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14 Lug

Roma in occupazione. Valle e Palazzo muovono la protesta.

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Sono tempi bui per la cultura italiana, tempi in cui, vicini a toccare il fondo, qualcosa deve necessariamente cambiare. La fine del 2010 segna a Roma un po' il momento della svolta, di una nuova energica alzata di testa da parte del mondo dei lavoratori dello spettacolo, uniti tutti dalla forte preoccupazione di vedere sempre maggiormente a rischio i loro posti di lavoro e le specifiche competenze individuali. Il 22 ottobre 2010 è una data importante perché viene dichiarato, a seguito di una lunga assemblea, sotto occupazione permanente, uno dei simboli della cultura cinematografica di Roma, la storica Casa del Cinema di Villa Borghese. A capo della protesta troviamo un collettivo nato dall'associazione di varie sigle, facenti capo al mondo dello spettacolo, che prende il nome di Tutti a Casa dal film di Luigi Comencini.

Il movimento rivendica i propri diritti a fronte di un governo che si dimostra sordo e cieco e di un ministro della cultura (ormai ex) che non fa altro che aggravare la situazione, dimostrandosi inadeguato al ruolo. Da quella fatidica data numerosissime assemblee, dibattiti, cortei, sit in si sono susseguiti per gridare fortemente il disagio che grava pesantemente sulla categoria, minacciata da una manovra governativa che prevede tagli pesantissimi al settore. I mesi passano e la crisi persiste, una crisi che forse ha portato con essa un risveglio delle coscienze come non lo si vedeva da parecchi anni. Dopo la chiusura dello storico Cinema Metropolitan di Roma per destinare i locali ad uso commerciale, dopo la minaccia della medesima fine che incombe su molte altre strutture simili come il Maestoso (da anni a rischio di sfratto assieme alle 14 famiglie che vivono nei piani superiori alla struttura), o la situazione critica in cui versano Cinecittà e il Luce, ecco il profilarsi di altre due realtà che denunciano il loro stato d'emergenza attraverso l'occupazione. Parliamo del Teatro Valle e dell'ex Cinema Palazzo, entrambi in stato di agitazione, rivendicando il proprio diritto a diffondere un messaggio culturale, pur partendo da contingenze differenti.

La situazione

Quando il Valle chiama...

"Abbiamo occupato il Teatro Valle per occuparci di ciò che è nostro, siamo lavoratrici e lavoratori dello spettacolo, cinema/teatro/danza, artisti/tecnici/operatori, stabili, precari e intermittenti, da mesi portiamo avanti in modo diretto e auto organizzato una lotta contro i tagli e per i nostri diritti". Con queste parole si presentano il 14 giugno 2011 gli occupanti del teatro Valle che, "a seguito della soppressione dell'Ente Teatrale Italiano cui sino ad ora è stata affidata la gestione, rischia la chiusura".

Da quel 14 giugno, ogni giorno si sono alternate assemblee cittadine e forme di agire condiviso. Ogni sera artisti, attori e musicisti si sono esibiti (e continuano ad esibirsi) gratuitamente. Ad aderire alla protesta volti noti dello spettacolo e della cultura come Andrea Camilleri, Ettore Scola, Bernardo Bertolucci, Elio Germano, Moni Ovadia, Franca Valeri, Giovanna Marini, Andrea Rivera, Jovanotti.

Ed eccoci dopo settimane di confronto e dibattito alla conferenza del 5 luglio, indetta per esporre alla stampa una proposta per la gestione pubblica di questo teatro (in realtà ancora in fase di definizione). Un'alternativa - spiegano gli occupanti - che salvaguardi l’identità artistica e storica del Teatro Valle:

"Chiediamo che il teatro rimanga pubblico e che la Repubblica si impegni a tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione". A questo proposito, hanno infatti inviato una lettera al presidente Giorgio Napolitano per proporgli di sostenere l'iniziativa. Gli occupanti si sono rivolti direttamente al Presidente della Repubblica nella speranza che l'aiuto venga loro dalla più alta carica dello Stato, bypassando direttamente le cariche intermedie non ritenute in grado di poter garantire un serio dialogo, essendosi dimostrate carenti interlocutrici. Dal canto suo, il Comune, sostiene che siano proprio i numeri a dimostrare come il Teatro Valle abbia subito una perdita netta degli incassi, che un grosso buco nel bilancio e fondi da investire nella ristrutturazione complichino la situazione. Come maggiore aggravante c'è un forte competitor, il Teatro Argentina, suo vicino di casa, che non gli rende certo vita facile. Nonostante i problemi economici, gli occupanti tengono a precisare come realtà diverse e formative possano affacciarsi all'orizzonte rivalutando la struttura e rendendola di nuovo produttiva, oltre che un centro culturale di grossa caratura.

