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I predatori del palazzo perduto

Lunedì 08 Agosto 2011 14:25

Ormai manca davvero poco all'inizio della 68esima Mostra del cinema di Venezia, il countdown è già impostato sulla data del 31 agosto, giorno nel quale The Ides of march di George Clooney, inaugurerà uno dei festival cinematografici più famosi al mondo. Come consuetudine, qualche giorno fa, una conferenza in grande stile, tenutasi al Westin Excelsior di via Veneto a Roma, ha annunciato il programma e le novità di questa edizione, oratori abituali Marco Müller e Paolo Baratta (entrambi ormai alla scadenza del rispettivo mandato), consueti padroni di casa nelle vesti rispettivamente di Direttore e Presidente della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Da subito l'accento è stato posto sull'importanza di questa edizione in veste rinnovata, per strutture e programmazione. Nonostante la grande impasse, provocata dalla scoperta di un enorme buco pieno di amianto nell'area del cantiere per la costruzione del Nuovo Palazzo del Cinema, nonostante siano stati necessariamente bloccati questi lavori, con conseguenti polemiche e lotte giudiziarie (La Nuova), lo spirito, tra una tirata di cinghia al bilancio ed una captatio benevolentiae verso le istituzioni, è quello di presentare un festival in grande stile.

L'assoluta e interessante aria di rinnovamento si percepisce se solo si considera il contributo di opere prime in anteprima mondiale presenti, per la prima volta nella storia della Mostra, in tutte e tre le sezioni competitive, con uno sfoggio di artisti  fuori dai classici schemi. Dei 22 lungometraggi in concorso nella sezione ufficiale e in corsa per il Leone d'Oro in Venezia 68 troviamo: Quando la notte di Cristina Comencini, Terraferma di Emanuele Crialese, la coproduzione franco italo svizzera Un été brulant di Philippe Garrel e L’ultimo terrestre di Gipi (Gian Alfonso Pacinotti). Gli italiani sono in competizione con The Ides of march di Clooney,  Tinker, Taylor, soldier, spy di Tomas Alfredson, Wuthering heights di Andrea Arnold, Texas killing fields di Ami Canaan Mann, A dangerous method di David Cronenberg, 4:44 Last day on earth di Abel Ferrara, Killer Joe di William Friedkin, Taojie (A simple life) di Ann Hui, Hahithalfut (The echange) di Eran Kolirin, Alpeis (Alps) di Yorgos Lanthimos, Shame di Steve McQueen, Carnage di Roman Polanski, Poulet aux prunes di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud, Faust di Aleksandr Sokurov, Dark horse di Todd Solondz, Himizu di Sion Sono, Seediq bale di Te-Sheng Wei, oltre a un film a sorpresa. Ad assegnare i premi sarà la giuria internazionale presieduta da Darren Aronofsky, con Mario Martone e Alba Rohrwacher tra i componenti.

 

Il filo rosso che lega la manifestazione di quest'anno è il concetto di "intersezione" strettamente legato a quello di "interdisciplinarità", due parole chiave della proposta artistico-visiva di Baratta e Müller, che tendono a valorizzare il rapporto del cinema con gli altri linguaggi espressivi. Ciò si traduce in una volontà che proietta la mostra fuori dai confini nazionali, affacciandosi a forme d'arte diversificate, più e meno nuove, tutte racchiuse nelle varie sezioni. Alle retrospettive d'autore come quella su Nicholas Ray e Roberto Rossellini, che rinnovano la collaborazione con la Cineteca Nazionale, Mani Kaul e l'omaggio a Todd Haynes, si affiancano forme ibride del comunicare visivo, rintracciabili nell'interattività multimediale, nella new generation dell' IT, come frammenti rapiti da Youtube o Myspace. Ciò si traduce in un complessivo dinamismo e, in tale scenario di fluidità di immagini, la sezione Orizzonti, nella sua recente riformulazione, si è riproposta di mettere a confronto stili e sguardi tra i più diversi e particolari, opere che innovano con il tradizionale supporto di celluloide e sperimentazioni elettronico digitali. Emblema della nuova natura di Orizzonti è la versatilità di James Franco, che si destreggia nel suo Sal (biopic su Sal Mineo, l'attore italoamericano assassinato a 37 anni) tra cinema, pittura e letteratura.  Franco sarà a Venezia a settembre anche con Rebel, film-installazione parte della sezione Illuminazioni di Biennale Arte. Proprio da questa esigenza di commistione artistica e preponderanze culturali, nasce la Retrospettiva Orizzonti 1961-1978 interamente dedicata al cinema italiano sperimentale e di ricerca, un cinema espanso nelle testimonianze di Carmelo Bene, Mario Schifano, Alberto Grifi, Paolo Brunatto e Augusto Tretti.

Tra i Fuori Concorso, non può non essere evidenziato Steven Soderbergh e il suo Contagion, Ermanno Olmi con Il villaggio di cartone, Madonna con W.E, commedia romantica di cui l'artista firma la regia, e Questa storia qua di Alessandro Paris e Sibylle Righetti, ritratto inedito di Vasco Rossi.

