Fuoritraccia

Newsletter

Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Home » I Nostri Corsi » Info
A+ R A-
Info

Info

E-mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Masterclass to Producers dal 24 al 26 maggio

Giovedì 12 Maggio 2016 16:20 Pubblicato in News
Produzione e regia si incontrano in un connubio di straordinario successo
 
Definito il programma della Masterclass to Producers, una tre giorni di alta formazione tesa a descrivere come generare rapporti virtuosi e di successo tra autore e produttore.
Con lo scopo di incoraggiare la partecipazione, AGPCI ha deciso di unificare la quota per tutti i partecipanti per un ammontare di € 280.
Qualora il partecipante coinvolge l’amico/collega, AGPCI offre l’opportunità di far partecipare entrambi al costo di € 250.
 
 
MARTEDI 24 MAGGIO 2016
 
09.30 - 10.30
L’IDEA. DALLA COMPLESSITA’ ALLA SINTESI
di Franca De Angelis - WGI
In un pitch ciò che deve arrivare all’interlocutore è l’idea che costituisce il cuore del progetto. L’idea non è uno slogan, una formula standard o un effetto speciale. L’idea non si trova altrove, nasce dentro: è quel particolare seme concettuale affidato allo scrittore del soggetto e della sceneggiatura che comprende al suo interno tutto il successivo sviluppo del progetto e il luogo di innesto per l’ulteriore contributo creativo di moltissime figure professionali che lo realizzeranno e l’arricchiranno. Il seme di un oleandro, non è quello di un girasole: anche se appaiono molto simili sono diversi e contengono futuri diversi. Così l’idea di un film non è quella di un corto e quella di una serie tv non è quella di un documentario. L’idea deve essere specifica e unica come la spirale ellittica del DNA, che tutto contiene e da tutto è diversa.
 
10.30 - 12.00
LA NARRAZIONE DIVENTA PREVIEW
di Gabriele Mainetti, Nicola Guaglianone
Un caso di scuola, il successo di quest’anno: Lo chiamavano Jeeg Robot. Come si presenta un progetto che è stato concepito con un mood innovativo? Con quali strumenti si riesce a comunicare all’interlocutore l’identità del prodotto finito? Quando e quanto utilizzare la cast list per solleticare l’immaginario e come far procedere la trama per far percepire il coinvolgimento emotivo del pubblico? Va lasciato in sospeso il finale?
 
12.00 - 12.30                                                                                              
BREAK
 
12.30 - 13.30
IL MOOD BOARD E LA GRAFICA COME MAPPA PER VEDERE LA DIREZIONE DEL FILM
di Daniele Moretti
Arricchire d’immagini la presentazione di un progetto è di fondamentale importanza, perché permette all’interlocutore di entrare nel progetto visivo e al team creativo di dimostrare il proprio livello di avanzamento e di controllo dell’idea. Foto o disegni di costumi, ambienti, arredamenti sono la base per costruire il mood board del film. Altrettanta cura va messa nella trasformazione del titolo in uno specifico logo del prodotto che lo collochi immediatamente in un genere o in un mercato di riferimento.                                                                                                                                           
13.00 - 14.30                                                                                              
BREAK
 
14.30 - 16.00
IL GENERE CINEMATOGRAFICO, UNA POTENTE ARMA PER CONQUISTARE I MERCATI INTERNAZIONALI
di Matteo Garrone
Scegliere di scrivere un progetto di genere significa non solo poter spaziare tra numerose tipologie collaudate, ma anche individuare con precisione un target di pubblico oltre che l’identità dei competitor, i modelli  di riferimento e le vie privilegiate di accesso a mercati e festival. E’ noto che il genere apre al prodotto le porte del mondo internazionale.
                                                                                                                         
16.00 - 16.30                                                                                              
BREAK
                                                                                                                         
16.30 - 18.00
EFFETTI VISIVI E STORY BORD: UNO STRUMENTO A FAVORE DELLA STORIA E DELLA PRODUZIONE
di Giuseppe Squillaci
Il pericolo più grande per la circolazione delle idee e dei progetti è l’autocensura. Molte storie si bloccano solo perché prevedono scene visivamente complesse e apparentemente costose. Ma sono timori sorpassati. Se si conoscono i segreti delle nuove tecnologie, che consentono ormai di mettere in scena l’impossibile, si può pensare di sviluppare la narrazione senza restrizioni dovute al budget e alla fattibilità.
 