Con il contributo di Ugo Mattei, docente di diritto civile all'università di Torino ed estensore dei quesiti referendari dell'acqua, si stanno immaginando nuove forme di gestione etiche che prevedano la possibilità di una direzione artistica plurale con la garanzia di un turn over; un principio “ecologico” che garantisca l'equilibrio nella distribuzione delle risorse fra piccole e grandi produzioni, tra formazione e ospitalità; l'equità nelle paghe, stabilendo una forbice tra minime e massime; una politica dei prezzi, accessibile e progressiva; organismi di controllo indipendenti; trasparenza e leggibilità dei bilanci attraverso la pubblicazione in rete; elaborazione di un codice etico, modello per tutti i teatri e le compagnie.

La grande paura, oltre a perdere uno dei centri storici della cultura italiana, è anche quella che le professionalità di tutti i lavoratori vengano a dissolversi, dovendo necessariamente far assorbire i dipendenti da strutture istituzionali. Mauro, uno dei macchinisti storici del Valle, esprime il suo dissenso che è poi un po' quello di tutti i suoi colleghi ed aderenti alla causa "A me di andare a cambiare le spine elettriche al ministero non mi va, io voglio continuare a lavorare qui" .

...il Palazzaccio risponde

Non troppo distante dal Valle, nel cuore di San Lorenzo, una storia diversa, ma mossa dalla stessa voglia di ridar voce e spazio alla cultura, quella del Ex Cinema Palazzo, ribattezzato Sala Vittorio Arrigoni in memoria di uno degli ultimi eroi scomparsi.

Qui un gruppo di circa 20 persone, lo scorso 15 aprile, con il consenso e l'appoggio degli abitanti del quartiere, rappresentanti di alcuni centri sociali e alcuni membri di Action, entrano all'interno dell'edificio in fase di ristrutturazione e occupano lo spazio. La loro speranza è non solo quella di impedire i lavori per ultimare la messa a punto di un casinò, ma di pensare, anche in questo caso, come in quello del Teatro Valle, ad un progetto che rivaluti e valorizzi l'ex cinema da anni in disuso. Pensare ad una nuova destinazione e ad un nuovo utilizzo per questo spazio che si presta, come ha saputo dimostrare in passato, ad ospitare eventi culturali, mostre, festival piuttosto che farlo diventare un luogo di gioco che "incoraggi il degrado urbano" e che - come ci ricordano gli occupanti stessi - sorgerebbe nel tessuto urbano T4, protetto dalla delibera 36 del 2006 (che a quanto pare, all'art. 10, proibisce la realizzazione di sale per videogiochi, biliardi e altri giochi leciti in aree considerate storiche).

La situazione appare da subito molto complicata ed è doveroso un approfondimento.

