Chi è Frank? La domanda, se la pongono tutti, prima o dopo aver visto il film dell’irlandese Lenny Abrahamson, con Michel Fassbender nel ruolo del titolo. Le risposte sono molteplici, Frank è un uomo tra i “trenta e i cinquanta” che indossa sempre una maschera di cartapesta, con dipinto sopra un enorme faccione sorridente. Senza una spiegazione logica, egli deve sempre descrivere la sua reale espressione a parole, non separandosene mai quando dorme, mangia o quando fa la doccia. Frank è una persona creativa, capace di far passare il malumore agli sconosciuti, ispirare il genio di molti, schiacciare involontariamente l’autostima di altri creativi, perché è unico. Frank è soprattutto il leader di un gruppo musicale sgangherato, gli Soronprfbs, nome impronunciabile persino per gli stessi componenti; così lo conosce Jon (Domhnall Gleeson) , il tastierista “pel di carota”, che in prima persona racconta agli spettatori cosa significa lavorare e vivere con Frank. Lo fa inizialmente attraverso un incosciente entusiasmo, racconta le sue emozioni come fossero scritte su un diario segreto giorno per giorno, attraverso twitter (vediamo comparire i suoi “cinguettii” agli angoli dello schermo), ignaro di come e dove lo stia trascinando questa avventura fuori dal comune tra una baita isolata nei boschi e la convinzione di incidere un cd inascoltabile. Gli altri membri della band sono altrettanto incoscienti, tra loro c’è Clara (Maggie Gyllenhaal), una cantante lirica mancata, innamorata di Frank al punto da buttare la sua vita, dietro ad un sogno irrealizzabile. Clara è piena di contraddizioni, all’apparenza è tutto meno che romantica, irascibile folle, dura di cuore, fa di tutto per ostacolare il successo del povero Jon, invidiosa della sua prematura amicizia con il leader del gruppo. Frank non è solo un “mascherone”, in lui si cela un uomo complicato, insicuro, fragile e, allo stesso tempo, un invidiabile talento che trova i testi delle sue canzoni in tutto ciò che osserva, come un bambino, trae ispirazione persino da un pelino di lana fuori posto nella trama di una poltrona. Delizioso spaccato di realtà alienante, la pellicola è tutto meno che una commedia leggera, come può suggerire la locandina: è la storia di una vita fuori dal comune, con tutti i pro e i contro che questo può comportare, come se al mondo non ci fosse più posto per l’originalità o per chi sceglie di apparire come meglio crede,vivendo una vita totalmente fuori dagli schemi della società. Ci si chiede ancora: Frank è un pesce fuor d’acqua o è il mondo che ancora non è pronto per lui?
Francesca Tulli