, con attenzione all’alpinismo, al turismo di montagna e ai paesaggi del mondo.
www.swissmountainfilmfestival.com
Torna anche quest’anno al Teatro Vittoria il Roma Creative Contest – Short Film Festival.Con alle spalle un prima edizione che ha riunito in sala oltre 2000 spettatori, l’evento si sviluppa in 4 appuntamenti 16-23-30 Settembre e 7 Ottobre, ognuno seguito da un dopofestival al ConteStaccio.
Si parte domenica 16 con la serata di apertura che ospiterà l’ esibizione della compagnia teatrale Quinte Attive, la proiezione dei primi 8 corti in gara e un intervento on stage del cast dei The pills.
Nel corso delle serate successive si alterneranno ancora sul sul palco il video artista Daniele Spanò e il gruppo "The Pills".
Durante la finale del 7 ottobre una giuria di Professionisti, tra cui Mattia Torre (Boris), Cosimo Alemà (At the end of the day) e Marco Missano (Sky - Fox) sceglierà i vincitori del Contest.
Intervalli sfiziosi firmati The Fooders.
Diversi i premi in palio, per un ammontare di oltre 30.000 €, che comprendono la produzione di nuovi cortometraggi e la diffusione dei corti vincitori, oltre ai premi in denaro.
http://www.romacreativecontest.com/it/
R.M
Scadenza bando: 15/11/2012
Ci sono varie sezioni competitive:
Visioni italiane concorso per corto e mediometraggi
Visioni doc concorso per documentari
Visioni ambientali concorso per opere che trattino tematiche ambientali
Visioni acquatiche concorso a tema fisso sul tema dell'acqua per opere di max 3’
Il concorso è gratuito, i premi sono in denaro:1.000 euro miglior film,
500 euro premio Arci, 1.000 miglior documentario, 500 euro premio Arci, 500 euro premio Visioni ambientali, 500 euro Visioni acquatiche.
Iscrizione online sul sito www.visionitaliane.it
Scadenza bando: 15/11/2012
Ci sono varie sezioni competitive:
Visioni italiane concorso per corto e mediometraggi
Visioni doc concorso per documentari
Visioni ambientali concorso per opere che trattino tematiche ambientali
Visioni acquatiche concorso a tema fisso sul tema dell'acqua per opere di max 3’
Il concorso è gratuito, i premi sono in denaro:1.000 euro miglior film,
500 euro premio Arci, 1.000 miglior documentario, 500 euro premio Arci, 500 euro premio Visioni ambientali, 500 euro Visioni acquatiche.
Iscrizione online sul sito www.visionitaliane.it
scadenza del bando: 06/01/2013
Lo Skepto International Film Festival è un festival di natura competitiva destinato ai cortometraggi, senza vincoli di argomento, stile o budget di produzione.
Obiettivo principale del festival è dare visibilità ai filmmakers indipendenti di tutto il mondo e costruire uno spazio aperto in cui potersi confrontare liberamente.
Sono ammessi cortometraggi narrativi di ogni genere, documentari, videoclip musicali, videoarte, cortometraggi sperimentali, spot, finti trailer, new media format, mobile videos, ecc.
Premi:
La sezione principale del festival è quella dedicata ai Cortometraggi (Short): sono ammessi cortometraggi senza vincoli di genere o stile, compresi documentari, videoclip musicali, new
media format.
Durata massima: 20 minuti inclusi titoli di coda.
Data di realizzazione: non anteriore al 1 gennaio 2010.
Premio: 1000 €
Sono inoltre istituiti due premi speciali:
✔ Premio speciale Tholos: “La complicata semplicità della natura in tutta la sua bellezza”
Durata massima: 20 minuti inclusi titoli di coda.
Data di realizzazione: non anteriore al 1 gennaio 2010.
Premio: 1000 €
✔ Premio speciale Mediterraneo
Novità dell'edizione 2013, la sezione dedicata al Mediterraneo è aperta a cortometraggi di ogni genere e stile che affrontino i temi della cooperazione, dell’incontro tra culture, della solidarietà, del patrimonio storico, artistico e ambientale condiviso, delle radici comuni che legano i diversi popoli e stati appartenenti all’area in cui si incontrano Europa, Africa e Asia.