Sempre nell'ottica dell'originalità e della contaminazione, il premio Persol 3D sarà consegnato al collettivo emiliano Zapruder Filmmakersgroup di David Zamagni, Nadia Ranocchi e Monaldo Moretti, che da anni esplora le possibilità del cinema stereoscopico per la produzione di film e installazioni, contaminando arti visive, performative e cinematografiche. Da segnalare anche i Manetti Bros presenti in Controcampo Italiano con Wang.

Come già annunciato, il Leone d'Oro alla Carriera andrà a Marco Bellocchio mentre ad Al Pacino verrà conferito il premio Jaeger- Le Coutre come miglior regista del 2011. Pacino presenterà alla Mostra d'Arte Cinematografica il suo Wilde Salomè,  documentario tratto dall'opera di Oscar Wilde, che indugia sul privato dell'attore,  indagando allo stesso tempo le complessità di un personaggio come Salomè nella controversa visione del genio letterario di Wilde.

 

 

Effetti Collaterali

 

Giornate degli Autori

Le radici della memoria, la trasformazione della società, la violenza privata sono temi ricorrenti della selezione che quest'anno assegna un ampio posto alla creatività femminile. Una collocazione che non passa certamente inosservata, consentendo ad opere di estremo coraggio di emergere, come accadde nel 2010 con il documentario di Filippo Vendemmiati, È stato morto un ragazzo, sul terribile caso del giovane Federico Aldrovandi che perse la vita, una notte, a seguito di un incontro con la polizia. Nella selezione ufficiale ricordiamo l'italiano Ruggine di Daniele Gaglianone, già regista del bellissimo Pietro e Io sono Li di Andrea Segre. Molto interessante la sezione Spazio Aperto che propone i lavori di Renzo Carbonera, Duccio Chiarini, Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, Carlo Luglio, Giorgio Pressburger, Elisabetta Pandimiglio e del collettivo Pyoor. Nell'ambito delle Giornate degli Autori verrà anche rilanciato il progetto 100+1/cinema e storia per l'anno 2012, attraverso il quale Provincia di Roma e Cinecittà Luce favoriscono la cultura storico-cinematografica nelle scuole della capitale.

 

La Settimana della Critica

La 26esima Settimana della Critica è segnata da tracce di autori esordienti e giovani che mirano con coraggio estetico alla sperimentazione. Le nove opere che costituiscono il programma, sono tutte prime visioni mondiali, quelle in concorso sono sette, tra queste spicca Là-bas di Guido Lombardi e la coproduzione italo-argentina El Campo di Hernàn Belòn, due le opere fuori concorso, tra queste Missione di pace di Francesco Lagi, film di chiusura dell'edizione. Tutti i film sono  legati dalla tematica familiare nelle varie distorsioni e increspature che possono ritrovarsi sotto lo stesso sostantivo.

 

 

Quest'anno, a portare avanti il nome della sperimentazione e della novità, è anche un premio particolare: il Premio del pubblico KINO.

 

Il Kino nasce come realtà romana per la promozione e la diffusione del cinema di qualità, dalle ceneri di uno storico cineclub, situato nel quartiere Pigneto.

Voluto fortemente da un gruppo di giovani artisti indipendenti, come Cristiano Gerbino, Claudio Cupellini, Alessandro Aronadio, Stefano Sardo solo per citarne alcuni, porta con sé l'esigenza di unire più realtà, tutte vicine al mondo del cinema e frequentate da addetti ai lavori ma anche solamente da appassionati. Un luogo di incontro trasversale, punto di scambio sotto forma di cinema-bistrot, che opera come una sorta di "festival cinematografico permanente" dove si può assistere ad opere di difficile diffusione, passate spesso in sordina. Kino offrirà tremila euro del Premio riservato alla migliore delle sette opere prime in competizione della SIC 2011.

Un'altra realtà che si affaccia all'interno della Settimana della Critica, sostenuta dall' ANAC, PMI Cinema, Artisti Indipendenti 2010, Consequenze Network, anch'essa legata al discorso di cinematografia indipendente, è la neonata Indi Cinema, Federazione di Cinema Indipendente, protagonista di un incontro dove si discuterà un progetto pilota di distribuzione alternativa dei film indipendenti.

Anche Indi Cinema si muove nel contesto dell'underground, ponendosi come elemento aggregante e identificativo di una dimensione espressiva e produttiva che in Italia non ha uno spazio adeguato, in disaccordo con i vincoli strutturali del mercato cinematografico.
Indi Cinema è forte sostenitrice della rivoluzione, operata attraverso le nuove tecnologie, offerta da un nuovo tipo di cinema, considerandola l'unica salvezza possibile ad una quasi totale immobilità nelle possibilità di fruizione.