MERCOLEDI 25 MAGGIO 2016
 
09.30 - 10.30
SCRIVERE IL DOSSIER DEL FILM: CONTENUTI EDITORIALI
di Massimo Galimberti
L’idea è il seme e contiene il tutto, l’abbiamo detto. Ma di quel tutto bisogna saper definire e mettere in luce i “selling points” in modo che risultino appetibili al primo colpo d’occhio. E’ di tutta evidenza, ma di non facilissima applicazione, che gli interlocutori sono diversi e bisogna saper cambiare la forma e i contenuti da mettere in risalto: c’è differenza nel presentare un progetto ai mercati o ai Festival o ai bandi per accedere ai Fondi Pubblici.
 
10.30 - 12.00
DIRECTOR’S STATEMENT
di Matteo Rovere
Il rapporto lavorativo e artistico tra produttore e regista è fondamentale. Bisogna procedere in una direzione comune, anche nella relazione con i finanziatori, per condividere con chiarezza una serie di elementi decisivi che partono dalla tipologia di film, con esempi concreti e presenti nel mercato italiano e internazionale, passando per l'intento narrativo, la visione estetica, l'impostazione delle riprese, fino al cast tecnico. I prodotti più riusciti vedono spesso una chiara condivisione tra regia, produzione e parte finanziaria.      
                                                                                                                
12.00 - 12.30
BREAK
 
12.30 - 13.30
SHORT CAST WISH LIST, PENSARE AD UN VOLTO ACCANTO AL RACCONTO
di Beatrice Kruger
Essere in grado di offrire oltre che l’idea o sceneggiatura anche la visione sulla scelta degli attori che si vorrebbero coinvolgere, se pur ipoteticamente, permette all’interlocutore che sta esaminando il progetto di comprendere più profondamente la visione del team creativo e il proprio approccio artistico.        
                                                                                                                
13.30 - 15.00                                                                                              
BREAK
 
15.00 - 16.00
VEDERE IL FILM PRIMA DI GIRARLO
di Sara Manini
Sempre più spesso, soprattutto nei mercati internazionali, si realizzano – a supporto della presentazione orale – dei pitch trailer o teaser. Si tratta di piccoli spot video, che assemblano e utilizzano, con un diverso montaggio, scene di altri film già prodotti, che possono evocare per assonanza tematica o visiva il prodotto nuovo che si intende realizzare. Sono presentazioni che non richiedono in generale un apposito girato. Talvolta però si opta anche per quello.
                                                                                                                
16.00 - 16.30                                                                                              
BREAK
 
16.30 - 18.00
COME LEGGERE UNA SCENEGGIATURA
di Fosca Gallesio
La sceneggiatura è un testo tecnico e come tale risulta – al primo impatto – un elemento chiuso e non aperto come un’opera letteraria. La sceneggiatura non è al servizio del lettore, non divaga per fare piacere: impone atmosfere, descrive ambienti e scenografie, programma gli elementi per la messa in scena, descrive i movimenti dei personaggi e stabilisce le parole che gli attori dovranno pronunciare. La sceneggiatura, più è tecnicamente ben fatta, più prelude a un film complesso e affascinante e più corre rischi evidenti di incomprensione o addirittura di rigetto. Chi deve leggere per lavoro una sceneggiatura deve impararne il linguaggio: è il primo passo per un’evoluzione del mercato delle idee anche in Italia.
                                                                                                                