Durata massima: 20 minuti inclusi titoli di coda.
Data di realizzazione: non anteriore al 1 gennaio 2010.
Premio: 500 €
E' inoltre prevista (solo per l'Italia) la sezione speciale Scuole, aperta a cortometraggi, videoclip musicali, documentari di ogni genere o stile realizzati da studenti, classi o comunque produzioni legate al mondo scolastico.
Durata massima: 20 minuti inclusi titoli di coda.
Data di realizzazione: non anteriore al 1 gennaio 2010.
Il premio per il miglior cortometraggio della sezione Scuole consisterà in un buono spesa del valore di 250 €, valido per acquisti di libri e/o dvd.
La Direzione dello Skepto International Film Festival si riserva inoltre di istituire in corso d'opera ulteriori premi e menzioni speciali destinati a cortometraggi regolarmente iscritti nelle due sezioni principali che rientrino in particolari categorie (ad esempio documentari, animazione, opere dedicate a determinate tematiche).
Dal 26 Novembre, alla Casa del Cinema e in alcune Biblioteche della Capitale sfila il prêt-à-porter del Festival ARCIPELAGO. Un Evento Speciale che in parte anticipa il nuovo corso della kermesse dedicata al “cinema breve”, riproponendo i film vincitori dell’edizione 2012. Ma anche tenendo a battesimo una rassegna sui romani di origine straniera e la “loro” Capitale. Ed è tutto un altro sguardo. Multicolore.
Con la sua ventesima edizione, lo scorso Giugno si è conclusa la prima fase della lunga avventura di ARCIPELAGO – Festival Internazionale di Cortometraggi e Nuove Immagini. Dal 2013, un nuovo prototipo di festival inizierà infatti a prendere forma, rimodulandosi attorno a modalità di fruizione e organizzazione alternative, più articolate e "liquide" sia nella periodicità dei suoi appuntamenti, sia nella loro localizzazione (un importante segmento del festival, lo storico e prestigioso ConCorto - Concorso Nazionale Cortometraggi, sarà intanto ospitato già il prossimo Marzo dal BIF&ST - Bari International Film Festival , in totale autonomia d'identità e di scelte artistiche).
Scadenza bando: 31/01/2013
Sono aperte le iscrizioni alla sesta edizione di “A Corto di Donne”, rassegna di cortometraggi al femminile, in programma a Pozzuoli (NA) dal 18 al 21 aprile 2013.
Il festival, organizzato in collaborazione dal Comune di Pozzuoli, dall’associazione culturale “Quicampiflegrei” e dal Coordinamento Donne Area Flegrea, promuove la creatività al femminile, offrendo uno spazio di confronto alle filmmaker di tutto il mondo che, attraverso un linguaggio cinematografico di sperimentazione e innovazione, esprimono un punto di vista originale sulla società e i fenomeni del nostro tempo.
La partecipazione alla rassegna è riservata ai cortometraggi a regia esclusivamente femminile, realizzati a partire dal 1° gennaio 2010. Il tema è libero. I generi ammessi sono: Fiction, Documentari, Animazione, Videoarte. La durata dei singoli lavori non dovrà superare i 30 minuti. Le giurie, formate da professionisti dell’industria audiovisiva ed esponenti del mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, assegneranno il premio al miglior cortometraggio per ciascuna delle quattro sezioni competitive in cui è articolato il festival.
Sarà inoltre attribuito dalla direzione del festival un premio speciale al miglior cortometraggio italiano, individuato tra tutti quelli selezionati per la fase finale della rassegna. Le opere dovranno essere spedite, unitamente alla scheda di iscrizione, al seguente recapito: “A Corto di Donne” – c/o Azienda Autonoma Cura, Soggiorno e Turismo – Piazza Matteotti, 1 – 80078 Pozzuoli (NA) – Italy.
L’iscrizione è gratuita ed è aperta a opere di qualsiasi nazionalità, purché sottotitolate in italiano o in inglese, oppure prive di dialogo.