 

 

Per maggiori informazioni

 

www.labiennale.org

 

Chiara Nucera

I registi Manetti Bros., Giuseppe Piccioni e Claudio Giovannesi saranno tra i protagonisti della 18esima edizione del Napoli Film Festival, diretto da Mario Violini, che dal 26 settembre al 2 ottobre assegnerà i Vesuvio Awards e “invaderà” molti spazi cittadini, Cinema Metropolitan, PAN | Palazzo delle Arti, Institut Français, Instituto Cervantes, con 'incontri ravvicinati',  cinque concorsi, sei rassegne e la sezione “Extra” con tanti appuntamenti tra cui l’anteprima campana di Sweet Democracy con Dario Fo e Renato Scarpa, un film sulla libertà di espressione diretto da Michele Diomà (29 settembre ore 19:45 - Institut français). Sarà l’incontro con il regista Mario Balsamo a inaugurare il festival lunedì 26 settembre alle 21:00 al Cinema Metropolitan (Posto unico € 5,00 - ridotto € 4,00) con la presentazione del film Mia madre fa l’attrice, una divertente docu-fiction autobiografica. Seguiranno gli incontri con i Manetti Bros. martedì 27 settembre, Giuseppe Piccioni giovedì 29 settembre, Claudio Giovannesi venerdì 30 settembre e tanti altri ospiti a sorpresa. Numerosi anche gli incontri e le proiezioni mattutine con gli studenti, “Parole di Cinema”, condotti dal Prof. Augusto Sainati e organizzati in collaborazione con l'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa e Mobydick Scuola. Protagonisti al Cinema Metropolitan (ingresso libero) la costumista Nanà Cecchi, candidata all'Oscar e Globo d'Oro, con Ladyhawke di Richard Donner (27 settembre), il regista Ferdinando Cito di Filomarino con il film Antonia (28 settembre), l’attore Renato Scarpa con Habemus Papam di Nanni Moretti (29 settembre), il regista Gianfranco Pannone con L’esercito più piccolo del mondo (30 settembre) e Claudio Giovannesi con Fiore (1 ottobre).
 
 
 
EXTRA 
La nuova sezione Extra vedrà proiettate, oltre l’anteprima Sweet Democracy, altre quattro opere alla presenza degli autori: Suncity di Cecilia Donadio e Felice Iovino; Sonderkommando di Nicola Ragone; A qualcuno piacerà – Storia e storie di Elio Pandolfi di Caterina Taricano e Claudio De Pasqualis; La buona uscita di Enrico Iannaccone. 
 
LE SEI RASSEGNE
Sei le rassegne di questa 18esima edizione, dai “Percorsi d’autore” dedicati a William Shakespeare e Sylvain Chomet, all’omaggio “I volti del cinema Italiano” a Chiara Mastroianni e al compianto padre Marcello e la retrospettiva su Claudio Giovannesi “Autore emergente 2016”. Dedicata a Montgomery Clift la sezione 41° Parallelo con “Un Posto al sole” e “L’albero della vita”. (Institut Français – ingresso libero). In collaborazione con l'ICAIC - Instituto Cubano del Arte e Industria Cinemàtograficos di Cuba, presso l'Instituto Cervantes, sarà possibile assistere a Cinema Havana, una selezione di otto lungometraggi cubani di finzione dal 2002 al 2015.
 
