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28 Set
Pablo Larrain (Neruda) torna sui luogo del delitto con Ema, un film presentato in concorso a Venezia 76, dopo una pausa di 2 anni dall'appannato Jackie, anch'esso lanciato dagli stessi lidi.
Protagonista della vicenda è la ragazza che dà il titolo alla pellicola, una conturbante ballerina interpretata da Mariana Di Girolamo, nell'atto di separarsi dal marito coreografo Gastòn (Gael Garcìa Bernal) e di restituire ai servizi sociali il bimbo adottivo in affidamento. Una vicenda che sembra già avviata verso una rapida conclusione si rivelerà un interessante intrigo famigliare nel momento in cui Ema vorrà smascherare le vere motivazioni dietro al disfacimento della sua famiglia.
Il primo impatto con il film in questione è visivamente travolgente, Larrain dà sfoggio di un'arte registica di grande livello nel dipingere a schermo colori sgargianti e dinamismi ipnotici. Caleidoscopiche tonalità fanno da sfondo a movimenti seducenti, in un'improbabile unione tra atmosfere alla Gaspar Noè e coreografie che strizzano l'occhio a David Bowie.
Spiccano su tutti i giochi di fuoco, brillanti e fiammeggianti nel loro rosso purificatore, mentre la protagonista muove gli ingranaggi dei suoi piani contro la decadenza morale di una città tanto stimolante nei sensi quanto opprimente nella sua realtà.
Di fronte a tale estasi cromatica la trama passa quasi in secondo piano, nonostante abbia le carte in regola per inserirsi nella scia di una cinematografia di almodovariana memoria. Tra voglie di rivalsa personale e maternità insoddisfatte però manca ogni tipo di spessore nelle dinamiche e nelle interpretazioni, che invece caratterizzano da sempre i film del regista spagnolo. 
La colpa non è neanche negli snodi narrativi, che nel finale chiudono la vicenda in una maniera inaspettatamente precisa, ma è soprattutto nella sceneggiatura troppo effimera e frammentaria. Spesso le emozioni sono veicolate da immagini più che da parole e nel complesso il quadro appare decisamente debole.
Le prove attoriali, non aiutate dalla scrittura, si affidano quindi a interpretazioni molto fisiche, su tutte la parte della Di Girolamo. La giovane attrice è sinuosa e felina nel portare avanti il suo inganno per le strade della città, mentre il resto del cast rimane molto in secondo piano, nascosto dalla sgargiante cortina che Larrain è comunque abile a creare davanti allo spettatore.
Nel complesso Ema è un film che indubbiamente colpisce, con un'apparenza gloriosa e magnifica, capace di creare suggestivi giochi visivi anche per l'occhio più esperto, ma nasconde una struttura troppo debole per tenere in piedi la bellissima macchina messa in moto dal regista cileno. Una visione che seduce ma non lascia il segno.
 
Omar Mourad Agha

 

  • Regia: Pablo Larrain
  • Paese: Cile, 2019
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 102'
  • Cast: Mariana Di Girolamo, Gael Garcìa Bernal, Santiago Cabrera
  • Valutazione: 3

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