L'ex Cinema Palazzo è proprietà di un privato cittadino che di recente l'ha affittato alla ditta Camene Spa (di cui è possibile trovare un ampio dossier documentato da fonti giornalistiche, messo insieme dagli occupanti stessi al link Perchè no al casinò) per dei lavori di ammodernamento, in funzione della creazione di un centro polifunzionale, alias un casinò con delle videolottery (sistema da gioco da poco istituzionalizzato dal D.L. 39/09, il cosiddetto decreto Abruzzo che avrebbe dovuto destinare una parte dei proventi del Video Lottery Terminal alle popolazioni terremotate) Abruzzo 24ore. Date le premesse, la situazione assume sempre più contorni da spy story poichè, attraverso un semplice giro in rete, si può constatare come emergano nomi di personaggi, già balzati alle cronache, quali Anemone e Balducci, legati alla Stube (fiduciaria vicina alla Camene), di Guido Bertolaso e altre situazioni poco chiare che trovano correlazione con i Mondiali di Nuoto 2009. Gli occupanti, che pongono l'accento proprio su queste “particolarità”, si chiedono come mai siano stati concessi i permessi di inizio lavori in una zona simile, in una situazione che avrebbe dell'illecito. La ditta Camene, dal canto suo, dice ovviamente che ogni cosa è stata fatta nel rispetto della legge e, semmai, chi sta operando nell'illegalità, è proprio il movimento di occupazione che ha preso possesso di uno stabile privato interrompendo dei lavori in atto. Tre giorni dopo che i cittadini erano entrati nell' ex cinema, Francesca De Franceschi, amministratore delegato della Camene, fa una regolare denuncia al commissariato di polizia di zona per la situazione creatasi. Nella denuncia vengono fatti i nomi del consigliere comunale PRC Alzetta e di Simona Panzino, entrambi membri di Action, poi la denuncia decade perchè il PM Cordova richiede l'archiviazione “in quanto si è trattato di una introduzione momentanea tendente ad esprimere il dissenso dalla destinazione dell'ex cinema a sala giochi e non già ad occuparlo". Lo stesso Presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, porta sostegno all'occupazione dichiarando, a poche ore dalla presa dei locali: “Alcuni dei tanti problemi della metropoli si possono prevenire. In un quartiere meraviglioso come San Lorenzo che grazie alle associazioni di volontariato ed al municipio sta cercando riscatto, aprire un casino' sarebbe un rischio per le attivita' conseguenti che comporterebbe. Mi auguro che chi ha la autorita' competente faccia di tutto per prevenire la possibile nascita di un problema”.

Il quartiere quindi non sembra lasciato propriamente da solo in questa lotta, è ciò che stupisce e inorgoglisce allo stesso tempo gli occupanti. Quello che si è creato è un movimento popolare vero e proprio che nasce dal basso e che si estende a tutta la città, che trova le sue radici profonde nei sanlorenzini che sostengono incredibilmente la protesta, terrorizzati dal fatto che una nuova “succursale di malavita organizzata” possa insediarsi e minare una tranquillità già abbastanza compromessa negli ultimi anni. Per questo alle riunioni, ai numerosi eventi organizzati con quotidianità, assieme ai numerosissimi artisti che si sono presi carico della situazione, troviamo anche la gente più anziana, quella che ha fatto una storia popolare, mostrandosi in prima linea in più occasioni, rivendicando le origini partigiane di San Lorenzo. Proprio qualche giorno fa, alla conferenza stampa indetta dalla Camene, in cui era presente l'On. Capezzone, portavoce del PdL, e in cui i toni si sono infuocati scaturendo in una rissa verbale, sono stati mostrati filmati (www.cinemapalazzo.it) in cui veniva evidenziata la pericolosità di questa occupazione. L'attenzione cadeva sui rischi sanitari, trattandosi di un cantiere in cui c'è dell'amianto, rischi fisici che poteva costituire un locale in costruzione e sulla mala gestione di un manipolo di “buffoni che fanno il gioco dei palazzinari” (come è stata definita Sabina Guzzanti dal deputato PdL Aracri, durante l'acceso scambio in conferenza) che si dedica all'illecito, somministrando alcolici e interrompendo il lavoro della ditta, facendosi scudo di un'idea politica per curare solo il proprio interesse. Alla conferenza, assieme alla Guzzanti, ormai una portavoce dell'occupazione, si sono distinte anche due abitanti del quartiere, anziane ma tenaci, accorse a manifestare per i loro diritti. La tragicità della vicenda assume alla fine dei contorni comici, dal momento che le due signore sono state anche trattenute dalla polizia per il riconoscimento, quasi fossero due pericolose black block, commenta sorridendo qualcuno.

Confronti e condivisioni

Una delle diversità fondamentali tra il Valle e la Sala Arrigoni sta proprio nell'approccio al dialogo con le istituzioni: ove il Valle si è dimostrato restio rimettendosi nelle mani del Presidente della Repubblica, il Palazzaccio si mostra più favorevole, molte infatti le adesioni alla causa da parte di rappresentanti politici e, oltre alle dichiarazioni dello stesso Zingaretti, anche l'On. Barbato dell'Italia dei Valori ha presentato, lo scorso 6 luglio, un'interrogazione parlamentare contro l'apertura del casinò. Il dialogo ci deve essere e sembra la via per una trattativa politica, dura ma dalla quale si può uscire solo con fermi propositi, rimettendosi a quei principi di rispetto della legalità ed etica culturale che diventano la bandiera del movimento. In questo momento infatti c'è un tavolo di trattative in atto in cui le parti in causa sono la Camene e il Comune di Roma, dal quale si aspetta di vedere cosa scaturirà, e colei che poteva agire facendo probabilmente terminare la questione, la proprietaria dello stabile, si è tenuta fuori dalla situazione, non intraprendendo azioni legali nei confronti degli occupanti.