I CINQUE CONCORSI
Europa & Mediterraneo
Il tema del confine, tra fuga dalla guerra ed emigrazione, è il tema del concorso internazionale Europa & Mediterraneo che presenta cinque film europei provenienti per lo più da nazioni cinematograficamente 'poco visibili' in Italia, storie appassionanti sulle difficoltà di vivere nelle zone che sono state teatro di guerra ma anche di integrazione e di emarginazione. Dalla Serbia Enclave di Goran Radovanovic dove un ragazzo serbo deve attraversare una zona di confine per arrivare a scuola e ci va tutti i giorni in un carro armato, accompagnato dall'esercito dell'ONU. Un bambino kossovaro che odia in particolare i serbi lo incolperà della morte di suo padre. Da Malta Simshar di Rebecca Cremona, una storia di una famiglia di pescatori con sullo sfondo il dramma dei migranti in cui si troveranno coinvolti tra Malta e Lampedusa. Dalla Turchia Dust Cloth di Ahu Ozturk: due donne curde fanno le pulizie nei quartieri bene di Istanbul, vivono una vita difficile, ma non priva di sogni. Dalla Grecia Riverbanks di Panos Karkanevatos che narra l'incontro al confine tra Grecia e Turchia tra uno sminatore e una donna che aiuta i clandestini ad attraversare il confine, due persone disperate e sole che rischiano la vita in ogni momento. Our Mother di Fejria Deliba è invece la storia di un’anziana donna immigrata in Francia dall'Algeria e che vive un'esistenza isolata al servizio dei suoi 11 figli. Un giorno scompare per recuperare un'eredità ed è l'occasione per i ragazzi, sconvolti, di accorgersi della madre e della vita ben più gratificante che viveva al suo paese e che ha lasciato per il loro bene.
La giuria è composta da studenti selezionati dalle scuole di cinema della Campania ABAN –  Accademia di Belle Arti di Nola, ASCI Scuola di Cinema a Napoli, CinemaFiction, FILMaP, La ribalta, Scuola di Cinema di Napoli, Scuola di Cinema Méliès, Scuola di Cinema Pigrecoemme.
Nuovo Cinema Italia
Ritorna, giungendo alla sua quarta edizione, la sezione Nuovo Cinema Italia, che presenta al cinema Metropolitan (Posto unico € 5,00 - ridotto € 4,00) cinque lungometraggi selezionati quest’anno dalla redazione di CinemaItaliano.info con l'obiettivo di proporre interessanti titoli non distribuiti nel circuito commerciale o circolati solo in poche copie. Tre i documentari scelti, Wide Blue Delivery di Alessandro Cattaneo, realizzato a bordo di un mercantile in giro per il mondo, L'ombelico magico di Laura Cini, che mostra il rapporto insolito tra un'anziana curatrice e una sua potenziale giovane erede e Non voltarti indietro di Francesco del Grosso, un intreccio di storie di vite travolte dalla giustizia che sbaglia, dalle manette e dal carcere ingiusto. Due invece i lunghi di fiction, Al di là del risultato di Emanuele Gaetano Forte, ritratto ironico e malinconico di un gruppo di giovani universitari di Formia e Montedoro di Antonello Faretta, racconto elegiaco in una Lucania meravigliosa. La giuria è composta da studenti selezionati dalle scuole di cinema della Campania.
SchermoNapoli
Per la 13esima edizione di SchermoNapoli Corti si presentano 43 titoli. Il teatro e il suo mondo sono protagonisti di molti come Stanza 52 di Maurizio Braucci, già in Concorso a Venezia in Orizzonti; Misteriosofica fine di discesa agli inferi di Giuseppe Bucci riduzione dello spettacolo Scannasurice di Carlo Cerciello con Imma Villa e Black comedy, di Luigi Pane, in cui Fortunato Cerlino interpreta un rude e navigato commediografo e Antonia Liskova la giornalista che l'intervista. In concorso anche la prima prova da regista di Rosalia Porcaro con Mamma e di Peppe Lanzetta, in collaborazione con Francesco Velonà, con Le stravaganze del conte. La giuria sarà composta dalla giornalista Natascia Festa, dal Presidente Associazione Culturale Mitreo Film Festival Paola Mattucci e dall’attrice Adele Pandolfi.
SchermoNapoli Doc (PAN ingresso libero) propone 17 titoli in una sezione variegata che spazia dalle opere sperimentali alle inchieste giornalistiche. Da segnalare il documentario su Francesco Cito, A Wide Gaze di Guido Pappadà, Arte in campo di Angelo Paino sul  laboratorio femminile di pittura al Rom di Secondigliano a Napoli tenuto da Bruno Fermariello; Flat Tyre – An American Music Dream di Ugo Di Fenza, il viaggio in van da New York a Houston della band napoletana folk e bluegrass "La Terza Classe" alla ricerca delle origini della musica che interpretano; Mirabiles - I custodi del mito di Alessandro Chetta e Marco Perillo, inchiesta sui beni culturali nei Campi Flegrei e le mitiche figure degli 'assuntori di custodia'. Chetta concorre anche con Instabile su Michele Del Grosso vecchio impresario teatrale che gestisce un teatro sotterraneo, il Tin, in vico Fico al Purgatorio. A giudicare i doc saranno il giornalista Stefano Amadio, l’organizzatore culturale Armando Andria e il produttore Gianluca Loffredo.
Completa la panoramica dei concorsi SchermoNapoli Scuole con 24 titoli provenienti non solo dalle scuole della Campania, ma anche da enti che lavorano con l'infanzia. In giuria la giornalista Carmen Credendino, la docente Anna Merinio, il produttore teatrale Giovanni Petrone.
 
I PREMI
Tutti i concorsi vedono in palio il Vesuvio Award, scultura di bronzo realizzata da Lello Esposito, e una serie di premi volti a garantire una distribuzione alle opere. Il Premio Avanti! offrirà la possibilità alla miglior opera, selezionata nei vari concorsi, d’essere distribuita dalla LAB 80 film nei cinema italiani. Sia per il concorso Nuovo Cinema Italia sia per Europa & Mediterraneo, poi, è in palio il premio Augustus Color che consiste nella stampa di 5 copie in formato DCP per ciascun vincitore, per favorirne l'acquisizione da parte della distribuzione italiana. Anche la XIII edizione di SchermoNapoli, nelle sue sezioni DOC, Corti e Scuola, assicurerà ai selezionati visibilità riproponendoli nelle rassegne itineranti organizzate dall'Associazione NapoliCinema (41. Parallelo presso la Casa Italiana Zerilli-Marimò, New York University Department of Italian Studies, SchermoNapoli Rewind, presso il TAN e Cinema al Castello a Morra de Sanctis). Inoltre il quotidiano on-line Cinemaitaliano.info , garantirà al documentario selezionato dalla redazione la realizzazione di un dvd e la sua distribuzione nell’home video, mentre Diregiovani in collaborazione con l'Agenzia di stampa Dire assegnerà il Premio Giovani Visioni all'opera scolastica che si è distinta per un'idea originale che coniuga informazione, linguaggio narrativo ed efficacia del messaggio trasmesso.
 
Rinnovati gli appuntamenti con Ciak sul lungomare, la passeggiata sui set più famosi del cinema napoletano in collaborazione con Campania Movietour e Sire Coop, sabato 1 ottobre alle ore 10:00, e la cena di Cinegustologia, il progetto di Marco Lombardi che unisce cinema ed enogastronomia (sabato 1 ottobre). A questi si aggiunge la mostra “Il Manifesto cinematografico: a ciascuno il suo”, a cura della Galleria Guildenstern di Vico Equense, all’Institut Français, dal 26 settembre al 7 ottobre. Un’ampia selezione di poster e locandine di film provenienti da tutto il mondo è esposta alla scopo di confrontare i diversi formati, i diversi stili grafici, e le diverse culture delle nazioni di provenienza. Le case di distribuzione internazionali erano solite diversificare stile e tipo di immagine del materiale pubblicitario destinato ai vari paesi, ricorrendo in molti casi a disegnatori locali capaci di tradurre graficamente l’immaginario dei luoghi nei quali il film sarebbe stato proiettato. Compito di un bravo cartellonista doveva quindi essere quello di fare da ponte fra le esigenze della produzione e il linguaggio del pubblico di riferimento, illustrando e sintetizzando, in uno spazio limitato e bidimensionale, le vicende, il tono, le emozioni e i volti di un film.
 
