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Star Wars Episodio VIII: Gli Ultimi Jedi

Domenica 12 Febbraio 2017 18:38
“Non hai fede nella Forza, non è vero?” 
Questa domanda la rivolgeva un contadino che sognava in grande, ignaro di quello che gli avrebbe riservato il futuro, a un contrabbandiere disilluso, ma dal grande cuore, durante la loro prima avventura insieme sul Millennium Falcon. La stessa si potrebbe rivolgere a Rian Johnson, sceneggiatore e regista di Star Wars Episodio VIII : Gli Ultimi Jedi, il capitolo più discusso e controverso della saga. Dove J.J. Abrams, con il suo “Il Risveglio Della Forza” (2015), aveva tolto, ridotto, ridefinito a suo gusto, Johnson in piena libertà creativa (con una probabile ansia da prestazione), contemporaneamente alla lavorazione del settimo film, e svincolato dal peso del giudizio che gli avrebbe riservato il pubblico, scriveva la sua versione dei fatti, esagerando su tutti i fronti. “Il Primo Ordine impera” mentre la Resistenza, guidata dal Generale Leia Organa (Carrie Fisher, nella sua ultima apparizione), muove i suoi alfieri, per tentare di salvare ciò che resta della flotta. Il pilota Poe Dameron (Oscar Isaac), in prima linea, agisce di sua iniziativa, portando i bombardieri alleati a scontrarsi con il nemico. Finn (John Boyega), fuori dal suo stato di incoscienza, incontra accidentalmente Rose Tico (Kelly Marie Tran), un tecnico tutto fare, a bordo della nave che lo trasporta. Rey (Daisy Ridley) è sull’isola di Ahch-To, esattamente dove l’avevamo lasciata, per incontrare Luke Skywalker (Mak Hamill), la leggenda. Kylo Ren (Adam Driver) "nato dalle tenebre", il parricida spaccato in due dal suo gesto, riflette sulle sue azioni. Nello specifico la riscrittura, o meglio il completamento del background di questo antagonista, tanto odiato e in apparenza debole e stupido, è uno dei punti forti del film. The Last Jedi dura 2 ore e 32 minuti (è il più lungo della saga), nonostante ciò il girato prevedeva un minutaggio ancora più imponente. Forse per questa ragione, il montaggio è un completo disastro. Un esempio sopra tutti: a Laura Dern –  interpreta l’Ammiraglio Amylin Holdo della Resistenza – viene riservata una delle scene più drammatiche della pellicola, “la scena muta”, ma il pathos viene ‘soffocato’ dalle altre due sequenze che si svolgono in contemporanea. Allo stesso modo la lunghezza della storyline che riguarda Finn e Rose rischia di annoiare (sopecialmete a una seconda visione). Mark Hamill, lo storico interprete del protagonista assoluto di Guerre Stellari, ha espresso i suoi dubbi riguardo lo sviluppo di Luke Skywalker, ammettendo di non aver gradito alcune libere scelte, eccessive e forzate per il suo personaggio: “l’uomo più ottimista dell’intera Galassia” qui è cinico e disilluso. L’attore ha successivamente ritrattato la sua opinione, ponendo fiducia nel regista e nel progetto, allo scopo di ottenere un finale d’effetto. I siparietti comici sono mal dosati: tenendo conto che ci sono sempre stati, Star Wars ha una sua comicità e, nell’euforia di inserire battute e momenti che spezzano la tensione, nel calderone sono finite anche scene eccessive e fuori luogo. Lo stesso accade con le manifestazioni della Forza, più simili a quelle di un super potere. Viene messo in questo modo in discussione quello che abbiamo conosciuto fino ad ora, esteticamente e concettualmente. Non a caso il production designer Rick Heinrichs, noto per essere complice delle visioni di Tim Burton, ha lavorato anche a molti film di genere (tra cui Pirati dei Caraibi e Captain America-Il primo Vendicatore). Sbagliando da principio, alcuni hanno trovato una novità rivoluzionaria nella pellicola, ovvero il valore apparentemente laico, dato al concetto della Forza stessa, come se si trattasse solo in questo film di un'energia presente in tutte le forme di vita e non solo in individui eletti. Niente di nuovo, a meno che non si confondano due aspetti non coincidenti: la Forza e l'addestramento per entrare nell'Ordine dei Jedi "prerogativa di pochi" riconducibile al solo periodo storico in cui sono ambientati i prequels, durante l’ascesa della Repubblica. Rogue One (2016) ha riportato Star Wars al suo equilibrio magico, grazie al quale ogni inquadratura portava l’indelebile marchio cinematografico dell’opera. Le scenografie caotiche di questo nuovo episodio ne conservano una eco: sono stati costruiti dei mastodontici set per gli interni delle astronavi. Si passa dallo scenario stile ‘Bellé Epoque” del Casinò su Canto Bight, per arrivare nella remota isola dove si nasconde Luke (si tratta di Skelling Michael, in Irlanda, patrimonio dell’Unesco). Le creature che la abitano sono in parte digitali e in parte pupazzi e animatroni della imbattibile vecchia scuola. Tra di loro i teneri amati (e odiati) Porg, a metà tra una pulcinella di mare e un roditore, che hanno ottenuto un successo immediato fin dalla loro prima apparizione nel materiale promozionale del film. John Williams, ripercorrendo le sue stesse note, firma anche la colonna sonora di questo capitolo. Gli Ultimi Jedi con tutte le sue defezioni, è una montagna russa di emozioni: confonde, ribalta, ci fa dare "delle testate all’indietro" per le spiegazioni frettolose date in risposta ad alcuni interrogativi importanti. Nonostante tutto guarda al futuro e ci fa restare con lo sguardo fisso verso l’orizzonte. 
 
