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THE ARTIST

Venerdì 23 Dicembre 2011 14:45 Pubblicato in Recensioni

“È un tipo di cinema dove tutto passa attraverso le immagini, attraverso l’organizzazione dei segni che un regista trasmette agli spettatori. È un cinema molto emozionante e sensoriale, un lavoro appassionante”, dichiara Michel Hazanavicius.

È lui il regista “organizzatore di segni” e The Artist è la sua opera sensoriale. Un film muto e in bianco e nero in piena era 3D, un gioiellino paradossale, che diverte e sconvolge perché, appunto, muto e dimesso. Ma allora non è vero che la nostra è una generazione, ormai, effetti speciali e “overlapping” dipendente?  The Artist è la prova che il cinema, quello con la c maiuscola, è fatto di belle storie e belle immagini, e lo sarà sempre. E Hazanavicius ce l’ha di-mostrato, spiazzando tutti, pubblico e critica. È la rivelazione dell’anno, del festival di Cannes, dove Jean Dujardin ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile e del Golden Globe, dove ha fatto il pieno di candidature, sei, tra cui quello per “migliore film commedia o musical”.

È la storia di George Valentin (Jean Dujardin), star indiscussa del cinema muto della Hollywood del 1927. All’uscita da una prima, una ragazza, Peppy Miller (Berenice Bejo) si fa fotografare tra le braccia del divo e riesce, in questo modo, a ottenere una parte in un film con lui. Ben presto il nome di Peppy diventa sinonimo di successo e glamour, mentre Valentin si trova a dover fare i conti con l’avvento del sonoro e il suo rifiuto “a parlare” nei film. “Non parlerò! Non dirò una parola!”. Il film si apre con questa battuta, o meglio, con questa didascalia. Pochi secondi che racchiudono in realtà tutto il film. È il protagonista a pronunciarla mentre è sotto tortura, altro indizio anticipatore.  Lui sta recitando una scena del nuovo lavoro della sua carriera di divo avventuroso e romantico. Uno Jean Dujardin elegante, affascinate e un pò “guascone”, omaggio a Clarke Gable con tanto di baffi e sorriso inconfondibile e Douglas Fairbanks, alle prese con pirati e avventure spagnoleggianti. La prima parte del film mostra il trionfo dell’attore mimo e delle gag tipiche del muto. Una scelta che impone a un regista di affrontare le proprie responsabilità e di adottare  un modo molto particolare di raccontare una storia, come ha spiegato lo stesso Hazanavicius. Arriva poi il 1929 e con esso l’affermazione del sonoro, apparso per la prima volta qualche anno prima. “Se quello è il futuro, puoi tenertelo”, inizia così, con questa sua affermazione, il declino di George Valentin la star. Ecco che, dopo mezz’ora dall’inizio del film, si sente il primo rumore. È il vetro di un bicchiere, poi un telefono inizia a squillare, il cane abbaia, tante risate, è il caos, è un incubo. E proprio di un incubo si tratta, a sognarlo è Valentin e, a viverlo siamo noi, il pubblico che, magicamente, dopo mezz’ora si è già abituato e fatto coinvolgere dall’atmosfera e dal silenzio del muto. Da questo momento s’innesca il declino inesorabile del protagonista. Un’uscita di scena fomentata da una parte dal produttore (John Goodman) che gli ripete “Io e te facciamo parte di un’altra epoca. Il mondo ora parla. La gente vuole facce nuove, facce che parlano. Carne fresca”. Dall’altra, dalla moglie Doris (Penelope Ann Miller) che passa le giornate a scarabocchiare le foto del marito sui giornali e che vuole a tutti i costi che lui ceda al suo orgoglio e si decida a parlare. Arriva il 1932, inquadrature volutamente distorte, alla “Quarto Potere” e giochi di specchi e ombre, che ricordano Murnau e l’espressionismo tedesco, ritraggono la condizione di fallimento e caduta del protagonista. A salvarlo, insieme al suo fedele cagnolino protagonista di divertentissime gag, sarà proprio Peppy Miller, l’ambiziosa starlette che lui ha lanciato nell’olimpo e la loro  “Scintilla d’amore”. Il film si chiude con il respiro dei due protagonisti, finalmente George Valentin parla e, da qui, il film stesso parla. Per Michel Hazanavicius, The Artist ha rappresentato una sfida che, come ha dichiarato “ Se fossi riuscito a portare al termine, sarebbe stato molto gratificante”. Nonostante questo desiderio incompiuto, The Artist rappresenta un tipo di cinema che dovrebbe essere sempre più spesso eguagliato e al quale, per stupire, non manca nemmeno la parola.