L'alternativa vera e concreta che il comitato No al Casinò propone è in sostanza simile a quella del Valle e la ritroviamo nelle parole di Luca, uno degli occupanti: “nel quartiere manca uno spazio multimediale polifunzionale e culturale, uno spazio che possa essere vissuto e utilizzato dalla città intera non solo dal quartiere, uno spazio in cui artisti, musicisti compagnie possano provare e fare i loro spettacoli, uno spazio da adibire a mostre, eventi e proiezioni, uno spazio in cui potranno esserci laboratori artistici e installazioni audiovisive, perché la cosa più bella è cercare di partire dalle idee di tutti per rilanciare la cultura in senso ampio, nel rispetto sempre di un certo livello qualitativo”. Questo progetto in parte il Palazzaccio è stato in grado di dimostrarlo, garantendo una straordinaria affluenza cittadina per tutte le giornate di occupazione, un programma altamente culturale e vario con il contributo di personalità d'eccezione come Margherita Hack, Elio Germano, Giancarlo De Cataldo, Don Gallo, Franca Valeri, solo per citarne alcune, che hanno aderito spontaneamente, contribuendo a creare impatto mediatico riguardo alla causa, lungi da voler essere “una trappola irreale alla Grande Fratello”. Il movimento non si dimostra apolitico, pur non dichiarando esplicitamente appartenenze, ma sposa cause come No Tav e vicino alla Freedom Flotilla del Convoglio Restiamo Umani. Con il Teatro Valle hanno condiviso la causa comune, partendo da situazioni di necessità diverse, un sodalizio che ha portato a sostenersi a vicenda, fino ad una vera e propria dimostrazione di fraternità, attraverso un nobile gesto degli occupanti del Valle, che hanno contribuito alle spese per la riattivazione del contratto della luce che era stata staccata per 3 settimane.

Tutti gli sforzi sono stati fatti per tentare di uscire da questa impasse burocratica, di svicolarsi da un “sistema che si dimostra criminale” come sostiene Stefano, un altro dei ragazzi dell'occupazione. Su di loro gravano forti responsabilità, anche solo organizzative perché andare avanti da tre mesi in un tale regime non è facile, soprattutto se l'organizzazione si basa sulla disponibilità di chi aderisce alla causa e che fa sforzi non indifferenti per riuscire a far funzionare tutto, gratuitamente, spendendo tempo ed energia in nome di una causa e che poi viene anche additato “occupante di professione” (On. Storace in una interrogazione al Sindaco Alemanno chiedendo lo sgombero della sala).

A questo punto La domanda che rimane è cosa succederà? Finita l'estate speriamo non si freddi questa sana voglia di riprendere ciò che nostro. In un paese che ha bisogno oggi più che mai di luoghi di confronto, dove artisti e professionisti di settore possano esprimere il proprio talento, organizzarsi per creare nuove realtà di lavoro e di formazione.

Chiudiamo con le parole che Elio Germano, attivissimo nelle due occupazioni, ci consegna all'uscita dalla conferenza stampa del Teatro Valle e che ci sembrano fortemente rappresentative dello spirito che anima una protesta che va avanti da mesi: "la nostra vittoria, è di aver coinvolto tanta gente nel mettersi in prima persona a cercare delle risposte con le proprie competenze, dimostrando che si riescono a trovare in pochi giorni delle risposte dopo magari anni di persone incompetenti, nominate politicamente e strapagate con i soldi nostri, che queste risposte non sono riuscite a garantircele. Questa a noi sembra una grande vittoria della democrazia, di una nuova forma di democrazia che è la democrazia diretta. Speriamo che sia una cosa contagiosa che la gente capisca che si possano cambiare le cose facendo la maggioranza e mettendosi insieme, bisogna riprenderci le nostre città, i nostri quartieri e costringere le istituzioni a fare il loro lavoro che è quello di ascoltarci".

Renilde Mattioni & Chiara Nucera

Per maggiori informazioni consultare le pagine:

http://salavittorioarrigoni.wordpress.com/

http://www.teatrovalleoccupato.it/

 

33 Commenti

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