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Visualizza articoli per tag: star wars

Il discorso che Meryl Streep ha tenuto in occasione dei Golden Globes 2017 ha lasciato tutti spiazzati, ha commosso e si è dimostrato in netta opposizione con Donald Trump, nuovo presidente degli Stati Uniti. L'attrice chiude con una bellissima citazione di Carrie Fisher la compianta Principessa Leia di Star Wars : Prendete il vostro cuore spezzato e fatene arte!

Non tutti sanno che la frase più detta nella saga di Star Wars non è “Che la Forza sia con te” ma “Ho un brutto presentimento.” Quando nel 2012, George Lucas siglò l’accordo con la Disney che segnò il destino della saga e si decise per proseguire con gli Episodi 7, 8 e 9 molti fan la usarono per esprimere il proprio scetticismo. Con la regia di J.J. Abrams e la produzione della presidentessa della Lucasfilm Kathleen Kennedy ha visto la luce il primo film di questo progetto “Il Risveglio Della Forza”. Tanto tempo fa, in una Galassia lontana lontana, Luke Skywalker l’ultimo dei cavalieri Jedi guardiani di pace e di giustizia, è sparito, la Resistenza sotto la guida del Generale Leia Organa invia il suo miglior pilota Poe Dameron (Oscar Isaac) e il suo droide BB8 alla sua disperata ricerca. All’ombra della Nuova Repubblica (nominata ma inesistente) è nato circa quarant’anni dopo la caduta dell’Impero Galattico, una forte opposizione militare, il Primo Ordine, tra le alte gerarchie Kylo Ren (Adam Driver) emulo di Darth Vader, si mette sulle tracce della mappa che conduce a Luke. Tra i biechi soldati dell’impero, FN-2187 (vi dice nulla questo numero? ) altrimenti detto “Finn” (John Boyega) si rifiuta al suo primo incarico di sparare e uccidere degli innocenti per conto del Primo Ordine e diserta. Sul desertico pianeta di Jakku, vive Rey (Daisy Ridley) una giovanissima ragazza che si guadagna la giornata barattando rottami e pezzi di ferraglia con esigue porzioni di cibo. I tre “nel momento sbagliato e nel posto sbagliato” si ritrovano a combattere “l’unica lotta esistente” quella contro la nuova manifestazione del Lato Oscuro della Forza. Ripescando le atmosfere meravigliose degli scenari immaginati da Ralph McQuarrie nel 1977 e avvalendosi del supporto del vecchio cast originale e della colonna sonora di John Williams, Abrams prende lo schema di “Una Nuova Speranza” e lo rivomita a suo gusto. Avvalendosi dei potenti mezzi a sua disposizione rimodella perfettamente (in scala 1:1) le astronavi più amate dal pubblico creando una simpatia quasi obbligatoria da parte degli appassionati che non possono restare indifferenti davanti al Millennium Falcon che spicca il volo dopo 32 anni. Si coltiva gli animi feriti di chi aveva storto il naso, quando Lucas si avvalse (quasi) solo di CGI per creare le creature nei prequels e ripesca gli scarti di lavorazione di John Mollo per plasmare le nuove razze aliene di passaggio servendosi della forza e del realismo dei “pupazzi” (fastidiosa solo la Motion Capture usata su alcuni personaggi chiave, tra cui quello interpretato da Andy Serkis, il Leader Supremo Snoke). La Disney decide di “decanonizzare” tutto il materiale cartaceo ufficiale scritto in 35 anni da svariati scrittori e sceneggiatori, composto da fumetti e romanzi che completavano “l’Universo Espanso” di Star Wars (che mai dall’83 in poi aveva subito incongruenze) per creare una nuova linea temporale in cui muoversi, ma furbamente depreda le idee migliori dei suddetti autori per rimescolarle a piacimento senza fargli avere nessuno profitto. Un vero “plagio”. Ma conquista il mondo. Fa un incasso senza precedenti per la sola prevendita e ingolfa le sue tasche con le speranze e i sogni di chi questa saga la vive con entusiasmo da sempre. Il “Risveglio” è un film per adolescenti infiocchettato da una cappa nostalgica e da citazioni perfette dette al momento appropriato per generare entusiasmo (puro) dove il vero problema non è la “scarsezza di progressi” che fanno i protagonisti per dimostrare davvero il loro posto e il loro valore (potenzialmente gli attori hanno tutti talento da vendere) ma è l’antagonista. Kylo Ren è il personaggio meno carismatico della storia della Fantascienza cinematografica moderna, un bamboccio assetato di vendetta, che pesta i piedi perché vuole troppo e le sue azioni si ripercuotono rovinosamente sull’intera vicenda. Non mancano le battute facili, che vengono tanto criticate (a buona ragione) nei film della Marvel, alcune obiettivamente divertenti altre esagerate e inopportune. Spesso si dice che il problema di Guerre Stellari “Siano i fan” (io ne faccio orgogliosamente parte) alcuni lo hanno definito un “fan movie” ad alto budget, altri hanno semplicemente detto che non si può “non” considerare una parte della saga, ma bisogna avere il coraggio di uscire dai social e di riconoscere che si può avere la facoltà di dire e di pensare dopo tanti anni che “non è Star Wars” non è la Space Opera che fino ad oggi abbiamo conosciuto (con i suoi alti e bassi) e questa opinione deve essere rispettata senza il pericolo di essere sventrati da una spada laser a croce. I digiuni di Star Wars (o gli affamati meno esigenti) lo possono senza dubbio trovare godibile, è accessibile anche a chi non sa nulla dei precedenti (ma sprona ad un ripasso veloce). E’ innegabile che quello che sta portando è un vero “Risveglio” dell’argomento che si era acquietato dal 2005 anno in cui uscì al cinema La Vendetta Dei Sith e questo è un bene. L’impressionate bisogno di tutti di condividere “la Forza” è un buonissimo auspicio per il futuro, questa saga ha il potere di unire, commuovere e generare amicizie. Augurandoci che questo non porti solo alla moda e alla strumentalizzazione dell’argomento in questione, che la Forza sia con noi. Sempre.
 
