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David di Donatello. Tutti i premiati

Giovedì 22 Marzo 2018 14:54 Pubblicato in News
Si è appena svolta la cerimonia di assegnazione dei David di Donatello 2018, serata che ha visto trionfare i Manetti Bros con Ammore e Malavita che si aggiudica 5 statuette, e in cui stupisce A Ciambra
di Jonas Carpignano, Nico di Susanna Nicchiarelli e il tenero discorso di Steven Spielberg, giunto in Italia oltre che per presentare il suo ultimo Play Player One, per ritirare il David alla carriera. 
Bei momenti con le premiazioni come miglior attore protagonista a Renato Carpentieri per la Tenerezza di Gianni Amelio e come miglior attore non protagonista a Giuliano Montaldo per Tutto Quello che Vuoi di Francesco Bruni. 
Dedicata alle donne anche la vittoria di Jasmine Trinca, rappresentante per l'occasione anche di Dissenso Comune. Ciò che però si è dimostrato capace di arrivare dritto ai nostri cuori è stato il discorso sognante e per nulla scontato di Steven Spielberg che ha rivissuto, come in una sequenza di un film, il momento in cui, giovane e per la prima volta in visita a Roma, ha incontrato uno dei suoi miti assoluti Federico Fellini che l'ha accompagnato in una lunga passeggiata per la città.
David speciale a Stefania Sandrelli che ha ricordato Marcello Mastroianni come uno dei suoi attori preferiti, proprio lui con cui ha iniziato giovanissima in Divorzio all'italiana di Pietro Germi.
Ospiti della serata anche una burtoniana (nell look) Diane Keaton, premiata anche lei con un David speciale. 
 
Di seguito l'elenco di tutti i premi vinti. 
 
 
 
 
MIGLIOR FILM
 
Ammore e malavita    - prodotto da Carlo MACCHITELLA e MANETTI Bros. con Rai Cinema
per la regia dei MANETTI Bros.
 
MIGLIORE REGIA
 
Jonas CARPIGNANO per A Ciambra        
           
MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE
 
Donato CARRISI  per La ragazza nella nebbia       
 
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
 
Susanna NICCHIARELLI per Nico, 1988
 
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
 
Fabio GRASSADONIA, Antonio PIAZZA per Sicilian Ghost Story
 
MIGLIORE PRODUTTORE
 
Luciano STELLA e Maria Carolina TERZI per Mad Entertainment e Rai Cinema per Gatta Cenerentola
 
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
 
Jasmine TRINCA per Fortunata
 
MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
 
Renato CARPENTIERI per La tenerezza
 
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
 
Claudia GERINI per  Ammore e malavita
 
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
 
Giuliano MONTALDO  per Tutto quello che vuoi
 
MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
 
Gian Filippo CORTICELLI per Napoli velata
 
MIGLIORE MUSICISTA
 
PIVIO e Aldo DE SCALZI per Ammore e malavita
 
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
 
"BANG BANG" musica di PIVIO & Aldo DE SCALZI, testi di NELSON, interpretata da Serena ROSSI, Franco RICCIARDI, Giampaolo MORELLI per il film Ammore e malavita
 
MIGLIORE SCENOGRAFO
 
Ivana GARGIULO per Napoli velata
 
MIGLIORE COSTUMISTA Ex Aequo
 
Daniela SALERNITANO per Ammore e malavita
Massimo CANTINI PARRINI per Riccardo va all'inferno
 
MIGLIOR TRUCCATORE
 
Marco ALTIERI per Nico, 1988
 
MIGLIOR ACCONCIATORE
 
Daniela ALTIERI per Nico, 1988
 
MIGLIORE MONTATORE
 
Affonso GONÇALVES per A Ciambra
 
MIGLIOR SUONO
 
Presa diretta: Adriano DI LORENZO - Microfonista: Alberto PADOAN - Montaggio: Marc BASTIEN - Creazione suoni: Eric GRATTEPAIN - Mix: Franco PISCOPO per il film Nico, 1988
 
MIGLIORI EFFETTI DIGITALI
 
Mad Entertainment per Gatta Cenerentola
 
MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA
 
The Square di Ruben OSTLUND (Teodora Film)
 