Il Napoli Film Festival è organizzato dall'Associazione Napolicinema con il sostegno del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Direzione Generale per il Cinema e il patrocinio Ambassade de France en Italie, Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Regione Campania - Assessorato allo Sviluppo e Promozione del Turismo, Comune di Napoli - Assessorato alla Cultura e al Turismo, Ente Provinciale per il Turismo Napoli, EUNIC (European Union National Institutes for Culture).
 
- Il programma in dettaglio dei concorsi sul sito www.napolifilmfestival.it
 

David di Donatello. Tutti i premiati

Giovedì 22 Marzo 2018 14:54
Si è appena svolta la cerimonia di assegnazione dei David di Donatello 2018, serata che ha visto trionfare i Manetti Bros con Ammore e Malavita che si aggiudica 5 statuette, e in cui stupisce A Ciambra
di Jonas Carpignano, Nico di Susanna Nicchiarelli e il tenero discorso di Steven Spielberg, giunto in Italia oltre che per presentare il suo ultimo Play Player One, per ritirare il David alla carriera. 
Bei momenti con le premiazioni come miglior attore protagonista a Renato Carpentieri per la Tenerezza di Gianni Amelio e come miglior attore non protagonista a Giuliano Montaldo per Tutto Quello che Vuoi di Francesco Bruni. 
Dedicata alle donne anche la vittoria di Jasmine Trinca, rappresentante per l'occasione anche di Dissenso Comune. Ciò che però si è dimostrato capace di arrivare dritto ai nostri cuori è stato il discorso sognante e per nulla scontato di Steven Spielberg che ha rivissuto, come in una sequenza di un film, il momento in cui, giovane e per la prima volta in visita a Roma, ha incontrato uno dei suoi miti assoluti Federico Fellini che l'ha accompagnato in una lunga passeggiata per la città.
David speciale a Stefania Sandrelli che ha ricordato Marcello Mastroianni come uno dei suoi attori preferiti, proprio lui con cui ha iniziato giovanissima in Divorzio all'italiana di Pietro Germi.
Ospiti della serata anche una burtoniana (nell look) Diane Keaton, premiata anche lei con un David speciale. 
 
Di seguito l'elenco di tutti i premi vinti. 
 
 
 
 
MIGLIOR FILM
 
Ammore e malavita    - prodotto da Carlo MACCHITELLA e MANETTI Bros. con Rai Cinema
per la regia dei MANETTI Bros.
 
MIGLIORE REGIA
 
Jonas CARPIGNANO per A Ciambra        
           
MIGLIORE REGISTA ESORDIENTE
 
Donato CARRISI  per La ragazza nella nebbia       
 
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE
 
Susanna NICCHIARELLI per Nico, 1988
 
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
 
Fabio GRASSADONIA, Antonio PIAZZA per Sicilian Ghost Story
 
MIGLIORE PRODUTTORE
 
Luciano STELLA e Maria Carolina TERZI per Mad Entertainment e Rai Cinema per Gatta Cenerentola
 
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
 
Jasmine TRINCA per Fortunata
 
MIGLIORE ATTORE PROTAGONISTA
 
Renato CARPENTIERI per La tenerezza
 
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
 
Claudia GERINI per  Ammore e malavita
 
MIGLIORE ATTORE NON PROTAGONISTA
 
Giuliano MONTALDO  per Tutto quello che vuoi
 
MIGLIORE AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
 
Gian Filippo CORTICELLI per Napoli velata
 
MIGLIORE MUSICISTA
 
PIVIO e Aldo DE SCALZI per Ammore e malavita
 
MIGLIORE CANZONE ORIGINALE
 
"BANG BANG" musica di PIVIO & Aldo DE SCALZI, testi di NELSON, interpretata da Serena ROSSI, Franco RICCIARDI, Giampaolo MORELLI per il film Ammore e malavita
 
MIGLIORE SCENOGRAFO
 
Ivana GARGIULO per Napoli velata
 
MIGLIORE COSTUMISTA Ex Aequo
 
Daniela SALERNITANO per Ammore e malavita
Massimo CANTINI PARRINI per Riccardo va all'inferno
 
MIGLIOR TRUCCATORE
 
Marco ALTIERI per Nico, 1988
 
MIGLIOR ACCONCIATORE
 
Daniela ALTIERI per Nico, 1988
 
MIGLIORE MONTATORE
 
Affonso GONÇALVES per A Ciambra
 
MIGLIOR SUONO
 
Presa diretta: Adriano DI LORENZO - Microfonista: Alberto PADOAN - Montaggio: Marc BASTIEN - Creazione suoni: Eric GRATTEPAIN - Mix: Franco PISCOPO per il film Nico, 1988
 
MIGLIORI EFFETTI DIGITALI
 
Mad Entertainment per Gatta Cenerentola
 
MIGLIOR FILM DELL'UNIONE EUROPEA
 
The Square di Ruben OSTLUND (Teodora Film)
 
