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21 Feb
Quello che non è mai mancato a Wes Anderson (Gran Budapest Hotel, Le avventure acquatiche di Steve Zissou), sue solide peculiarità, sono la propensione all’avventura (sempre un po’ stramba) e lo stretto legame d’amicizia, che lega i suoi protagonisti (tanto legati quanto inconcludenti). Anche qui in Isle of Dogs, film d’animazione con la tecnica a passo uno, questi segni distintivi non mancano. Ma la vera novità è che sono più maturi del solito, meno distratti e la friendship (con i cani è resa nella sua più naturale essenza) porta a risultati finali concreti. Cosa che nella filosofia andersoniana è atipica. Il genio nerd del Texas apre un’età adulta del suo cinema? Sembra questa la via: più concentrata e positiva, che chiude con l’ottenimento del risultato. La sua isola dei cani apre il Festival di Berlino 2018 e non ne esce a mani vuote: Orso d’Argento per Miglior regia. Non tutto è mutato, la macchina da presa trova sempre la giusta armonia con la gradita ostentazione di Anderson per la precisione. Non sbaglia una scena e ci regala, con tagliente ironia, una storia originale di cani bistrattati, che finalmente non la mandano a dire. Il regista, che qui scrive e co-produce, ha affermato che per la sua visione di questa isola dai motivi oriental-western ha preso ispirazione dai film di Akira Kurosawa e dagli speciali televisivi natalizi.
 
2037, Giappone. L’umanità condivide il pianeta con animali umanizzati. I cani crescono esponenzialmente di numero, portando così sulla terra una sconosciuta e spaventosa malattia canina. Il sindaco della città di Megasaki decide di tutelare la popolazione umana confinando i cani in un’isola dedicata, dove vige la sporcizia. Ma il giovane Atari Kobayashi (Koyu Rankin) non accetta di perdere per sempre il suo affettuoso amico Spot (Liev Schreiber presta la sua voce al cane). Intraprende così una missione di recupero con un minuscolo aereo fino all’isola dei cani. Ad attenderlo troverà un branco di bastardelli capitanato da Capo (Bryan Cranston), che è il faro della banda composta da: Boss (Bill Murray), Rex (Edward Norton), Duke (Jeff Goldblum) e King (Bob Babalan). Il gruppetto di reietti vede nel ragazzino la possibilità di sfuggire dalla prigione in cui miseramente vivono. Insieme uniscono le forze e partono per un’avventura coraggiosa alla ricerca di Spot. Purtroppo però Atari è braccato dalle forze dell’ordine, che lo cercano per riportarlo sulla terra ferma ed interrompere la sua folle idea. I meticci lo proteggono come se fosse l’ultimo osso sulla faccia della terra e così uniti incarnano la speranza di un futuro meno nebuloso e di convivenza.
 
Isle of dogs è visivamente ineccepibile, grazie anche ad una scenografia curatissima. Animazione elevata a parificare un live action. Wes Anderson, l’architetto del cinema, riesce ancora una volta a creare un mondo immaginario attraverso il suo sguardo minuzioso e bizzarro, donando al pubblico la sua visione unica del maltrattamento dei cani, raccontata con disarmante leggerezza. I suoi contenuti non sono contaminati dal mondo esterno. Il regista americano crea dei paesaggi e contesti propri, che esaminano le incongruenze umane senza mai cadere nel cliché. Un misto di vita personale e creazione pura.
Non manca humor, anche questo anticonvenzionale, sagacemente sviscerato da un parterre de roi di attori di primo livello. Ai già sopraccitati si aggiungono: Greta Gerwig, Frances McDormand, Harvey Keitel, Scarlett Johansson e Tilda Swinton. Protagonisti che incarnano alla perfezione il personaggio tipo andersoniano: comico e drammatico allo stesso tempo.
 
Fantasiosa e ludica la mano del regista entra mirabilmente dentro quegli spazi architettonici creati dalle proprie inquadrature rigide, per estrarre un midollo sempre colorato, ma meno adolescente. In quel suo strampalato romanticismo ora si trova una vena di reale, che forse parlando di Anderson suona distorto, ma c’è e dobbiamo prenderne atto. Forse sarà l’unica volta che l’uomo Anderson mette fuori la testa, ma pensare ad una sua età adulta che strizza l’occhio al ragazzo, ci regalerebbe ancora una volta opere sfiziosamente consistenti ed autentiche come quest’ultima. Quindi più affettivo, rimanendo sempre dentro al suo stile narrativo vivace ed agitato. Concitazione che qui è palpabile grazie alla mai doma colonna sonora di Alexander Desplat. 
 
David Siena
 

 

  • Regia: Wes Anderson
  • Paese: Stati Uniti
  • Genere: animazione in stop motion/drammatico
  • Durata: 101
  • Cast: Bryan Cranston, Scarlett Johansson, Jeff Goldblum, Tilda Swinton, Edward Norton
  • Valutazione: 4

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