Francesca Tulli

Rogue One: A Star Wars Story

Giovedì 15 Dicembre 2016 10:32
"Cantami o diva" di quel pugno di Ribelli coraggiosi, che rubarono i piani custoditi dalla Principessa  Leia per distruggere la Morte Nera, la stazione da battaglia in grado di polverizzare interi pianeti. Gareth Edwards, giovanissimo regista esperto di storia e film bellici, rispettoso, conservatore (nell'accezione positiva),  nostalgico e appasionato fruitore della fantascienza, rimaneggia dagli archivi tutto il materiale inutilizzato nel 1977 per creare “Una Nuova Speranza”, primo film di quella saga che ha cambiato la vita di molti. La fotografia è da urlo, ogni inquadratura dello spazio è inconfondibile . "Guerre Stellari" esce dai dipinti di Ralph McQuarrie, niente che possa ricordare un'altra space opera o storia ambientata nelle profondità dello spazio. Questo è l'apice della vita di un gruppo sfaldato, di personaggi nuovi, diversi l'uno dall'altro, capitanati da  Jyn Erso (Felicity Jones) figlia di uno scienziato che serve suo malgrado una causa più grande e distruttiva, quella del malvagio Impero Galatitco e di Cassian Andor (Diego Luna) spia dell'Intelligence dell' Alleanza Ribelle. Un nucleo di persone che come da tradizione "Si trovarono nel luogo sbagliato nel momento sbagliato e divennero eroi" (incipit della versione a  romanzo di "Una Nuova Speranza" ndr.). Non ci sono cavalieri Jedi, non ci sono supereroi, solo persone che combattono una guerra che non possono vincere,  senza nulla da perdere mossi solo dalla "Speranza". L'Impero in splendida forma, grazie alla presenza di Ben Mendelsohn nei panni del Direttore Orson Krennic, nazisti spietati e non antagonisti macchietta di "un film pomeridiano per dodicenni" (prima di indignarvi sappiate che questa è una definizione data da George Lucas in persona). Nella prima parte d'impatto troviamo creature e droidi, citazioni senza retorica, navi, pianeti, animatroni, maschere e pupazzi a conferma che nel cinema nulla è obsoleto. Abbiamo davanti anche vecchie conoscenze  grazie all'uso della teconologia, siamo nel 2016 e possiamo 'resuscitare' personalità che necessariamente dovevano comparire grazie alla sapienza della ILM (si chiama "Industria della luce e della magia" per una ragione dopotutto) . Questo fa paura, gli attori in carne ed ossa non possono nel futuro lasciare il proprio lavoro alle loro controparti in CGi, ma qui funziona, serve, una spaventosa mistificazione che crea continuità. Seconda parte incredibile, piena di suggestioni per chi conosce questo mondo e chi ci si affaccia per la prima volta. Mescolanza di antico e moderno, sintesi perfetta della precisa concezione di quello che è Star Wars, quando passando dal nulla ad Episodio IV negli anni settanta, c'era il bisogno di film così  almeno quanto spasmodicamente ce n'è oggi. Non sorprende la reazione dei fan, divisi tra l'entusiasmo e la delusione de "Il Risveglio della Forza" (2015) questa volta unanimi e concordi, ci troviamo difronte ad un "miracolo" . Come fu per il bellissimo Mad Max (2015) il film tocca  ogni corda giusta, si passa dal western a Kurosawa, con una crudezza di altri tempi. Esalta commuove e ci fa sentire un tutt'uno con la Forza.
 