MIGLIOR FILM STRANIERO
 
Dunkirk di Christopher NOLAN (Warner Bros. Entertainment Italia)
 
DAVID GIOVANI
 
Tutto quello che vuoi di Francesco BRUNI
 
MIGLIOR DOCUMENTARIO
 
La lucida follia di Marco Ferreri di Anselma DELL'OLIO
 
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
 
Bismillah di Alessandro GRANDE
 
DAVID ALLA CARRIERA - LIFE ACHIEVEMENT AWARD 2018
Steven  SPIELBERG
 
DAVID SPECIALE 
Stefania SANDRELLI
Diane KEATON

Ciak d'oro. Tutti i premiati

Sabato 09 Giugno 2018 00:29
I Ciak d'oro 2018, premi del magazine diretto da Piera Detassis (votati da 100 giornalisti e critici e da una giuria di lettori), si sono divisi quest'anno tra un musical innovativo e spiazzante, in salsa napoletana, e un film autoriale dal respiro internazionale: miglior Film è Chiamami col tuo nome – Luca Guadagnino, mentre il premio come Miglior Regia viene vinto da Manetti Bros. – Ammore e Malavita.
Il film di Guadagnino si è aggiudicato anche i premi per il Miglior Montaggio e il Miglior Manifesto. Ad “Ammore e Malavita” si aggiunge il premio Migliore Colonna Sonora, Miglior canzone originale, Migliore attrice non protagonista (Claudia Gerini) e Ciak d’oro Colpo Di Fulmine assegnato a Serena Rossi per la sua “straordinaria interpretazione della bella Fatima”.
 
 
Il premio per le Migliore Attrice Protagonista va Paola Cortellesi e quello Miglior Attore Protagonista a Antonio Albanese, entrambi per il film “Come il gatto in tangenziale”. Il premio Migliore Attore non protagonista va a Massimo Ghini con “A casa tutti bene”.
 
Per  Napoli Velata di Ferzan Ozpetek va il  Ciak d’oro Miglior Scenografia e Migliori Costumi. Premiato anche a Cuori Puri di Roberto De Paolis con il ‘Ciak-Alice Giovani’ e il ‘Ciak d’oro’ Migliore Opera Prima.
 
Mentre le altre ambite statuette sono andate per la categoria di: Miglior Fotografia a Luca Bigazzi – Sicilian Ghost Story,  Miglior Montaggio a Susanna Nicchiarelli – Nico,1988,  Miglior Produttore
Maria Carolina Terzi e Luciano Stella di Mad Entertainment , Paolo Del Broccodi Rai Cinema – Gatta Cenerentola.
 
I premi speciali vanno a Luciano Ligabue, il Superciak d’Oro per il film “Made in Italy” e Salvatore Esposito, Speciale Serial Movie per la serie tv Gomorra.
 
 

Diabolik. Questione di anima e pantere.

Mercoledì 04 Novembre 2020 14:13
Ambientato, seguendo una grande fedeltà al contesto e riprendendone lo stile visivo, in un periodo verso la fine degli anni 60, Diabolik, la cui uscita è prevista nelle sale il 31 dicembre, sta già facendo molto parlare di sè. I Manetti Bros, registi, sceneggiatori e autori del soggetto, quest'ultimo scritto insieme a Mario Gomboli (responsabile e direttore editoriale della serie a fumetti), ne hanno discusso proprio pochi giorni fa in occasione del Lucca Comics.
 
L'ambientazione anni 60, fortemente consigliata da Gomboli, sembra essersi rivelata una scelta fortunata e molto stimolante, con una ricerca estremamente minuziosa. Si parla addirittura di un inseguimento, nella scena iniziale del film, ricostruito utilizzando la cartina di Clerville sulle strade di Milano.
Gli anni 60, a detta dei Manetti, sono forse un'epoca in cui si sognava più di adesso ed era più facile credere in un personaggio che si infila la maschera e si trasforma in qualcos'altro. Quell'epoca ha permesso di entrare in un sogno molto più facilmente.
 
La forte diversità rispetto a tutti i precedenti trattamenti è un'altra peculiarità di questo lavoro. La difficoltà nel passato è stata proprio quella di trovare un soggetto attinente al fumetto, che da questo partisse senza discostarsi troppo. I Manetti sono riusciti a mantenere questa aderenza con la narrazione della storia creata dalle Sorelle Giussani, perché reali fan del fumetto, senza stravolgerne mai l'essenza. Parola di Gomboli. 
 
Accanto a Luca Marinelli nei panni di Diabolik, troveremo anche Miliam Leone (Eva), Valerio Mastandrea (Ispettore Ginko), Serena Rossi, Claudia Gerini, Alessandro Roia.
 
 
Ecco cosa è venuto fuori dall'incontro.
 
Come mai la scelta di far iniziare la storia proprio dall'albo n.3?
 