GIOVEDI 26 MAGGIO 2016
 
09.30 - 10.30
LA DITTATURA DEL FORMATO
di Massimo Gaudioso
Il tempo è una delle variabili più importanti di una narrazione filmica e dunque anche di un pitch. Un lungometraggio, un corto, una serie tv o una webseries richiedono tipologie di narrazione diverse, riprese diverse, toni diversi, mercati e pubblici diversi. E relativi differenti pitch. Ogni formato tende a privilegiare alcune funzioni interne del prodotto a discapito di altre. Dove conta di più la scrittura e dove la struttura, dove l'ambientazione e in che modo l'attore? Come confezionare un microprodotto dai 50" ai 3'? Quali differenti competenze mi vengono richieste?
                                                                                             
10.30 - 12.00
INVIO DEI MATERIALI E IL RECALL
di Marina Marzotto
Quali sono le modalità più consone e professionali per dare seguito ad un pitch?  Come bisogna relazionarsi per avere un feedback? Se abbiamo fatto tutto bene dovremmo poter avere ancora materiale da fornire e un gancio per una prossima conversazione. I materiali sono preziosi e non vanno dati a chiunque e non prima di un incontro.  
                                                                                                                
12.00 - 12.30                                                                                              
BREAK
 
12.30 - 13.30
TECNICHE DI COMUNICAZIONE: SAPER COME E QUANDO COMUNICARE
di Cristiana Caimmi
Quando serve un’uscita stampa? In fase di preparazione o girato cosa si deve richiedere o preparare? Come attivare una strategia di comunicazione che viaggi insieme alla realizzazione del film?
                                                                                                                
13.30 - 14.30                                                                                              
BREAK
 
14.30 - 17.30
PITCH IN PLENARIA – LABORATORIO
di Lino Damiani
Presentazione del proprio progetto e coaching sulle tecniche di comunicazione e pitch.        
 
 
Tutti gli accreditati infatti avranno l’opportunità di presentare i loro progetti nel MARKET PITCH AGPCI, incontri one to one con i Produttori AGPCI e avranno un accesso riservato al VIP CORNER AGPCI durante la prossima festa di Fabrique du Cinéma, un privee esclusivo riservato ad Accreditati e Produttori AGPCI.
 
Per ogni altra informazione, potete far riferimento ai seguenti contatti:
- Tel. 06/88473362
- Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
 
La Masterclass to Producers si terrà dal 24 al 26 maggio, presso la sede LUISS Business School | School of Management - Viale Pola, 12 - 00198 Roma.
 
La MASTERCLASS TO PRODUCER è patrocinata dalla DIREZIONE GENERALE CINEMA del MIBACT, dall’AGIS - Associazione Generale Italiana dello Spettacolo e dalla LARA - Associazione Agenti di Artisti, organizzata da AGPCI in collaborazione con WGI-Writers Guild Italia, in partnership con LUISS Business School – School of Management e in media partnership con Fabrique du Cinéma.

Wilde Salome'

Mercoledì 11 Maggio 2016 23:10 Pubblicato in Recensioni

Nel carcere della città di Reading
fu scavata una fossa di vergogna:
ora vi giace un uomo maledetto
divorato dai denti delle fiamme.
È avvolto in un sudario incandescente
nella tomba rimasta senza nome.
Lasciatelo giacere nel silenzio
fino al giorno che Cristo chiamerà
tutti i morti a raccolta. Non spargete
vane lacrime o inutili sospiri:
aveva ucciso la cosa che amava
e doveva pagare con la morte.
Eppure ogni uomo uccide ciò che ama.
Io vorrei che ciascuno m'ascoltasse:
alcuni uccidono adulando, ad altri
basta solo uno sguardo d'amarezza.
Il vile uccide mentre porge un bacio
e l'uomo coraggioso con la spada!

