La storia recente è piena di racconti incredibili. Lo è di sicuro quella di Louis Zamperini che fa onore alla nostra nazione, e viene ricordato nella pellicola Unbroken come un uomo tenace e dalla fede incrollabile. Italiano di origine, americano nel cuore, Louis (nel film il belloccio inglese Jack O'connell) è un corridore, un atleta dai record imbattuti. Fin da bambino si fa notare nelle competizioni e si riscatta dall' etichetta di "mangia spaghetti".Solo la seconda guerra mondiale frena la sua partecipazioni alle olimpiadi cancellate nella capitale del Giappone, paese in cui, per una sfortunata coincidenza dopo un diastro aereo e 47 giorni in mare in mezzo e agli squali mangiando pesce crudo (con il suo compagno d'armi Phil un brillante Domhnall Gleesons) sconterà una lunghissima prigionia. Sotto la mano violenta del caporale giapponese Watanabe conosciuto anche come "l'uccello" (perché sempre vigile su tutto) e interpretato dal cantante giapponese Takamasa Ishiara, conoscerà sofferenze disumane senza mai spezzarsi, senza mai "abbassare lo sguardo" conservando il suo onore. Una storia di per sé commovente, un soggetto davvero interessante, che in mano alla regia di Angelina Jolie, si traduce in una pellicola abbastanza retorica, piena di luoghi comuni su tutte le nazioni coinvolte: se il nostro cuore italiano non si scandalizza davanti all'importanza che può rappresentare un piatto di "gnocchi fatti in casa dalla mamma" quando non si hanno più motivi apparenti per continuare a vivere, l'animo dei giapponesi è stato talmente ferito dalla figura sadica e malevola dell'antagonista che il film è stato accusato di falsità storiche e vietato in tutto il Sol Levante. E' interessante il binomio tra protagonista e antagonista, il giapponese vede Louis come un amico mancato, ma non sopporta la sua perseveranza traducendo la sua ammirazione con una competizione a senso unico volta a distruggerlo e umiliarlo agghiacciante ma non sviscerato del tutto. Le scene sono lunghissime e trascinano lo spettatore per ben 140 minuti. Il pathos e le sofferenze del protagonista vengono "uccise" dalla quasi totale assenza di ritmo. La fotografia è troppo pulita (risulta finta) come il trucco e le acconciature sempre perfette dei protagonisti, ammettendo che è impossibile che un bombardiere non sudi e non abbia un graffio dopo un esplosione quasi fatale. Facendo un paragone Vita di Pi di Ang Lee, è un film (a mio avviso riuscitissimo) che fa venire il mal di mare ma fa riflettere sulla natura umana e l'esistenza di dio, Unbroken ti insegna che se hai fede e "resisti puoi sempre farcela" , ammesso che tu sia un uomo dotato di grande cuore ma sopratutto di piedi veloci e una straordinaria resistenza fisica.
Francesca Tulli