Un godibile giallo è il primo lungometraggio diretto dal regista Tom George, che porta sul grande schermo la verve di una commedia tipicamente anni ‘50 ma dai sapori moderni.
Il film si apre in una sala teatrale, dove sul palco sta andando in scena la centesima replica di “Trappola per topi” di Agatha Christie. Lo spettacolo ha un così clamoroso successo che si sta pensando di farne un film diretto da Leo Kopernick (Adrien Brody) che è anche uno degli illustri invitati alla festa dopo lo spettacolo. Ed è in quell’occasione che, dietro le quinte, viene clamorosamente e misteriosamente ucciso. Toccherà all’ispettore Stoppard (Sam Rockwell) e all’agente Stalker (Saoirse Ronan) indagare sul caso.
Il mistero nel mistero, il gioco cinematografico di virare una ipotesi verso una conclusione e poi renderla inesatta, gestendo le immagini e la trama come un carillon di indizi forniti agli spettatori e ai poliziotti indagatori centellinandoli, rende la pellicola ritmata e incalzante. Il mondo è quello del giallo, del thriller, ma i toni sono da commedia. Leggeri.
Così come i generi si mischiano e si sovrappongono, anche i media si rincorrono: il cinema e il teatro fanno sfoggio di divertenti antinomie, portando sullo schermo continui colpi di scena.
E se il ritmo è incalzante, a volte la narrazione sfugge allo sguardo dello spettatore, che cerca continuamente il filo conduttore delle continue dinamiche che si presentano sullo schermo.
I costumi, i colori, le ambientazioni e anche qualche strumento visivo (come lo split screen) rendono omaggio a un tipo di racconto che ricorda i toni dei film degli anni ‘50, sentendone forse un poco il peso. Questa dicotomia tra comedy moderna e giallo britannico, seppure godibile, è infatti riuscita a metà.
Gli attori portano sullo schermo personaggi credibili e caratterizzati, facilitando lo spettatore a riconoscerne la personalità che non sembra importare alla narrazione ma la rende espediente per veicolare la trama verso i continui indizi che si presentano sullo schermo. Anzi, i personaggi sono quasi bidimensionali, funzionali al caso d’indagine.
Nonostante i difetti di fruizione, il film non annoia e l’epilogo è inaspettato e risponde alle regole del giallo, più della storia lo precede.
Valeria Volpini