Oscar Wilde, La Ballata del Carcere di Reading 1898

 
Salomè è un'opera teatrale controversa di Oscar Wilde pubblicata nel 1891, in un unico atto e in lingua francesce, come emblema di contestazione alla società moralista che lo stava crocifiggendo.
Fu composta per l'attrice Sarah Bernhardt che nonostante le numerose prove si rifiutò di interpretare proprio a causa dello scandalo che coinvolse lo scrittore.
Wilde è un'icona, interprete di uno stile di vita e di un modo di essere che con coerenza portò avanti fino alle estreme conseguenze, complice la socratica volontà di affrontare il carcere dopo un tormentato processo, intentato dal padre del suo amante, che gli costò la vita.
Salomè, fisiologica evoluzione dark dello stile dell'autore, è così un grido di accusa dove ancora una volta Wilde esprime tutto il suo dolore e il tormento verso la società e un amore così difficile (nonostante vi sia un'immeritata dedica al giovane amante Bosie in una delle ultime versioni).
La vicenda propone un episodio presente nei vangeli di Marco e Matteo dove Salomè (il cui nome non viene mai citato nelle sacre scritture), giovane figliastra del folle e scellerato Re Erode, chiede al patrigno, invaghitosi di lei, di far decapitare il profeta Giovanni Battista, reo di averla rifiutata.
Questa tragica storia di lussuria, avidità e vendetta, risulta ai posteri talmente potente da generare numerose trasposizioni artistiche, inclusa un'opera di Richard Strauss, quella in 5 atti di Nick Cave, King Ink (1988), citazioni dagli Smashing Pumpkins agli U2 (questi ultimi inclusi nella colonna sonora) e diverse proposizioni cinematografiche.
In questa versione Al Pacino si muove su due binari paralleli, interrelandoli e sfasando in continuazione i piani, convergendo in una visione puramente metacinematografica, dove i mezzi artistici costantemente si incontrano, scontrano, delimitano e ricostruiscono l'uno con l'altro, fino a raggiungere il risultato che ci scorre davanti agli occhi.
Pacino afferma “Wilde Salomè è un esperimento, il mio tentativo di fondere l'opera teatrale e il cinema. I due linguaggi possono quasi stridere, essere in contrasto tra loro (…). Fare in modo che questo ibrido funzioni è stato il mio obiettivo: unire tutta la qualità fotografica del cinema a quell'essenza dell'acting che è propria del teatro.” 
Fondamentale è stata l'ispirazione al lavoro teatrale di Steve Berkoff che convince Pacino a portare in scena nel 2003 Salomè con l'aiuto di Marisa Tomei nei panni della protagonista, sostituita in questa moderna versione da una sconosciuta Jessica Chastain, un misto perfettamente crudele di eros e thanatos. I colori cupissimi e le musiche in scena rendono il tutto molto forte e inquietante, un impatto sorprendente che ci avvicina alla crudezza con cui Wilde la scrisse, del resto Pacino sembra essere ossessionato dall'eminente figura dell'autore allontanato dal mondo, egli ne veste i panni, mischiando scene di vita vissuta dal creatore a scene della sua personale ricerca di ricostruzione minuziosa, ad altre di finzione nella riproposizione on stage. Uno spettacolo che però non convince il pubblico teatrale e Pacino subirà le critiche dei giornalisti accorsi alla sua lettura. Il tentativo di portare a compimento questa morbosa curiosità tuttavia si dimostra decisamente apprezzabile sul finire che dopo anni, e dopo un passaggio al 68esimo Festival di Venezia con un Queer Lion, riesce a trovare una distribuzione italiana (Distribuzione Indipendente), arricchendosi nella versione nostrana di un doppiaggio affidato ad attori che spaziano da Lavia a Sassanelli.
Ripercorrere tutta l'odissea wildiana in poche immagini non è propriamente un compito semplice, come non lo è riuscire a cogliere la fierezza e il dolore che il letterato sopportò a testa alta contro lo sprezzo del mondo, ostinandosi a sfondare il muro di evidenza che rendeva il suo compagno non all'altezza dell'atto di amare. Il più grande dono che Wilde ci ha lasciato è stato sicuramente questa sua lotta anticonformista vissuta dalla parte di un reietto che fino alla fine ha portato avanti, ad ogni costo. Un esempio di assoluto amore e vita dedicata all'arte e di totale coerenza umana, dove i principi e i valori, che non tutti sono capaci di vivere, sono la stessa esistenza la quale, per chi come Wilde, diviene inscindibile dalla morte.
 
