Diventare famosi comporta sempre degli effetti indesiderati. Kristoffer Borgli in questa pellicola che rappresenta il suo debutto in un film in lingua inglese, dopo il fortunato e convincente “Sich of my self”, torna ad esplorare il tema del successo conquistato svelandone i retroscena, il rovescio della medaglia, lo scotto da pagare che è sempre in agguato e si palesa inevitabilmente.
In “Dream Scenario” è tutto spostato sul piano psicologico e mentale a differenza del suo precedente lavoro dove invece la fama era il risultato di una mostruosità fisica esibita con orgoglio e rivendicata come autentica. In questo caso la parabola discendente è quella di un anonimo professore universitario di biologia.
Paul Matthews ha ambizioni stroncate e sogni di rivalsa messi nel cassetto. La spinta per cambiare lo scenario di una vita piatta, banale e di noia ordinaria fra lavoro e vita familiare comune è l’inaspettata fama derivata dall’essere inspiegabilmente la presenza costante nei sogni e successivamente anche negli incubi di conoscenti, familiari e amici ma ben presto anche di milioni di sconosciuti in tutto il mondo.
Se inizialmente questa popolarità estemporanea e per nulla cercata può sembrare il trampolino di lancio per riprendere in considerazione certi obiettivi e cercare di renderli concreti ben presto il gioco si rivelerà tutt’altro che semplice. Anzi, la gogna mediatica che assale chi è esposto viene scandagliata ed esibita nella sua massima potenzialità di espressione.
Punto di forza assoluta è la prova attoriale di un Nicolas Cage tornato a raggiungere altezze interpretative da capogiro. Perfetto nella fisicità, con una mimica facciale sempre appropriata e un uso sapiente di gestualità, presenza scenica e padronanza tecnica regala una delle sue migliori interpretazioni riabilitandosi ad attore meritevole di premi.
Borgli, dal canto suo affronta, con la sua personale cifra stilistica ammantata di surrealismo, molti temi spinosi e di grande attualità.
Attraverso una trama semplice e nemmeno originale in quanto permeata da una leggenda metropolitana diffusa su internet (in realtà una guerriglia marketing creata dal pubblicitario Andrea Natella) elabora con acume una moltitudine di spunti di riflessione molto interessanti.
Un film che mantiene un buon ritmo narrativo e interroga lo spettatore su tematiche che lo toccano da vicino offrendo chiavi di lettura intelligenti e condivisibili. Soltanto la parte di cancel culture risulta essere troppo ampia e trascinata per troppo tempo correndo il rischio concreto di annoiare anziché tenere sulla corda.
Virna Castiglioni