MIGLIOR FILM STRANIERO
 
Dunkirk di Christopher NOLAN (Warner Bros. Entertainment Italia)
 
DAVID GIOVANI
 
Tutto quello che vuoi di Francesco BRUNI
 
MIGLIOR DOCUMENTARIO
 
La lucida follia di Marco Ferreri di Anselma DELL'OLIO
 
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
 
Bismillah di Alessandro GRANDE
 
DAVID ALLA CARRIERA - LIFE ACHIEVEMENT AWARD 2018
Steven  SPIELBERG
 
DAVID SPECIALE 
Stefania SANDRELLI
Diane KEATON

Lou Castel a Roma per presentare Always

Mercoledì 21 Marzo 2018 22:50 Pubblicato in News
Lou Castel sarà a Roma nei prossimi giorni per presentare Always, il cortometraggio di Alessio Di Cosimo, in cui ricopre il ruolo del protagonista. Una storia d’amore, in cui Luigi, un pittore settantacinquenne, vive in solitudine nella sua casa di fronte al mare, dove trascorre una vita regolare, eccetto un giorno all’anno, quando si sveglia per svolgere un compito particolare e speciale.
 
Prodotto da Giampietro Preziosa e da Luigi De Filippis di Inthelfilm e DreamWorld Movies, Always è interpretato da Giuseppina Amoruso e Lou Castel.
 
 
 
Lou Castel, svedese naturalizzato italiano, ha lavorato con alcuni dei più celebri registi italiani, tra cui Marco Bellocchio, nel suo esordio I pugni in tasca (1965), Liliana Cavani, Ettore Scola e Damiano Damiani. Nel 2017 ha vinto il Nastro D’argento per il documentario A Pugni Chiusi di Pierpaolo De Sanctis prodotto da Inthelfilm .

Red Sparrow

Giovedì 01 Marzo 2018 10:27 Pubblicato in Recensioni
La patria sopra ogni cosa. Il credo di ogni agente Sparrow è proteggere la Russia, tutelarla dagli scacchi matti del nemico, arrivando a sacrificare anche la propria vita se necessario. A seguito di un grave infortunio, la promettente carriera da ballerina per Dominika subisce un drastico arresto. La ragazza viene contattata dallo zio e inviata contro la sua volontà in una scuola di addestramento per Sparrows, fredde ed abili spie russe, che usano il proprio corpo come esca per incastrare bersagli assegnati loro dai servizi segreti russi. Dopo un lungo ed efferrato addestramento, Dominika è finalmente pronta a portare a termine la sua prima missione come Sparrow. Il compito che le viene assegnato sarà quello di mettere alle strette un agente della CIA, il solo che è a conoscenza dell’identità di un infiltrato nei servizi segreti russi. La missione si dimostrerà terreno di insidie e feroci scontri per Dominika, un continuo alternarsi di tensione e vacillamento che sfoceranno inevitabilmente in una pericolosa scommessa con la morte. 
Tratto dall’omonimo romanzo di Jason Matthews, ex agente della CIA, e autore di due sequel dell’opera, il film diretto da Francis Lawrence, tenta di combinare aspetti del cinema spionistico con elementi thriller. Il regista che ha già collaborato con l’attrice Jennifer Lawrence per circa tre volte, dirigendo i tre capitoli di Hunger Games “La ragazza di fuoco” e “ Il canto della rivolta” parte 1 e 2, torna ora al cinema con un lavoro in cui si canalizza gran parte dell’attenzione sul gioco di seduzione, celebrando soprattutto il magnifico corpo della Lawrence.  Un trionfo dello sguardo voyeuristico, a detrimento della trama, narrata in modo nebuloso, ai limiti della comprensione per i numerosi interrogativi lasciati in sospeso. A pochi mesi di distanza dall’uscita in sala di Atomica Bionda (regia di David Leitch), film dedicato ad un’altra seducente spia biondissima, il cinema torna a far luce sul mondo dello spionaggio, ma lo fa tendendo la mano ad un’ellissi narrativa che purtroppo finisce per invalidare gli aspetti interessanti della storia. Red Sparrow si ferma così a metà strada, tradendo quella promessa di intrigo e azione tanto celebrata nel trailer e nella prima parte del film. 
 
