Per capire le ambiguità sotterranee al movimento Femen in Ucraina, bisogna iniziare analizzando il titolo con cui viene presentato al pubblico italiano. Ukraina Is Not A Brothel è sia il titolo originale, sia il principale slogan con cui le attiviste in topless dipingono il proprio corpo durante le manifestazioni di protesta. Il termine "brothel" non significa "vendita", bensì "bordello", e dà la misura di come partendo da una iniziale sobrietà, abbiano presto lasciato il passo allo shock della sessualità esposta, la violenza verbale e la spettacolarizzazione del gesto.
In virtù di una escalation sempre più mediatica, la provocazione è divenuta la cifra del movimento, la chiave per mantenere sempre accesi i riflettori dell'opinione pubblica. Il rischio, però, che questa "naked war" esuli dagli intenti per cui dicono di lottare, sembra concreto. L'obiettivo annunciato è l'effettiva parità dei diritti, in una società immersa nell'opprimente cultura dei patriarcati, con la speranza che un giorno "il mondo veda l'Ucraina come un paese dove le ragazze nude protestano e non si prostituiscono".
A documentare il fenomeno è l'esordiente Kitty Green, reporter al loro seguito per più di un anno, durante il quale è riuscita a svelarne i risvolti meno prevedibili, non analizzando la protesta solo secondo la tesi ufficiale, tra dimostrazioni, reazioni, arresti e processi, ma arricchendo la descrizione con gli aneddoti di una realtà contraddittoria. La filmmaker disseziona l'organizzazione presentandone le varie anime, tra cui le attiviste del primo periodo, rimaste emarginate quando Femen ha deviato sull'avvenenza e la sfrontatezza allo scopo di attirare giornalisti e fotografi a caccia di scoop da copertina. Perciò, a raccontare la propria vita e quanto essa sia diventata indivisibile da Femen sono soprattutto le belle sorelle Shevchenko, per le quali rappresenta l'unico modo – anche dal punto di vista economico - per evadere dal degrado dell'Ucraina periferica. Ma la disarmante ingenuità che traspare dalle interviste prive di una reale consapevolezza, non può che essere un'arma a doppio taglio per il cambiamento culturale che propongono, con il rischio costante di rimanere relegate ad effimero fenomeno mediatico.
È proprio con questo rischio che sembra giocare qualcun'altro, una presenza che si nasconde dietro le quinte di Femen, celata ad arte fin dal primo fotogramma e svelata progressivamente in tutta la sua evidenza incombente: il fondatore di Femen, un uomo, un patriarca che risponde al nome di Viktor Svyatskly. Oltrepassando la sottile linea tra interesse comune e privato, e a partire dal rapporto con la telecamera di Kitty (che da par suo ha il demerito di enfatizzarlo troppo), Viktor è stato il primo a capire che la telecamera deve essere parte integrante della protesta, anzi che la protesta esiste solo se ripresa. Femen è ormai un marchio, non solo un messaggio; le ragazze hanno assurto il ruolo di piccole dive con eventi sponsorizzati e fan che acquistano il merchandising femminista. Senza saperlo si è sdoganata un nuovo tipo di pornografia: non è più il corpo ma il messaggio, costretto ad una deformazione grottesca dai mezzi di comunicazione.
Victor nelle interviste diventa argomento di imbarazzo, egli mina la credibilità di Femen e allo stesso tempo è il fautore del successo più spicciolo, lontano da una possibilità di approfondimento e di crescita politica. In un movimento che permette alle sostenitrici di mantenersi solo in virtù di esso, il marketing sembra aver svuotato il disegno originario, snaturando quelle idee che per la loro diffusione devono ogni giorno pagare lo scotto di filtri obbligati che ne deformano l'intento sociale.
Femen senza saperlo ha anticipato le più gravi contraddizioni strutturali dell'Ucraina, ormai da mesi sfociate nella guerra civile. Eppure uno spiraglio postumo esiste, ed è quello rilasciato nelle interviste di presentazione del film da parte della stessa regista. Come si augurava un'attivista negli ultimi fotogrammi del film, Femen è riuscita ad affrancarsi dalla guida ingombrante del suo patriarca e ha iniziato una nuova fase che punta ad un salto di qualità. Ora le celebri manifestazioni a seno nudo sono diminuite e, ovviamente, la loro forza mediatica si è ridotta. Ma al contempo si è rafforzato un movimento internazionale trasversale, che continua la sua lotta per i diritti delle donne.
Pollo Scatenato