Per celebrare i duecento anni dalla fondazione della National Gallery (1824) esce questo interessante documentario che racconta dalla viva voce di coloro che hanno vissuto e continuano a frequentare i suoi spazi cosa significhi avere a disposizione una galleria gratuita che permette di usufruire di un patrimonio artistico di inestimabile valore e di apicale bellezza.
L’arte non è un privilegio di pochi e parla un linguaggio universale che è in grado di essere compreso da chiunque si metta in ascolto e sia predisposto ad accogliere il bello che è insito in opere che rivelano la loro forza e il loro fascino a ogni generazione che si sussegue in un percorso che si snoda fra genitori e figli, nonni e nipoti e ha il grande potere di lenire le sofferenze, di rassicurare, di infondere stupore e procurare gioia e serenità.
Ognuno entra in contatto con l’arte in modo personale e dialoga con essa in modo intimo e profondo.
Dall’addetto alla sicurezza, dalla direttrice marketing, dalla guida museale, dalla principessa Eugenia di York al semplice uomo comune che sente l’esigenza di contemplare qualcosa di unico originale e di estremamente ricco e suggestivo.
La National Gallery londinese è un tempio sacro che si fa per tutti luogo di incontro e di ristoro dalle proprie pene terrene, uno spazio di calma e di meditazione, di raccoglimento e di profonda commozione. Non bisogna essere esperti e saper disquisire di arte in maniera tecnica, il quadro ha un linguaggio semplice e diretto e colpisce lo spettatore al cuore e alla mente instaurando con lui un dialogo d’elezione.
Il documentario assurge lo spettatore a protagonista assoluto e ne fa il perno sul quale gira tutto il racconto, il visitatore del museo è colui che permette all'opera d'arte di vivere, di sfidare le insidie del tempo, di raccontare sempre qualcosa di attuale e proprio per questo di riuscire a rimanere eterna.
Virna Castiglioni