Lidia Petaccia

Gianfranco Rosi vince il Doc/it Professional Award 2011

Martedì 20 Dicembre 2011 23:55 Pubblicato in News

Sabato 17 dicembre, presso la Casa del Cinema di Roma, si è conclusa la seconda edizione di DOC/it Professional Award, premio della categoria al miglior documentario dell'anno, realizzata da Doc/it Associazione Documentaristi Italiani con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con la Casa del Cinema, Zétema Progetto Cultura e Roma Lazio Film Commission.

Cinque le opere in concorso per un montepremi complessivo di oltre 14.000 euro.
El Sicario Room 164 di Gianfranco Rosi vince il DOC/it Professional Award 2011 del valore di 3.000 euro che va ad aggiungersi ai numerosi altri premi vinti nel corso dei 43 festival a cui ha partecipato.
Il Castello di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti vince il Premio AAMOD, 3 minuti di archivio per un valore complessivo di 5.250 euro.
Cielo senza Terra di Giovanni Davide Maderna e Sara Pozzoli vince il Premio FAKE #FACTORY, consistente in servizi di produzione o coproduzione di un film documentario, per un valore di 2.500 euro.
This is my land… Hebron di Giulia Amati e Stephen Natanson si aggiudica il Premio AMG INTERNATIONAL equivalente in mezzi tecnici per le riprese di un film documentario, per un valore di 2.000 euro.
Sempre a This is my land Hebron va anche il Premio UCCA del valore di 10.000 euro per la distribuzione del film nel circuito UCCA.

A Left by the Ship di Emma Rossi Landi e Alberto Vendemmiati va il Premio AUGUSTUSCOLOR, ovvero sviluppo e telecinema per mt. 2.000 di neg. S16mm oppure per mt. 5.000 di neg. 35mm, per un valore di 1.500 euro.

Una giuria composta da oltre 100 professionisti del settore fra autori, produttori, direttori di festival, critici e tecnici, ha avuto modo di visionare i 26 titoli finalisti e votarli on-line tramite la piattaforma
www.italiandoc.it.

Per maggiori informazioni www.documentaristi.it

 

Chiara Nucera
 

L'Uomo Fiammifero sbarca in Spagna

Martedì 20 Dicembre 2011 23:31 Pubblicato in News

A partire dal 22 dicembre sarà distribuito nelle sale spagnole L'uomo Fiammifero, opera prima di Marco Chiarini.

Dopo due anni di successi nei festival di tutto il mondo, il particolarissimo fantasy dai toni burtoniani, uscirà nelle sale di Madrid, Barcellona, Santander e Siviglia.
La società Intramovies ha infatti siglato un accordo con la spagnola Sherlock Films per l'uscita di alcuni film italiani in Spagna – tra cui appunto L’Uomo Fiammifero. L'iniziativa ha il sostegno dell'Istituto di Cultura italiano di Madrid che organizzerà incontri con attori e registi delle pellicole selezionate.