Francesca Tulli

Star Wars Episodio VIII: Gli Ultimi Jedi

Domenica 12 Febbraio 2017 18:38
“Non hai fede nella Forza, non è vero?” 
Questa domanda la rivolgeva un contadino che sognava in grande, ignaro di quello che gli avrebbe riservato il futuro, a un contrabbandiere disilluso, ma dal grande cuore, durante la loro prima avventura insieme sul Millennium Falcon. La stessa si potrebbe rivolgere a Rian Johnson, sceneggiatore e regista di Star Wars Episodio VIII : Gli Ultimi Jedi, il capitolo più discusso e controverso della saga. Dove J.J. Abrams, con il suo “Il Risveglio Della Forza” (2015), aveva tolto, ridotto, ridefinito a suo gusto, Johnson in piena libertà creativa (con una probabile ansia da prestazione), contemporaneamente alla lavorazione del settimo film, e svincolato dal peso del giudizio che gli avrebbe riservato il pubblico, scriveva la sua versione dei fatti, esagerando su tutti i fronti. “Il Primo Ordine impera” mentre la Resistenza, guidata dal Generale Leia Organa (Carrie Fisher, nella sua ultima apparizione), muove i suoi alfieri, per tentare di salvare ciò che resta della flotta. Il pilota Poe Dameron (Oscar Isaac), in prima linea, agisce di sua iniziativa, portando i bombardieri alleati a scontrarsi con il nemico. Finn (John Boyega), fuori dal suo stato di incoscienza, incontra accidentalmente Rose Tico (Kelly Marie Tran), un tecnico tutto fare, a bordo della nave che lo trasporta. Rey (Daisy Ridley) è sull’isola di Ahch-To, esattamente dove l’avevamo lasciata, per incontrare Luke Skywalker (Mak Hamill), la leggenda. Kylo Ren (Adam Driver) "nato dalle tenebre", il parricida spaccato in due dal suo gesto, riflette sulle sue azioni. Nello specifico la riscrittura, o meglio il completamento del background di questo antagonista, tanto odiato e in apparenza debole e stupido, è uno dei punti forti del film. The Last Jedi dura 2 ore e 32 minuti (è il più lungo della saga), nonostante ciò il girato prevedeva un minutaggio ancora più imponente. Forse per questa ragione, il montaggio è un completo disastro. Un esempio sopra tutti: a Laura Dern –  interpreta l’Ammiraglio Amylin Holdo della Resistenza – viene riservata una delle scene più drammatiche della pellicola, “la scena muta”, ma il pathos viene ‘soffocato’ dalle altre due sequenze che si svolgono in contemporanea. Allo stesso modo la lunghezza della storyline che riguarda Finn e Rose rischia di annoiare (sopecialmete a una seconda visione). Mark Hamill, lo storico interprete del protagonista assoluto di Guerre Stellari, ha espresso i suoi dubbi riguardo lo sviluppo di Luke Skywalker, ammettendo di non aver gradito alcune libere scelte, eccessive e forzate per il suo personaggio: “l’uomo più ottimista dell’intera Galassia” qui è cinico e disilluso. L’attore ha successivamente ritrattato la sua opinione, ponendo fiducia nel regista e nel progetto, allo scopo di ottenere un finale d’effetto. I siparietti comici sono mal dosati: tenendo conto che ci sono sempre stati, Star Wars ha una sua comicità e, nell’euforia di inserire battute e momenti che spezzano la tensione, nel calderone sono finite anche scene eccessive e fuori luogo. Lo stesso accade con le manifestazioni della Forza, più simili a quelle di un super potere. Viene messo in questo modo in discussione quello che abbiamo conosciuto fino ad ora, esteticamente e concettualmente. Non a caso il production designer Rick Heinrichs, noto per essere complice delle visioni di Tim Burton, ha lavorato anche a molti film di genere (tra cui Pirati dei Caraibi e Captain America-Il primo Vendicatore). Sbagliando da principio, alcuni hanno trovato una novità rivoluzionaria nella pellicola, ovvero il valore apparentemente laico, dato al concetto della Forza stessa, come se si trattasse solo in questo film di un'energia presente in tutte le forme di vita e non solo in individui eletti. Niente di nuovo, a meno che non si confondano due aspetti non coincidenti: la Forza e l'addestramento per entrare nell'Ordine dei Jedi "prerogativa di pochi" riconducibile al solo periodo storico in cui sono ambientati i prequels, durante l’ascesa della Repubblica. Rogue One (2016) ha riportato Star Wars al suo equilibrio magico, grazie al quale ogni inquadratura portava l’indelebile marchio cinematografico dell’opera. Le scenografie caotiche di questo nuovo episodio ne conservano una eco: sono stati costruiti dei mastodontici set per gli interni delle astronavi. Si passa dallo scenario stile ‘Bellé Epoque” del Casinò su Canto Bight, per arrivare nella remota isola dove si nasconde Luke (si tratta di Skelling Michael, in Irlanda, patrimonio dell’Unesco). Le creature che la abitano sono in parte digitali e in parte pupazzi e animatroni della imbattibile vecchia scuola. Tra di loro i teneri amati (e odiati) Porg, a metà tra una pulcinella di mare e un roditore, che hanno ottenuto un successo immediato fin dalla loro prima apparizione nel materiale promozionale del film. John Williams, ripercorrendo le sue stesse note, firma anche la colonna sonora di questo capitolo. Gli Ultimi Jedi con tutte le sue defezioni, è una montagna russa di emozioni: confonde, ribalta, ci fa dare "delle testate all’indietro" per le spiegazioni frettolose date in risposta ad alcuni interrogativi importanti. Nonostante tutto guarda al futuro e ci fa restare con lo sguardo fisso verso l’orizzonte. 
 
