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Dogman

Martedì 12 Settembre 2023 13:18

Il film di Besson si apre con una citazione poetica che racchiude il senso di tutta la pellicola. "Ovunque ci sia un infelice Dio gli invia un cane".
In questa storia drammatica, infatti, gli unici soccorritori, compagni fedeli che non tradiscono mai, sono proprio gli animali.
Douglas è un bambino sensibile che vive con un padre e un fratello maggiore violenti e una madre troppo debole, incapace di opporsi e costretta essa stessa alla fuga per salvarsi.
I cani che, per il padre orco e il fratello maggiore sono solo motivo di affari, diventano invece per Douglas l'unico aiuto per rimanere in vita. Gli unici angeli custodi di un'esistenza che di umano ha davvero ben poco. Costretto dalla cieca violenza di un genitore disturbato e anaffettivo a convivere nella gabbia insieme a una muta di cani saprà amarli e venire amato da loro al suo grado massimo. Nel momento dell'estremo pericolo saranno i soli ad intervenire e a cambiarne le sorti. Grazie all'intervento dei fedeli amici a quattro zampe per Douglas inizierà una nuova vita libera ma ugualmente costretta e limitata.
L'attore protagonista (uno strepitoso, convincente e credibile Caleb Landry Jones) offre un'interpretazione intensa e commovente di un personaggio ai margini, con un doloroso passato e un complicato presente, alla ricerca di un briciolo di amore che possa riequilibrare le sorti di un'infanzia violata, calpestata, umiliata e mutilata sotto ogni aspetto.
Un lavoro interessante viene eseguito sulle musiche e la colonna sonora firmata da Eric Serra che accompagna i momenti topici e le tappe salienti della pellicola. I brani scelti sottolineano, in maniera incisiva, gli stati d'animo che scaturiscono dalle azioni che compiono i personaggi. Besson con "Dogman" torna in grande spolvero presentando una favola nera con un assoluto attore fuoriclasse istrionico e camaleontico.
Nello sviluppo della trama sono ben calibrati i molteplici flashback, ben posizionate le parti di pura azione e si arriva ad una conclusione potente e di grande afflato emotivo. Il racconto appare in tutte le parti avvincente e, sebbene non sia sempre credibile per eccessi e forzature soprattutto quando a recitare sono i tanti cani presenti sulla scena, il grande pregio è quello di tenere incollati allo schermo per constatare che alla fine tutto si incastra e gira nel modo giusto. L'intensità dei dialoghi sono resi ancora più magnetici da un gioco di primi piani e inquadrature molto strette che colgono anche le più piccole variazioni di pensiero e rimandano alle gradazioni emotive che mutano anche in modo repentino, restituendo anche le più piccole differenze in modo autentico ed estremamente realistico. Il trucco è  un altro potente mezzo tecnico utilizzato sfruttando le sue elevate potenzialità e riportando in vita icone del passato che hanno in comune con il personaggio della storia vite difficili e drammi personali che le hanno segnate nel profondo, relegandole a infelicità croniche. In questo nuovo lavoro ritroviamo i personaggi cari al primo Besson, quei reietti scomodi affascinanti e carismatici, ultimi nella scala sociale che racchiudono in se profondità abissali, nei quali ci si perde per poi ritrovarsi con tutte le risposte. Un film potente nell' impianto, con una storia al limite del credibile che lascia attoniti, stupiti e commossi.
Come asseriva anche il filosofo Arthur Schopenhauer “chi non ha mai posseduto un cane, non sa cosa significhi essere amato”.

David Siena