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A quattro anni da Gomorra, che durante il primo week end in sala risultò essere il film più visto in Italia di quell’anno, torna Matteo Garrone con Reality: un’opera “nuova”, libera da ordinarie intenzioni pedagogiche e distante da prese di posizione e best seller di denuncia.

La pellicola di Garrone infatti si ispira alla più classica commedia all’italiana, nella drammaturgia degli attori teatrali e negli ambienti di Napoli ritorna alle atmosfere di De filippo.

Sono passati dieci anni da “l’Imbalsamatore”, opera che lo consegna al grande pubblico dopo anni di duro lavoro, svelandone il grande talento nella tecnica e nei contenuti. Di quel Garrone oggi rimane senza dubbio lo stesso tarlo, una macchina da presa invadente che di tanto in tanto si muove a pochi centimetri dai volti degli attori e li spia nei loro gesti più piccoli per permettere allo spettatore di essere in soggettiva, con inquadrature più pulite rispetto a quelle di prima ma uguali nelle intenzioni.

Luciano, il protagonista (un memorabile Aniello Arena, carcerato “fine pena mai”, che con la sua interpretazione elude quella fama che lo precede e semplicemente arriva al pubblico per le sue straordinarie doti di attore) è un pescivendolo napoletano abituato ad arrotondare con piccole truffe. Insegue da tempo il sogno di diventare famoso, si esibisce alle feste di famiglia e per i suoi cari rimane il più talentuoso e divertente. Saranno gli stessi parenti affettuosi e “abbondanti” a spingerlo fino ai provini del “Grande Fratello”. Dopo aver sostenuto un lungo colloquio con “quelli della televisione”, si convince che sì, lo prenderanno, che un giorno anche lui sarà convocato e andrà a Roma, nella lussuosa casa di Cinecittà. E la convinzione diventa la sua malattia per tutto il film che, come spiega lo stesso Garrone, non ridicolizza i personaggi ma li racconta in modo onesto, con l’ironia e l’amarezza di una realtà implacabile.

Insieme alla storia (tra l’altro ispirata da un fatto realmente accaduto) Garrone ci fa vivere Napoli, scegliendo attori di teatro dai tratti caratterizzanti, facce e movenze che da sole basterebbero a parlare di questa città, che più di ogni altra gli offre un ritmo recitativo incalzante e musicale.

Una commedia dolorosa che suggerisce una riflessione sul ruolo che i media hanno preso nella vita di tutti. Scontato il riaffiorare delle parole di Pasolini “Nel momento stesso in cui qualcuno ci ascolta dal video ha verso di noi un rapporto da inferiorea superiore, che è un rapporto spaventosamente antidemocratico...niente è più feroce della banalissima televisione”. Accostamento dovuto, ma per nulla forzato.

Ne emerge, comunque, il ritratto avvilente di un’Italia in cui la tv ha sostituito fede e speranza, dove il tempo delle giornate di molti viene scandito da appuntamenti con grandi spettacoli mediatici, dal grande fratello al messaggio Urbi et Orbi del Papa, mantenendo sempre nell’amarezza di una realtà inviolabile, i toni morbidi della fiaba.

Renilde Mattioni

 

 

 

  • Regia: Matteo Garrone
  • Paese: Italia
  • Genere: Drammatico
  • Durata: 115 min
  • Cast: Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio
  • Valutazione: 5
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