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Visualizza articoli per tag: sony

Sony Ericsson Mobile Festival

Venerdì 23 Settembre 2011 09:17

Al via il Sony Ericsson Mobile Festival- Moving People Making Movie, un concorso innovativo e originale che si rivolge ad un vasto pubblico di creativi, artisti e giovani autori, chiamati a realizzare cortometraggi o videoclip musicali utilizzando unicamente dispositivi mobili in sostituzione della videocamera.

Nessun limite alla creatività e all’immaginazione: dal 3 settembre 2011 fino al 30 aprile 2012 videomakers e creativi della Rete saranno chiamati sulla piattaforma mobilefestival.it a sperimentare le possibilità narrative e poetiche che un dispositivo mobile può offrire attraverso un contest creativo che prevede due categorie di partecipazione: Short Movies e Videoclip.

Sempre più piccoli, maneggevoli e pronti all’uso, gli smartphone sono infatti oggi uno strumento perfetto per vivere esperienze d’intrattenimento uniche. La tecnologia consente di creare e sperimentare grazie a dispositivi alternativi e facili da usare, ma che garantiscono comunque prestazioni eccellenti in termini di qualità video e audio.

I filmmaker potranno partecipare realizzando una o più opere per una o entrambe le categorie. I video dovranno essere girati utilizzando solo ed esclusivamente un telefono cellulare.

I contributi selezionati come finalisti alla fine di ogni bimestre, verranno ulteriormente esaminati dalla giuria e i vincitori, che saranno annunciati nel corso dell’edizione 2012 di Circuito OFF, riceveranno un premio in denaro (montepremi complessivo 18 mila euro) come primo passo verso una carriera di successo.
Alberto D’Onofrio e Leandro Manuel Emede, saranno i due testimonial del progetto che insieme a professionisti d’eccezione, tra cui Mara Sartore, Direttrice di Circuito OFF Venice International Short Film Festival, Maurizio De Palma, Head of marketing Sony Ericsson Italia e Andrea Rosi, Amministratore Delegato di Sony Music, fanno parte dell’autorevole Giuria, che per tutta la durata del concorso avrà il compito di selezionare i video candidati.


Spider-Man: Far From Home

Mercoledì 10 Luglio 2019 10:24

Gli Elementali, mostri giganteschi con poteri primordiali legati (come suggerisce il nome) ai quattro elementi, fuoco, aria, acqua e terra, minacciano il pianeta, orfano di Tony Stark, compianto in ogni angolo del mondo. Senza gli Avengers a proteggere gli esseri umani della minacce extraterrestri, Nick Fury si rivolge ad un nuovo alleato, un alieno Quentin Beck altresì noto, in futuro come Mysterio (Jake Gyllenhaal) furioso perché a suo dire, le stesse creature, responsabili per la morte della sua famiglia, hanno devastato la sua patria natia. Seguito diretto di Avengers: Endgame  (2019) diretto da Jon Watts come il precedente stand alone Spider-Man: Homecoming (2016) prosegue le avventure del sedicenne Parker nella sua terza incarnazione cinematografica, legata all’MCU, un contesto ben più ampio in cui, lo scenario, si allarga a macchia d’olio su infinite possibilità e combinazioni. Tutte le persone scomparse con lo schiocco di dita di Thanos (Avengers: Infinity War 2018) , il famoso “snap” sono riapparse prive di ricordi e con qualche anno in più dopo la sua sconfitta, questo fenomeno è stato chiamato effetto “blip”. “Blippato” come amano dire gli studenti, distrutto dalle perdite subite, dopo aver vagato nello spazio e nel tempo, Peter Parker (Tom Holland), vuole godersi la gita scolastica che prevede un itinerario europeo, alla scoperta della scienza e offre un’ ottima scusa per trovare il modo di dichiararsi a MJ, Michelle Jones (Zendaya) la ragazza più bella e sfuggente della classe. Per questo Spidey può sempre contare sulla solidarietà del suo amico Ned Leeds (Jacob Batalon) l’unico compagno di classe a conoscere la sua identità segreta. I fantasmi del passato però lo tormentano, così come la “grande responsabilità” di prendere il posto di Tony come suo erede, tra illusioni e fallimenti, il ragazzo si trova a dover fare i conti con i super problemi che lo affliggono (metaforicamente) dal 1962, quando Stan Lee e Jack Kirby crearono il personaggio, più amato e famoso della scuderia Marvel. Posando su una base pregressa di eventi complessa e valida, il film ha un tono scanzonato, divertente, ha il  tipico umorismo adolescenziale che fa presa sulle nuove generazioni, senza invalidare la credibilità dei personaggi originali. É stato realmente girato nelle città post distrutte e devastate in CGI a Praga, Londra  e senza perdersi l’occasione di sottolinearne la bellezza tipica che offre ai turisti nella nostrana bella Venezia. La colonna sonora, del maestro Michael Giacchino si arricchisce di canzoni popolari quali il “Bongo Cha Cha Cha” e una versione remix di “Amore di Tabacco” di Mina. Al centro della vicenda il valore della “verità” nella realtà specchio di una società in cui si crede solo a quello che si vuole. Commovente per certi aspetti (ottimo il retcon con i precedenti) fa sorridere e intrattiene. Come ormai spesso accade le scene post-credits sono due, la seconda ci affaccia letteralmente verso nuovi orizzonti.