Chiara Nucera

Captain America: Civil War

Mercoledì 04 Maggio 2016 09:11 Pubblicato in Recensioni
"Gli eroi più forti della terra" gli Avengers, hanno salvato il pianeta terra molteplici volte, hanno sventato un'invasione aliena a New York, hanno messo al riparo gli abitanti di una città sradicata dal suolo, ogni giorno ci proteggono quando nessun'altro può farlo. Questo non basta. Ogni battaglia porta dietro di sé danni collaterali, muoiono  inevitabilmente degli innocenti. Ora i familiari delle vittime  si rivolgono ad Iron man, Tony Stark (Robert Downey Jr.) e  Captain America, Steve Rogers (Chris Evans) per avere giustizia. Questo incipit sarebbe stato buono per un quotidiano stampato su Terra 616, il gemello del nostro pianeta nell'universo Marvel, nel momento cruciale della Guerra Civile tra i più grandi eroi conosciuti della casa delle idee. La miniserie in 7 albi "Civil War" (scritta da Mark Millar e disegnata da Steve McNiven ) nel 2007 ha segnato un'era nei crossover a fumetti. Anche il Cinematic Universe nel grande schema delle fasi cinematografiche (siamo all'inizio delle seconda) programmata fino al 2019 doveva avere la sua versione. Diretta da i fratelli Anthony e Joe Russo non è (inevitabilmente) una perfetta riproduzione della carta stampata, ma ne conserva il messaggio, ne salva l'essenza. I protagonisti sono tanti ma la pellicola si intitola "Captain America: Civil War". E' il Capitano a Stelle e Strisce, con l'unica rimasta della veccia guardia la Vedova Nera (Scarlett Johansson), ad addestrare il nuovo team: Falcon, il suo braccio destro (Anthony Mackie), War Machine (Don Cheadle) il braccio destro di Iron Man, l'androide Visione (Paul Bettany) e la temuta manipolatrice della realtà Scarlett Witch (Elizabeth Olsen). Ogni personaggio ha il suo spazio, il suo equilibrio, nessuno fa meno degli altri, all'interno di una trama solida che (anche grazie alle new entry a sorpresa) regge fino alla fine. Inevitabilmente Steve Rogers dovrà anche fare i conti con il Soldato D'inverno, Bucky Barnes (Sebastian Stan) amico ritrovato e perduto negli ultimi eventi della loro storia. Realizzato con un budget altissimo con cui a detta dell'attore Daniel Brühl, si potevano ricavare 20 film, la pellicola non è esente da difetti. Proprio il personaggio interpretato da Brühl, il Barone Zemo, è debole rispetto al suo alter ego a fumetti, la scelta è fin troppo palese: un villain ingombrante giocato bene avrebbe messo troppo in ombra le divergenze dei protagonisti. Divide al contrario il bimboragno di Tom Holland, troppo giovane, troppo scemo, geniale, ognuno risponde soggettivamente, resta che le battute e le citazioni che fa, spezzano la pesantezza dello scontro fratricida tra i due protagonisti senza renderlo ridicolo. L'attore Chadwick Boseman è la nuova rivelazione. Con un ritmo di partenza altalenante, veloce, poi lento, poi nuovamente frenetico, dà il tempo allo spettatore di fare il punto della situzione. Dopo il (per troppi versi) deludente Avengers: Age of Ultron (2015), e il convincente Captain America: The Winter Soldier (2014), Civil War entusiasma gli appassionati ma penalizza lo spettatore che non conosce a fondo l'universo di cui fa parte. E' un pezzo di un puzzle apprezzabile a pieno solo all'interno di una serie di film, è il coerente punto di raccordo tra tutti "Uniti si vince, divisi si perde". Se avete amato fino ad oggi questi eroi, questo è il film che stavate aspettando. 
 
