A cavallo tra gli anni settanta e gli ottanta, l'Italia fu teatro di un'autentica guerra civile: in mezzo agli attentati ad opera delle Brigate Rosse e le stragi dei Neonazisti dei NAR, il bilancio di morti ammazzati per strada a destra come a sinistra furono quelli di un vero e proprio conflitto interno al paese. A partire dall'eccidio avvenuto in via Acca Larentia il 7 gennaio 1978, in cui persero la vita Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e più tardi Stefano Recchioni, la regista Emma Moriconi vuole raccontare e ricordare i numerosi caduti militanti nel Movimento Sociale Italiano. Fino all'omicidio di Paolo Di Nella il 9 gennaio 1983, utilizzando come fili conduttori i personaggi di fantasia di Giulia (la stessa Moriconi), attivista di destra che ha perso il marito, anch'egli morto ammazzato, di sua sorella Lara e di Michele, militante all'interno di Lotta Continua ed innamorato di lei, sullo schermo passa la commemorazione di giovani e innocenti vittime quali Roberto Scialabba, Ivo Zini, Claudio Miccoli, Alberto Giaquinto, Stefano Cecchetti, Ciro Principessa, Francesco Cecchin, Valerio Verbano, Angelo Mancia e Nanni De Angelis.
I grossi problemi di Sangue sparso sono da un lato quello di essere estremamente di parte e dall'altro quello di essere poco più di un instant-movie, ma con quasi 35 anni di ritardo! È di parte innanzitutto perché la regista non fa mistero delle sue stesse simpatie destrorse, ma soprattutto perché sembra che in quegli anni cadessero solo gli appartenenti all'MSI, mentre si ricorda appena qualche “evitabile” morte nelle fila degli avversari, quando invece lo scenario, come ricordato sopra, era appunto da guerra civile. Non vogliamo certo tirare in ballo il monumentale “Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana, ma se perfino un Giuseppe Ferrara ha costruito un'intera carriera con instant-movie “a tesi”, come “Il caso Moro”, “Cento giorni a Palermo” e “Giovanni Falcone”, la Moriconi si limita invece soltanto alla cronaca, per quanto fedelissima, e non ci pensa nemmeno ad ipotizzare una qualche spiegazione, anche arbitraria, di quanto sia accaduto in quegli anni, preoccupandosi solo di un racconto quantomeno decente, inserendo personaggi inventati ed iscrivendo il tutto in una cornice narrativa, ambientata ai giorni nostri, del tutto inutile e superflua. Ed è un vero peccato, dal momento che nel progetto era stato coinvolto dietro le quinte anche Francesco Storace, attuale segretario nazionale de “La Destra” e prezioso testimone storico di quegli anni, il cui riconoscibile personaggio sullo schermo, Francesco S., è interpretato dal somigliantissimo Giulio Nanni.
Perciò Sangue sparso, obiettivo nella sua pedissequa ricostruzione, ma troppo superficiale per poter essere accettato dopo tanti anni, sconfina presto nell'agiografia gratuita, restando un santino ad uso e consumo di quanti conobbero i caduti nella lotta, utile al massimo a tenere ancora vivo il ricordo. Prodotto a bassissimo budget da 150° Produzioni Italiane e dall'associazione culturale La giara nera, il film non può che avvalersi infine di una recitazione amatoriale, cui si è cercato di porre una toppa con un imbarazzante doppiaggio, e non riesce a rinunciare ad una retorica gettata a piene mani attraverso le musiche ridondanti di Paolo Carlomé e le scene degli omicidi, tutte rigorosamente girate al ralenti. Non sarebbe stato meglio un documentario?!
Paolo Dallimonti