Only Lovers Left Alive, l’ultima firma di Jim Jarmusch è una finestra sulla vita di due individui, che hanno scelto di vivere per l’eternità. Alla scorsa edizione del festival di Cannes (2013), il regista americano ha ribadito più di una volta che la pellicola non ha una sottotrama, non ha nessuna morale oltre a quella che preferisce trovare lo spettatore, non è una catechesi su come dover trascorrere la vita, è semplicemente una storia d’amore che non inizia e non finisce con il film, ma continua prima e dopo senza tempo. I due amanti del titolo vivono nell’anonimato. Lontani a chilometri di distanza, forti del sentimento che li lega da secoli, scelgono lo pseudonimo di Adam e Eve. I due protagonisti sono apparentemente agli antipodi, lui (Tom Hiddleston) è un musicista annoiato, stanco della vita che da 500 anni non premia la sua musica né il talento degli scienziati che ammira, stanco di cercare il riconoscimento degli altri, fugge dalla fama e si lascia vivere circondato da ciò che ama, non gli interessa il progresso, disgustato da come le altre persone “trattano il mondo”, seleziona la tecnologia trovando un proprio equilibrio tra l’uso del computer e del tubo catodico. Lei (Tilda Swinton) ha 3000 anni ma si meraviglia come una bambina della moltitudine di cose che ha ancora da imparare, nonostante sia quella che con un solo tocco riesce a datare un oggetto, non disdegna l’uso dello smartphone ma si compiace nel contemplare la natura non smettendo di trovare il significato della vita nella bellezza di una danza o nella poesia. Dopo essersi ricongiunti, nel microcosmo di eventi che, come il perpetuarsi di un piatto su un giradischi, girano attorno a loro, si muovono sulla scena altri personaggi, Ian (Anton Yelchin) l’unico amico di Adam, John Hurt che interpreta il drammaturgo Cristopher Marlowe in persona e, ultima ma decisiva nello sconvolgere la quiete della coppia, Ava (Mia Wasikowska) sorellina di Eve, che se ne infischia dei modi sofisticati della famiglia e ha un talento innato per cacciarsi nei guai e trascinare gli altri con sé. L’amore è raccontato come un dolce bisogno di non abbandonarsi, è la “fortuna” di aver trovato una persona con cui condividere tutto, un intreccio costante che lega due anime gemelle per sempre, una passione che non si spegne mai e che ci salva dall'innata voglia di morire per non affrontare l’eterno. Sviscerati attraverso la messa in scena sono istinti del tutto primordiali come il bisogno di due predatori in cerca di cibo, perché, i nostri due sofisticati protagonisti, sono dei vampiri bramosi di sangue. Questo non è il primo film a trattare di succhia sangue innamorati, né tantomeno il solo negli ultimi anni, è una risposta che distrugge la ridicola immagine creata dalla saga di Twilight e restituisce dignità alle creature della notte. La musica e le città coinvolte sono il riflesso dell’anima dei protagonisti. Le canzoni scelte sono pertinenti (prima tra tutte Funnel Of Love di Madeline Follin) e non mancano le esibizioni degli artisti che hanno partecipato al film, come quella della cantante libanese Yasmine Hamdan. Le note funeree dei testi composti da Adam sono anch’esse frutto del parto creativo di Jarmusch e del suo complesso musicale gli SQURL, così come lo sono i tamburi che accompagnano i passi di Eve di stampo medio orientale nelle suggestioni di Tangeri, la città affollata in cui la vampira ha scelto di nascondersi. Adam invece ha trovato la sua dimora in un castello fuori dal mondo nella desolazione di Detroit, dove il tempo sembra aver dimenticato il resto della città, luoghi esplorati al buio e fuori dal caos delle metropoli, romantici come l’intimità di una vita a due. Il cast è eccezionale, Tilda Swinton, elegantissima, scelta più di cinque anni fa per questo progetto mostra carattere e femminilità, il personaggio le è stato cucito su misura. Tom Hiddleston è il perfetto “Syd Barret che interpreta Amleto”, come voleva Jarmusch stesso, e non poteva essere diversamente vista la sua passione viscerale per Shakespeare e la sua spiccata vena teatrale. Ricco di citazioni, essenziale nella narrazione, con una fotografia che rasenta la genialità, indugia su tempi lunghi e non è un film “per tutti”. L'opera è invece ipnotica, riflessiva, magnetica, non è una oscura celebrazione della morte, ma è la dimostrazione di quanto possa essere forte il nostro istinto di sopravvivenza e l’ attaccamento alla vita, eterna o effimera che sia.