Giada Farrace

The Killing of a Sacred Deer

Mercoledì 24 Maggio 2017 21:22 Pubblicato in Recensioni
Il brillante cardiochirurgo Steven (Colin Farrell, qui a Cannes anche con The Beguiled di Sofia Coppola) decide di prendere sotto la sua ala protettrice il giovane Martin (Barry Keoghan, che tra poco vedremo in Dunkirk di Chris Nolan). Il loro è un rapporto strano, un alone di mistero lo avvolge. L’adolescente pian piano si fa largo all’interno della famiglia del medico, ed il dottore stesso viene invitato a casa del ragazzo. Improvvisamente qualcosa di inspiegabile capita a Bob (Sunny Suljic), figlio di Steven. Nessuno riesce a capire cosa stia succedendo, in quanto il ragazzino sembra essere perfettamente sano. Da qui in poi le parole, che sarebbero spoiler, si fermano per lasciare spazio alla disamina critica. The Killing of a Sacred Deer è un film da scoprire in un crescere di suspense attanagliante. L’ultima fatica del regista Yorgos Lanthimos è inquietudine allo stato puro. 
 
Al Festival di Cannes 2015 il suo The Lobster si portò a casa il Premio della Giuria. Anche in questa edizione non rimane a bocca asciutta. Ex aequo con You Were Never Really Here di Lynne Ramsay, l’autore greco vince il premio della miglior sceneggiatura, scritta con Efthymis Filippou. Ed è proprio da qui che partiamo, da un soggetto ispirato alla mitologia greca: la dea Artemide che si vendica con Agamennone per aver ucciso un cervo a lei sacro. Su questa base si articola la geometrica scrittura di quest’opera tanto originale quanto angosciante. Script lineare che si sviluppa su un unico strato temporale, in grado di cambiare con disinvoltura registro, spostando il campo gravitazionale su gag feticiste e grottesche, senza mai far cadere la tensione. Anzi, le stranezze ed i rapporti ambigui amplificano il senso di disagio nello spettatore. Tutto diviene estremamente horror. Splendidamente codificato ed articolato. In più ci si mette una regia che si concentra su inquadrature a 180°, che inglobano i protagonisti all’interno degli ambienti. Quest’uso eccessivo diventa disturbante da poter essere paragonato agli avvenimenti proposti. Tutto fa atmosfera: la vera forza di The Killing of a Sacred Deer.
 
Direzione artistica potente e compiaciutamente distorta che incolla allo schermo in un’ascesa verso la sacralità e l’espiazione dei propri peccati. Diventa film di genere, del tutto decifrabile e spiccatamente moralista, ma per nulla scontato. Non mancano i tratti stilistici di Lanthimos: immagini atte ad impressionare, come il cuore aperto della primissima inquadratura o il sangue mistico di Bob. Forma che si incolla alla colpevolezza ed innocenza dei personaggi. Colpa ma non dolo, sottolineata anche da un commento musicale che taglia come un bisturi. Ti apre senza pietà potenziando la drammaticità della sceneggiatura.
 
L’ansia che ti prende lo stomaco è tremenda, complice un cast glaciale, che si armonizza con le intenzioni dell’autore. Su tutti Anna (Nicole Kidman, quest’anno con ben quattro film sulla Croisette), moglie di Steven, la sua è un’interpretazione energica, ma calibrata. Il suo sguardo si adatta ad ogni situazione, all’occorrenza deciso o sterile. La semplicità di passaggio è sinonimo di padronanza e grandezza attoriale.
 
Lanthimos si lascia andare solo nel finale. Il suo orologio infernale stecca solo verso la mezzanotte. L’ultimo rintocco non è che non realizzi in suo scopo, li ci è arrivato con largo margine. Una vetrina finale un po’ troppo compiaciuta stride con il resto della giostra. Palio infernale che sarebbe piaciuto anche al puntiglioso, ma geniale Stanley Kubrick.
 
David Siena