Francesca Tulli

Ghostbusters: Legacy

Mercoledì 17 Novembre 2021 13:20
Sarà capitato anche a voi di essere “disturbati da strani rumori nel pieno della notte” o di aver provato “un senso di terrore in cantina o in soffitta” una generazione di persone cresciute con il classico film del 1984 di Ivan Reitman saprebbe sicuramente chi “chiamare” per risolvere il problema. Ghostbusters (Acchiappafantasmi) è un rarissimo caso in cui funzionò il connubio tra la comicità demenziale e una storia con elementi soprannaturali di livello. Con un secondo capitolo fatto a pochi anni di distanza (1989, Ghostbusters II) che divenne iconico (grazie al quadro di “Vigo il flagello di Carpazia”) il film divenne quello che oggi chiameremo un “franchise” correlato a tre serie animate e da videogiochi che contribuirono a mantenere vivo il mito. Sorpassando il flop della rilettura al femminile  “Ghostbusters: Answer the Call” del 2016 la sua reale “eredità” vive in Ghostbusters: Legacy” (conosciuto anche come “Ghostbusters: Afterlife”) di Jason Reitman, figlio del regista del primo film, rispettoso dell’originale e al passo con i tempi. Completamente al verde Callie (Carrie Coon) madre single di due figli, la geniale nerd occhialuta Phoebe (Mckenna Grace) e lo sfigato adolescente Trevor (Finn Wolfhard), decide di trasferirsi con la famiglia nella casa ereditata dal nonno mai conosciuto. Un maniero polveroso a Summerville in Oklahoma. Mentre Trevor si invaghisce della cameriera del Drive In, Lucky (Celeste O’Connor) e fallisce nel tentativo di stringere un legame con lei, Phoebe fa amicizia con un ragazzino (Logan Kim) che si fa solo chiamare Podcast per via della sua fissazione per i social networks. Il bel professore della classe di Phoebe Mr. Grooberson (Paul Rudd)  non è solo un pessimo esempio per i suoi ragazzi ma anche un esperto sismologo. Strani fenomeni si verificano in quella cittadina, la terra trema senza apparente motivo e si narrano leggende su “Zappaterra” il nonno dei ragazzi. I protagonisti diventano investigatori. Il film non possidente l'angosciosa inquietudine del remake di IT (2017) né la tristezza velata della  serie “Stranger Things” (2016) eppure ricorda entrambi (anche per la presenza di Finn Wolfhard che sembra aver fatto un balzo generazionale all'indietro, sempre negli “80). La storia procede ad un ritmo lento, con battute superate, comicità esasperata, noia, tinte horror da Piccoli Brividi (la serie di libri per ragazzi del 1992) che aggiungono pesantezza discostandosi dalla ricetta originale di risate e misticismo che teneva in equilibrio il primo non replicabile film. Eppure mantiene una promessa. Alla fine lo spettatore viene premiato. Si “ritorna al passato”: i ragazzi protagonisti giocano con le trappole, con gli zaini protonici, guidano la Ecto-01 la mitica Cadillac piena di gadgets assurdi e quando si ritrovano a spolverare quello che gli è stato “lasciato” come avvenne in Jurassic World (2015, la scena è speculare) ne fanno buon uso. Rivive la leggenda del “dio Gozar il Gozariano” e delle due creature che ne permettono la venuta sulla terra il Mastro di chiavi e il Guardiano di porta, mossi (goffamente) dalla CGI ma realizzati come animatroni con le tecniche tradizionali. Chiamatelo pure “effetto nostalgia” citazionismo, risultato di una ponderata e mutevole operazione di convincimento durato anni per “costringere” affettuosamente Bill Murray ad impugnare gli strumenti del mestiere, chiunque abbia “chiamato” gli Acchiappafantasmi a risolvere gli strani fenomeni nel vicinato e abbia guardato oltre gli occhiali spessi della protagonista con sospetto, esce commosso, davanti  allo scontro finale. Come se alla fine tutti fossimo portati a fare nostro il motto: “Siamo pronti a credere in voi”.
 
Francesca Tulli