Mario Gomboli 
Secondo me il vero inizio di Diabolik è esattamente con l'albo n.3, quando si distacca da Fantomas e trova una compagna di vita che lo arricchisce rendendo la sua personalità molto più profonda e sfaccettata. All'inizio poteva essere un killer spietato che ammazza senza troppi pensieri, ma soltanto l'arrivo di Eva, che solamente due donne avrebbero potuto tratteggiare in modo così efficace, fa sì che lui rifletta su se stesso e che riesca a comunicare al lettore questa profondità. Fa un'autoanalisi che non è dichiarata ma che si legge tra le righe e che lo trasforma in un personaggio complesso. Se vogliamo dire che questo film parte dagli inizi di Diabolik è vero, parte dal momento in cui Diabolik diventa lui stesso, non più un figlio del passato. 
 
 
Eva sembra proprio indispensabile per Diabolik...
 
Marco Manetti
Diabolik si chiamerà  sempre Diabolik ma in realtà è Diabolik + Eva. La sua unicità nasce dalla componente femminile con cui le Giussani l'hanno scritto, fondamentale per lui, per definire se stesso.                                                                                                                                                       
 
Antonio Manetti
Da quando entra Eva in scena Diabolik si apre ad una componente psicologica che prima non era dettagliata e, da questo momento in poi, è difficile non immedesimarsi in lui. Nei dialoghi che hanno Eva e Diabolik si capiscono le motivazioni delle scelte di Diabolik, il senso di sfida, la sua anarchia, senza essere il cattivo tout court e sadico che, prima dell'entrata in scena di Eva, sembra solo un'ombra nera che uccide e ruba. 
 
Ribaltamento di prospettive
 
Marco Manetti
C'è un forte tono femminista nella storia.  Statisticamente, e ciò conferisce un'unicità nel mondo del fumetto, è più spesso Eva che salva Diabolik che il contrario, che è una rottura totale del cliché eterno della bella in difficoltà e dell'eroe che la salva. Ogni tanto lei glielo ricorda, glielo dice proprio in una battuta "Guarda che se hai ancora la testa sul collo è opera mia". Anche per questo Diabolik è l'unico personaggio non triste in una realtà spoglia e cupa solo dove Diabolik e Eva sembrano divertirsi 
 
Come è avvenuta la scelta degli attori?
 
Antonio Manetti
Scegliere gli attori è stato complicato perché si parlava di una trasposizione fra mezzi comunicativi differenti, quindi la scelta doveva essere per forza personale senza avere termini reali di confronto. Perciò abbiamo privilegiato, più che una somiglianza estetica, attori adatti al ruolo e bravi. Eva è venuta molto più automatica come scelta perché desideravamo da un po' lavorare con Miriam Leone, mentre avevamo più indecisione riguardo Diabolik e Ginko, rappresentando due icone molto forti. Abbiamo fatto anche un provino a Marinelli perché, pur essendo un attore eccezionale, rispetto al personaggio ha delle differenze e dovevamo convincerci che potesse diventare lui, facendo un suo Diabolik con delle caratteristiche che conferissero un'umanità che dalle tavole fredde del fumetto non fuoriesce. In questo Luca è stato molto di anima, dandogli spessore interiore.
 
 
 
"Mi ispiro alla pantera"
 
Marco Manetti
Dovevamo trovare l'umanità di uno sguardo, della voce, di un gesto involontario e con Luca è venuta fuori un'umanità profonda. Tu senti che quest'uomo freddo, glaciale, intelligentissimo, anche molto cinico, ha qualcosa dentro che ruggisce. Lo diceva anche Luca continuamente "io mi ispiro alla pantera", perché Diabolik nei fumetti ha un'origine legata ad una pantera, e questo è un suo apporto che ha conferito profondità al personaggio. Così come Valerio dà a Ginko una sorta di disincantata, malinconica, ironia.   
 
Per quanto riguarda l'abito di Diabolik, come avete lavorato?
 
Marco Manetti
Diabolik ha un dolcevita alla Michael Caine, non è esattamente una tuta completa, è difficile descrivere l'abbigliamento che abbiamo studiato senza togliere la magia. Ci siamo detti che Diabolik gira in tuta aderente e maschera per non farsi vedere nell'ombra e se all'improvviso lo beccano si toglie il cappuccio e potrebbe sembrare un passante qualsiasi. Abbiamo cercato quindi di fare uno stile vintage, creando un mix tra un abito normale e la classica tuta del fumetto. 
Per la maschera ci ha aiutato Sergio Stivaletti, è in realtà un calco sul volto di Marinelli rifatto di nero. E' come se la sua maschera fosse la maschera di se stesso, annerita per rendersi invisibile nell'ombra, ma con l'incavo degli occhi per mantenere libero il suo sguardo. 
 
Antonio Manetti
Ispirati dal film di Bava, che aveva lavorato in modo interessante sull'abbigliamento, abbiamo deciso lo stacco tra la maschera e il vestito, cosa che nel fumetto non c'è, facendo sembrare un unico pezzo. 
 
E cosa ne pensa Gomboli del film?
 