Francesca Tulli

Cinevasioni. Nasce il primo Festival di Cinema in Carcere

Venerdì 29 Aprile 2016 10:16 Pubblicato in News
Dal 9 al 14 maggio 2016, presso la Casa Circondariale Dozza di Bologna, si terrà Cinevasioni, il primo festival realizzato interamente in carcere nato da un progetto di rieducazione e crescita sociale ideato da  D.E-R Associazione Documentaristi Emilia – Romagna in collaborazione con la Direzione della Casa Circondariale Dozza di Bologna e con il contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e il patrocinio dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna. Cinevasioni è lo sviluppo culturale e didattico di CiakinCinema il percorso formativo che la D.E-R sta tenendo all’interno della Dozza dalla metà del mese di ottobre 2015 con un gruppo di venti detenuti.
L’obiettivo di entrambe le iniziative è di portare il linguaggio e la cultura cinematografica all’interno della realtà carceraria e aprire il carcere ad autori e studiosi del cinema.
“Questo progetto rappresenta una doppia sfida – dichiara Filippo Vendemmiati,direttore artistico di Cinevasioni - La prima nei confronti dell’istituzione carceraria, la seconda al mondo del cinema. Riuscirà “il linguaggio universale” del cinema a oltrepassare il muro più spesso quello che nella storia dell’uomo separa la società dei “liberi” da quella dei “ristretti”? Lancio un bando fuori concorso: il festival cerca presidente della giuria disponibile a mettersi in gioco e a confrontarsi con i detenuti che la compongono, si accettano auto-candidature.”. 
 
 
Sul sito www.cinevasioni.it sono reperibili la scheda di partecipazione e ilregolamento del concorso per l’invio delle opere. La partecipazione al festival è gratuita e la scadenza delle iscrizioni è fissata per il 30 marzo 2016.
Possono partecipare alla selezione lungometraggi di qualsiasi nazionalità, sia difinzione sia di genere documentario, la cui prima proiezione pubblica (sala o festival) sia avvenuta nel 2015. Requisito obbligatorio all’ammissione al festival, la presenza di un rappresentante dell’opera alla proiezione del film duranteCinevasioni (regista, attore principale, sceneggiatore, direttore fotografia, montatore, autore colonna sonora, produttore).
Il festival si articola in un’unica sezione a tema libero. La selezione dei film avverrà a cura e giudizio insindacabile della Direzione del Festival. La Giuria, formata dai partecipanti al corso laboratorio CiakinCarcere e presieduta da una figura di spicco del cinema italiano, sarà chiamata a indicare e premiare l’opera più meritevole nell’ultimo giorno del festival.
In totale Cinevasioni presenterà una decina di opere all’interno della sala cinema della Dozza di Bologna. Ad ogni proiezione potranno partecipare un centinaio di persone tra detenuti scelti a rotazione dalla direzione della casa circondariale e pubblico esterno precedentemente indicato dalla direzione del festival.
I partecipanti al corso laboratorio CiakinCarcere, oltre ad aver già realizzato il manifesto del festival, dovranno anche realizzarne lo spot e la sigla, come sintesi finale del percorso formativo.
CiakinCarcere, in corso fino alla fine di aprile, è organizzato da D.E-R Associazione Documentaristi Emilia-Romagna in collaborazione con la casa circondariale della Dozza di Bologna e si struttura in due moduli: una prima parte, già conclusa, intesa a fornire le conoscenze di base dell’analisi del film in rapporto anche al contesto storico del cinema, privilegiando un punto di vista più strettamente tecnico (inquadratura, montaggio, sceneggiatura, fotografia); una seconda parte, dal taglio più laboratoriale, che vedrà invece i detenuti alle prese con la realizzazione del video-spot scritto, diretto e girato all’interno della Casa Circondariale della Dozza e l’organizzazione del FestivalCinevasioni.
Il progetto CiakinCarcere che ha coinvolto come docenti alcuni dei migliori professionisti del settore, ha visto, fino ad oggi, una partecipazione e un interesse da parte dei detenuti superiori ad ogni aspettativa, consentendo di porre le basi per la costruzione di un’opportunità non solo formativa ma anche intesa come mezzo per ricominciare a immaginare un percorso nuovo, fuori dal carcere.
 
Per maggiori informazioni, sono a disposizione i siti www.cinevasioni.it e la pagina www.facebook.com/cinevasioni/