di Francesca Tulli

SOLO: A Star Wars Story

Mercoledì 23 Maggio 2018 11:36

"Presuntuoso, strapezzente e cafone" così Han Solo venne descritto, dalla sua amata principessa Leia in “Star Wars Episodio V: L'Impero Colpisce Ancora" (1980). Orgoglioso ma dal grande cuore Han, è uno dei personaggi più amati della Saga. Oggi Ron Howard ripercorre la sua gioventù nel suo “Solo: A Star Wars Story”. Siamo nei bassifondi di Corellia, un pianeta povero, gli abitanti sopravvivono grazie al contrabbando: scambiano oggetti di valore per guadagnarsi da vivere. Due innamorati sognano un futuro migliore. Lei Qui'Ra (Emilia Clarke) è una ragazza spregiudicata, lui Han (Alden Ehrenreich) uno spericolato pilota. Vengono separati alla frontiera, Han finisce con l' Iscriversi all'accademia Imperiale dove conosce l'orrore della guerra. Saranno Tobias Beckett (Woody Harrelson) e la sua banda di pirati a tirarlo fuori dal fango. Han però non può sapere che dopo questo fortuito incontro, dovrà vedersela con l'organizzazione criminale Alba Cremisi retta dal dallo spietato Dryden Vos (Paul Bettany) e non potrà più fidarsi di nessuno. 'Solo' è il secondo spin-off dopo il memorabile “Rogue One” (2016). Nonostante non abbia gli stessi toni drammatici e lo stesso pathos, mantiene le stesse atmosfere, quelle tipiche di 41 anni fa. Gli scenari trasudano fumo e polvere, come in un western. La regia cerca di rievocare di continuo delle scene iconiche della vecchia trilogia, e omaggia finale de 'Il buono, il brutto, il cattivo' di Sergio Leone. Chi non ha familiarità con Star Wars, lo troverà un film godibile d’avventura al contempo i fans potranno riconoscere le citazioni sparpagliate qua e là e avranno, la soddisfazione di vedere come il protagonista abbia fatto la leggendaria "Rotta di Kessel in meno di 12 parsecs" e abbia messo le mani sul Millennium Falcon l'astronave di Lando Calrissian (interpretato qui da Donald Glover). La persistente colonna sonora è firmata da John Powell e vanta anche il tema principale composta dallo stesso John Williams. Una nota di merito va spesa per il  dipartimento responsabile della creazione delle creature e degli alieni, che hanno plasmato con le tecniche tradizionali (pupazzi e anima-troni della vecchia scuola) e la CGi un mix perfetto. Il film ha avuto un cambio di regia (inizialmente affidata a Phil Lord e Chris Miller) per questo probabilmente ha una risoluzione frettolosa sul finale, ma non è privo di sorprese e colpi di scena. Il protagonista risente del confronto con l'equiparabile Harrison Ford, ma dà il suo massimo. Lontanissimo dal gusto di “Episodio VIII: Gli ultimi Jedi” (2017), è stato pensato per un pubblico di appassionati, non cerca la novità, ma da forma, alle scene soltanto immaginate nelle menti dei fans, che non avrebbero mai sognato di vedere le avventure solamente accennate dai racconti dei protagonisti prendere vita sullo schermo. Nostalgia e puro intrattenimento. 