di Francesca Tulli

SOLO: A Star Wars Story

Mercoledì 23 Maggio 2018 11:36

"Presuntuoso, strapezzente e cafone" così Han Solo venne descritto, dalla sua amata principessa Leia in “Star Wars Episodio V: L'Impero Colpisce Ancora" (1980). Orgoglioso ma dal grande cuore Han, è uno dei personaggi più amati della Saga. Oggi Ron Howard ripercorre la sua gioventù nel suo “Solo: A Star Wars Story”. Siamo nei bassifondi di Corellia, un pianeta povero, gli abitanti sopravvivono grazie al contrabbando: scambiano oggetti di valore per guadagnarsi da vivere. Due innamorati sognano un futuro migliore. Lei Qui'Ra (Emilia Clarke) è una ragazza spregiudicata, lui Han (Alden Ehrenreich) uno spericolato pilota. Vengono separati alla frontiera, Han finisce con l' Iscriversi all'accademia Imperiale dove conosce l'orrore della guerra. Saranno Tobias Beckett (Woody Harrelson) e la sua banda di pirati a tirarlo fuori dal fango. Han però non può sapere che dopo questo fortuito incontro, dovrà vedersela con l'organizzazione criminale Alba Cremisi retta dal dallo spietato Dryden Vos (Paul Bettany) e non potrà più fidarsi di nessuno. 'Solo' è il secondo spin-off dopo il memorabile “Rogue One” (2016). Nonostante non abbia gli stessi toni drammatici e lo stesso pathos, mantiene le stesse atmosfere, quelle tipiche di 41 anni fa. Gli scenari trasudano fumo e polvere, come in un western. La regia cerca di rievocare di continuo delle scene iconiche della vecchia trilogia, e omaggia finale de 'Il buono, il brutto, il cattivo' di Sergio Leone. Chi non ha familiarità con Star Wars, lo troverà un film godibile d’avventura al contempo i fans potranno riconoscere le citazioni sparpagliate qua e là e avranno, la soddisfazione di vedere come il protagonista abbia fatto la leggendaria "Rotta di Kessel in meno di 12 parsecs" e abbia messo le mani sul Millennium Falcon l'astronave di Lando Calrissian (interpretato qui da Donald Glover). La persistente colonna sonora è firmata da John Powell e vanta anche il tema principale composta dallo stesso John Williams. Una nota di merito va spesa per il  dipartimento responsabile della creazione delle creature e degli alieni, che hanno plasmato con le tecniche tradizionali (pupazzi e anima-troni della vecchia scuola) e la CGi un mix perfetto. Il film ha avuto un cambio di regia (inizialmente affidata a Phil Lord e Chris Miller) per questo probabilmente ha una risoluzione frettolosa sul finale, ma non è privo di sorprese e colpi di scena. Il protagonista risente del confronto con l'equiparabile Harrison Ford, ma dà il suo massimo. Lontanissimo dal gusto di “Episodio VIII: Gli ultimi Jedi” (2017), è stato pensato per un pubblico di appassionati, non cerca la novità, ma da forma, alle scene soltanto immaginate nelle menti dei fans, che non avrebbero mai sognato di vedere le avventure solamente accennate dai racconti dei protagonisti prendere vita sullo schermo. Nostalgia e puro intrattenimento.