Io non ho ancora visto il film ultimato, ho però avuto modo di visionare un montaggio non ancora definitivo, senza musiche o effetti particolari. 
Quella che mi ha affascinato di più è Miriam Leone perché ho ritrovato in lei Eva Kant, come si muove, le espressioni, le sfumature che dà, a tal punto da essere a mio parere entrata perfettamente nella parte. Per quanto riguarda Mastandrea l'ho trovato molto calzante, il suo aplomb è stato essenziale, addirittura ha imparato a fumare la pipa e a tenerla in bocca non essendone un fumatore. Marinelli è Diabolik e non c'è niente da fare. Il suo temperamento, la freddezza di fondo, i suoi occhi non saranno grigi con il medesimo taglio ma sicuramente sono in grado di comunicare il gelo interno e l'indifferenza per il mondo che lo circonda, Eva a parte sicuramente, che sono le peculiarità di Diabolik.
Sul costume ne abbiamo parlato molto coi Manetti perché c'era il pericolo di essere troppo impeccabili a tal punto da scivolare sul supereroe Marvel. Imbottito sarebbe stato ancora peggio, e Diabolik non è un supereroe, anzi il suo punto di forza è che è un essere umano normale che può essere ferito, non ha una tuta antiproiettile, non è indistruttibile perché viene da Krypton, per cui è giusto che abbia anche in questo dei "difetti".
 
Chiara Nucera

Diabolik

Giovedì 16 Dicembre 2021 13:15

Diabolik ha “mille volti” ma sono maschere, non è “un eroe”. È il protagonista affascinante di una serie a fumetti progressista che portò alla nascita del genere “fumetto nero italiano” creato nel 1962 da due donne, Angela e Luciana Giussani, due sorelle milanesi che ne scrissero più di 800 storie.

Sono stati i registi Marco e Antonio Manetti a trovare il favore e l’aiuto nella stesura del soggetto di Mario Gomboli, attuale detentore dei diritti della casa editrice Astorina, per la riduzione cinematografica, dichiarando fin dal principio di voler scrivere non “un film su Diabolik” ma il “film di Diabolik” con tutti i suoi difetti, con tutte le sue sporcature, un ladro che senza “rubare ai ricchi per dare ai poveri” si fa beffa della legge e la fa sempre franca. Siamo negli anni Sessanta a Clerville (le strade di Bologna in questo caso fanno da location), l’ispettore Ginko (Valerio Mastandrea) insegue una Jaguar E-Type nella notte. Di Diabolik (Luca Marinelli) vediamo solo gli occhi, le mani al volante, fugge dall’inseguimento con l’ennesimo trucco di prestigio. La legge è sua acerrima nemica, ha un nascondiglio dietro ad una montagna di cartapesta, si annida nella casa della facoltosa Elisabeth (Serena Rossi), sua ignara amante, usando lo pseudonimo di Walter Dorian. Una vedova, la bellissima Eva Kant (Miriam Leone), torna dall’Africa a Clerville con la sua cospicua eredità. Tesori inestimabili tra cui un diamante rosa, Diabolik deve rubarlo.

Eva è scaltra, conosce gli uomini, si trascina dietro di sé il viceministro Caron (Alessandro Roja), un uomo grezzo che le fa la corte, ma il suo cuore è più complicato. Quando Diabolik si intrufola nella sua stanza d’albergo, la bracca con un coltello e la guarda negli occhi, quello sguardo basterà ad entrambi per accorgersi della loro somiglianza. Tra i due nasce un grande reciproco amore. È nel fumetto numero 3 (1963) che fa la sua prima comparsa Eva Kant, una “Catwoman” nostrana, figlia dell’amore per la filosofia delle autrici (il cognome Kant è un riferimento a Immanuel Kant), il suo ruolo è centrale, mette quasi in ombra il suo partner, che a favore di sceneggiatura in questo film viene interpretato da tanti attori, quelli di cui ruba l’identità. Diabolik con le sue maschere in silicone riesce a simulare altre persone, caratteristica particolare, resa possibile grazie al lavoro di composting di Diego Arciero. Gli effetti speciali di questo film sono tradizionali, ricordano quelli del cinema di Bava (Mario Bava nel 1968 adattò egli stesso il fumetto nel suo film Danger: Diabolik), c’è del posticcio nell'utilizzo di materiali “teatrali” ma che rende tutto assolutamente verosimile. Anche i costumi di Ginevra de Carolis, sono perfetti considerando quanto è difficile rendere credibile un personaggio che esce dai tombini di notte con una tuta nera aderente su tutto il corpo. Le musiche sono di Aldo de Scalzi e Pivio con l’aggiunta di un brano inedito di Manuel Agnelli (“La profondità degli abissi”). Gli attori protagonisti ci hanno rivelato (alla conferenza stampa di Roma) di essersi documentati senza farsi influenzare troppo dalle controparti cartacee, rendendo i personaggi propri, così che Valerio Mastandrea si è convinto che il commissario Ginko “non vuole” davvero prendere Diabolik, perché a detta anche del protagonista Luca Marinelli, entrambi non esisterebbero senza l’altro. È una caccia all'uomo che non termina mai, un classico senza tempo che potrebbe risultare anacronistico per certi versi ma mantiene una purezza di base che può attirare anche un pubblico giovane. Il film si divide involontariamente in due “casi” da risolvere, dà a tratti l’impressione di vedere due episodi di una serie televisiva (inizialmente infatti si era pensato di farlo) tuttavia, nonostante questo porti ad un ritmo altalenante, si riesce a trovare una chiusura, con un classico scontro finale. Ha il pregio di essere negli ultimi dieci anni una dignitosa trasposizione di un fumetto italiano, che si trascina dietro una tradizione che (restando nei confini dell'Europa) non ha niente di meno di quella dei BD francesi e, come un diamante prezioso, ha bisogno di splendere ancora.

 

Francesca Tulli