Star Wars Episodio IX: L'Ascesa di Skywalker

Mercoledì 18 Dicembre 2019 10:24
“I morti parlano!” perché i personaggi principali “vivi” non sono stati scritti abbastanza bene per poterlo fare. Così J.J. Abrams sigla il suo patto “faustiano” con l’Imperatore Palpatine, lo riporta in vita per ripristinare uno strano equilibrio, non “nella Galassia” ma nella trilogia da lui iniziata con “Episodio VII: Il Risveglio della Forza” (2015) cercando di trovare un senso alla direzione da lui stesso intrapresa, portata avanti con distacco da Rian Johnson con “Episodio VIII: Gli ultimi Jedi”. Il defunto imperatore della Galassia (Ian McDiarmid) tornato in vita, grazie a “scienze oscure, clonazione, segreti noti solo ai Sith” rovescia lo scenario politico della “Galassia lontana lontana...”. Il suo ordine finale ha  inizio, ha una flotta di Star Destroyer Xyston, nascosta nell’ombra sul pianeta Exegol dove i suoi sudditi i lealisti Sith lo venerano e si prepara ad attaccare, la notizia arriva alle orecchie della Resistenza. Finn (John Boyega) l’ex assaltatore, Poe Dameron (Oscar Isaac) giovane pilota intraprendente ora generale e la giovane Rey (Daisy Ridley), che si addestra per essere degna della spada laser di Luke Skywalker, si mettono alla ricerca dei puntatori Sith, che portano alla tana del nemico per poterlo affrontare definitivamente. Kylo Ren (Adam Driver) legato alla ragazza da una forza superiore, ora Leader Supremo del Primo Ordine, fin dall’inizio governato nell’ombra dal Oscuro Signore dei Sith, compie un cammino parallelo, verso la resa dei conti, con lei e con la sua famiglia. John Williams suona la colonna sonora come da tradizione, sottolineando i momenti più apprezzabili di calma. Siamo difronte ad un capitolo strano, ricco di elementi che offuscano i difetti più evidenti, Abrams (con la benedizione della presidente della Lucasfilm Kathleen Kennedy) si è permesso di riscrivere le leggi naturali di Star Wars, introducendo a forza possibilità mai sfruttate nei precedenti, il più grave: l’elemento di resurrezione. Quattro generazioni di appassionati “vivono” questa avventura conoscendone i minimi dettagli, abituati ad una  timeline (perlopiù) coerente (prima che il canone delle storie venisse azzerato e riscritto in funzione questa trilogia, cosiddetta sequel) dove le dinamiche possibili sono state originate dalle idee iniziali del “lodato creatore” George Lucas. Ora si trovano un “nuovo” Star Wars, gestito maldestramente da un occhio volutamente esterno, in favore del gusto del “nuovo” pubblico, che tuttavia, trova sempre difficoltà ad accogliere queste storie e apprezza quando ritrova “il vecchio” nostalgico universo presentato sotto altre forme (la serie TV The Mandalorian in onda su Disney+ è una prova) dimostrando che per fare Guerre Stellari, non bisogna osare ma restare fedeli all’originale. Quello che è stato seppellito, tra vecchi fantasmi e nuove speranze, porta la saga verso un futuro imprevedibile.
 
Francesca Tulli