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12 Feb

Star Wars Episodio VIII: Gli Ultimi Jedi

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“Non hai fede nella Forza, non è vero?” 
Questa domanda la rivolgeva un contadino che sognava in grande, ignaro di quello che gli avrebbe riservato il futuro, a un contrabbandiere disilluso, ma dal grande cuore, durante la loro prima avventura insieme sul Millennium Falcon. La stessa si potrebbe rivolgere a Rian Johnson, sceneggiatore e regista di Star Wars Episodio VIII : Gli Ultimi Jedi, il capitolo più discusso e controverso della saga. Dove J.J. Abrams, con il suo “Il Risveglio Della Forza” (2015), aveva tolto, ridotto, ridefinito a suo gusto, Johnson in piena libertà creativa (con una probabile ansia da prestazione), contemporaneamente alla lavorazione del settimo film, e svincolato dal peso del giudizio che gli avrebbe riservato il pubblico, scriveva la sua versione dei fatti, esagerando su tutti i fronti. “Il Primo Ordine impera” mentre la Resistenza, guidata dal Generale Leia Organa (Carrie Fisher, nella sua ultima apparizione), muove i suoi alfieri, per tentare di salvare ciò che resta della flotta. Il pilota Poe Dameron (Oscar Isaac), in prima linea, agisce di sua iniziativa, portando i bombardieri alleati a scontrarsi con il nemico. Finn (John Boyega), fuori dal suo stato di incoscienza, incontra accidentalmente Rose Tico (Kelly Marie Tran), un tecnico tutto fare, a bordo della nave che lo trasporta. Rey (Daisy Ridley) è sull’isola di Ahch-To, esattamente dove l’avevamo lasciata, per incontrare Luke Skywalker (Mak Hamill), la leggenda. Kylo Ren (Adam Driver) "nato dalle tenebre", il parricida spaccato in due dal suo gesto, riflette sulle sue azioni. Nello specifico la riscrittura, o meglio il completamento del background di questo antagonista, tanto odiato e in apparenza debole e stupido, è uno dei punti forti del film. The Last Jedi dura 2 ore e 32 minuti (è il più lungo della saga), nonostante ciò il girato prevedeva un minutaggio ancora più imponente. Forse per questa ragione, il montaggio è un completo disastro. Un esempio sopra tutti: a Laura Dern –  interpreta l’Ammiraglio Amylin Holdo della Resistenza – viene riservata una delle scene più drammatiche della pellicola, “la scena muta”, ma il pathos viene ‘soffocato’ dalle altre due sequenze che si svolgono in contemporanea. Allo stesso modo la lunghezza della storyline che riguarda Finn e Rose rischia di annoiare (sopecialmete a una seconda visione). Mark Hamill, lo storico interprete del protagonista assoluto di Guerre Stellari, ha espresso i suoi dubbi riguardo lo sviluppo di Luke Skywalker, ammettendo di non aver gradito alcune libere scelte, eccessive e forzate per il suo personaggio: “l’uomo più ottimista dell’intera Galassia” qui è cinico e disilluso. L’attore ha successivamente ritrattato la sua opinione, ponendo fiducia nel regista e nel progetto, allo scopo di ottenere un finale d’effetto. I siparietti comici sono mal dosati: tenendo conto che ci sono sempre stati, Star Wars ha una sua comicità e, nell’euforia di inserire battute e momenti che spezzano la tensione, nel calderone sono finite anche scene eccessive e fuori luogo. Lo stesso accade con le manifestazioni della Forza, più simili a quelle di un super potere. Viene messo in questo modo in discussione quello che abbiamo conosciuto fino ad ora, esteticamente e concettualmente. Non a caso il production designer Rick Heinrichs, noto per essere complice delle visioni di Tim Burton, ha lavorato anche a molti film di genere (tra cui Pirati dei Caraibi e Captain America-Il primo Vendicatore). Sbagliando da principio, alcuni hanno trovato una novità rivoluzionaria nella pellicola, ovvero il valore apparentemente laico, dato al concetto della Forza stessa, come se si trattasse solo in questo film di un'energia presente in tutte le forme di vita e non solo in individui eletti. Niente di nuovo, a meno che non si confondano due aspetti non coincidenti: la Forza e l'addestramento per entrare nell'Ordine dei Jedi "prerogativa di pochi" riconducibile al solo periodo storico in cui sono ambientati i prequels, durante l’ascesa della Repubblica. Rogue One (2016) ha riportato Star Wars al suo equilibrio magico, grazie al quale ogni inquadratura portava l’indelebile marchio cinematografico dell’opera. Le scenografie caotiche di questo nuovo episodio ne conservano una eco: sono stati costruiti dei mastodontici set per gli interni delle astronavi. Si passa dallo scenario stile ‘Bellé Epoque” del Casinò su Canto Bight, per arrivare nella remota isola dove si nasconde Luke (si tratta di Skelling Michael, in Irlanda, patrimonio dell’Unesco). Le creature che la abitano sono in parte digitali e in parte pupazzi e animatroni della imbattibile vecchia scuola. Tra di loro i teneri amati (e odiati) Porg, a metà tra una pulcinella di mare e un roditore, che hanno ottenuto un successo immediato fin dalla loro prima apparizione nel materiale promozionale del film. John Williams, ripercorrendo le sue stesse note, firma anche la colonna sonora di questo capitolo. Gli Ultimi Jedi con tutte le sue defezioni, è una montagna russa di emozioni: confonde, ribalta, ci fa dare "delle testate all’indietro" per le spiegazioni frettolose date in risposta ad alcuni interrogativi importanti. Nonostante tutto guarda al futuro e ci fa restare con lo sguardo fisso verso l’orizzonte. 
 
di Francesca Tulli

 

  • Regia: Rian Johnson
  • Paese: Stati Uniti D'America 2017
  • Genere: Space Opera, Fantascienza
  • Durata: 152
  • Cast: Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong'o, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Gwendoline Christie, Andy Serkis, Benicio del Toro, Laura Dern, Kelly Marie Tran
  • Valutazione: 4
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