Fresco di due premi vinti (Miglior Regia e Menzione Speciale alle musiche di Enrico Melozzi) all’Olympia Film Festival di Atene, L’Uomo Fiammifero, finanziato grazie alle vendite dell'omonimo libro illustrato di acquerelli (realizzato da Marco Chiarini e dal co-sceneggiatore Giovanni De Feo) e interpretato, tra gli altri, da Francesco Pannofino, ha ricevuto nel 2010 due nomination ai David di Donatello, per il miglior regista esordiente e per i migliori effetti speciali visivi. Sono oltre venti i premi che quest'opera si è aggiudicata nei festival di tutto il mondo, dopo la prima presentazione come Evento Speciale Fuori Concorso al Giffoni Film Festival del 2009. Il film, rigorosamente low budget, con un investimento di soli 30mila euro, ha conquistato spettatori di tutte le età e gusti cinematografici, rappresentando uno dei prodotti più apprezzabili del cinema italiano degli ultimi tempi.

 

Per maggiori informazioni www.uomofiammifero.it

 

Chiara Nucera

 

 

 

Premio Solinas Experimenta. I vincitori

Martedì 20 Dicembre 2011 22:27 Pubblicato in News

 

Proclamati i vincitori della prima edizione del Premio Solinas Experimenta, concorso per lungometraggi in digitale low budget per il cinema e le piattaforme multimediali, promosso dal Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal MIBAC e da RAI Cinema.

 

Domenica 19 dicembre a Roma, si è tenuta la premiazione di questa prima edizione dedicata agli autori under 35. La giuria, composta da Isabella Aguilar, Tommaso Arrighi, Giuseppe Gagliardi, Max Giovagnoli, Annamaria Granatello, Filippo Gravino, Guido Lombardi, Luca Lucini, Ludovica Rampoldi, Stefano Sardo, Mara Sartore, Beppe Tufarulo, Ines Vasiljevic ha selezionato 7 progetti finalisti , tra i 69 lavori pervenuti.

Le sette storie pensate e raccontate per essere sviluppate e realizzate low budget con tecnologie digitali sono: A.L.E.T.H. soggetto di Enrico Saccà e Alberto Mascia regia di Alberto Mascia; Aquadro soggetto di Davide Orsini e Stefano Lodovichi regia di Stefano Lodovichi; Monitor soggetto di Manuela Pinetti e Alessio Lauria regia di Alessio Lauria; Non vedo, non sento, non parlo soggetto e regia di Andrea Zuliani, Tony Denti Show soggetto e regia di Paky Perna; Un sussurro nell'ombra soggetto di Clemente Ivan Conte e Cristiano Brignola regia di Filippo Cesari e Veglia su di me soggetto di Corrado Ceron e Federico Fava, regia di Corrado Ceron.

Il Premio Solinas Experimenta mette in palio due Borse di sviluppo di 15.000 euro ciascuna, erogate dal Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri, che permettono di partecipare alla Bottega Creativa del Premio Solinas, dove i giovani autori prenderanno parte ad un percorso assistito mirato allo sviluppo delle loro opere, tutor d'eccezione saranno i giurati stessi.

RAI Cinema, che patrocina l’iniziativa, realizzerà uno dei due progetti sviluppati dalla Bottega Creativa del Premio Solinas con un budget massimo di 200.000 euro.

 

Il Premio è stato conferito alle opere piu’ coraggiose ed innovative del concorso: il fanta-thriller A.L.E.T.H. soggetto di Alberto Mascia ed Enrico Saccà , regia di Alberto Mascia e il mondo paralleo di Monitor soggetto di Alessio Lauria e Manuela Pinetti, regia di Alessio Lauria. La motivazione è l'alto contenuto tecnologico ed impatto visuale di entrambi i lavori, che propongono universi immaginativi in grado di essere trasposti efficacemente (per trama, temi e linguaggio) su più piattaforme mediali e di essere promossi attraverso contenuti, strategie e nuove forme di storytelling cross-mediale.

La Giuria ha, inoltre, deciso all’unanimità di assegnare, oltre alle due Borse di sviluppo, una Menzione Speciale a Corrado Ceron ed Federico Fava per il progetto Veglia su di me, storia del delicato rapporto fra un padre-playboy e suo figlio, un adolescente omosessuale che l’uomo non ha mai voluto conoscere davvero.

 

Maggiori informazioni all'indirizzo www.premiosolinas.it

 

 

Chiara Nucera