No, non è un film di fantascienza: per chi, come il sottoscritto, si occupa della programmazione del Nuovo Cinema Aquila, sala sensibile al cinema indipendente in tutte le sue forme, è la normalità. E’ una fiumana di ‘portatori sani’ di immagini quella che ci invade quotidianamente, divorando festival, rassegne e soprattutto il documentario, al quale spesso e volentieri ‘si presta’. Sempre però sognando l’immaginifico, la fiaba, l’esperimento, il flusso visivo, il cinema di genere, anzi… a cavallo tra i generi. E’ una nuova onda ancora al nastro di partenza, che forse non decollerà mai perché priva – ancor più che di mezzi – di maestri, di ‘dati’ in cui riconoscersi e sulla base dei quali progettar(si), di insegnamenti che si ostina a cercare in sala e NON nelle scuole di cinema.
Eppure il cinema italiano più autarchico VIVE ormai da vent’anni e ne offre di esempi, di filmografie orgogliosamente conquistate sulla lunga distanza (quando non – purtroppo – occultate dalle carriere televisive: emblematico il caso di Eros Puglielli) e giunte fino ad oggi. Fanno tutto da soli e ‘non te la mandano a dire’ registi tutt’altro che privi di una loro ‘piacevolezza’ quali Daniele Gaglianone (formidabile nel suo ultimo “Pietro” la gestione di un cast davvero schizzato, dai tempi atroci, micidiali nonostante sia composto da ‘comici’), Gianni Zanasi (sbalorditiva la sua capacità di travasare la sua idea di commedia stralunata in una pellicola orgogliosamente rock’n’roll quale “Non pensarci”, forse l’unico esempio di regia pura visto in Italia negli ultimi anni), Vittorio Moroni (l’inventore del nostro cinema porta a porta può vantare una pellicola dalla ‘nuova scrittura’ quale “Tu devi essere il lupo”, pregna di storie e personaggi credibilissimi proprio perché capace di calarsi ‘nei loro occhi’), lo sceneggiatore e neo-regista Stefano Tummolini (il suo “Un altro pianeta” è un melodramma ‘nudista’ o uno sci-fimovie? Ambiguo, forse trans-gender…) via via fino al recentissimo caso del Collettivo John Snellinberg (il malinconico e cinefilo “La banda del brasiliano”).
Può affermare il Nuovo Cinema Aquila di essere già riuscito a far decollare alcuni di questi ‘giovani turchi’ (il Marco Chiarini de “L’uomo fiammifero”, con i suoi onirici riti di passaggio e i suoi effetti speciali ‘al sapore di cartone’, il Marco Luca Cattaneo di “Amore liquido”, film assolato, struggente, corporale, che punta all’eros ma getta lo sguardo ‘altrove’). Eccoci quindi orgogliosi - di più: ammirati - di ospitare una 31° edizione del Fantafestival che ha scelto di puntare sul neo-neo cinema di genere nostrano, conscio che il suo pubblico potenziale non attende altro che identificarsi con autori quali Stefano Bessoni (il Tim Burton italiano? Anzi, il George Lucas, considerando la sua abilità nell’inventarsi – passando per lo più per i software – un cinema povero ma dal dècor ricchissimo), Lorenzo Bianchini (autore claustrofobico e ‘dialettale’ dall’innato talento spaziale, in tutti i sensi), Gabriele Albanesi (un paradosso: tanto votato all’horror quanto fermamente, ‘visceralmente’ intenzionato a superarlo) fino ai vari Cristopharo, Senesi, Monti ed altri ‘strani supereroi’.
Un cinema antico, alchemico, coltissimo: un cinema che ‘ha studiato’. Inevitabile, quindi, l’augurio: che il Fantafestival si riempia (anche) di cacciatori di talenti, di menti aperte al nuovo, di semiologi hard, ben felici di accompagnarsi ai pischelli affamati di emoglobina, di quel salutare nutrimento che tanto ci piace. A noi per primi, ben esperti di travasi di sangue…
Domenico Vitucci