Molly Monster è una mostriciattola carina. E’ difficile capire se possa somigliare di più ad un dinosauro o ad un draghetto. La piccola “ficcanaso” vive a Mostrolandia, circondata di oggetti quotidiani, colore pastello. Con lei c’è l’adorabile diavoletto Edison il suo pestifero e geloso migliore amico (ovviamente, come suggerisce il nome è simile ad una lampadina ma caricato a molla come i vecchi giocattoli di latta). La sua famiglia, composta da mamma Etna, papà Popo e i due bizzarri zii, Alfredo e Santiago si sta per allargare. Molly osserva con curiosità l’uovo verde fluo da cui spunterà il muso di un fratellino o di una sorellina e nell’estenuante attesa lavora un cappello di maglia bianco e rosso come regalo per lui. Quando i genitori partono per un lungo viaggio “oltre le mostrocolline molto lontano” per raggiungere la città delle uova dove nascerà il nuovo arrivato, Molly, troppo piccola per andare con loro, si imbarca da sola in un viaggio ancora più “rischioso” ma decisamente elettrizzante con Edison per raggiungerli e portare il cappellino in tempo per la schiusa. Il film d’animazione tradizionale del 2015 è diretto dai tre registi Ted Sieger, Matthias Bruhn e Michael Ekbladh è una produzione Svizzera tedesca e svedese. Il lungometraggio passato per oltre 40 rassegne, vincitore del premio Calice d’oro a Shangai (nel 2016) è stato definito al 66° Festival internazionale del cinema di Berlino “particolarmente prezioso” e “estremamente adatto ai bambini per il suo andamento narrativo lento e l’animazione chiara, colorata e disegnata con amore” si distingue nel firmamento dei film di animazione su un panorama fatto di supereroi americani e animazione giapponese e propone un gusto “vintage” europeo (simile a quello dei i Moomins) senza trascurare i temi attuali. Al centro della storia il dialogo tra genitori e figli che diventa un pretesto per raccontare una storia di amicizia e di inclusione, le differenze tra una creatura e l’altra vengono appianate dalla bellezza delle loro singolarità mettendo in luce il carattere dei personaggi a prescindere dal loro aspetto rendendo praticamente impossibile una mera classificazione negli stereotipi a cui siamo abituati. La versione italiana vanta un ottimo doppiaggio. Una fiaba deliziosa, pensata per i bimbi di 3 anni, semplice nella più positiva delle accezioni.
Francesca Tulli