Un'entità malvagia che si impossessa di chi ha subito un trauma ma non ha avuto la forza d'animo per rielaborarlo: questa l' originale idea di fondo di Smile, lungometraggio d'esordio di Parker Finn tratto dal cortometraggio dello stesso regista dal titolo “Laura non ha dormito” (2020).
Il titolo di questo horror psicologico rimanda ad un gesto di allegria e benevolenza ma il sorriso è solo un ghigno malefico e quando compare sul volto la persona alla quale è indirizzato è destinata alla morte.
Lodevole l'interpretazione di Sonie Bacon nei panni della protagonista, una giovane donna psichiatra all'apparenza serena e risolta ma invece tormentata e infelice nel profondo. Il suicidio di una sua paziente mentre si trova al suo cospetto innesca una catena maledetta di eventi che riporteranno in superficie il suo personale trauma vissuto durante l'infanzia che ha covato sotto la cenere senza mai spegnersi del tutto (la morte della madre, suicida anch'essa).
Il film presenta uno sviluppo coerente che determina, scena dopo scena, un crescendo progressivo che arriva in finale al suo apice però i continui e ripetuti jumpscares banalizzano e rendono prevedibile il racconto. Molto più interessante sarebbe stato intervallare le effettive sequenze in cui succede quello che ci si aspetta debba accadere con altre dove si crea suspence ma poi di fatto non succede quello si credeva dovesse capitare. Il film cerca di tenere insieme sia il genere puramente horror (ed è la parte meglio riuscita) con quello più psicologico (e qui ancora non ci siamo del tutto). In linea di massima questo film supera la prova perché incute spavento, disturba, inquieta e lascia con il fiato sospeso fino alla fine che non è definitiva ma lascia intendere un possibile sequel. Invece la parte più psicologica che affronta il tema della malattia mentale, il trauma infantile, il senso di colpa, la solitudine e l'emarginazione avrebbero avuto bisogno di un approfondimento che non si è stati in grado di realizzare del tutto. Nel complesso un film che non delude ma con ampi spazi di miglioramento.
Virna Castiglioni